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Autore: anhotpenguin    10/08/2015    0 recensioni
E con lui cambiò tutto.
In peggio.
________
"Harry," sussurrai con voce flebile e affannata "non posso."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Questo posto è molto affollato” commentai spingendo il mio corpo tra le persone che ostruivano il passaggio. Harry era dietro di me, mi seguiva silenziosamente senza dire nemmeno una parola; questo mi mise a disagio per qualche minuto, soprattutto quando trovammo un tavolo libero per due persone. Ci sedemmo, io sospirai sollevata e appoggiai la borsa sulla superficie lignea. Arrivò in fretta una cameriera, e mi sembrò abbastanza confidenziale nei confronti del ragazzo davanti a me.
Sarà perché è un cliente fidato?, pensai dubbiosamente.
“Harry! È da un po' che non ti vedo, fa sempre piacere rivedere facce conosciute.” Sorrise amichevolmente voltando poi il viso nella mia direzione, accorgendosi finalmente della mia presenza. “Avete già scelto cosa ordinare?” Cacciò dal taschino della camicia un taccuino abbastanza rovinato e una penna, pronta a scrivere le ordinazioni. Io scossi la testa e le sorrisi timidamente.
“Ancora no, possiamo avere qualche minuto per decidere?”
“Certamente! Passerò dopo.” Si girò e camminò verso gli altri tavoli.
“Cosa mi consiglieresti?” Domandai indifferentemente, guardando l'orario sul cellulare.
“Mmh, penso che dovresti prendere un semplice panino. Sono ottimi, soprattutto quelli pieni di salse.” Gli occhi gli si illuminarono, dire che fosse affamato era forse poco. “E da bere, beh, scegli tu.” Alzò la mano facendo cenno alla ragazza di avvicinarsi, lei corse subito verso la nostra direzione.
“Ragazzi, avete già scelto?” Annuimmo contemporaneamente, poi fu Harry a ordinare per entrambi.
“Due panini, quelli che mangio di solito. Da bere una birra e...” Mi guardò curiosamente, aspettando una risposta.
“Una Coca Cola...” Abbassai lo sguardo imbarazzata prima di aggiungere velocemente: “Anche una porzione di patatine con salsa mista.”
“Okay ragazzi, arriveranno in un batter d'occhio!”
Quando la cameriera andò via, Harry scoppiò a ridere rumorosamente, al che mi voltai e lo guardai male.
“Cosa?” Mi dondolai sulla sedia a disagio.
“Una Coca Cola e delle patatine con salsa mista!”
“Cosa c'è di male in questo?” Chiesi freddamente, lanciandogli un'occhiatina nervosa.
“Sembri una piccola bambina indifesa, Elizabeth.”
“Uhm, cercherò di prenderlo come un complimento.”
“Allora? Cosa mi racconti?”
Sul serio?
“Oh mio Dio, sei serio?”
“Sì?”
“Perché fingi di volermi conoscere?”
“Io non sto fingendo.”
“Lo ripeterò per la centesima volta: non capisco per quale motivo tu ti rivolga a me come un amico di anni e anni.”
“Prendila come una scusa per iniziare a conoscerti.” Tirò i ricci indietro con la mano. “E non parlarmi di banalità, signorina "Ciao che cosa fai?", okay?”
“Punto uno, era "Hey" e non "Ciao"; punto due, non ho mai parlato di banalità; punto tre, vorrei evitare di parlare di cose passate...” Mi toccai le guance, scoprendo che fossero più calde di quanto pensassi. Che fosse quello un posto caldo?
“E perché?” Si spinse in avanti incrociando le dita sul tavolo. Il sorrisino divertito ancora presente sul volto mi mise in una strana ansia.
“Perché sì. Gli errori si commettono sempre nella vita.” Lo copiai, ritrovandomi poco distante dal suo viso.
“Se non mi avessi scritto non avresti mai avuto la possibilità di ritrovarti in un pub con il ragazzo che ti piace... Non dovresti definirlo errore.”
“Ancora meglio” risposi “Non mi avresti mai contattata se non l'avessi fatto io?” Le parole mi uscirono fluidamente dalle labbra, e mi pentii subito di averle pronunciate; nonostante questo cercai di mantenere l'imbarazzante contatto visivo che si creò tra di noi.
“Non credo.”
Oh...
