Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Ormhaxan    23/08/2015    10 recensioni
"Voglio Willas, voglio Alto Giardino e i cagnolini e il vascello fluviale, e figli di nome Eddard, Bran e Rickon." [Cit. Sansa, Tempesta di Spade.]
Cosa sarebbe successo se, realizzati i piani dei Tyrell, Sansa avesse sposato l'erede di Alto Giardino?
Una AU! che narra l'incontro tra i due giovani, i primi timori, i demoni che entrambi si portano dentro il proprio animo, la gentilezza ritrovata nei compagni di vita più improbabili, l'amore che sboccia come una rosa selvaggia alla fine dell'Inverno.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Margaery Tyrell, Oberyn Martell, Sansa Stark, Willas Tyrell
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 





Fratello. Aveva sognato un sogno oscuro. Tamburi riecheggiavano nell’aria pregna di sudore e fumo, un grande banchetto nuziale era stato adibito nella sala grande di un castello con due torri gemelle, sale e pane mangiato tra i commensali, vino rosso scorreva copioso da botti di legno.
Un giovane con il volto di lupo indossava una corona di bronzo, al suo fianco una donna con il cuore in lutto dai lunghi capelli ramati; un gigante fece un brindisi, un’orsa ballò insieme al giovane con il volto da lupo, mentre un vecchio rancoroso sedeva ad uno scranno in attesa della sua vendetta.*
I tamburi riecheggiarono più forte, in modo sinistro, e i calici tra le mani dei commensali si trasformarono in pugnali affilati.
L’orsa fu una delle prime a perire sotto lo sguardo compiaciuto del vecchio dal cuore rancoroso e del traditore dal volto scuoiato, seguita dai suoi amici, dal ragazzo dal viso di lupo a cui fu trafitto il cuore.
Madre.
Attorno a loro il vino si era mescolato con il sangue, rosso rubino e scarlatto, e l’allegria aveva ceduto il posto all’orrore e alla disperazione.
La donna dai capelli rossi fu l’ultima a perire, impazzita per il dolore, la sua gola squarciata dal bacio mortale dell’acciaio.


Sansa aprì gli occhi, il suo respiro era pesante e ansioso, la sua fronte imperlata di sudore.
Si portò a sedere, realizzando con sollievo che era stato solo un brutto sogno, e dalla finestra poco lontana percepì i primi raggi del sole: un nuovo giorno stava per iniziare, un giorno che avrebbe passato nella sua nuova dimora, ad Alto Giardino, insieme al suo promesso sposo e alla sua corte.
Era passata una settimana dal suo arrivo, i giorni erano trascorsi pacifici, tra feste e banchetti che Willas aveva organizzato esclusivamente per lei.
Quel nuovo giorno, più di tutti, sarebbe stato più entusiasmante dei precedenti, poiché Willas l’avrebbe portata a cavalcare insieme a lui per i boschi adiacenti al castello e che si estendevano verso nord, verso la Strada delle Rose; insieme a loro ci sarebbero stati altri lord minori, alcuni lontani cugini di Willas, e i suoi adorati segugi.
Aveva visitato due giorni prima i canili in cui venivano tenuti i cani, rimanendo piacevolmente affascinata dall’ubbidienza e dall’affetto che essi rivolgevano al maggiore dei fratelli Tyrell, e quando lui le aveva mostrato una delle cagne gravide e prossime al parto, promesso che almeno due dei suoi cuccioli sarebbero stati suoi e suoi soltanto, il viso di Sansa si era illuminato di pura gioia come non le accadeva da tanto tempo.  


