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Autore: _Krzyz    19/08/2015    1 recensioni
"Ogni persona ha dei segreti."
Qualcosa di prezioso, di personale, scheletri chiusi a chiave in armadi inesistenti. Ogni persona ha una storia alle spalle , una storia che non si può conoscere. Ma basta una parola, una parola per conoscere le vite degli altri. Una parola che può aprire un mondo e distruggerne un altro.
Una parola sussurrata in punta di piedi.
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Raccolta di One - shot, per raccontare le storie di quei personaggi che una storia non ce l'hanno :)
[Il rating potrebbe variare; spoiler!]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Ethereal – [agg.] lucente, non appartenente a questo mondo, estremamente delicato
 
 
I sogni


Nei sogni di Uriah c’era tanta luce. A lui piaceva sdraiarsi fra le coperte, aspettare che il sonno lo trascinasse via e godere di quella luminosità eterea. Era sospeso nel nulla, ma c’erano quei caldi raggi che lo avvolgevano e lo proteggevano come l’abbraccio di una madre.
Era da quando era piccolo piccolo che sognava quella luce. Non si ricordava di preciso quando avesse iniziato, il sogno si ripresentava sistematicamente quasi ogni notte e basta. All’inizio il cercava di dare una piccola spiegazione, dall’alto dei suoi sei anni; col passare del tempo decise che quella luce c’era e, dato che non gli dava fastidio, poteva restare. E a lui non poteva che fare piacere, adagiarsi in quel rifugio sicuro.

Uriah da bambino si divertiva a fare cose assai spericolate. Si arrampicava su qualsiasi cosa trovasse, fosse questa un muro, un albero, un grattacielo: nulla lo poteva fermare. Correva di qua e di la perché gli piaceva correre e basta, faceva gli scherzi ai figli degli Abneganti perché gli piaceva e basta, era un bambino vivacissimo che ne combinava di tutti i colori. Era una peste, insomma. Sua mamma, anch’ella Intrepida di nascita, capiva bene i figli, ma non riusciva a capacitarsi di come Uriah e Zeke si ficcassero nei guai un giorno si e l’altro pure. Nell’infanzia dei due ci furono parecchie ossa rotte, rimproveri da parte di altre madri o maestre e discorsi sul comportamento che non servirono mai a niente. Una volta furono addirittura portati a casa da un addetto alla sorveglianza perché si erano nascosti in un camion diretto alle fattorie dei Pacifici, provocando scompiglio e spappolando parecchie decine di pesche nel trasporto. E , dopo un’intensa giornata di scorribande, a Uriah piaceva abbandonarsi, riposare sotto quella luce, calda ma non scottante, luminosa ma non abbagliante.

Quando iniziò la seconda elementare, Uriah era già conosciuto in quasi tutta la scuola. Le sue imprese avevano raggiunto anche le orecchie più lontane, specialmente quando scoprirono che era riuscito ad arrampicarsi fino al sessantaquattresimo piano del quartier generale dei Candidi passando praticamente inosservato. Gli altri bambini Intrepidi lo ammiravano, avrebbero voluto essere come lui: coraggiosi, spericolati, liberi. Credevano lo facesse per noia, ma si sbagliavano.
Si, perché da un po’ di tempo Uriah aveva un obiettivo. Ogni avventura, ogni singola azione incosciente che faceva era per un motivo ben preciso. Quel bellissimo e vivace bambino dalla pelle scura voleva trovare la luce che tanto amava, la luce che lo proteggeva, la luce che lo curava. Voleva capire non tanto cosa fosse, non gli interessava, e nemmeno da dove venisse: voleva sapere dove si nascondeva la luce mentre lui era sveglio. Insomma, tutta quella luminosità doveva pur andare da qualche parte!
Tornava da scuola, faceva una rapida merenda e poi correva fuori di casa, a volte da solo, a volte con Zeke, e partiva. In poco tempo aveva esplorato praticamente ogni centimetro della città, calpestato i tetti di tutti gli edifici, entrato anche nel più alto grattacielo abbandonato. E quella luce non ne voleva sapere di venire fuori. Si fece comprare un quadernino dalla mamma, dove annotava ogni volta, con la calligrafia incerta e tondeggiante di chi ha appena imparato a scrivere, ogni posto in cui era andato. Non l’aveva trovata nella centrale elettrica, non l’aveva trovata nel centro di smistamento dei prodotti dei Pacifici, non l’aveva trovata nei laboratori degli Eruditi. E tuttavia, continuava a cercarla tutto il giorno e a cullarcisi dentro di notte, senza arrendersi un solo minuto.