“Okay... Posso assentarmi un secondo per prendere aria?” Mi tirai indietro con la sedia spingendomi con l'aiuto della mia mano, poggiata sul tavolo. Improvvisamente percepii la presenza di qualcos'altro su di essa.
“No, resta qui.” Osservammo entrambi le nostre mani, e fortunatamente lui spostò con fretta la sua, tirandola verso di sé. Decisi di rimanere per il semplice motivo che se fossi uscita, quando sarei tornata sarebbe stato più imbarazzante di quanto la situazione già lo fosse.
“Allora...” esitò nel parlare “Cosa mi racconti di te?”
“Cosa dovrei raccontarti di me?”
“Voglio sapere qualcosa su di te. Qualunque cosa.”
“Ti annoierei.”
“Non lo penso affatto.”
“Non saprei da dove iniziare. Fammi qualche domanda.”
“Sai cucinare? Questa è una domanda fondamentale.”
“Sì, abbastanza. Qualche volta aiuto mia madre.” Ridacchiai.
“Hobby?”
“Amo leggere, disegnare e scrivere qualcosina.”
“Sport?”
“Uhm, fino ad ora faccio semplicemente degli esercizi a casa ma mi sono iscritta ad una scuola di nuoto. Un po' tardi per iniziare, ma alla fine non è mai davvero troppo tardi.”
“Davvero? Potrebbe essere la stessa scuola in cui vado io...” Un ghigno gli si creò sul viso.
“Spero tanto di no.”
“Come sei? Nel senso, prova a descriverti in breve.” Ricominciò con le domande.
“Mmh, penso di avere un carattere "così cosi", un po' di merda e certe volte no. Per il resto sono testarda, un pochino permalosa -ma non molto- estroversa e penso anche simpatica. Sono sincera, odio le bugie ma mi è capitato di essere stata costretta a dirne alcune. Mi irrita la falsità, mi innervosisco quando non mi riesce una cosa e forse sono anche un po' frettolosa in questo senso... Spero che tutto vada subito per il meglio. Arrossisco facilmente, ma non sono proprio il tipo di ragazza timida; dipende dalle circostanze. Sono un po' indecisa, solo su alcune cose; poco temeraria, iperattiva e... Basta? Non sono molto brava a descrivermi, credo di non aver nemmeno detto tutto di me.”
“Sei interessante.”
“Cosa?” Strabuzzai gli occhi guardandolo stupita.
“Hai dimenticato di dire che sei interessante, Elizabeth.” Adoravo il modo in cui pronunciava il mio nome, il modo in cui lo inseriva nella frase, il modo in cui parlava con me e come fosse confidenziale, nonostante ammettessi di odiarlo.
“Beh, ti ringra-”
“Vita sentimentale?” Improvvisamente mi fece questa domanda, più che inaspettata.
“Harry, penso che questa sia la mia domanda più odiata.”
“Perché?” Alzò le sopracciglia avvicinando nuovamente il busto al tavolo.
“Voglio dire, guardami” dissi indicandomi con le dita. “Puoi capire da centinaia di chilometri come sono conciata in questo genere di cose.” Imitai una specie di risata nasale, aspettando la sua risposta.
“Sarò un po' coglione, ma non riesco a capirlo. Preferisco basarmi su qualcosa di vero che basarmi su un mio pensiero, che può essere magari sbagliato.” Intanto le persone nel locale aumentarono, l'aria divenne più calda e insopportabile ma era comunque un posto accogliente. Mi guardai attorno, provando a cercare un distrazione che sfortunatamente non trovai. Dovetti rispondergli.
“In parole povere, non sono una ragazza facile e non ho esperienza. Beh, comunque penso che debba anche tu parlarmi di-”
“Sei vergine, Elizabeth?” Alzai lo sguardo verso il suo, sorpresa dalla domanda; sgranai gli occhi stupita e riabbassai la testa puntando i miei occhi sulle mie gambe. Non pensavo di essere arrossita solo fino a quel momento; ne ero sicura. Mi spostai continuamente un ciuffo di capelli ribelle dietro all'orecchio pensando a qualcosa di sensato che avrei potuto dire. Ma cosa? Nell'indecisione balbettai; mi diedi mentalmente della stupida.
