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Autore: riccardoIII    17/08/2015    3 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva pensato che sarebbe sempre stato in grado di correre più veloce degli altri.

Come si era aspettato, il ritorno per le vacanze fu piuttosto movimentato. Il comitato d’accoglienza che trovò all’arrivo a King’s Cross avrebbe fatto impallidire la furia di una Chimera: Orion non gli rivolse una parola, come sempre, ma gli lanciò un’occhiata così gelida che non gli fu difficile capire il messaggio: “Aspetta solo di arrivare in casa”. I Black non davano spettacolo in pubblico, mai.
Appena oltrepassata la soglia di Grimmauld Place Walburga si piazzò davanti a lui con aria inferocita. Quella che in genere gli riservava, insomma.
-Cosa diavolo hai fatto alla tua stanza! Hai osato profanare la casa dei miei padri con i colori di quella fogna che chiami Casa, con immagini della feccia della peggior specie!-
Sirius si produsse nella migliore espressione perplessa del suo repertorio, guardando la donna negli occhi; una delle cose che aveva imparato da Orion era usare bene le sue maschere e bluffare.
-Ho appena messo piede qui dentro, come posso aver fatto già qualcosa di sbagliato?-
Vide sua madre inalare dalle narici dilatate e si preparò all’esplosione, ma rimase deluso; fu suo padre a parlare.
-Non fingere di non capire. Hai davvero passato ogni limite questa volta, ragazzo. Non pensare di cavartela solo con una sgridata. Ora, consegnami la tua bacchetta. Kreacher, porta il baule in soffitta-
Orion tese la mano e afferro l’arma che il figlio gli porgeva, mentre l’elfo afferrava il bagaglio e si Smaterializzava al piano di sopra. Regulus guardava i tre con curiosità malcelata, non sapendo cosa fosse accaduto.
-Bene. Ora, verifichiamo che questa bacchetta sia tua. Dodici pollici, non troppo flessibile, cipresso e corda di cuore di Drago, giusto?-
Sirius non fu tanto sorpreso dalla volontà di esaminare la bacchetta, aveva dato per scontato che sarebbe accaduto; fu il fatto che suo padre ne ricordasse tutte le caratteristiche che lo stupì. Certo, lo aveva accompagnato a comprarla lui, quando era un undicenne e non si era rivelato ancora come la delusione della famiglia, ma Orion non era il tipo d’uomo che avrebbe pensato potesse tenere a mente qualcosa di poco importante come quello. Sirius annuì e guardò suo padre sguainare la propria bacchetta e compiere un movimento senza emettere un fiato. La bacchetta si illuminò di una luce dorata e l'uomo parve preso alla sprovvista; il ragazzo ghignò, intuendo che non si fosse aspettato che quella fosse davvero la sua.
-Perfetto. Ora esaminerò personalmente il tuo baule, per essere sicuro che dentro non ci sia nulla che non dovrebbe starci. Ma prima, Accio-
Puntò la propria arma contro il figlio, quasi aspettandosi che un’altra bacchetta sbucasse fuori dalle sue tasche o dall’orlo della veste. Cosa che, ovviamente, non accadde. Il ghigno di Sirius si allargò. Sua madre fremeva di rabbia, si aspettava che cominciasse ad uscirle fumo dalle orecchie da un momento all’altro; suo padre era interdetto e Regulus continuava a spostare i suoi occhi dall’uno all’altro, non capendo cosa stesse accadendo.
Orion parve riprendersi presto e tornò a scrutare il figlio maggiore con fare indagatore.
-La tua camera è stata perquisita da me e dall’elfo e non abbiamo trovato nulla.  Questo non mi impedirà di voler conoscere i dettegli che ti hanno permesso di perpetrare quello scempio in casa mia, perciò tra poco verrò io stesso nella tua stanza e leverai sotto la mia sorveglianza tutte quelle porcherie che hai attaccato sulle pareti. Prima di andare, però, vorrei che tu mi mostrassi qualcosa di ciò che hai imparato quest’anno-
Con un sorriso sadico gli porse la bacchetta; voleva controllare che gli obbedisse. Senza tradire la benché minima esitazione, Sirius afferrò il legno saldamente e, apparentemente senza muovere le labbra, indirizzò la bacchetta verso il bagaglio di Regulus, che si alzò in volo e sparì su per le scale.
