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Autore: Asia_n_Lea    09/08/2015    8 recensioni
STORIA AD OCS
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Cosa succederebbe se le Turtles finissero in un mondo diverso dal nostro?
-Skyrim non è un parco giochi, qui o uccidi, o vieni ucciso.-
(Tratto dalla storia)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Skyrim e le Teenage Mutant Ninja Turtles, le due cose che amo di più al mondo.
Continuerò il crossover con molto piacere, grazie per l'incoraggiamento!

Salve a tutti, cari guerrieri!
Grazie mille per le recensioni che avete rilasciato nello scorso capitolo.
Adesso arriva quella che, secondo noi, è la parte più bella.
Per chi non ha mai giocato a Skyrim credo sia una grande sorpresa, per chi no, invece, spero sia comunque un gran colpo di scena!
Non seguirò completamente la storia del gioco, dato che anche se stavolta siamo in compagnia delle turtles potrebbe infine rivelarsi parecchio noioso, non trovate?
Aggiungerò bensì qualche particolare, o in altri casi li rimuoverò.
Inoltre tra poco compariranno gli OCs, spero che vi piacciano.
Vi lascio alla storia, speriamo che vi sembri interessante, anche se per ora la storyline è la stessa abbiamo discusso a lungo su come svilupparla in seguito.
Un bacio,
-Asia e Lea.

P.S: Vi ricordo che se non avete ancora prenotato la vostra Arma Leggendaria (una per categoria) potete ancora farlo!

