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Autore: ToscaSam    21/08/2015    1 recensioni
importantissimo!
Come il precedente Nate Babbane e i Blasoni Familiari, questa storia seguirà la trama di uno dei libri della saga di Harry Potter, solo da un punto di vista diverso. Stavolta sarà Harry Potter e il Principe Mezzosangue a fare da sfondo alla vicenda che mi accingo a narrare.
Si tratta del terzo capitolo di quella che vuole essere una gigantesca fanfiction, regalo per le mie più care amiche.[...]. In secondo luogo, sarà un percorso attraverso i libri di Harry Potter, solo da un’altra prospettiva, un po’ meno in luce. Il punto di vista sarà quello di studentesse “normali”, che non hanno a che fare niente con le vicende eclatanti che gravitano attorno al trio protagonista della serie.
Vorrei specificare che cercherò di essere più fedele possibile ai romanzi, nel senso che leggerò accuratamente e riporterò in chiave personalizzata tutti i momenti “generali” presenti nei libri. Voglio dire che quando si nominerà “la Sala Grande gremita di studenti”, probabilmente i miei personaggi saranno lì presenti, o che quando si parlerà di “partite di Quidditch” le mie protagoniste si uniranno al resto della scuola per fare il tifo. [...]
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nate Babbane (OLD VERSION)'
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La dolce caduta
 
L’aria, divenuta più gelida di quanto già non fosse, mozzava ogni respiro.
Laura, Dara e Sara erano scese e rimanevano immobili alle spalle di Joe.
Lo sguardo vitreo di Anton lo rendeva tremendamente diverso dall’immagine che tutti avevano di lui.
I dieci, o più, Maghi Oscuri aspettavano carichi di elettricità che il ghiaccio si rompesse.
Avevano le bacchette sguainate, indirizzate contro il gruppo dei nuovi arrivati.
L’unica luce era il bagliore dell’incantesimo di Joe.
 
« Tu … come ti chiami. Dara.»
Disse Joe molto velocemente, ma ben udibile, senza dare l’impressione di bisbigliare.
« Salta verso il ragazzo e Smaterializzati con lui in Francia. Ricorda: Destinazione, Determinazione e Decisione. Pensa intensamente al salotto della casa del tuo amico francese. E non avere paura.»
Il suo inglese velocissimo aveva confuso i bulgari quel tanto che bastò a Dara per recepire il messaggio e agire velocemente.
Tremando come una foglia, strinse forte la bacchetta e saltò in direzione di Anton. Appena sentì il contatto della pelle contro la sua mano, strizzò gli occhi e con lo sforzo mentale più acuto di tutta la sua vita, pensò: Destinazione. Determinazione. Decisione.
Il salotto di François.
Ce la doveva fare.
Adesso.
Credette forse di essere morta, quando sentì qualcosa come la punta di un uncinetto perforarle l’ombelico dall’interno e cercare di risvoltarla all’incontrario come un guanto.
Sentì la mano serrata sulla schiena di Anton bruciare in preda alle fiamme, e il pavimento venir meno, nonostante la sua posa rimanesse la stessa.
L’aria non affluiva più nei polmoni, dandole la sensazione di essere conficcata dentro un tubo di gomma.
Sentiva i bulbi oculari strizzati in dentro, premere contro il cervello.
Per un attimo ebbe il desiderio di aprire le palpebre, ma qualcosa le disse di non farlo; come quando nel dormiveglia ci si rende conto che se ci svegliamo, perderemo la vita nel sogno.
Riuscì a trattenersi anche se le parve che qualcosa venisse staccato con violenza.
Infine, uno scossone, la sensazione di solido sotto i piedi e una grande portata di aria, l’avvisarono che la Materializzazione era finita.
 