-Lo troverai in camera tua, Regulus- disse al fratello che lo guardava sbalordito.
-Come hai fatto? Non puoi saper già usare gli Incantesimi non-verbali! Si studiano solo dopo i G.U.F.O.!-
Lui non rispose, ma sorrise. Guardò i suoi genitori: sua madre era rossa in volto e non aveva perso un briciolo della sua rabbia, suo padre aveva una luce strana negli occhi, tra l’indispettito per essere stato evidentemente fregato e il compiaciuto.
-Ora vai, Sirius-
Lui chinò il capo ed eseguì, sparendo su per le scale. Non si era chiuso ancora alle spalle la porta della sua stanza, miracolosamente decorata con stendardi Grifondoro e immagini Babbane, che Regulus si presentò sulla soglia. Prese ad osservare le pareti, prima con stupore e poi con disgusto.
-Come diavolo hai potuto fare questo?-
Sirius gli mostrò un’espressione derisoria.
-Magia, fratellino. Vorresti un paio di lezioni?-
Il più piccolo si imporporò, imbarazzato e arrabbiato.
-Non ho bisogno che tu mi insegni nulla. Soprattutto se sprechi le tue capacità per fare scempi del genere. La mamma ti ucciderà con le sue mani, stavolta-
Una risata forte si librò nell’aria.
-Walburga ha provato così tante volte a farmi fuori, Regulus, che non ho più un granello di paura in me-
Quello strinse forte i pugni, le braccia rigide contro i fianchi.
-Quello che mi chiedo, fratellone, è come hai fatto materialmente. Tu non dovresti avere una bacchetta quando stai qui, o sbaglio? Non puoi aver combinato questo casino con la magia involontaria, lo sappiamo tutti-
In risposta ebbe una nuova risata.
-E tu ti aspetti davvero che io venga a dire a te come ho fatto? Ti facevo più intelligente di così-
Quello si voltò con uno sbuffo di sufficienza e se ne andò in camera sua sbattendosi la porta alle spalle. Poco dopo, suo padre era sulla soglia.
-Sirius-
Il ragazzo lo guardò negli occhi, senza mostrare alcun sentimento.
-Prima di dire altro, lascia che ti porga i miei complimenti. Ben pochi studenti della tua età sarebbero stati in grado di fare ciò che hai fatto tu qui dentro, le Trasfigurazioni, l’Incantesimo di Adesione Permanente, quello che fa cantare la roba che hai affisso; nonostante i discutibili scopi che ti hanno spinto ad usare della magia tanto avanzata, non posso che rimanere colpito. Per non parlare del perfetto Incantesimo di Esilio non-verbale che hai lanciato poco fa. Ho sempre saputo che hai un grande potenziale, ma stai superando tutte le mie migliori aspettative. Sarai un’ottima guida per questa famiglia-
Sirius credette di non aver compreso, in un primo momento; poi, si rese conto di ciò che stava succedendo.
-Stai ancora cercando di lusingarmi, vero? Di corrompermi? Non mi hai mostrato affetto in quasi sedici anni, ora ti spertichi in lodi su di me senza doppi fini? I Black sono subdoli, padre, me l’hai insegnato tu. Non puoi ingannare me-
Orion non parve troppo sorpreso del fatto che lui avesse scoperto il suo gioco così presto
-Il discorso che abbiamo fatto a Natale è ancora valido, Sirius. Le condizioni non sono cambiate. O obbedirai spontaneamente, oppure sarò costretto ad agire contro la tua volontà-
-Mi sembrava fosse stato chiarito che non ho nessuna intenzione di obbedirti, né di lasciarmi sopraffare da chicchessia; il messaggio che ho lasciato in questa stanza doveva parlare chiaro, tra l’Adesione Permanente e il coro su Serpenti fottuti da Grifoni. Non hai colto, padre?- disse, strafottente.
