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Autore: Asjay    21/08/2015    1 recensioni
Un incidente, il ragazzo che ama in coma. Questa sì che per Jenny dovrebbe essere una storia drammatica e lo sarebbe se non fosse che lei trova il coraggio di guardarlo, di parlargli, di sfiorarlo, solo grazie a questa drammatica situazione. Come faccio a saperlo? Io sono Jenny, la ragazza dei fiori.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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NON TI SCORDAR DI ME: AMORE VERO

Procedemmo di corsa per i corridoi dell'ospedale, senza che io sapessi la nostra meta precisa, senza che io sapessi cosa fosse successo.

Arrivammo nel reparto di terapia intensiva dove trovammo Vanessa, la mamma di Tom, in lacrime, seduta su una sedia della sala di aspetto con la testa tra le mani, e il mio cuore si strinse per la paura.

-Monica, cosa è successo?- chiese mamma andandole in contro e abbracciando la sua amica mentre io rimanevo in disparte, senza sapere cosa fare; il viso pallido e il cuore martellante in attesa di una qualche spiegazione.

-Tom ha.. ha fatto un incidente e..- non riuscì a proseguire perché venne scossa da un singhiozzo, poi cercò di calmarsi.

-È.. È in coma! Robert è fuori città per lavoro e non è riuscito a trovare un volo, viene domani ed io non so casa fare, sono impotente e disperata!- scoppiò di nuovo a piangere mentre io ero paralizzata. Sapevo di provare una grande attrazione fisica verso quel ragazzo, ma non pensavo di provare così tanti sentimenti nei suoi confronti fino a che il pensiero di saperlo tra la vita e la morte non mi travolse. Rimasi silenziosa ad osservare la scena.

-Hai parlato con un dottore?-

-Sì, ma mi ha detto solo che non sanno quando si risveglierà!- disse sconfortata.

-Vieni, cerchiamo qualcuno e facciamoci spiegare meglio la situazione-

-Non posso lasciarlo solo!- disse affacciandosi alla finestra, io non ci riuscii, non riuscii a guardarlo.

-È sotto stretta sorveglianza, tranquilla!- cercò di tranquillizzarla mia madre.

-Non è la stessa cosa, se poi succede qualcosa?- 

-Resto io, se succede qualcosa chiamo mamma- dissi, non sapendo da dove riuscii a tirare fuori quelle parole.

-Davvero lo faresti?- annuii.

-Dai, andiamo!- insistette mamma, ansiosa di avere delle notizie. Io mi posizionai davanti alla finestrella della stanza, guardando in tutte le direzioni fuorché davanti a me, non riuscivo a guardarlo ma la curiosità vinse la paura e osservai il suo letto.

Quel corpo scultorio che tante volte avevo sognato era avvolto in un camice bianco, coperto da un lenzuolo e quel viso che tanto amavo era ricoperto di lividi, quasi martoriato, ed in più ricoperto dalla mascherina per l'ossigeno. Non sarei riuscita a riconoscerlo se non avessi passato intere ore ad osservarlo, tra una pagina di un libro e l'altra, imparando a conoscere i segni particolari che lo contraddistinguevano; come un'imperfezione dell'orecchio sinistro o una macchiolina scura nello zigomo destro.

Ero incapace di pensare che il ragazzo davanti a me potesse veramente essere Tom Clark, il mio Tom Clark.

Distolsi velocemente lo sguardo, dirigendomi verso la sedia nella sala d'aspetto, quando mi sentii chiamare.

-Pss- mi voltai verso destra, poi verso sinistra, ma non vidi altro se non una giovane infermiera «forse ho capito male e non stavano cercando me» pensai, poi lo sentii di nuovo.

-Psss- allora mi girai verso l'unica presenza nel corridoio della terapia intensiva.

-È un tuo amico?- mi domandò la ragazza.

-Be', io.. in realtà..- risposi impacciata non aspettandomi quella domanda.

-Oh, non fare la timida.. Senti, qualche tempo fa anche il mio migliore amico ha avuto un incidente simile, ho odiato tutto il personale dell'ospedale che non voleva farmi entrare a vederlo, perciò finché è il mio turno, entra pure e passa del tempo con lui, se ti scoprono ci inventeremo qualcosa!- mi disse sorridente, io non sapevo cosa rispondere, così optai per lo spiegarle che in realtà noi non eravamo nemmeno conoscenti, figurarsi amici.

-In realtà noi..- 

-Oh, stai tranquilla ed entra, su, dai!- continuò spingendomi dentro la camera di Tom, cosa che le feci fare senza ribellarmi, dato il mio stupore. Mi chiuse la porta alle spalle e se ne andò lasciandomi molto allibita, poi mi voltai leggermente e vedendo nuovamente la scena del corpo martoriato del ragazzo di cui ero innamorata, decisi di sedermi sulla seggiola accanto al letto e leggere il libro che mi ero portata dietro, era un ottimo modo per distrarmi. 

Aprii il libro dove avevo lasciato il segno: un rametto di Nontiscordardime secco che ormai svolgeva il mestiere di segnalibro da anni, significa "amore vero" nel linguaggio dei fiori e trovo fantastico il fatto che un fiore così semplice e delicato voglia significare una cosa così importante e intensa.

Lessi decine e decide di pagine prima che qualcuno si presentasse a farmi sapere qualcosa e ormai erano passate più di due ore quando l'infermiera che mi aveva fatta entrare venisse a chiamarmi.

-Sto per staccare, quindi dovresti uscire, se non ti secca-

-No, no! Vengo subito!- esclamai. Stavo per mettere il rametto tra le pagine del libro, nel punto esatto in cui ero arrivata a leggere, poi, all'improvviso ho deciso di lasciarlo sul comodino vicino al letto di Tom: ormai era arrivato il suo momento di cambiare lavoro ed in più nessuno era ancora andato a fargli visita, quindi la sua postazione non era invasa da peluche, palloncini e fiori colorati che di solito decorano le stanze dei ragazzi e delle ragazze ricoverati, quindi quella piccola macchia azzurra in mezzo a quel grigio e a quel bianco non guastava.

Avevo a malapena fatto in tempo a trovare una posizione poco scomoda sull'odiosa seggiola della sala di aspetto quando mia madre e Vanessa tornarono. 

-Avete novità?- chiesi cercando di non far notare l'ansia che provavo.

-Hanno detto che il coma è di una scala abbastanza alta, ovvero, a quanto ho capito Thomas è semicoscente- spiegò mia madre in modo confuso.

-Che equivale a dire?- 

-Non lo so, non ho capito, però dovrebbe svegliarsi nel giro di poche settimane, almeno si spera..-

-Può sentirci, così hanno detto, ma al suo risveglio non si ricorderà niente, probabilmente, dicono..- disse sua madre con voce atona, guardando il vuoto; doveva essere scioccata, poverina.

-Vado dentro a parlare con lui- ci informò.

-Vanessa, vuoi che restiamo?- chiese mia madre.

-No, tranquilla, avete già fatto molto, davvero, grazie! Vi faccio sapere appena ho notizie- ci sorrise debolmente, noi ricambiamo e ritorniamo a casa.





Buonasera a tutte ragazze, questo è il secondo capitolo della mia storia ed io spero che vi piaccia, almeno un pochino. Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate! Intanto vi auguro una buona serata e un buon fine settimana, alla settimana prossima! <3
_iaia_

   
 
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