_______

La città di Helgen aveva un'aria malinconica, quasi macabra, e le nuvole grigie che ricoprivano il cielo nascondendo i raggi caldi del sole amplificavano questa idea.
Le case erano state costruite usando come unici materiale la pietra e il legno, che sorreggevano tetti di paglia dalla forma triangolare.
Le ruote del carro continuavano a girare sulla terra umida e poi sulla strada di ciottoli, producendo un rumore fastidioso, che si fondeva a quello degli zoccoli del cavallo che battevano tranquillamente al suolo.
-Generale Tullius! Il boia attende!- urlò un soldato, ma nessuno capì da dove provenisse la sua voce.
Stava per succedere quello che temevano di più: li avrebbero giustiziati?
-Boia?- sussultò Leonardo, alzando gli occhi. Iniziò a preoccuparsi e ad avere paura, ma non per lui: pensò ai suoi fratelli, gettandosi contro maledizioni per non averli protetti abbastanza bene.
-No! No! No!- riuscì solo a dire Raffaello, iniziando ad imprecare sottovoce.
Mikey abbassò lo sguardo, mirando ai suoi piedi, legati strettamente con una corda. 
-E' solo colpa mia... non avevo intenzione di farci finire qua per colpa di quel gioco.- bisbigliò, sentendo le lacrime riempirgli gli occhi.
-Non dire così, Mik. Ci tireremo fuori da questo guaio, te lo prometto.- Donnie cercò di rincuorarlo, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa di appuntito per potere tagliare le corde, ma senza trovare nulla di utile.
Intanto, l'uomo seduto alla sinistra di Leonardo, incominciò a pronunciare strani di nomi, chiamandoli poi "Divini" e implorando il loro aiuto.
L'uomo di fronte a lui, invece, quello con la bocca bendata, emise un mugolìo lamentoso.
-Chi è lui?- chiese Leo, guardandolo un po' storto.
-Porta ripetto.- lo riprese ingrato il biondo. -Lui è lo Jarl Ulfric, il legittimo Re dei Re di Skyrim.- spiegò, ma i quattro non ci capirono molto.
Passò ancora qualche secondo, poi anche lui abbassò la testa. -Spero che la mia bambina stia bene.- disse solamente.
Da lontano, un bambino osservava curiosamente la scena, discutendo con il padre che gli ordinava di tornare subito all'interno della casa, per non lasciargli vedere la scena della carneficina che si sarebbe consumata da lì a poco.
Il prigioniero continuò a parlare con il suo compagno finchè non si sentì un forte tonfo proveniente dalla parte anteriore del carro.
-Che succede?- chiese l'uomo dai capelli ramati seduto accanto al leader, e si notò subito che era già finito nel panico.
-Non si vede? Fine del percorso.- rispose solennemente l'altro detenuto, assumendo stavolta un tono solenne e malinconico.
I quattro ragazzi non potevano credere a ciò che stava succedendo. Non avevano nessuna colpa, non dovevano essere lì. Eppure il destino gli aveva giocato un brutto scherzo.
Il carro si fermò, sussultando un'ultima volta. Una donna dalla pelle scura e la stessa armatura che indossavano i soldati che li avevano catturati, arrivò nella grande piazza e guardò in cagnesco i prigionieri.
-Manto della Tempesta, eh?- rise beffarda. Si notò subito che non vedeva l'ora di osservare finalmente la cruenta scena dell'uccisione dei prigionieri, soprattutto dello Jarl Ulfric.
I sette detenuti scesero dalla carovana, mentre un altro soldato si affiancava alla donna, chiamandola "Comandante".
-Dirigetevi verso il ceppo quando sentite chiamare il vostro nome.- ordinò quest'ultimo, con un tono leggermente triste. Forse provava pietà per quelle povere anime, o semplicemente si sentiva in colpa per il fatto che stava per consegnarli tra le braccia di Dio.
