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Autore: Piuma_di_cigno    05/08/2015    2 recensioni
Scarlett è una ragazza perfettamente normale, quando tanti piccoli cambiamenti stravolgono il suo mondo: attacchi di rabbia incomprensibili, una forza disumana che improvvisamente le scorre nelle vene, il fatto di non riuscire più a sentire il freddo ... Non capisce cosa le stia succedendo, finché un ragazzo, Will, pronuncia il nome della sua nuova condizione: licantropo.
Da allora, è una corsa senza fine, per cercare di capire quello che è diventata e quello che perderà della sua vita. E, soprattutto, tra queste perdite, ci sarà anche Daniel, il misterioso ragazzo che la salva nelle notti di luna piena? E se proprio lui, il suo salvatore, il suo scoglio nell'oceano, fosse il nemico peggiore?
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 2 - Nebbia
 

E' l'incertezza che affascina. La nebbia rende le cose meravigliose.
(Oscar Wilde)

In camera, dopo essere fuggita da mia madre, da mia sorella e dalla cucina, mi ritrovai a fissare il soffitto, perfettamente insonne.

Avevo preso delle pastiglie per dormire, molto forti. Erano praticamente sonniferi, ma su di me non avevano sortito nessun effetto. Era come se non potessi più assumere medicinali.

Non mi sentivo calma e pronta a dormire, sentivo il cuore battermi all'impazzata, in un tumulto spaventoso che mi sconquassava il petto. Mamma ed Ellie erano giù e le sentivo parlare piano; sapevo che mia madre stava provando a convincere mia sorella a mandarmi da uno psicologo o a portarmi da un medico, e sapevo che mia sorella provava a convincere mamma a discuterne con me.

E non lo sapevo perché le conoscevo.

Lo sapevo perché riuscivo a sentire fino al piano inferiore.

Potevo aguzzare un po' l'udito e prestare attenzione, e le loro voci divenivano nitide come fossero nella stanza con me.

Mi ero infilata sotto le coperte, ma cavolo, cavolo, cavolo quanto faceva caldo! Stavo letteralmente bollendo, lì sotto, e il sudore mi correva a fiumi per tutto il corpo.

Mi scoprii e sentii l'aria fresca sopra di me.

Il fatto che il cuore mi battesse nel petto come un martello pneumatico, non aiutava di certo, pensai mentre mi tiravo a sedere nel vano tentativo di calmarmi. Doveva essere un attacco di panico, mi dissi.

Ma allora perché il tranquillante non aveva avuto alcun effetto?

Guardai con aria assente il cielo fuori dalla finestra tingersi di rosa e poi di azzurro, e sentii le voci di mia madre e mia sorella spegnersi un po' alla volta. Avevano deciso di lasciarmi sola, intuii.

Mi alzai e indossai un paio di jeans, neri, leggeri e attillati. Con quelli, non potevo far paura a nessuno, mi dissi. Misi un paio di scarpe da ginnastica e una canottiera e, per un attimo, presi davvero in considerazione l'idea di scendere le scale e affrontare mia madre e mia sorella.

La mia mente era confusa. Mi sembrava tutto annebbiato, come se mi servissero sei o sette secondi in più del solito per capire le cose, e come se questo mi facesse sentire incredibilmente lenta.

Anche la vista mi giocava strani scherzi; era come lo zoom impazzito di una macchina fotografica. Un istante prima vedevo bene, un istante dopo mi sembrava di avere la faccia appiccicata allo specchio e di vedere ogni dettaglio sul vetro, ogni ammaccatura, ogni crepa, ogni goccia, ogni macchia, ogni granello di polvere … Un istante dopo ero lontana e vedevo nei minimi dettagli le cime degli alberi della riserva naturale, a chilometri da casa.

Mi voltai e raggiunsi la finestra, incespicando.

Sul vetro c'erano trentatré granelli di polvere, sette macchie, di cui due erano di olio, cinque erano ditate. C'erano venti gocce di pioggia sopra il vetro, un pelo di cane, che non sapevo proprio da dove fosse arrivato, e cinque fili di ragnatela.

La luce del sole mi illuminò debolmente il viso, ricordandomi quanto facesse disperatamente caldo. Era tutto troppo caldo.

Il mio cuore batteva furiosamente, mentre aprivo la finestra e guardavo giù, scorgendo le gocce di rugiada sull'erba, le formiche, gli insetti, qualche zanzara … Riuscivo a vedere tutto.

La mia mente era terribilmente annebbiata. Non capii cosa stessi facendo, neanche quando fui in volo e atterrai senza un rumore in giardino, con un salto dal secondo piano della casa. Nessuno mi sentì e cominciai a camminare verso il bosco.

Non avevo la più pallida idea di cosa stessi facendo.

Quello che vedevo era chiaro, nitido, ma la mia mente era offuscata e non riuscivo a capire quello che vedevo. Non riuscivo a darvi abbastanza importanza, non riuscivo a concentrarmi, a capire perché quelle cose erano state importanti.

Mi ritrovai a camminare attraverso le strade della città con una meta precisa, ma senza sapere dove fossi diretta.

Mia madre e mia sorella dormivano.

Nella casa accanto alla nostra, la vicina era sveglia. Anche la signora con il gatto era sveglia. Aveva la televisione accesa e stava guardando un programma di cucina.

Le coperte nel letto della vicina frusciarono mentre si svegliava. Era stanca, inquieta.

Nell'altra casa c'erano tre bambini. Due erano svegli e ridevano, ma i genitori e l'altro fratellino non se n'erano accorti e dormivano ancora.

Sentii il rumore delle uova mentre le rompevano, e una padella spostata. Poi, le zampe di un cane ticchettare sulle piastrelle.

