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Autore: Watashiwa    23/08/2015    1 recensioni
Raccolta sui personaggi di Naruto, a che fare con le loro emozioni più intime o più esplicite, a seconda delle situazioni che si troveranno ad affrontare e a vivere senza riserve.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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Sweet sleep
 
Una ragazza bionda stava sdraiata sul materasso scomodo e spoglio, così come il suo corpo maturo, magrissimo ma comunque prosperoso.
I suoi occhi azzurri osservavano con fare spento ed arrendevole i muri di quella catapecchia dove era stata portata con la forza ormai da diverso tempo, forse settimane: la verità è che Ino aveva quasi perso il conto di quei giorni infernali e così privi di luce.
Nel suo cuore sapeva che gli uomini della sua vita si sarebbero messi alla sua ricerca fin dalla prima ora di smarrimento ma la sua mente, ormai debole e non più elastica, non vedeva altro che disperazione e distruzione nel suo futuro.
Aveva dato così importanza alla bellezza perché era un modo per sentirsi a proprio agio con la sua personalità femminile ed estroversa, con malizia e a volte esagerando, volendo quasi spontaneamente primeggiare sulle altre per questo.
C’erano uomini e donne che la guardavano con ammirazione e come un modello da seguire ma essenzialmente come una persona, anche grazie al suo carattere che la rendeva una personalità grintosa.
Ma non tutti quanti erano disposti a vederla in quel modo.
C’era anche chi vedeva le donne come un oggetto, un trofeo da consumare e da esibire tramite stupide e vuote chiacchierate e vantarsi ossessivamente con chiunque condividesse quella visione.
Erano proprio così gli uomini che l’avevano rapita durante un’escursione in solitaria, approfittando di un suo piccolo momento di distrazione.
L’avevano portata in un luogo veramente oscuro e in mezzo al niente, in una foresta dove si sentivano continuamente solo gridi di animali vari e che stavano alla larga da quella casetta di legno così priva di modernità e fascino, un ambiente che Ino non avrebbe mai potuto sopportare.
Veniva nutrita ogni tanto con pane ed acqua che i suoi aguzzini le donavano per farla tacere e per tre quarti del tempo era semplicemente la molla del dolore, del piacere e dello spasmo più assurdo e violento, senza alcun tipo di interruzione, in tre, quattro, sempre di più.
Il suo corpo, una volta fonte d’orgoglio e perfetto agli occhi altrui, era ora denutrito, stanco, pieno di sangue e lividi, senza alcun tipo di slancio e forza per alzarsi da quella superficie così distrutta e da gettare e da rinvigorire al più presto, come il suo animo.
Ino voleva credere fino all’ultimo che qualcuno sarebbe venuto a salvarla e a fare in modo che il suo cuore si riprendesse lentamente da tutta quella violenza procellosa, conservava una piccola scintilla che richiamava forte al suo insegnante, ai suoi due migliori amici e alla sua rivale più leale e sincera, un tempo la sua amica più vicina.
Credeva che almeno loro, che avevano ricercato a lungo e pazientemente l’essenza del suo animo, si adoperassero per cercare attentamente e scoprire il luogo maledetto, anche meglio della polizia.
Aveva così tanto pensato a loro, mentre quei mostri chiudevano la porta a chiave e la lasciavano sola, legata e imbavagliata in quel materasso.
Si maledisse per aver parlato sempre di cose tanto sciocche e non essersi goduta tutti quei momenti passati insieme a loro e si morse il labbro inferiore, spaccato dai grandi ceffoni che riceveva durante quegli atti carnali continui.
Stava trattenendo le ultime lacrime che poteva versare senza sentire parole offensive e fuori luogo, oscene per il suo modo di essere.
Sentì la porta sbattere ed un tonfo secco, poi nient’altro.
La piccola fiamma che proteggeva la sua fede, dato che la sua forza e la furbizia non potevano salvarla più, era stata riposta bene fino all’ultimo.
Vide una luce diversa, quando la porta di quell’inferno senza finestre cadde inesorabilmente nel pavimento polveroso.
Poi cadde in un sonno diverso, inedito, quasi dolce.
Nonostante la forza e la volontà del Fuoco l’avevano resa una donna poderosa con il tempo, non ce l'aveva fatta.
Era l’ultimo, quello del sollievo.
Un sollievo che la vita, beffarda come poche, le aveva concesso troppo tardi.

 
[652 parole]
 
 
Note autore
Ascoltare "My heart is broken" degli Evanescence, unito a qualche concetto di speranza e di anima, mi ha permesso di scrivere questa storia su Ino.
Purtroppo lo stupro è una realtà vicina e molto legata alle ragazze belle, quelle che vengono viste da alcune menti malate, come oggetti sessuali e da collezioni per le loro idiozie.
Non è una storia contro Ino, non voglio che passi questo: semplicemente, leggendo e capendo un po' come si sentono le donne oppresse e impossibilitate a salvarsi (perché le donne indipendenti sono quelle di questo presente) e considerando la casa dove è prigioniera senza luci e finestre, ho provato a capire come una mente sia soggetta a sentire perdere la speranza e ad essere parte dell'ambiente.
A volte la vita non è così solare e bella come viene dipinta, a volte non ce la si fa.
Un'ultima cosa: dato che nella prima storia ho parlato di "sesso" dato alle persone sbagliate e per le quali non si prova amore e nella seconda ho parlato di uccisione, voglio sapere (tramite recensione) se sia il caso o di cambiare rating alla raccolta o di inserire solo l'avvertimento di contenuti delicati.
Se vi va, scrivetemi cosa vi ha suscitato la storia in sè, mi farebbe molto piacere.
Grazie, un abbraccio!
   
 
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