O meglio, dei Divini.
-Ulfric Manto della Tempesta.- sibilò la donna, leggendo la pergamena giallo sporco che il soldato le aveva posto davanti.
L'uomo dalle vesti violacee e corvine mugolò, dirigendosi verso la piazza, e raggiungendo gli altri prigionieri.
-Ralof di Riverwood.- chiamò poi l'uomo, e guardò per un momento il biondo, che si dirigeva al ceppo. C'era qualcosa che non andava, sembrava quasi che gli dispiacesse che lui si trovasse lì, nel posto sbagliato al momento sbagliato.
-Lokir di Rorikstead.- disse poi, e l'uomo dalle vesti strappate iniziò a sudare freddo.
-Avete commesso un errore! Io non sono un ribelle!- urlò a quel punto, e si guardò intorno, stringendo i denti. 
I quattro ragazzi alle sue spalle si irrigidirono, avevano capito che stava per accadere l'inevitabile.
Lokir iniziò a scappare, scansando abilmente il Comandante. Raggiunse la strada di ciottoli e continuò a correre, e per un momento fu come se si sentisse realmente libero. 
Purtroppo, uno dei soldati impugnò un arco, e prendendo bene la mira, colpì con un dardo l'uomo. La freccia gli si conficcò nella schiena, scvando nella carne e nelle ossa, e Lokir cadde a terra, cadendo in un sogno da cui non si sarebbe più risvegliato.
Tutti i prigionieri bisbigliarono insicuri o deglutirono, come fecero le quattro tartarughe.
-Qualcun altro vuole discutere gli ordini?- mormorò la signora con un ghigno.
-E voi quattro?- chiese subito l'uomo, guardando i ragazzi e aggrottando le sopracciglia. Dopotutto era ovvio: di sicuro neanche là esistevano altre tartarughe ninja mutanti come loro.
-Li abbiamo trovati lungo la strada, crediamo si tratti di altri Manto della Tempesta, signore.- spiegò un guerriero.
La donna li fissò con odio, ma si trattenne dal dire qualcosa.
-Cosa siete? Argoniani, forse?- chiese l'uomo dai capelli castani, non identificandoli.
Ralof, in lontananza, rise stupito dall'ignoranza del soldato.
I quattro non risposero, non avevano la minima idea di cosa fosse un argoniano.
-Comandante, non sono in lista. Potremmo rilasciarli.- cercò di dissuaderla poi, mostrandole la lista e i nomi mancanti.
-Non mi importa, soldato Hadvar. Loro vanno al ceppo comunque!- lo riprese lei, dirigendosi verso la piazza.
Lui guardò malinconicamente i mutanti, spinti verso la piazza con la forza.
Un soldato spintonò troppo forte Michelangelo, che cadde a terra a causa delle gambe legate, attutendo la caduta sugli avambracci, ma lasciandosi sfuggire comunque un gemito di dolore.
Raffaello si sentì pervadere dalla furia.
-NON OSARE TOCCARE I MIEI FRATELLI, E' CHIARO?- urlò contro la guardia, mostrando i denti.
Il guerriero gli puntò contro una spada, costringendolo ad avanzare lentamente per evitare di cadere.
La donna dalla pelle scura guardava soddisfatta la scena, ansiosa di iniziare con le esecuzioni.
Leo, invece, si bloccò un attimo, mettendosi in ginocchio accanto a Michelangelo.
-Mikey, è tutto okay?- chiese preoccupandosi, e cercando di aiutarlo a rialzarsi usando il dorso di una delle mani legate.
Una seconda guardia gli diede un forte calcio al ventre, colpendo la parte più delicata del piastrone.
Leonardo cadde completamente a terra, avvicinandosi le ginocchia al petto dolente e trattenendo un urlo di dolore. 
-Sbrigatevi, stupidi mostri! Non abbiamo tutta la mattinata!- li riprese il Comandante, affiancata da un uomo alto e dall'aspetto losco, sulla mezza età, con pochi capelli e la barba grigia.
Ralof lo aveva chiamato "Generale Tullius", poco prima.