Con la nausea per quell’orribile esperienza, Dara si alzò, lasciando che Anton si accasciasse sul pavimento.
Respirava forte.
Una cosa positiva c’era: era nel salotto di Maison Lavande.
« Signora Belhome!! François!! François!!»
Si alzò e si diresse a tutta foga verso le scale, con le gambe che le tremavano. Urtò contro un vaso, che si ruppe fragorosamente a terra; lei non si fermò e cominciò a salire la rampa sorreggendosi tremante al corrimano.
« Madame Belhome! François!!»
« Mademoiselle Darà?»
Una voce curiosa e dolce arrivò dalle sue spalle: Céline si era affacciata dal cucinotto e fissava con i suoi grandi occhi celesti sia Dara che Anton.
« Céline! Grazie al cielo! Céline! Gli altri … sono tutti in Bulgaria! Ci sono i Maghi Oscuri! Avevano tenuto prigioniero Anton e lo stavano torturando! Céline bisogna aiutarli!»
La ragazza cercò di ascoltare con pazienza, ma dovette frenare l’agitazione di Dara: non parlava inglese e nessuno avrebbe comunque capito cosa stesse dicendo, data l’evidente emozione.
« Attends ici»
Disse Céline a Dara, appoggiandole una mano sulla spalla nel gesto più amichevole che si sarebbe mai aspettata.
Lo sguardo deciso di quella presenza che finora le era risultata sgradita, fecero sentire Dara tranquilla.
Si udì un crack sonoro, poi anche Céline si Smaterializzò.
Non si fece attendere molto: le bastarono una decina di secondi per ricomparire assieme ad Amelie Belhome, con lo stesso sguardo deciso e curioso.
« Darà! Ma petite! Che è suscesso?».
Disse la mamma di François.
Dara sentì il cuore scaldarsi all’improvviso: forse perché era stata presa subito sul serio e nessuno aveva creduto che scherzasse, forse perché l’avevano trattata con parole e gesti gentili, forse perché come prima cosa non le stavano rimproverando di essere piombata per la seconda volta nel loro salotto e di aver sfracellato un vaso, o forse semplicemente perché si sentì d’un tratto al sicuro … si mise a piangere.
« Oh mais non …Qu’est-ce que c’est
Mamma Belhome si avvicinò e strinse la ragazza al petto, carezzandole i poderosi capelli ricci.
« Oh! Che hai fato ai tuoi bei capelli?»
Disse, accorgendosi che la loro lunghezza era ben cambiata: durante la Materializzazione, Dara si stava per Spezzare, ma a quanto pareva era stata così fortunata da rimetterci solo un bel pezzo di capelli. Si era lasciata indietro una decina di centimetri di ricci.
Senza rispondere alla domanda irrilevante, anche se iniziò nervosamente a testare la nuova portata dei capelli con una mano, Dara raccontò tutto.
Come poté e come le riuscì, perché aveva il fiato interrotto dai singhiozzi.
Madame Amelie, per il suo scarso inglese, riuscì a seguire il discorso della ragazza e non si stupì minimamente che lei e le sue amiche fossero coinvolte in una missione così rischiosa.
Non lasciò trasparire nemmeno un briciolo di iperprotettività materna e di questo, Dara gliene fu grata: aveva bisogno di un’alleata potente, non di una mamma preoccupata.
 
Finito il riassunto dell’intera vicenda, la mamma di François lo ripeté in francese per Céline, mentre Dara si avvicinava ad Antòn, sempre steso sulle mattonelle lillà.
« Anton. Come stai?»
« Io bene, adesso» disse lui a fatica: « … ma Laura?».
Dara gli accarezzò i capelli, sporchi di polvere e notò le mani piene di piaghe da catene.
« Darà. Vien. Noi sci occupiamo di lui. Céline andrà in Bulgaria a riportare indietro le altre ragazze e ragazzi»
Disse la voce di Amelie Belhome, alle sue spalle.
« Cosa? Céline? Ma è … ma lì ci vogliono ammazzare! È pericoloso!»
Con un sospiro paziente, la signora la corresse: « Céline è un’Auror esperta e diplomata. Voi siete encora estudonti. È un miracolo che stiate encora tutti bien. Ora, potresti chiedere al tuo amico qualche indicazione per trovare il luogo esatto dove andare?»
Anton rispose da solo, con un filo di voce:
« Pllovka. Paese di Pllovka. È sui monti Balcani, sul confine con la Serbia. Sofia è la città più vicina».
« Céline è un’Auror?» Chiese Dara totalmente confusa.
Céline si tolse il grembiule azzurro e rimase con la veste da strega. Chiamò con l’incantesimo di appello un mantello molto folto, attaccato all’appendiabiti; lo indossò e sparì di nuovo, con l’inconfondibile crack.
 
« Vieni, Dara, aiutami a portarlo sul divano.»
« Con la magia?»
« No, tesoro. Con le tue brascia. È melio se non usate più le bacchette fuori da scuola. Sono arrivati dei gufi per voi dal Ministero con delle ammonissioni sulla Restrizione della Masgia Minorile …»
Mamma Belhome si allacciò al torace ansante di Anton, mentre Dara gli sollevò le gambe (con uno sforzo non indifferente).
Trasportare il giovane titanico sul divano costò alla ragazza il suo ultimo apporto di energie.
Si lasciò cadere a terra, appoggiando la schiena contro la parte più bassa del divano.
« Come sarebbe a dire … che …. uff … sono arrivati i gufi … dal Ministero? Joe ci aveva … garantito che ….»
« Bambina mia, sono solo ammonissioni. La prima volta che un etudente enfransge la regola non viene scerto espulso dalla scuola. Credo che, per il tipo di masgia che stavae utilissando, abbiano chiuso proprio un occhio bello grande!».
Dara decise che ora era troppo preoccupata per altri motivi e non poteva aggiungerci anche le Ammonizioni Ufficiali del Ministero Inglese.
« Ora, aspettami qui. Vado a prondere la mia bacchetta, poi lo accompagniamo sgiù».
« Giù?» Chiese Dara, senza capire.

