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Autore: Fjorleif    23/08/2015    13 recensioni
STORIA INTERATTIVA// posti ancora disponibili //. I fatti sono ambientati durante la guerra dell'Anello e la trama investe talvolta le vicende di personaggi minori, pur mantenendo i punti salienti della storia.
Dal primo capitolo:
Che cosa rimaneva della pace che un tempo regnava in quelle terre verdeggianti e altere? Che cosa della superba magnificenza delle sconfinate praterie e delle immense distese d'erba?
Eppure Éomer ricordava un tempo non troppo remoto in cui qualsiasi Eorlingas poteva attraversare in sicurezza le terre del Mark, senza avvertire la minaccia degli Uruk proveniente da Ovest, o la presenza inquietante del Male che cresceva ad Est.
Dal quarto capitolo:
Ma ciò che più sarebbe mancato al suo cuore sarebbe stato il mare, instancabile moto delle sue passioni e infallibile rimedio per ogni male che affliggeva il suo animo. Dove avrebbe trovato la forza di prendere importanti decisioni e a chi avrebbe confidato ogni sua preoccupazione? Per tutta la vita si era rivolta ai profondi flutti blu ponendo loro i suoi interrogativi e ogni volta aveva ricevuto una risposta, sussurrata dal fragore delle onde, sagge consigliere e complici amiche.
-Namaarie.- Disse in un sussurro. -Il mio cuore dormirà finché non ti rivedrà ancora.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Legolas, Lothirìel
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Questa fiction vuole essere un esperimento "interattivo" per coinvolgere più possibile tutti quegli ammiratori dell'Universo di Tolkien che vorrebbero vedere sè stessi o un proprio personaggio inserito nella Terra di Mezzo e che interagisce con i personaggi presenti. Da lettrice, mi è sempre capitato di volermi immergere nel mondo di cui stavo leggendo e che mi appassionava e penso che ciascuno di noi debba avere la possibilità di far parte di ciò che gli piace. Per maggiori informazioni, dare un'occhiata all'introduzione nel capitolo I.

PREMESSA:
 Come sempre, c'è una premessa (Che stufona, direte voi!). Stavolta vorrei davvero ringraziare tutti voi, che avete deciso di continuare a seguire la mia fiction e anche chi si è avvicinato per la prima volta: benvenuti! Per questo motivo, ho deciso di citare tutti voi, miei cari sostenitori, e di ringraziarvi dal profondo del mio cuore.
Cominciamo da chi ha messo la storia fra i preferiti: jeeJEE, JulieKarbon e Valerie. WOW! Ragazze, mi commuovete! Grazie davvero, siete fantastiche!
Passiamo poi a chi l'ha messa fra le seguite: 9Pepe4, una new entry, felicissima che tu sia salita sul magico treno di Arda insieme a me; evelyn80, momentaneamente sparita, ma la pattuglia speciale di Gondor confida nel suo imminente ritrovamento; JulieKarbon, lo so che Tolkien non è il tuo preferito, ma apprezzo il fatto che tu segua con assiduità la mia storia; LautnerSmile_HarryDimples, che conosco poco, ma sono felicissima che apprezzi la mia fiction; Laylath, purtroppo un'altra desaparecida, speriamo che ritorni presto; leila91, ho per caso sentito il fischio di un cavaliere di Rohan? Siria_Ilias e il suo splendido Talyon: a proposito, è in mio ostaggio! Valerie, il mio giudice preferito; E xingchan che non mi ha ancora affibiato alcun personaggio, ma spero vivamente che lo faccia presto!
And last, but not least...-rullo di tamburi- I RECENSORI! Che, devo ammetterlo, sono i miei preferiti, perchè mi piace conoscervi dalle vostre parole, sentire i vostri pensieri e immaginarvi mentre picchiettate sulla tastiera per scrivermi un commento! Molti di voi sono già stati citati nelle categorie precedenti, quindi mi riferisco a quelli di cui non ho ancora fatto menzione, ovvero: Eredel, ultima commentatrice che mi ha sorpresa con un personaggio davvero originale; sweetsirius, che ha addirittura segnalato la mia storia tra quelle scelte; Thranduil_heat, che ha fatto una fugace ma graditissima comparsa fra le recensioni al primo capitolo; e Thiliol, esperta del Silmarillion; 
Sarò ripetitiva, ma a tutti voi va un grazie immenso. Continuate a seguirmi e consigliarmi: io aspetto con ansia i vostri pareri!