Donatello era preoccupato tanto quanto i suoi fratelli, ma cercava di rimanere calmo, guardandosi intorno.
Doveva esserci una via di fuga logica, ma tutti quei soldati armati d'arco si stavano rivelando un grande problema.
Se avesse avuto le sue amate stelle da lancio, avrebbe già risolto tutto.
Purtroppo, la situazione era degenerata peggio di quanto avesse immaginato.

I quattro ragazzi si affiancarono a Ralof e allo Jarl, ormai convinti che non esistesse una via di fuga.
Eppure una volta avevano salvato il mondo, avevano combattuto contro orde di ninja, androidi alieni e mutanti malvagi di tutti i tipi... e dimensioni.
Ma quella battaglia era stata persa in partenza. Senza armi, in disparità numerica, esposti al gelo di quella landa sperduta. 
Non potevano vincere, tutto quello che poteva succedere era... un miracolo.
Una donna, avvolta in una tunica dorata e in alcuni punti striata, con il cappuccio a triangolo verticale che le ricadeva sulla testa, iniziò a pregare i divini per fare in modo che tutte le anime che quel giorno avrebbero strappato alla vita terrena, potessero trovare la pace in un luogo chiamato "Sovngarde", una specie di Paradiso.
-Ma per favore!- urlò disprezzante un uomo tra i prigionieri, indossava una divisa i cui colori variavano tra l'azzurro, il grigio e il viola. -Non ho bisogno che qualcuno preghi per me.- continuò, avanzando verso il ceppo. -Facciamola finita, non ho tutta la mattinata.- finì spavaldo, senza temere la morte.
-Come desideri.- disse la sacerdotessa, per poi fare un passo indietro e lasciar posto a due guardie, che con tutta tranquillità, afferrarono il ribelle, mettendolo in ginocchio, e facendogli appoggiare la testa sulla parte liscia precedente a quella concava.
Il boia, vestito di nero ed indossando una maschera, alzò in aria la sua falce, una falce che significava solo una cosa, morte certa.
I detenuti si agitarono un po', mente Mikey cercava in tutti i modi di stringersi ai suoi fratelli.
Ormai l'aria era carica di tensione. Mancava poco.
La falce ricadde, con grande velocità, colpendo in pieno il collo dell'uomo.
Michelangelo nascose il viso tra il collo e la spalla destra di Raffaello, iniziando a singhiozzare silenziosamente, mentre gli altri tre socchiusero leggermente gli occhi voltarono lo sguardo altrove.
Il tonfo del colpo riecheggiò nella strada, mentre la testa del ribelle cadeva in una cassetta di legno, e il corpo senza vita veniva poggiato a terra dalla donna Comandante.
-Andiamo avanti. Portatemi quella creatura dalla benda viola!- disse indicando proprio Donnie, che sussultò. Non voleva morire, era giovane, troppo giovane. E senza colpa.
Raph e Leo si spostarono, andando a creare una barriera davanti al fratello minore e stringendo pugni e denti. Non avrebbero permesso a nessuno di anche solo sfiorare uno dei due minori.
Una delle guardie stava per riprendere i due prigionieri, quando persino l'aria tremò.
Un potente boato causò il panico di molte guardie o cittadini che si erano riuniti là intorno, e che subito iniziarono a correre dentro le case.
-Cos'è stato?- chiese Hadvar, notando che sul viso dello Jarl Ulfric si tingeva un ghigno, visibile anche attraverso la benda che gli impediva di parlare.
Per un secondo nessuno rispose, finchè il Comandante scosse la testa e ricominciò ad indicare Donatello.
-...Non importa! Dobbiamo andare avanti, ho detto portatemelo!- alzò la voce, quasi istericamente. 
Tre soldati si avvicinarono ai quattro fratelli.
Uno di essi spintono via i due più grandi, afferrando Donnie dalla corda che gli legava la mano.
L'altro si stanziò davanti a Raph e Leo con spada e scudo, bloccandoli con quest'ultimo mentre si accalcavano per aiutarlo, mentre il terzo fermò Michelangelo che cercava di aiutare come poteva.
-Donnie! No!- urlavano i tre ragazzi, vedendolo avanzare verso il ceppo, gli occhi pieni di paura, i denti stretti sull'interno delle guance, e il corpo irrigidito dal panico del momento.
Ci fu un altro boato, stavolta più potente degli altri, e tutti alzarono ancora una volta gli occhi al cielo.
E la scena che videro, non fece che terrorizzarli maggiormente.
Scaglie nere lungo la schiena, e ali corvine e ossute. La coda che terminava con due lame taglienti e occhi rossi e piccoli, quasi da demone, e per finire lunghe corna ondulate e un muso appuntito, munito di denti affilati come rasoii.
Persino Ralof non poteva crederci. Spalancò gli occhi pensando "Quello è un... un..."
-DRAGO!- urlò una delle guardie, afferrando l'arco e preparandosi a fronteggiare il mostro.
Ma la creatura sembrò quasi divertito dagli invani tentativi delle frecce di scalfire la sua pelle ricoperta di scaglie.
Ad un certo punto, spalancò le fauci e urlò: si, esatto, urlo. 
Pronunciò una parola in una lingua sconosciuta, e grazie soltanto a quella parola, un'onda d'urto si riversò sulla piazza, colpendo prigionieri e guardie.
Leo, Mikey, Donnie e Raph caddero a terra con un tonfo violento, così come tutti gli altri.
Il primo di questi si guardò intorno, e fissò uno dei soldati ancora a terra. Si avvicinò alla spada e tagliò la corda che gli legava braccia e gambe, per poi rubare abilmente la spada e alzarsi, correndo dai suoi fratelli.
Liberò anche loro, e poi si girò a guardare Ulfric, che correva verso una torre, seguito da Ralof.
Il biondo si girò verso i quattro fratelli, chiamandoli. -Presto, da questa parte!- urlò a pieni polmoni, e i quattro non esitarono a seguirlo all'interno delle mura.
Schivarono appena in tempo il fuoco che il drago scagliò su di loro, e poi chiusero dietro di loro la porta, cercando di controllare il battito cardiaco.
Il loro cuore batteva all'impazzata. Non avevano mai visto nulla di simile, e il panico li aveva assaliti.
-CHE DIAVOLO ERA QUELL'AFFARE?- urlò Raph, portandosi le mani alla testa.
Ralof guardò il drago attraverso una crepa abbastanza grande nel muro.
-Un drago. Erano secoli che qui a Skyrim non se ne vedeva uno.- rispose abbastanza spaventato anche lui.
Ulfric, invece, sembrava calmo. Che conoscesse bene il drago? Magari stava dalla sua parte.
-Cosa facciamo ora?- chiese Leo, alzandosi e guardando con orrore il corpo senza vita di una delle ribelli, avente una spada conficcata nel fianco.
-Mia figlia si sta dirigendo qua con una truppa di soldati Manto della Tempesta. Dobbiamo scappare dalla città e fare in modo che ci trovi.- spiegò lentamente il biondo, per poi avviarsi all'uscita della torre.
-Quella ragazza si farà ammazzare, e insieme a lei tutto l'esercito!- sussultò lo jarl Ulfric.
Chiunque fosse la persona di cui stavano parlando, di sicuro li avrebbe salvati.



[FINE PRIMA PARTE]

Ooookay, non mi uccidete, è mezzanotte passata e mia madre mi sta urlando dietro.
Inoltre il capitolo è eccessivamente lungo (anche se a parer mio la comparsa di un drago è un GRANDE colpo di scena).
Da questo punto in poi SCORDATEVI la storia originale di Skyrim, qui si fanno le cose a modo mio!
*Like a Boss*
Un bacione a tutti e buona notte,
-Asia e Lea :)

   
 
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