 
**
 
Mentre di sotto la tensione era elettrica, le ragazze rimaste sulla strada avevano appena finito di formulare quegli incantesimi che Alice aveva definito “Respingi-Babbano”.
« Mi auguro che funzionino a qualcosa …» mugolò Valentina, non del tutto convinta che un Sortilegio che non avesse  una qualche implicazione esplosiva o comunque ben visibile, potesse operare.
« Io ancora non trovo quella cavolo di bacchetta!» si lamentò Bianca, che rovistava fra le macerie.
« Tu cerca questa?»
Credendo chissà perché di trovarsi faccia a faccia con il barista o l’altro Babbano, sveglio e disposto ad aiutarla, Bianca non poté trattenere un urlo quando vide che a parlare era stato un tizio emaciato e tutto graffiato.
Era il Mago Oscuro che Sara aveva Schiantato nel bagno. Evidentemente la potenza dell’incantesimo non era stata così forte da stenderlo per tanto tempo.
Di colpo, prima che le altre e Dario potessero correrle in aiuto, cinque figure vestite di nero si Materializzarono in cerchio attorno a loro.
 
« Ecco qui cinque piccole reclute di Ordine della Fenice. Loro mandano voi così giovani perché impariate a combattere sul campo o siete semplicemente carne da macello?»
Disse uno di loro sogghignando.
« Ordine di cosa?» chiese Dario ad alta voce, cercando conferma negli occhi delle compagne.
Tutte erano piuttosto titubanti.
« Oh, via, non fate i simpaticoni. Risparmiatevi la scenetta.»
Affermò un altro dei sei che li accerchiavano.
Dopo questo breve scambio di battute, i Maghi Oscuri alzarono le bacchette.
D’istinto fecero altrettanto Dario e le ragazze, eccetto Bianca, che respirava affannosamente dalla paura.
« Non ho la bacchetta … ragazzi, non ho la bacchetta» pigolò, stringendosi fra Irene e Valentina.
Samantha gridò: « Siete sei e noi cinque, di cui una disarmata. Propongo combattere per duelli. Uno contro uno … O vi sentite più sicuri tutti insieme, a pararvi il culetto l’un l’atro?!»
Un lampo giallastro la mancò di poco.
« Zitta, mocciosa! Tu non ha diritto di sfidare noi a duello …» continuò a lanciare raggi luminosi ad ogni parola che pronunciava: « Tu … difenditi … da …. Questo … se … ti … riesce!».
Samantha saltò all’indietro come una lepre, ma sentì uno di quelli a cui dava le spalle gridare:
« Crucio!»
« Protego!»
Alice balzò dietro Samantha e le creò un magnifico scudo, su cui la Maledizione Cruciatus rimbalzò sonoramente.
« Grazie!» disse Samantha.
« Di nulla!» rispose Alice, concentrata sui nemici.
« Teniamo Bianca nel mezzo! Stringiamoci attorno a lei! Ragazzi! Bianca è disarmata, stringiamoci attorno a lei!» strillò Samantha in cerca di collaborazione.
Valentina lanciò uno Schiantesimo, ma il suo colpo venne deviato; Irene si dedicò all’evocazione di Scudi insieme ad Alice.
Bianca non poteva fare niente però i suoi compagni cercarono davvero di tenerla al centro del loro cerchio, così da essere un bersaglio meno facile.
Samantha riuscì a Schiantare il tizio con la bacchetta di Bianca, ma nessuna di loro conosceva ancora gli incantesimi di Appello, così non poterono riprenderla.
Ci provò Alice, tentando un « Accio!» ma la bacchetta non si mosse.
Di rimando, un Mago Oscuro colpì Irene con la Maledizione Cruciatus. Lei si divincolò a terra, con urli strazianti.
Dario, allora, con estrema capacità, riuscì a disarmare l’avversario con tanta foga da spedirlo cinque metri più in là e fargli picchiare una bella botta a terra.
Se fino ad allora i Maghi Oscuri si erano trattenuti, da quel momento iniziarono a volare in aria lampi di luce verde.
E non c’era sortilegio che potesse aiutarli, se chi li prendeva era la morte.
 