Ed ora, FINALMENTE, vi lascio al capitolo.
Come avrete potuto intuire, qui parlo ancora di Lothiriel. Ah, le parti in elfico sono in corsivo e la traduzione la trovate in fondo, dopo la fine del capitolo, prima dell'angolo autrice.



4. Addio al Mare




Già dalle prime ore del mattino, la confusione aveva regnato sovrana fra le candide mura del palazzo di Dol Amroth. Miriadi di servitori, dame di compagnia e guardie si affrettavano di stanza in stanza chiamando a gran voce il nome di Lothíriel. Quello che non sapevano era che la fanciulla aveva abbandonato la casa natia di sua spontanea volontà, pur di sfuggire all'inalterabile volere di suo zio Denethor, che attualmente era la figura predominante nei regni degli uomini.
Imrahil era in preda al più buio sconforto e percorreva gli ampi corridoi senza darsi pace: mai gli erano sembrati tanto profondi e desolati, mai tanto silenziosi. Già gli mancava la voce squillante della figlia, che da ben vent'anni rallegrava le sue giornate scaldandogli il cuore. La sua adorata sposa era dipartita prematuramente, lasciando un vuoto incolmabile nel suo animo, affievolito soltanto dall'amore che provava per i figli. Ora questa placida serenità veniva meno. Lothíriel era scomparsa, apparentemente nel cuore della notte, e lui non poteva fare nulla per ovviare all'incresciosa situazione.
Si arrestò di fronte a un'enorme vetrata e stette a fissare il panorama per qualche istante. Fuori spirava il vento e il mare era agitato, come se riflettesse l'inquietudine annidata nel petto del principe. Non aveva idea di cosa potesse essere successo alla sua preziosissima bambina.
-Ciò che è accaduto è terribile.- La voce gentile di Faramir giunse benevola alle sue orecchie.
Si voltò lentamente, osservando il nipote con aria stanca e pensierosa. Non proferì parola, limitandosi ad annuire con un mesto cenno del capo.
-Ma non disperate, zio.- Riprese l'altro. -Il mio saggio padre ha già dato ordine di spargere la notizia e varie truppe si sono già messe in marcia nel tentativo di ritrovarla.-
Ancora una volta Imrahil stette in silenzio. Conosceva il buon cuore del giovane uomo ed era certo delle sue intenzioni sincere, ma non poteva fare a meno di ritenere gli uomini di Gondhor in qualche modo responsabili di quanto era accaduto. Vide l'espressione mutare sul volto del suo interlocutore, evidentemente aveva intuito i suoi pensieri e ne era desolato.
-Sono grato del vostro aiuto.- Si precipitò ad affermare il saggio principe di Dol Amroth. -Ma sono molto in pena per la mia unica figlia femmina e per ciò che può esserle successo.-
-Capisco molto bene.- Rispose Faramir con un impercettibile cenno del capo. -Sapete bene quanto io e mio fratello amiamo Lothíriel. Faremo qualsiasi cosa per ritrovarla.- E, detto ciò, si congedò con un piccolo inchino.


Era ormai mezzogiorno e il sole splendeva alto nel cielo. Lothíriel aveva abbandonato Dol Amroth già da diverse ore e attualmente si trovava ad Edhellond, il porto elfico situato a nord della sua terra natia, laddove i fiumi Mothond e Ringlò si congiungevano prima di tuffarsi nel mare. Esso era stato fondato a cavallo tra la Prima e la Seconda Era dagli Elfi Sindarin in fuga dal Beleriand, prima che quest'ultimo venisse distrutto nel corso della Guerra d'Ira, che aveva visto i Valar schierarsi contro Melkor, meglio conosciuto con il nome di Morgoth.
Edhellond fu anche il luogo che vide consumarsi la tragedia dell'infelice amore dell'allora Signore di Lórien, Amroth, per Nimrodel, sua consorte. Egli, infatti, a seguito del risveglio del Flagello di Durin da parte dei nani, si convinse dell'ineluttabilità del Male, che ormai aveva assoggettato la Terra di Mezzo, e decise di abbandonarla per sempre, dirigendosi verso le Terre Immortali.