“Lady…”
Per quanto il pensiero di avere dei cuccioli tutti per lei da accudire la eccitasse, il ricordo dalla sua meta lupa continuava ad assillarla, non la lasciava mai.
Nessun cucciolo avrebbe sostituito Lady, non importa quanto affettuoso sarebbe stato: la più piccola e mansueta dei sei fratelli era stata una parte di lei e sempre lo sarebbe stata.
“Lady Sansa, siete sveglia! – Elinor Tyrell era entrata di soppiatto nella stanza da letto della giovane, così silenziosa da non far alcun tipo di rumore, destandola dai suoi ricordi mattutini – Emozionata per l’uscita che vi attende?”
“L’emozione mi ha tenuto sveglia quasi tutta la notte, sono impaziente di vedere per la prima volta i boschi dell’Altopiano, cavalcare al fianco di Lord Willas.”
Inizialmente Sansa era rimasta perplessa quando lui le aveva proposto di accompagnarlo nella sua consueta cavalcata settimanale tra i boschi, aveva sempre creduto che la gamba spezzata e il ricordo dell’incidente a cavallo glielo impedissero, e quando lui aveva letto sul suo viso il dubbio ma anche la curiosità aveva sorriso e le aveva spiegato che il suo maestro d’armi, Ser Vortimer Crane, aveva ordinato, a neanche un anno di distanza dal disastroso torneo, al fabbro di costruire una sella adatta alle sue condizioni che gli permettesse di cavalcare.
Quando le aveva raccontato quel curioso aneddoto, Sansa aveva pensato immediatamente a Bran, al suo fratellino spezzato, alla sella che era stata costruita appositamente per lui e che gli aveva permesso, anche se per poco, di riassaporare la sensazione di andare al galoppo con il vento tra i capelli.
“Willas adora la natura, per anni ha studiato ogni pianta che cresce nell’Altopiano, e anche se i nostri paesaggi sono molto diversi da quelli del nord sono certa che Milady finirà con l’innamorarsene.”
“I paesaggi sono splenditi, avete ragione, persino più belli di quelli che ho ammirato dalla Fortezza Rossa, più belli delle alte colline che portano il nome di Aegon e delle sue sorelle, più maestosi della stessa Foresta del Re.”
Elinor sorrise, compiaciuta, e con passo svelto si diresse verso la finestra e aprì le tende, illuminando la stanza.
“Willas vi aspetta alle stalle tra due ore, nel mentre abbiamo tutto il tempo per prepararvi un bagno caldo, acconciarvi i capelli e vestirvi con abiti adeguati alla circostanza.” Concluse prima di battere un paio di volte le mani.
Un istante dopo le servette entrarono nella stanza, portando con loro la colazione, caraffe di acqua calda, sali profumati e tutto il necessario per rendere la giovane Stark una profumata rosa del sud.


La vestirono con una veste dalle tonalità di verde, colore della casa dei Tyrell, un indumento morbido fatto di lino con grandi maniche ad ala e un leggero strascico anteriore che terminava a punta; sotto, con sua perplessità, le avevano messo delle braghe di cuoio bollito, per coprire del tutto le gambe magre e non rischiare che si scorticassero durante la cavalcata, mentre sulle sue spalle era stato drappeggiato un ampio ma non troppo pesante mantello chiuso con nastri fatti passare da asole messe perpendicolare su uno dei due orli e da un fermaglio con il simbolo del meta lupo.
I suoi capelli rossi erano stati lasciati parzialmente sciolti, profumavano di lavanda, e alla luce del sole sembravano risplendere.
Sansa si ammirò allo specchio, facendo quasi fatica a riconoscersi, e sorrise soddisfatta al suo riflesso: Willas l’avrebbe trovata altrettanto bella?
Willas, Willas, Willas.
Il suo nome era diventato così stranamente familiare, i suoi modi erano sempre gentili, le sue parole dal suono melodioso erano capaci di farla arrossire persino.
Eppure, una parte di lei non poteva dimenticare chi lui fosse, chi fosse la sua famiglia, la potente casata dei Tyrell, tantomeno illudersi di aver trovato qualcuno che tenesse davvero a lei e non al suo valore in quanto figlia di Eddard Stark, ostaggio della corona, erede di un regno così ambito come il nord.
Se Robb non avesse avuto figli, allora sarebbe stata lei la legittima erede di Grande Inverno, i figli che avrebbe avuto da Willas avrebbero governato dopo di lei.
Figli di nome Eddard, Bran, Rickon.

“Lady Sansa, è tempo di andare. Lord Willas vi starà certamente attendendo.”
Sansa ruotò la sua figura con un movimento elegante e sinuoso, si sforzò di sorridere, e con le mani poggiate placidamente all’altezza del ventre annuì dicendo: “Sono pronta: fate strada.”