Orion si irrigidì e i suoi occhi mandarono lampi. Il cambiamento repentino di espressione e intonazione non sembrò toccare il figlio.
-Non usare quel tono e quel linguaggio con me, ragazzo. Questa storia deve finire. Leva quest’immondizia dalla pareti di casa mia o ti costringerò a farlo con la forza!-
-Mi dispiace, ma non avendo la bacchetta potrò fare ben poco. E, dopotutto, non credo che lo farei comunque. Mi piace molto più così, la mia stanza-
-Dimmi come hai fatto a fare tutto questo, Sirius, o ti costringerò a parlare, dovessi farti sputare i denti!-
Il ragazzo sorrise, gli occhi sottili come due lame di metallo.
-Non ti temo più, padre. Non ti temo da quando ad undici anni ho compreso che sei un uomo debole, assoggettato al volere degli altri, che ha messo da parte se stesso per questo schifo di famiglia. Tu non sei pazzo come tua moglie; tu ragioni, sei intelligente e un buon mago. Lontano da Walburga e dai Black saresti potuto essere perfino un buon padre, forse. Come puoi permettere che tuo figlio subisca la tua stessa sorte, incoraggiandolo a fare i tuoi stessi errori? Ti pentirai di ciò che stai permettendo a Regulus di fare!-
Era stata la forza della disperazione a fargli dire quelle parole; un secondo prima di finire l’ultima frase, capì di aver oltrepassato il limite.
-CRUCIO!-
E fu come tornare indietro di un anno, il dolore altrettanto lancinante, la carne altrettanto dilaniata, il cervello spaccato a metà e perforato da pugnali roventi.
Così com’era cominciato, finì. Lui era a terra, ansante, e suo padre lo sovrastava con la bacchetta in pugno e il fiato grosso, come se avesse corso.
-Ora, Sirius, i giochi finiscono; hai intenzione di obbedire?-
Sirius rialzò la testa dal pavimento.
-Non riconosco nessun padrone se non me stesso-
-Imperio!-
La testa si svuotò; il dolore era svanito, si ritrovava in un mondo calmo e tranquillo, in cui galleggiava beato, senza problemi o pensieri.
-Obbedisci a tuo padre, Sirius. Devi dire solo “si” e il dolore sparirà-
Quella voce era così pacata, quasi una melodia. Com’era possibile non fidarsi di lei? Voleva una semplice parola, due lettere e tutto sarebbe diventato facile, e non ci sarebbero state più guerre e battaglie, non avrebbe più deluso nessuno, non avrebbe dovuto continuamente dimostrare che si meritava ciò che aveva. Suo padre l’avrebbe riabbracciato con lo stesso sguardo orgoglioso che aveva avuto per lui un’ora prima, suo fratello non lo avrebbe più abbandonato… Sarebbe stato felice…
Erano anni che lottava contro la sua famiglia, ma quella voce continuava a dirgli che sarebbe andato tutto bene se si fosse riunito ad essa e lui non si ricordava nemmeno più perché avesse tentato di allontanarsene…
Ma non ci sarebbero più stati Peter e Remus, e non ci sarebbe più stato James, non ci sarebbe più stata la libertà che l’aveva accompagnato in quegli anni… Non avrebbe più riso con i suoi amici…
No. Non mi toglierà l’anima e la volontà. Non gli darò questa soddisfazione”
-Mai-
Il dolore della Cruciatus di poco prima tornò a farsi sentire e quasi boccheggiò, ma fece leva sulle braccia e si rimise in piedi, lentamente, non distogliendo gli occhi da quelli allucinati e increduli di suo padre.
-Ti avevo avvertito che non avrebbe funzionato. Non riuscirai mai a vincere con queste armi-
-La vedremo!- sputò suo padre, l’ira che traspirava dai suoi pori, -Crucio!-
Continuò per un po’ ad alternare le due Maledizioni Senza Perdono, nella speranza che il dolore indebolisse la forza d’animo; ma Sirius si protesse dalla Cruciatus e respinse i tentativi di controllo del padre restando in piedi, a testa alta, fin quando quello, privato di forze, abbassò la bacchetta.