Ma il Fato fu avverso ai due amanti, poiché Nimrodel smarrì la strada lungo le pendici degli Ered Nimrais, i Monti Bianchi. A lungo Amroth attese il suo arrivo, scrutando con apprensione l'orizzonte, nella speranza che la sua regina giungesse. Ma ogni sua aspettativa fu vana e, infine, la nave salpò lasciando il porto e attraversando il mare in tempesta. 
Fu proprio allora che al sovrano Sindarin parve di scorgere la figura della sua amata tra la foschia e le onde biancheggianti. Accecato dall'amore e dal desiderio di riabbracciare quella che credeva essere Nimrodel, si tuffò tra i flutti gorgoglianti, che lo accolsero in un abbraccio eterno, decretando così la sua fine.
Da lui prese il nome la mistica patria di Lothíriel, terra antica e leggendaria, dove il mare, indiscusso signore della lontana penisola e testimone di epici eventi del passato, narrava ancora di Amroth e del suo sconforto per la perdita della splendida dama elfica. 
Ma il triste nome, memoria dell'infelice vicenda, non fu l'unica traccia che gli elfi lasciarono nella Cittadella Azzurra. Era noto, infatti, come i suoi regnanti traessero le proprie origini dall'unione di un Dunedain, Imrazor, con una fanciulla elfica, Mithrellas, che altri non era se non una compagna di Nimrodel.
Anche in Lothíriel, dunque, scorreva sangue elfico e ciò era evidente se si osservavano con attenzione i suoi tratti delicati, la sua pelle candida, resa leggermente dorata dal tocco del sole, e la lucentezza del suo volto.
Fissò le acque limpide e calme; l'astro di luce si rifletteva nel movimento lento e ondulatorio delle onde che pacifiche si protendevano sino alla riva emettendo un fragore ovattato, che sapeva di casa.
Con ogni più rosea probabilità, avrebbe impiegato non meno di tre giorni per attraversare i Monti Bianchi e poi, da lì, si sarebbe diretta a Nord, pur non conoscendo ancora con precisione la meta ultima del suo vagare.
Si sedette all'ombra di un faggio, riflettendo sul da farsi. Mai si era spinta così in là, neppure durante le sue gite a cavallo. Nel corso degli anni aveva a malapena oltrepassato il confine della sua penisola, godendo del magnifico panorama verdeggiante offerto dai campi fioriti che si trovavano alla periferia di Dol Amroth.
Il vento accarezzò leggermente i suoi lunghi capelli dai riflessi dorati, facendoli ondeggiare come drappi di seta preziosa. Il tepore della primavera baciò le sue candide membra e, per un istante, fece svanire la paura che si celava nel suo cuore.
-Aaye, mae govannen.1- Una voce eterea, cantilenante fece voltare di scatto la giovane Lothíriel che, sovrappensiero, rispose nello stesso idioma usato per porre il saluto, studiato dai principi di Dol Amroth per mantenere in vita l'antica tradizione elfica.
-Amin sinta lle?2- Domandò con naturalezza.
L'essere di luce la fissò sbigottito, colpito dal fatto che la dama parlasse fluentemente la sua lingua.
-In principio vi avevo scambiata per un'appartenente alla mia razza, ma ora mi accorgo che non lo siete. Come fate, allora, a conoscere il Sindarin?-
La principessa lo fissò in volto, incerta sull'agire: se gli avesse rivelato la sua identità, si sarebbe smascherata; al contrario, se si fosse finta un'altra, non avrebbe potuto spiegare la conoscenza della lingua elfica.
-Temo di non potervi svelare i miei segreti- Disse infine flebilmente, quasi dispiaciuta per questa scortesia che riservava al suo nobile interlocutore.
-É giunta voce alle mie orecchie di una principessa sparita da Dol Amroth...-
Gli occhi di Lothíriel si spalancarono, iniettati di puro terrore. Le pareva impossibile che il suo vano tentativo di fuga fosse già crollato miseramente. E la sua reazione non passò certo inosservata allo sguardo attento di Talyon, figlio di Talaric, antico elfo originario di Bosco Verde.
-Se così fosse, e se a qualcuno capitasse di incontrarla, immagino che dovrebbe immediatamente riferirlo al principe Imrahil- Proseguì.