**
 
« State dietro di me e non vi muovete!»
Joe si difendeva e contrattaccava con grande prodezza: ne erano rimasti sei, giù nel tombino, che avevano cominciato la loro lotta aggressiva, da quando Dara era sparita con il loro prigioniero.
Laura e Sara si rifugiavano all’ombra di Joe: una ancora troppo debole per sostenere la lotta fisica dopo aver passato la giornata in mezzo al gelo, l’altra con la bacchetta pronta, che spediva occasionali Schiantesimi o Bombarde dal suo nascondiglio.
« State buone, maledizione! Non fate esplodere le cose, o qui ci rimaniamo sepolti!»
Strillò Joe, mentre continuava a guardare i suoi avversari che incalzavano.
La luce che vibrava era così verde che sembrava di essere nel sotterraneo di Hogwarts, dai Serpeverde, la cui Sala Comune subiva l’illuminazione filtrata dalle acque opache del Lago.
Joe doveva essere molto bravo o molto fortunato – o tutti e due – per competere con sei Maghi Oscuri ed essere ancora in vita.
Ma ai bulgari non interessava molto che il tombino franasse: iniziarono anche loro a lanciare incantesimi esplosivi e in breve tempo l’aria si riempì di polvere.
Sara e Laura tossivano forte e vedevano la luce dell’aria aperta diventare sempre più opaca.
Joe tentennò quando un mattone lo mancò per pochi centimetri, così non prestò adeguata attenzione alla difesa: un lampo lo colpì in piena faccia e uno schizzo di sangue rosso e caldo dipinse le macerie che continuavano a cadere.
Joe urlò le peggiori maledizioni che aveva in corpo. Si tenne la faccia con una mano, inzuppandosi di sangue corposo che usciva a fiotti, mentre con l’altra continuò a combattere.
Sara gli si fece accanto e senza il suo aiuto di certo sarebbe stato spacciato.
Lanciò Schiantesimi e tutto l’assortimento di Fatture che conoscesse.
Anche Laura tentò di fare la sua parte, perché odiava sentirsi di troppo e voleva contribuire.
Non poté proferire parola, però, dallo stupore , perché una quarta figura le si Materializzò davanti.
Era alta, bella e con boccoli biondi.
Somigliava vagamente a …
In due secondi si guardò intorno e appena vide i volti conosciuti delle due ragazze, poggiò una mano sulle loro spalle e si Smaterializzò.
La stessa identica visione, pochi istanti dopo, l’ebbero anche coloro che si stavano battendo sul marciapiede.
Come un angelo, comparve dal nulla e ordinò, con un tono così imperioso da sembrare strano nelle sue labbra:
« Filles! Darius! Ici
Unanimemente, le ragazze e Dario si voltarono ad osservarla: era Céline, anche se non sembrava affatto Céline.
Volto severo, posa abile e capace, bacchetta sguainata. Respinse ogni colpo indirizzato a loro con incantesimi non verbali.
Capirono che era arrivata per salvarli e portarli via, così mossero una reverente corsa verso di lei.
Valentina era stata colpita di striscio su una spalla e dal giaccone scucito sbucava la spalla bruciacchiata; Samantha aveva le braccia graffiate e sbucciate dalle varie fatture che non erano riuscite a prenderla in pieno petto; Alice aveva gli occhiali rotti e qualche graffio sulle guance; Dario esibiva una piccola bruciatura sopra una tempia; Bianca non aveva troppi danni corporali, visto che erano riusciti a tenerla bene o male sempre al centro e a proteggerla, ma tremava come una foglia al vento.
Corsero dunque in direzione di Céline, e lei stava per Smaterializzarsi, quando una forte esplosione alle sue spalle la fece voltare: vide un uomo che aveva evidentemente provocato lo scoppio e fatto crollare del tutto il tombino.
Aveva metà faccia coperta da sangue orribilmente abbondante, l’espressione furente e la bacchetta sguainata.
La vide, vide Dario e le ragazze e puntò verso di loro.
Céline credette che stesse per lanciare un incantesimo, così alzò la bacchetta.
« No, quello è Joe!» esclamò Valentina.
Céline si distrasse e non schivò l’Anatema che Uccide lanciato da un Mago Oscuro alle sue spalle.
Poi però, i ragazzi sentirono i loro corpi risucchiati verso l’interno.
La pressione si fece così intensa da far fischiare le loro orecchie.
Quando riaprirono gli occhi, tutto era di un intenso color violetto, silenzioso e pacifico.
Céline cadde per terra lentamente, con dolcezza e si accasciò in una posa sgraziata, strana per lei.
  
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