-Non puoi resistere all’infinito, Sirius, sii ragionevole. Ogni giorno verrò qui e ricominceremo daccapo. Tua madre si impegnerà più di quanto non abbia mai fatto per rimetterti in riga e Bella ha già chiesto di poterti vedere-
Sirius era spiazzato.
-Cosa c’entra Bella in questa storia?-
-A quanto pare, l’Oscuro Signore ha apprezzato molto i racconti di tua cugina su quanto tu sia dotato e sprezzante del pericolo. Bellatrix è stata incaricata di arruolarti-
La risata tonante di Sirius riempì la stanza.
-Io, Mangiamorte? Bella è più fuori di testa di quanto immaginassi! Non mi unirò mai a loro! Preferirei morire! E poi, non dovevo prendere in mano le redini della famiglia, come dici tu?-
Suo padre trasse un sospiro.
-Lucius Malfoy è un esempio del fatto che si possano coniugare le due cose. Bella mi ha assicurato che non prenderesti parte alle missioni più pericolose, ma avresti un posto di rilievo nella cerchia più ristretta dell’Oscuro e la nostra famiglia avrebbe il ruolo che merita. Saresti il primo Black tra le sue fila, un grande onore per noi e per Lui-
In parole povere, non aveva potuto rifiutare quella “generosa offerta” senza incorrere nella collera di Voldemort. Sirius sputò ai suoi piedi.
-Bella ha già avuto la mia risposta. Non ucciderò la gente per compiacere un pazzo sadico assetato di potere. E tu sei folle quanto lei se credi che dopo tutto ciò che vi ho urlato contro in tutti questi anni e dopo ciò che mi avete fatto io possa ancora condividere le idee razziste che avete voi. Nessuno, niente e nessuno farà di me uno schiavo!-
-Se non ti sottometterai a me sarà il Signore Oscuro a Imperarti, Sirius, e ti controllerà finché non accetterai il tuo destino. Domani tornerò e  ripeteremo questa patetica scenetta che mi costringi a mettere in atto-
Orion lasciò la stanza e Sirius si sedette sul letto, stremato dagli sforzi fatti per resistere e per le parole di suo padre che ancora lo sconvolgevano.
Non avrebbe mai accettato di ripudiare le sue convinzioni, figurarsi se avrebbe abbandonato i suoi amici per schierarsi dall’altra parte della barricata, al fianco di assassini spietati e stupidi. Non sarebbe diventato il burattino di nessuno.
In un momento, decise cosa fare. Sollevò la manica sinistra della sua veste, scoprì il braccio e strappò il Magiscotch disilluso e rinforzato dagli incantesimi di James, sotto cui si nascondeva la sua vera bacchetta. Aprì la porta e, sibilando, Appellò il suo baule dalla soffitta dopo aver silenziato la camera di suo fratello, sul suo stesso pianerottolo. Si rivelò una precauzione inutile, perché il bagaglio arrivò senza il minimo rumore; lo rimpicciolì e lo alleggerì, per poi ficcarlo nella tasca della veste e rimuovere l’Incanto dalla soglia della stanza di Reg.
Aprì la porta senza bussare e lo trovò alla scrivania, intento a leggere il Profeta. Il più piccolo si voltò di scatto a guardarlo e nei suoi occhi passò un lampo di apprensione: doveva essere evidente che Sirius non fosse proprio riemerso da un bagno rilassante.
Sirius non entrava in quella stanza da qualche anno. Regulus aveva appeso stendardi Serpeverde un po’ ovunque e sulla parete dietro al letto aveva dipinto stemma e motto di famiglia; come se ciò non bastasse a disgustarlo, il maggiore notò un paio di ritagli di giornale sotto al disegno. Erano articoli su Voldemort che lui aveva letto sul Profeta qualche mese prima.