Lo scricchiolio leggero di una foglia che cadeva.

Il battito d'ali di un corvo, metri più in là.

Quasi senza volere, annusai l'aria.

Davanti a me c'era il bosco; avvertii il profumo degli alberi e della terra dopo la pioggia, il movimento leggero delle zampe di un daino, l'uggiolio di un lupo, persino il fruscio dei ragni che tessevano le loro tele, il ronzio degli insetti.

Mi abbandonai completamente alla sensazione di quegli odori, cullata dai leggeri suoni del mattino, e da quello di centinaia di famiglie che si risvegliavano lentamente, in preda ad emozioni diverse.

Poi, cominciai a correre.

Non era come quando ero di fretta, o come quando facevo jogging e correvo.

Questo era come volare.

I miei piedi erano leggeri, non facevano rumore, i muscoli e i polmoni non facevano male e il cuore batteva già talmente in fretta che era come se mi fossi riscaldata e preparata tutta la notte per quel momento.

Le mie orecchie coglievano ogni suono, i miei occhi ogni movimento, il mio sesto senso coglieva ogni occhio indiscreto che posasse il suo sguardo su di me.

Pensai che fosse la libertà.

Mi ritrovai a sfrecciare per le strade e, anche quando si trasformarono in salita, non rallentai, come in sogno. I capelli erano sciolti al vento, vento che a malapena sentivo sul viso. Era solo una sensazione, non era freddo.

Non potevo più provare il freddo.

Mi accorsi che le scarpe da ginnastica che indossavo prima non c'erano più e che i miei piedi correvano nudi sulla terra coperta dalle foglie. Ogni tanto, qualche rametto rischiava di conficcarmisi nel piede, ma non ci riusciva.

La mia pelle era più forte, come avessi indossato una corazza invisibile, e niente riusciva più a penetrarvi.

Continuai a correre, inghiottendo infinite boccate d'aria, di odori, e sentendo i suoni del bosco come se ne facessi parte.

Chiusi gli occhi e qualcosa scattò dentro di me.

Senza nessun controllo, senza vista, senza nulla, il mio corpo sapeva già cosa fare. Sapeva quali alberi evitare, sapeva quando abbassarsi per non colpire un ramo, sapeva quando alzare una mano per scostarne un altro.

Quando riaprii gli occhi, colsi l'azzurro del cielo e capii che doveva essere giorno inoltrato, ormai.

Mi fermai di botto, anche se sapevo che il mio cuore avrebbe continuato a battere furiosamente come se stessi ancora correndo.

Mi chiesi di quanto mi fossi allontanata. Per un attimo, mi parve di riprendere consapevolezza di chi fossi, di cosa stessi facendo e del fatto che dovevo tornare a casa.

Esterrefatta, presi un bel respiro, per capire se fosse tutto vero.

Come … Come diamine avevo fatto ad arrivare fin lì?

Ricordai la nebbia che mi aveva oscurato la mente fino a quel momento, impedendomi di pensare, e pensai che forse il sonnifero della sera precedente aveva sortito il suo effetto in ritardo.

Mi arrampicai, completamente senza fiato, su un albero e vidi che, per fortuna, la città non era troppo lontana.

Scesi e mi rimisi in cammino, assicurandomi di non ricominciare a correre, terrorizzata all'idea che la nebbia mi ghermisse di nuovo e mi impedisse di tornare a casa da mia madre e da mia sorella. Dovevano essere preoccupatissime: dopo la scenata della sera precedente ero completamente scomparsa. E, probabilmente, se n'erano già accorte.

Velocizzai l'andatura e arrivai in fretta nel cuore della città, prendendo la strada verso casa mia praticamente di corsa.

Prima di chiedermi perché intendessi rientrare come una ladra, mi arrampicai sul muro della casa e rientrai in camera mia dalla finestra. Come sapevo che era vuota? Meglio non chiedermelo, o sarei impazzita completamente.

Cercai di non notare che ero scalza e che i miei piedi erano incrostati di foglie e fango e corsi in bagno a darmi una sistemata, sicura che in corridoio non avrei trovato nessuno.

Ero peggio di quello che pensavo.

Il mio viso era pieno di graffi, anche se superficiali, i miei capelli erano un disastroso groviglio straordinariamente simile al nido di un merlo, e i miei vestiti sporchi, praticamente laceri.

Mi spogliai in fretta e mi infilai sotto la doccia. Cercai di fare in fretta, per rassicurare mamma ed Ellie, ma nonostante i miei sforzi mi ci volle molto più di pochi minuti per togliere tutto il fango incrostato addosso.

Quando, infine, uscii dalla doccia, dovetti indossare l'accappatoio e nascondere alla rinfusa i vestiti sotto il letto, nella speranza che nessuno li trovasse.

Ancora non capivo perché cercassi di nascondere tutto questo.

Non era un crimine andare a correre! Anche se andarci senza avvertire nessuno, dopo aver avuto una crisi isterica e tornare in stato confusionale con svariate lesioni lo era, molto probabilmente.

Mi lanciai un'ultima occhiata allo specchio in camera mia, per assicurarmi di non avere un'aria da pazza.

Finsi di non notare che tutti i tagli e i graffi erano spariti dal mio viso.

Spazio autrice: ciao a tutti! Secondo capitolo pubblicato in fretta ... Premetto che scrivo questa storia solo per divertimento e come regalo a un'amica.:) Le storie sui licantropi sono tra le mie preferite, visto e considerato che ho un'inguaribile fissazione per i lupi.
L'estate per fortuna è ancora lunga e mi concederà - per grazia divina - di finire i compiti per le vacanze, scrivere, leggere e andare a fare qualche tuffo tutto insieme.
Spero che continuerete a leggere e che lascerete qualche recensione!
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
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