 
**



Willas si era destato dal suo agitato sonno ancor prima dell’alba. La notte non gli era mai stata particolarmente amica, il sonno faticava ad arrivare da quando la gamba era stata spezzata, e neanche la comodità dell’ampio letto imbottito di piume dava sollievo alla sua schiena perennemente dolorante.
Nei primissimi anni Maesto Lomys gli aveva somministrato del Dolcesonno per riuscire a procuragli un sonno senza sogni, ma questo gli aveva provocato forte stordimento e anche emicrania, gli impediva persino di leggere qualche pagina dei suoi amati libri, e alla pozione aveva preferito le poche ore di sonno che i Sette gli concedevano ogni notte.
Così, incapace di riprendere sonno, aveva aperto le finestra della sua stanza, si era seduto al suo scrittoio e presa carta e inchiostro aveva scritto una lettera a Oberyn Martell, la Vipera Rossa, lo stesso uomo che lo aveva disarcionato e che suo padre Mace incolpava per le sue sciagure.
Inizialmente anche lui aveva portato rancore verso quell’uomo più grande di lui, per il guerriero giramondo che Willas non sarebbe mai diventato, ma con il tempo la rabbia aveva ceduto il posto ad una reciproca stima e ad un profondo rispetto.
Willas teneva con lui una piuttosto assidua corrispondenza, entrambi gli uomini erano avidi lettori, e ad unirli c’era la comune passione per i cavalli.
Oberyn, come lui, allevava i migliori cavalli di Dorne e nelle sue lettere dava consigli preziosi al più giovane e condivideva con lui le sue appassionanti avventure.
Inoltre, essendo la Vipera Rossa uno studioso di veleni ed erbe, spesso aveva consigliato a Willas delle erbe curative per alleviare i dolori della gamba e della schiena: più del Dolcesonno, erano state le suddette erbe a dargli sollievo, notti di sonno profondo e un’aria meno malaticcia.

“Credi che le piacerà?” chiese titubante a suo cugino Ray, picchiettando dolcemente il muso della placida giumenta grigia.
Era uno dei migliori esemplari dell’altopiano, non di certo slanciata e veloce come i cavalli di Dorne, ma sicuramente imponente e adatta ad una lady del sud.
“La giovane Stark l’adorerà, stanne pur certo.” Rispose l’altro, sorridendo nel vedere Willas così preoccupato e incerto, lui che era sempre stato serio e deciso in ogni cosa che faceva.
“Voglio renderla felice, Ray, voglio che si senta a casa. – sospirò – So che l’Altopiano non sarà mai Grande Inverno, che non posso cancellare le angherie che ha subito, ma farò quello che posso affinché lei si fidi di me.”
“E perché mai non dovrebbe?”
Willas guardò il cugino con la coda dell’occhio: “Perché siamo Tyrell, perché i Lannister sono nostri alleati; perché lei si sente ancora una prigioniera piuttosto che un’ospite, perché crede che io voglia esclusivamente la sua fortuna, il Nord.”

In lontananza si udì un vociare femminile, tra di esse Willas riconobbe immediatamente il timbro alto e leggermente stridulo di Elinor, e non appena furono in vista si avvicinò, bastone stretto nel suo pugno, con la sua andatura lenta e zoppicante verso di loro.
“Lady Sansa, siete raggiante!” esclamò baciandole la mano che lei gli porse.
“Merito di questa splendida giornata, Willas, e della buona compagnia di vostra cugina e delle mie nuove dame.”
Willas le sorrise e, offerto il braccio, la condusse ai cavalli: “Per voi. – disse indicando la giumenta – Uno dei miei doni di nozze.”
Sansa rimase senza fiato davanti a quella splendida purosangue dal manto grigio chiaro, leggermente più chiaro del meta lupo simbolo degli Stark, come quello della sua Lady; non aveva mai avuto una purosangue, a Grande Inverno era stata troppo piccola per averne una, ma adesso che i suoi sedici anni si avvicinavano e stava per diventare la sposa di Willas ne avrebbe avuto bisogno.
“E splendida… - sussurrò avvicinandosi con cautela all’animale – Non ho mai avuto una giumenta solo per me, mio padre pensava fossi troppo piccola per averne una, sebbene mio fratello Bran cavalcasse di già un palafreno tutto suo.”
“Mi hanno assicurato che l’animale è uno dei più docili e mansueti, adatta per una graziosa dama come voi, che non cercherà di scalciare o ribellarsi. – Willas fece un segno ad uno dei paggi, il quale si avvicinò con una scaletta lignea che pose al fianco della giumenta, offrì il suo aiuto a Sansa per salire – Ve la sentite?”
“Certo!” esclamò lei, afferrando saldamente la mano del ragazzo, salendo piuttosto agilmente in sella e iniziando ad accarezzare il crine della cavalla.
Anche Willas salì sul suo cavallo da guerra, uno stallone dai colori scuri, bloccò la sua gamba alla sella e, scambiato un cenno d’assenso con Sansa, diede di speroni e prese le briglie tra le sue mani racchiuse in guanti di cuoio indirizzò la sua cavalcatura verso l’esterno del castello.