Una mattina di aprile Uriah si svegliò esattamente come le altre mattine. Fece una colazione più che abbondante, prese i quaderni e se ne andò a scuola correndo. Il tempo quel giorno era strano, grossi nuvoloni coprivano il cielo, ma l’aria era calda e secca, situazione estremamente anormale considerando il fatto che erano appena all’inizio della primavera. Nell’aria c’era una tensione vibrante, palpabile, una corrente elettrica invisibile e dura come titanio. Qualcosa non andava, quel giorno, ne era sicuro.
A scuola tutto procedette come da copione, le lezioni erano noiose come al solito, tuttavia Uriah non riusciva a rimanere concentrato su nulla. Anche le più semplici azioni subivano le conseguenze, errori di distrazione e pasticci ortografici si accavallavano fra le pagine dei quaderni del bambino. Non c’era nulla da fare, non riusciva a concentrarsi. Continuava a voltarsi per guardare fuori dalla finestra. Era troppo strano. Quel clima in aprile era decisamente fuori dal comune, e nella mente di Uriah continuavano a saltare fuori domande che , ovviamente, non avrebbero potuto avere risposta.
Appena arrivò a casa fece come al solito, si fiondò in cucina e prese una mela. Fece appena in tempo a darle un morso che fuori iniziò a piovere. Una pioggia scrosciante e fitta come una foresta di rovi, secchiate d’acqua rovesciate contro le finestre e le pareti. Eppure qualcosa non quadrava. Come faceva ad esserci un temporale? Come poteva piovere se fuori c’era il sole?

Uriah si bloccò all’istante, facendo cadere il frutto morsicato sul pavimento.
Era ora.
Ora.

Senza esitare scappò fuori dalla porta di casa, precipitandosi giù dalle scale come se lo rincorresse un mostro. Era li , c’era quasi. Corse per la strada evitando un paio di passanti per miracolo e iniziò ad arrampicarsi sulla ripida scala a pioli di un condomino ormai abbandonato e cadente. Man mano che le piccole mani facevano presa sulle barre arrugginite, macinando in altezza metri e metri, Uriah sentiva che era giusto. Che tutto accadeva per un motivo, che non credeva solo ai sogni ma che i sogni potevano diventare realtà. Sentiva che la vita esisteva, che la ricerca di qualcosa richiedeva uno forzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di camminare, di respirare. Si tirò su incespicando sul tetto decrepito in cartone catramato. E la vide.

E vide la luce.
E la pioggia.
E le due cose che si mescolavano insieme.

Eccola la, di fronte a lui, forte come mille uragani e delicata come il petalo di un fiore di pesco. La luce, quella calda luce che popolava i suoi sogni era la, vivida, sospesa. Era un limbo di pioggia eterea, che non bagnava ma puliva. Uriah se ne stava in piedi davanti a lei, e la guardava, ed era bellissima. E in quel momento, in quell’attimo ritagliato in un mondo ordinario, quel bambino aveva trovato lo straordinario, mentre sotto di lui i mille pensieri dell’umanità pensavano solo a proteggersi dalla pioggia, troppo impegnati per alzare gli occhi al cielo e vedere le meraviglie che si srotolavano sopra di loro.
E nonostante la pioggia, e il freddo, Uriah sorrise, aspettò che il sole tramontasse e tornò in casa. Si asciugò e si mise a letto.

E una volta ancora, solo un’ultima volta, sognò quella bellissima, potentissima, eterea luce.

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IL KACTUS DI KRZYZ

Sono in ritardoooooo D: Chiedo davvero scusa a tutti coloro che puntualmente seguono e recensiscono questa fanfiction, ma fra un impegno e l'altro non sono riuscita ad aggiornare prima! Davvero, mi dispiace moltissimo, spero di farmi perdonare in futuro!
Allora, qui abbiamo Uriah! Che ve ne pare, vi è piaciuto questo capitolo? Chi sarà il prossimo? Che le scommesse abbiano inizio! :D
Non la smetterò mai di ringraziare tutti coloro che seguono e commentano, o anche solo che leggono, questa storia. Non potete sapere quanto siete importanti per me, vi ringrazio davvero dal profondo del cuore! :)
Alla prossima,
_Krzyz :)
p.s: siccome sarò veramente impegnata anche nel prossimo periodo, tornerò ad aggiornare dal 29 agosto. Nel frattempo sono comunque reperibile tramite messaggio privato per qualsiasi cosa! :)
  
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