-Non lo fate, ve ne prego!- Proruppe la fanciulla, sollevandosi con impeto. Gli occhi perlati, resi più chiari dal bagliore mattutino che, filtrando attraverso le foglie, li colpiva direttamente, fissarono imploranti l'interlocutore il quale, con espressione indecifrabile, la scrutò di rimando.
Si avvicinò ulteriormente, prendendo le mani nivee dello sconosciuto fra le sue. Le sentì fresche al tatto, morbide e confortevoli. Il volto di lui emanava  una pacifica serenità e le iridi chiare, colme di una saggezza ancestrale, parevano placidamente imperturbabili, caratteristica questa che colpì profondamente Lothíriel. Quella creatura doveva aver visto molti inverni e soltanto più tardi la giovane avrebbe scoperto che egli aveva superato i tremila anni.
Nel silenzio che aleggiò per qualche istante, la dama lo osservò colma di meraviglia, colpita da una sorta di timore reverenziale. Aveva spesso sentito parlare degli elfi dal suo precettore, ma avere la possibilità di mirarne uno dal vivo la riempì di un'emozione travolgente.
Talyon era alto di statura, alto e bellissimo, di uno splendore etereo, tipico della sua razza. I capelli erano, invece, insolitamente corti, non portati alla maniera degli Eldar. Ma ciò che più colpì la dama di Dol Amroth furono i suoi occhi, grigi come la tempesta, ma lucenti come se uno spiraglio di luce avesse fatto irruzione tra le nubi delle iridi chiare. Gli attimi in cui lo fissò in silenzio parvero interminabili, finché, all'improvviso, l'elfo ruppe il suo tacere e schiuse le labbra facendone uscire una voce dolce e melliflua, calda come il tocco del sole in primavera e confortante come la carezza di una persona vicina.
-Leggo timore nei vostri occhi, principessa.- Sussurrò. -Ma scorgo anche coraggio e il mio cuore mi dice che vi è un motivo più che valido se avete deciso di abbandonare la vostra dimora sicura in tempi bui come questi.-
-É così.- Ammise lei chinando, per un attimo, lo sguardo.
-Sono Talyon, figlio di Talaric, e risiedo a Gran Burrone, elfico baluardo retto dalla saggia guida di re Elrond. E proprio il mio sovrano mi ha mandato in questi lidi, così lontani dalla mia dimora e dal mio cuore.- Si interruppe per qualche istante, riprendendo fiato. -Non vi conosco, Lothíriel, figlia del mare, ma intimamente so che il vostro futuro è colmo di luce. Vi aiuterò, finché mi sarà concesso, a superare quegli ostacoli che ora vi sembrano insormontabili.-
Sempre più stupefatta, ma rassicurata dalle parole della splendida creatura in piedi dinnanzi a lei, la fanciulla si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. Immediatamente un radioso sorriso si dipinse sul suo volto, cancellandone gli affanni e rendendolo meraviglioso.
-Ve ne sono immensamente grata. Hantanyel.3-
Anche le labbra dell'elfo si incresparono dolcemente a quelle parole e il suo capo si chinò in un impercettibile inchino.
-Dove siete diretta, Lothíriel?- Domandò poi.
-A Nord, oltre i Monti Bianchi. Più lontana possibile da Gondor.- Fu la risposta.
-E sapete come arrivarci?-
La giovane scosse il capo.
-Passeremo da Ethring, città nella valle del Ringlò e unico punto di transito del fiume. Attraverso essa passa la via che collega Pelargir alla valle del Morthond. Da lì, proseguiremo verso Calembel, capitale della provincia di Lamedon, e ancora più a nord fino ad Erech, la collina che prende nome dalla roccia che Isildur pose sulla sua sommità. Dovete sapere che essa è un frammento dell'ormai perduta  Númenor e fu su tale roccia che il Re della Montagna giurò alleanza al signore di Gondor, tradendo infine la sua fiducia.-
Lothíriel era sbalordita dall'immensa conoscenza del compagno. Molti dei nomi da lui citati le erano del tutto sconosciuti e di alcuni aveva a malapena udito qualche aneddoto; eppure lui li menzionava con una tale naturalezza che aveva dell'incredibile.
-E in seguito dove ci dirigeremo?- Domandò incuriosita.