“Hai dimenticato di specificare che sei un po' ansiosa!” Scoppiò a ridere, rompendo il ghiaccio e cercando di non rendere la situazione più tesa di quanto già lo fosse. Ma fortunatamente arrivarono i panini, la porzione di patatine e le bibite.
“Ecco a voi, buon appetito!”
Chiusi gli occhi godendomi quel buon profumo che emanava il panino e lo presi tra le mani addentandolo. Cercai di lasciare in sospeso quella domanda e mi concentrai sul cibo, accorgendomi solo in quel momento di essere davvero affamata.
“Mmh, buono!” Gemetti osservando il riccio di fronte a me. Risi quando, mentre mangiava il panino, si sporcò la punta del naso; gli porsi un fazzoletto ridacchiando.
“Hai visto?” Domandò con la bocca piena; era davvero tenero, ma scacciai quei pensieri carini dalla mente.
“Cosa?”
“Stiamo parlando... Pensavo che sarebbe stata una serata molto noiosa e silenziosa.”
“Già, ma tu non mi hai parlato di te.”
“Non saprei cosa dirti.” Prese un sorso di birra dal bicchiere e rise quando io feci lo stesso con la mia Coca Cola. “Sono estroverso, simpatico e testardo. A volte sono un po' stronzo, lo ammetto-”
“Concordo pienamente” lo interruppi sbuffando, e lui alzò gli occhi al cielo prima di continuare.
“Non sono affatto pigro, mi piacciono le attività sportive soprattutto, ma odio stare sempre in casa... Penso che se fossi un nerd fanatico sarei in un manicomio in questo momento. Se dovessi parlare della mia vita sentimentale, non direi molto: le ragazze con cui sono stato non sono molte. Però non mi sono mai trovato male con loro perché quando mi interesso ad una ragazza è perché lei mi attira, non solo esteticamente ma soprattutto caratterialmente; non è per niente semplice trovare una ragazza che ti faccia venire la voglia di continuare a conoscerla. E adoro le sfide, le ragazze facili sono troppo facili e le sceglierei solo per una botta e via.”
“Beh, almeno non sei superficiale... O almeno spero che tu non lo sia.”
“Non penso.”
“Quindi è anche probabile che tu possa esserlo.”
“Ma non credo minimamente che sia così.” Restammo per qualche minuto in silenzio, continuando a mangiare il panino. O almeno io continuai a mangiarlo, perché lui fu molto più veloce di me. Rubò qualche patatina dal mio piatto sorridendomi e poi guardò la gente che riempiva il pub: perlopiù ragazzi di giovane età, come noi, ridevano e chiacchieravano a voce alta.
“Ho finito,” dissi pulendo la bocca con un fazzoletto “restiamo qui o andiamo da qualche altra parte?”
“Vorrei andare da qualche altra parte, ma non saprei dove. Intanto vado a pagare, Aspettami fuori se vuoi.” Io annuii mentre lui si alzò dalla sedia e camminò verso il bancone, mettendosi in fila e aspettando il suo turno. Lo imitai allontanandomi verso l'uscita, aprii la porta ed un venticello fresco mi colpì; notai quanto grande fosse la differenza di temperatura tra l'interno e l'esterno del locale. Mi strinsi nelle spalle, passando le mani su e giù sulle braccia, provando a riscaldarle anche di poco. Circa cinque minuti dopo Harry uscì dal pub, e sospirai sollevata.
“Dove andremo?”
“Uhm, non ne ho idea. Magari potremmo andare al laghetto che c'è qui vicino...”
“Oh, sì! Ci sono andata un paio di volte e di sera immagino che sia ancora più bello.” Iniziammo a muoverci, pian piano il rumore piacevole ma anche assordante della musica si fece più sottile. Harry mi osservò per qualche secondo per poi togliersi la camicia aperta che indossava sopra la T-shirt e darmela. Lo guardai perplessa, e prima che potessi ringraziarlo o almeno chiedergli il motivo della sua azione, mi precedette.
“Può sembrare uno di quei cliché dei film romantici, ma stai quasi tremando e l'unica cosa che posso offrirti è la mia camicia. Meglio di nulla, quindi dovrai accontentarti.” Mentre parlava non mi guardava, osservava la strada indifferentemente. Alzai gli occhi al cielo per il modo in cui si espresse, poi aggiunse: “Odio i cliché, sono sempre così...”