“Il Principe Oberyn presenzierà al nostro matrimonio. – disse mentre si avviavano verso il bosco a nord-est – Ho ricevuto la sua risposta ieri sera tramite un corvo, dalle sue parole mi è sembrato sinceramente felice per me, per noi.”
“Non ho mai incontrato la Vipera Rossa, a dire la verità non ho mai conosciuto nessuno della casa Martell, ma il suo nome e la sua reputazione lo precede.”
Aye, il nome di Oberyn è leggenda, sa essere uno spietato nemico ma anche un prezioso alleato. – ribadì lui – Mio padre gli riserba ancora profondo rancore per ciò che mi è capitato, ma io no: quello che è successo al torneo è stato un tremendo incidente, ma mi ha fatto guadagnare un prezioso amico, scoprire tante passioni che prima mi erano sconosciute.”
“In questo caso sarò più che lieta di conoscere Oberyn Martell, di conoscere un così prezioso amico, e spero che lui mi trovi degna di voi.”
Willas sorrise sghembo: “Vi adorerà, ne sono più che certo. Chi non lo farebbe?”
Sansa abbassò lo sguardo, non riuscì a non arrossire, e appurò con piacere che Garlan non era l’unico “Galante” dei fratelli Tyrell.


 
**



“Spero che Alto Giardino si stia dimostrando una dimora degna di voi. – le disse mentre se ne stavano seduti all’ombra di un grande albero – Voglio che siate felice, Sansa, quindi non abbiate timore di chiedere qualsiasi cosa.”
Il sole splendeva alto in cielo, attorno a loro erano stati disposti dei cibi prelibati, della frutta freschissima e dei dolci squisiti.
Il resto del loro seguito era rimasto lontano, abbastanza da concederli dei momenti esclusivamente loro, non abbastanza per perderli del tutto di vista.
“E’ più di quanto non mi aspettassi. – rispose lei, guardando la giumenta che lui gli aveva donato brucare poco lontano, posando una mano sulla sua – Tra le mura del vostro castello non mi sento una prigioniera, nessuno sussurra alle mie spalle quando cammino per i corridoi, e voi siete gentile con me nonostante tutto.”
“Nonostante tutto?”
Sansa prese un respiro profondo e annuì: “Sono una Stark, sono la figlia di un traditore, sorella di un traditore, nelle mie vene scorre sangue corrotto.”
“Sangue corrotto? – Willas si accigliò – Chi vi ha detto una simile idiozia?”
“Beh, ecco, Maestro Pycelle…”
“Maestro Pycelle è un vecchio stolto, un voltagabbana, un uomo corrotto dai soldi e dal potere che direbbe qualsiasi cosa per compiacere i Lannister! – esclamò furibondo – Voi siete una dolce fanciulla, Sansa, e non è il vostro il sangue corrotto.”
Il cuore di Sansa iniziò a martellare più forte nel petto, i suoi occhi azzurri si velarono di lacrime, lacrime di gioia: “Nessuno mi aveva mai parlato in questo modo.”
Willas le asciugò prontamente una lacrima solitaria che scappò dalle sue lunghe ciglia, accarezzò il suo viso appena arrossato, mentre l’altra mano era ancora sovrastata da quella più piccola e morbida di lei.
“Tra una settimana sarete mia moglie, Sansa, a chiunque proverà a dire una cosa del genere a voce alta sarà tagliata la lingua e data in pasto ai miei cani. – disse guardandola negli occhi – Mi prenderò cura io di voi, vi proteggerò con il mio nome, e farò del mio meglio per rendervi felice.”
“Willas…”
Lui è diverso, diverso da Joffrey, dai Lannister, da qualsiasi altro uomo abbia mai provato interesse verso ti me. E’ dolce, gentile, affabile, nei suoi occhi azzurri non c’è menzogna. Forse posso fidarmi di lui, forse non mi picchierà, non ordinerà alle sue guardie di farmi del male, forse…
Le labbra di Willas furono improvvisamente sulle sue, così inaspettate eppure gradite, morbide e sicure; nessuno l’aveva mai baciata in quel modo, sembrava che con quel bacio volesse cancellare tutto il dolore da lei subito, dirle che tutto sarebbe andato bene. Il suo bacio era il bacio di un uomo fatto e finito, non era quello di un ragazzino, non aveva nulla dei baci umidi e impacciati di Joffrey.
Lui la fece sentire viva, per un istante si sentì quasi amata, ma non ebbe il coraggio di affondare la sua mano tra i folti ricci castano-rossiccio di lui o ricambiare il bacio con la stessa veemenza.