-Sirius, che diavolo ci fai qui? Non hai nemmeno bussato! Non sai leggere?- concluse, recuperando il suo tono distaccato e indicando la stupida targhetta che aveva incollato sull’uscio.
-Regulus, non ho intenzione di litigare. Sono qui per darti un’ultima possibilità. Vieni via con me-
Il minore strabuzzò gli occhi.
-Che diavolo dovrebbe significare, “vieni via con me”?-
-Me ne vado; sono stanco di essere picchiato e Maledetto, sono stanco di stare rinchiuso tra quattro mura senza poter fare ciò che voglio, sono stanco di dover nascondere ciò che sono. Se sono rimasto in questa casa di pazzi maniaci del Sangue l’ho fatto solo per te, perché speravo di recuperare il nostro rapporto. Ho tentato in tutti i modi di convincerti ad ascoltarmi, ma ora non ho nessuna intenzione di essere Imperato e diventare una marionetta nelle mani di tuo padre o di Voldemort. Io non mi unirò a quell’esercito di schiavi che si fanno chiamare Mangiamorte, né sarò un bravo cucciolo addomesticato che si occupa solo di tenere alto il nome di questa dannata famiglia, insieme al sudiciume che la ricopre e al sangue pieno di colpe abominevoli. Io me ne vado, Regulus, e vorrei che tu venissi via con me. Ora-
Lo sguardo di Sirius era fiero, deciso, impietoso. Fissò gli occhi in quelli sconvolti e impauriti dell’altro, che non parlò.
-Lo prendo per un no. Bene, allora non abbiamo più nulla da dirci-
Si voltò e attraversò il corridoio, entrò in camera sua come una furia e recuperò il mantello; uscì dalla stanza guardando i volti dei suoi amici nella foto sulla parete. Non l’avrebbe portata con sé: lui aveva le copie originali, quelle in carne ed ossa al suo fianco; sarebbe stata di certo più utile lì, a rinfacciare ai suoi genitori la sua diserzione.
Era già a metà scalinata quando Regulus, evidentemente ripresosi dallo shock, si catapultò al suo inseguimento.
-Sirius! Torna indietro, per Salazar! Cosa credi di fare!-
Lui non si voltò e continuò a scendere.
-Te l’ho già detto, me ne vado. Vuoi restare a marcire qui dentro? Fallo. Io non ne ho la minima intenzione. Ho già speso troppi anni cercando di farti entrare un po’ di sale in zucca. Se sei così sconsiderato da non voler vedere la realtà non posso farci più nulla. Ti voglio bene, Regulus, ma non lascerò che facciano di me un pupazzo solo perché tu possa guardarmi di nuovo come facevi prima-
Aveva urlato, e sapeva di aver commesso un errore. Se avesse agito con prudenza se ne sarebbe andato senza far rumore né parlare con nessuno, magari di notte e dopo aver elaborato un piano di fuga. Ma se avesse agito con prudenza non sarebbe stato Sirius Black, e di certo se non avesse cercato per l’ultima volta di far ragionare suo fratello non si sarebbe mai perdonato.
-Cosa diavolo sta succedendo qui? Tu! Cosa ci fai fuori dalla tua stanza? Come ne sei uscito?-
La donna era uscita dalla Sala dell’Arazzo urlando; Sirius levò la mano e puntò la bacchetta contro sua madre.
-Expelliarmus!-
In un attimo, quella della donna sgusciò via dalla tasca della sua elegante veste di seta nera e finì in mano al figlio.
-Faccio quello che avrei dovuto fare molto tempo fa, lascio questa gabbia di matti. Non ho nessuna intenzione di sottostare alle vostre regole ed ai vostri principi. Non ho intenzione di obbedirvi, di permettervi di alzare ancora la bacchetta su di me o di schierarmi al fianco di vostra nipote in mezzo ad un branco di assassini imbecilli. Ho chiuso con te, con tuo marito, con questa dannata casa e con i dannatissimi e purissimi Black!-
Le ultime grida dovevano aver richiamato anche suo padre, che uscì dal suo studio per sbarrare la strada al figlio.