-Imboccheremo la via dei Monti Bianchi, precisamente nella valle del Clivovalle, fiancheggiando le tre vette che dominano la zona: il Dwimorberg, o Monte Invasato, lo Starkhorn e l'Irensaga. Una volta superata la catena montuosa, ci ritroveremo nel regno di Rohan, dove le nostre strade, infine, si separeranno.-
Rohan. La bella dama si ritrovò a fantasticare sulle praterie verdeggianti e le sconfinate distese di pascoli incontaminati che mai aveva veduto, ma di cui aveva letto sui pesanti tomi della biblioteca di palazzo. Spesso aveva sentito parlare del Reame dei Cavalli e dei suoi signori forti e fieri e spesso aveva immaginato di correre a perdifiato in quell'oceano d'erba, dove il verde dei prati si estendeva sino a perdita d'occhio. Ed ora, finalmente, stava per giungervi; anche lei avrebbe potuto ammirare l'incorrotta bellezza della natura selvaggia e la maestosità del Palazzo d'Oro, dimora di Eorl e di tutti i suoi discendenti.
Col cuore ancora gonfio d'eccitazione, si voltò verso il mare. Non sapeva quando avrebbe potuto rivederlo dopo di allora, né se questo privilegio le sarebbe mai stato concesso. Improvvisamente sentì un vuoto aprirsi nel petto, come la terra che viene a mancare sotto i piedi, e lentamente lo avvertì espandersi fino ad impossessarsi interamente di lei.
Gettò un fuggevole sguardo alla lontana penisola nella quale riconobbe la sua terra, la sua casa. Sapeva che doveva andarsene, sparire per un po', ed era ben decisa a farlo, ma ora che il momento era giunto ogni certezza parve sciogliersi come neve al sole. Gli occhi, ormai velati di lacrime, indugiarono per qualche istante sul bianco palazzo a picco sul mare, che si scorgeva in lontananza. Chissà se avrebbe mai più rivisto i lunghi capelli di Elphir ondeggiare alla brezza marina, facendo palpitare i cuori delle dame di corte, o le prodezze di Erchirion a cavallo, mentre gareggiava coi compagni d'arme. E chissà se avrebbe mai più udito il dolce suono della voce di Amrothos o provato il caldo abbraccio delle nobili braccia di suo padre Imrahil.
Ma ciò che più sarebbe mancato al suo cuore sarebbe stato il mare, instancabile moto delle sue passioni e infallibile rimedio per ogni male che affliggeva il suo animo. Dove avrebbe trovato la forza di prendere importanti decisioni e a chi avrebbe confidato ogni sua preoccupazione? Per tutta la vita si era rivolta ai profondi flutti blu ponendo loro i suoi interrogativi e ogni volta aveva ricevuto una risposta, sussurrata dal fragore delle onde, sagge consigliere e complici amiche.
Ora tutto questo veniva a mancare e Lothíriel, in cuor suo, sapeva che avrebbe dovuto trovare la forza del mare dentro di sé, nella parte più recondita del suo spirito, celata nell'angolo più remoto della sua coscienza, parte indissolubile del suo essere.
-É tempo di partire.- La voce di Talyon risuonò nell'aria, sino alle orecchie della fanciulla. -Faresti meglio a lasciare il destriero che ti ha condotta fin qui.-
Con un nodo alla gola e un pesante fardello ad opprimerle il petto, la ormai esule principessa di Dol Amroth emise un sospiro. I capelli mossi dall'aria fresca, profumata di sale, le sfiorarono le guance rigate da calde lacrime.
-Namaarie.4- Disse in un sussurro. -Il mio cuore dormirà finché non ti rivedrà ancora.-

1 In lingua elfica “Salute, ben trovato/a”
2 In lingua elfica “Ci conosciamo?”
3 In lingua elfica “Grazie”
4 In lingua elfica “Addio” o “Arrivederci”





Angolo Autrice: Benritrovati in fondo al capitolo, se ci siete arrivati! Se lo avete fatto, complimenti: ora potete sorbirvi il mio noiosissimo polpettone finale. Scheeerzo! 
Dunque, volevo solo dirvi che il magnifico Talyon, che trasuda ficaggine da tutti i pori, è il personaggio di Siria_Ilias
.
Spero che, dopo aver letto il capitolo, troviate un attimino di tempo per lasciarmi le vostre impressioni. Grazie di cuore, siete la mia forza! <3
   
 
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