“Ovvi.” Continuai la frase attirando i suoi occhi sul mio viso. Arrossii leggermente tornando a guardare i miei piedi. Sentii lo stesso il suo sguardo bruciare sul mio corpo, mi sentii tremendamente in imbarazzo.
“Ferma, siamo arrivati.” Mi richiamò ridacchiando. Sussultai e rallentai il passo, camminando verso l'erba verde che venne poi sostituita dal terriccio quasi sabbioso. L'acqua era luminosa, la luna splendeva nel cielo blu e si rifletteva sul lago. Era proprio una bella vista, la adoravo così tanto e non potevo smettere di guardare la luna piena bianca come il latte.
“È fantastico” sussurrai sedendomi a terra, e presto il ragazzo fece lo stesso.
“Ti stupisci per così poco, Elizabeth?” Chiese in tono derisorio e divertito.
“No, tu non capisci...” Strappai un fiorellino dall'erba e lo rigirai tra le mie dita continuando ad osservare il paesaggio notturno. “Io amo vedere queste cose... Adoro ogni tipo di paesaggio perché ognuno nasconde qualcosa, e adoro altrettanto disegnarli. È un qualcosa di magnifico. Potrà sembrare una cosa stupida ma non importa.”
“Non lo è, anzi.” Strappò anche lui un fiore dal prato e lentamente, senza che me ne accorgessi, me lo infilò tra i capelli, sopra l'orecchio. Mi irriggidii improvvisamente, la schiena dritta e i muscoli tesi; gli occhi spalancati e il respiro pesante. Harry se ne accorse e scoppiò a ridere.
“Hey, rilassati, non ti sto baciando!”
Vorrei tanto che lo facessi, pensai inconsciamente tra me e me. 
E come se mi avesse letto nel pensiero, aggiunse: “Alla prima uscita non è corretto.” Avvicinò le labbra al mio orecchio e sentii direttamente il suo alito colpire la mia pelle. Poteva sembrare un'azione banale a vista d'occhio, ma immediatamente il mio corpo reagì riscaldandosi tutto di un colpo. Mi allontanai timidamente e guardai l'orario sul telefono. Era quasi mezzanotte.
“Mmh, Harry penso che si stia facendo tardi e devo assolutamente tornare a casa.” Mi alzai stirando la gonna con la mano e pulendomi il fondoschiena. Presi la borsa che avevo appoggiato sull'erba e me la misi su una spalla.
“Ti accompagno.”
“Uhm, okay...”

Tornammo sui nostri passi, prendemmo l'autobus e lui mi accompagnò fino alla porta di casa nonostante avessi insistito per il contrario.
“Eccoci arrivati” mormorai dondolandomi sul posto. Lo guardai alzando la testa a causa della sua altezza ed aspettai che dicesse qualcosa.
“Non so cosa dire...” Ridacchiò arricciando il naso e delle adorabili fossette comparsero sulle sue guance. Mi trattenni dall'avvicinare le mie mani al suo viso e toccargliele.
“Da domani torneremo due totali sconosciuti con l'unica differenza che noi siamo usciti insieme, vero?” Domandai esitante.
“Penso di sì...” Aggrottò le sopracciglia, quasi in disapprovazione e fece un minuscolo passo indietro.
“Quindi... Buonanotte” dissi con voce piccola. Notai come la sua mano destra si mosse verso la mia, la sfiorò ma poi la ritirò velocemente indietro e disse: “Buonanotte Elizabeth”.
Si allontanò, io rimasi ferma di fronte alla porta sperando che si girasse. La sua figura alta si allontanava pian piano da casa mia.
“Girati, girati ti prego...” mormorai a me stessa incrociando le dita dietro la schiena. Dopo pochi secondi si girò ed io bussai velocemente fingendo di non aver visto nulla.
Aprì la porta mio fratello, abbastanza assonnato, e mi sorrise ma non mi domandò nulla; forse era troppo stanco ed ero sicura che il giorno successivo l'avrebbe fatto. Mia madre mi avrebbe invece sgridata per non averla avvisata del mio arrivo così in ritardo, ma volevo solo entrare nella mia camera e svestirmi e struccarmi, accendere la televisione e scrivere sul mio diario tutto quello che quella sera mi rese felice. Perché pur volendolo negare, mi sentii davvero bene.
E non ci riuscii; quella sera non riuscii ad odiarlo.

  
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