-Sirius! Non dire assurdità e ritorna in camera tua, immediatamente, o questa storia finirà davvero male! Come hai osato Disarmare tua madre e dove hai preso quella bacchetta?-
-Expelliarmus!-
Anche la bacchetta di suo padre finì nella sua mano sinistra, mentre l’uomo, ancora sconvolto e furioso, a mala pena si rendeva conto di ciò che era accaduto.
-Mi duole non poterti accontentare, ma queste sono informazioni riservate; i Malandrini non rivelano i propri segreti. Ma posso dirti come ho osato Disarmare tua moglie e te, se ti interessa: perché non ho un briciolo di rispetto nei vostri confronti. Siete stati in grado di sfornare un bambino, ma non di fargli da genitori. Lo avete vestito, istruito, plagiato e poi maltrattato e umiliato quando ha iniziato a pensare con la sua testa. Questo non vi rende degni di rispetto, ma solo di disgusto. Se non mi aveste cresciuto voi forse potrei addirittura provare compassione nei vostri confronti, ma per una volta sono felice di avere un cuore gelido. Questa non è mai stata la mia famiglia, ma da oggi la cosa sarà ufficiale. Lo giuro sul vostro adorato sangue, che purtroppo scorre anche nelle mie vene disgraziate, io non sono vostro figlio!-
Per qualche istante nessuno parlò; fu Orion a riprendersi per primo dallo shock.
-E cosa farai? Non hai soldi, non puoi usare la magia, non sei nemmeno maggiorenne! Ti farai adottare da qualche pezzente dei tuoi amici? Esiste la legge, Sirius! Ti riporteremo a casa prima che tu possa anche solo dire una parola e non avrò per te pietà alcuna!-
-Hai ragione, esiste la legge. Legge che tutela i minori dagli abusi. E, guarda caso, io porto i segni di chi è stato Maledetto più volte. Basterà che io faccia un esame al San Mungo e vi denunci-
Orion rise, una risata gelida e vuota.
-Non ci incriminerebbero mai! Vedi, piccolo ingrato, questo è uno dei privilegi di appartenere ad una stirpe come la nostra!-
-Oh, ma non è necessario che veniate mandati ad Azkaban! Immagina lo scandalo, quando sui giornali chiunque potrà leggere di come questa famiglia abbia perso il senno a furia di accoppiarsi tra consanguinei! Forse il Profeta non accetterà un’intervista col sottoscritto, ma ci sono altri modi per spargere certe voci; è facile indebolire il nemico degradando la sua immagine, me l’hai insegnato tu, ricordi? Quando mi dicevi che l’onore della Casata doveva rimanere intoccabile, che nessun pettegolezzo doveva sorgere su questa famiglia! Pensa cosa diranno i tuoi “amici” quando sapranno che ti sono sfuggito da sotto il naso, che non sei riuscito a raddrizzarmi! Pensa cosa dirà Voldemort quando gli comunicherete che il suo nuovo giocattolino non esiste più! Sei disposto a venirmi a cercare e rischiare di perdere la tua immagine, il tuo ruolo in società, il potere che eserciti? Io ti consiglierei di tenerti alla larga da me. Lasciami in pace e non rivelerò a nessuno di essermene andato, umiliandoti. Potrai dire di avermi cacciato tu di casa perché non sopportavi più di avere un figlio Traditore. Potrai rinnegarmi e far finta che il figlio venuto male, quello ribelle, non sia mai esistito-
Il suo pubblico era in silenzio. Regulus era basito, Walburga aveva un’aria assassina e Orion pareva essere stato Trasfigurato in una statua di ghiaccio. Sirius approfittò dell’immobilità generale, girò le spalle al gruppetto e si catapultò giù per l’ultima rampa. Sempre correndo, raggiunse il portone d’ingresso e lo spalancò, assaporando l’aria fresca e pulita della sera che sapeva tanto di libertà. Continuò a correre per qualche isolato, senza fermarsi né guardarsi indietro, corse e corse verso i suoi desideri, verso il futuro, verso la speranza, verso James.
   
 
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