Respirò a fatica quando Willas si staccò da lei, anche lui a corto di fiato, ma non mancò di sorridergli e arrossire ancora una volta come una sciocca ragazzetta.
Era stato così bello, come nelle fiabe che gli aveva tante volte raccontato la Vecchia Nan, come nelle canzoni dei menestrelli.
Non voleva illudersi, non poteva permettere alle sue speranze di prendere il sopravvento, eppure quel momento era stato troppo perfetto per rovinarlo con le paure e i dubbi.
“Spero di non essere stato troppo inopportuno, Sansa, di non…”
“Non lo siete stato! – si affrettò a dirgli – E’ stato perfetto.”
Willas sembrò compiaciuto della sua confessione, sicuramente più sollevato, e con tranquillità staccò un pezzo di torta ripiena ai mirtilli e ne prese un generoso boccone.
“Dovremmo tornare indietro, ci siamo allontanati parecchio questa volta, e vorrei tornare al castello con il sole ancora alto. – disse – Le giornate si stanno accorciando sempre di più, l’autunno è ormai alle porte, e i maestri dicono che l’inverno incomba.”
L’inverno sta arrivando.
Sansa riuscì quasi ad udirle davvero, le parole che suo padre soleva ripetere a tutti i suoi figli, le stesse che erano da sempre il motto degli Stark.

Cavalcarono lentamente lungo la via del ritorno, scambiandosi occhiate furtive e sorrisi sornioni, ripensando a quello che era successo poco prima e chiedendosi se anche il loro seguito avesse assistito di nascosto al bacio rubato.
Se si sforzava, Sansa poteva ancora assaporare il gusto delle labbra di lui sulle sue, il suo gusto di vino fruttato e pane tostato, il suo profumo di erbe aromatiche e pulito.
Che una piccola parte di lei stesse iniziando a provare qualcosa per Willas? Forse…

Arrivati al castello, un paggio l’aiutò a smontare da cavallo, e insieme al suo promesso sposo si diresse verso la sala grande in cui era stata preparata una frugale cena.
Ma non arrivarono mai nella sala grande, né gustarono la cena: Maestro Lomys li raggiunse con passo goffo e aria trafelata non appena misero piede dentro il castello, nella mano tremante stringeva una pergamena che portava il simbolo dei Lannister.
“E’ appena arrivato un corvo da Approdo del Re! – esclamò con voce rauca, porgendo la pergamena al suo signore, guardando con occhi pieni di preoccupazione Sansa – Notizie dal Nord.”
Willas aprì la pergamena e, attentamente, ne lesse il contenuto. Il suo viso diventò sempre più pallido man mano che le lettere si susseguivano e il suo cuore fu improvvisamente pesante e colmo di rabbia e angoscia.
Come avrebbe potuto riferire a Sansa una tale notizia?

“Notizie da mio fratello Robb? – chiese con apprensione – E’ quasi arrivato alle porte della Capitale, sta per sferrare il suo ultimo attacco?”
“Sansa… - Willas non riusciva a trovare la parole – Tuo fratello e tua madre erano alle Torri Gemelle per presenziare alle nozze di tuo zio Edmure Tully con una delle figlie di Lord Frey. Loro… loro hanno spezzato il pane e mangiato sotto il loro tetto, ballato e bevuto, ma era una trappola.”
Come un lampo ritornò alla mente di Sansa il nefasto sogno della notte appena passata: la festa, i tamburi, il ragazzo dal volto di lupo, la donna dai capelli rossi.
Il matrimonio, suo fratello Robb, sua madre: non era stato un semplice sogno.
“Sono morti, non è così, sono stati uccisi alle Torri Gemelle.”
“Mi dispiace così tanto, Sansa.”

Gli occhi azzurri di Sansa persero tutta la loro luce, fissarono vacui un punto indefinito, e il suo corpo sembrò quasi privo di vita: fece qualche passo prima di perdere le forze, prima di sentire le sue ginocchia cedere, essere afferrata tra le braccia instabili di Willas, sentire la sua voce vicina e allo stesso tempo distante miglia e miglia chiamare aiuto.
Infine, com’era già accaduto quando Joffrey si era preso la testa di suo padre davanti al Grande Tempio di Baelor, tutto attorno a lei divenne buio.



 
*



*Il gigante e l'orsa sono rispettivamente il Grande Jon e Dacey Mormont, mentre l'uomo con la faccia scuoiata è ovviamente Roose Bolton.


Angolo Autrice: Salve a tutti! Capitolo più lungo dei precedenti, in cui c'è una svolta a livello umano tra i due protagonisti, oltre che un'ulteriore approccio introspettivo per cercare di descriverli al meglio... Willas specialmente!
Grazie mille a tutti coloro che leggono la storia in silenzio, che hanno deciso di seguirla, e in particolare a chi ha lasciato una recensione! Le vostre opinioni sono molto importanti per me e le apprezzo tantissimo! ;)
Alla prossima,
V.
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Ormhaxan