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Autore: Fjorleif    28/08/2015    13 recensioni
STORIA INTERATTIVA// posti ancora disponibili //. I fatti sono ambientati durante la guerra dell'Anello e la trama investe talvolta le vicende di personaggi minori, pur mantenendo i punti salienti della storia.
Dal primo capitolo:
Che cosa rimaneva della pace che un tempo regnava in quelle terre verdeggianti e altere? Che cosa della superba magnificenza delle sconfinate praterie e delle immense distese d'erba?
Eppure Éomer ricordava un tempo non troppo remoto in cui qualsiasi Eorlingas poteva attraversare in sicurezza le terre del Mark, senza avvertire la minaccia degli Uruk proveniente da Ovest, o la presenza inquietante del Male che cresceva ad Est.
Dal quarto capitolo:
Ma ciò che più sarebbe mancato al suo cuore sarebbe stato il mare, instancabile moto delle sue passioni e infallibile rimedio per ogni male che affliggeva il suo animo. Dove avrebbe trovato la forza di prendere importanti decisioni e a chi avrebbe confidato ogni sua preoccupazione? Per tutta la vita si era rivolta ai profondi flutti blu ponendo loro i suoi interrogativi e ogni volta aveva ricevuto una risposta, sussurrata dal fragore delle onde, sagge consigliere e complici amiche.
-Namaarie.- Disse in un sussurro. -Il mio cuore dormirà finché non ti rivedrà ancora.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Legolas, Lothirìel
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Questa fiction vuole essere un esperimento "interattivo" per coinvolgere più possibile tutti quegli ammiratori dell'Universo di Tolkien che vorrebbero vedere sè stessi o un proprio personaggio inserito nella Terra di Mezzo e che interagisce con i personaggi presenti. Da lettrice, mi è sempre capitato di volermi immergere nel mondo di cui stavo leggendo e che mi appassionava e penso che ciascuno di noi debba avere la possibilità di far parte di ciò che gli piace. Per maggiori informazioni, dare un'occhiata all'introduzione nel capitolo I.


Buongiorno a tutti voi! Prima di cominciare, vorrei davvero ringraziarvi per la costanza che avete nel seguirmi e per il numero di recensioni e apprezzamenti che mi avete lasciato! Sono davvero felice e orgogliosa del vostro sostegno e non esagero dicendo che non potrei assolutamente farne a meno! Volevo, inoltre, avvisarvi che è probabile che il sesto capitolo tarderà ad arrivare: domani partirò per la Cina, dove mi tratterrò fino a Natale per studio. Da lì spero di aver modo di aggiornare, ma i primi giorni saranno di "assestamento" e non avrò molto tempo per scrivere. Quindi vi saluto con questo capitolo, che non mi convince del tutto, ma spero che piaccia a voi! A presto, Fjorleif!



5.La Città Bianca



-I Signori di Gondor stanno tornando.- Una voce profonda, ma al tempo stesso gentile giunse alle orecchie di Alysella, facendola sobbalzare. La donna staccò lo sguardo dall'ampia vetrata che dava sul vasto spiazzo di candido marmo che ospitava Nimloth, l'albero bianco di Númenor, e lo posò sull'uomo appena giunto alle sue spalle. Era alto e bruno, dai lineamenti nobili e fieri. Gli occhi chiari brillavano come due giade preziose, contrastando con la pelle olivastra, tipica delle genti che vivevano a Sud di Gondor.
Era entrato senza bussare, conosceva bene il palazzo, benché di lì a poco avrebbe scoperto di doverlo lasciare.
-Vi ringrazio, Eärnil.- Fu la sola risposta. La cortigiana non amava parlare, se non con chi godesse della sua fiducia e del suo amore, ed era estremamente tranquilla nell'agire e pacata nei modi. Il suo volto era disteso e rilassato, ancora attraente nonostante avesse da poco superato i sessant'anni. Sebbene il viso fosse solcato da poche rughe sottili, nel complesso emanava un alone di saggezza, specchio di una pace interiore faticosamente conquistata col passare del tempo.
I bruni capelli severamente raccolti erano striati di fili d'argento delicati come le onde del mare piatto, quando il vento non soffia da Ovest; quel mare che aveva lasciato a malincuore molti anni prima al seguito della sua signora, dama Finduilas di Dol Amroth.
Da allora era sempre rimasta al suo fianco e, anche dopo la prematura scomparsa di lei, aveva deciso di trattenersi a Minas Tirith per badare al timido Faramir, ancora un bimbo all'epoca, e mantenere fede alla parola data alla sua signora.
Di certo non poteva dire che il mare non le mancasse, e quando aveva saputo della visita di sire Denethor a Dol Amroth, per un istante il suo cuore aveva sussultato. Molti ricordi si erano affollati nella sua mente, portando a galla memorie felici, ma anche amarezza.
In un attimo si era ritrovata catapultata nel passato, quando parecchi anni prima aveva scorto per la prima volta le bianche torri di Minas Tirith e aveva guardato con stupore e meraviglia, ma anche con un certo timore, a quella maestosa città, memore di un passato nobile e glorioso, ormai lontano e dimenticato dai più.
Da lunghe generazioni, infatti, gli eredi di Elendil non regnavano più sulla Terra di Mezzo, venendo meno, in questo modo, al giuramento fatto dal loro avo:

“Dal Grande Mare sino alla Terra di Mezzo sono giunto. In questo luogo dimorerò e così i miei eredi, fino alla fine del Mondo”

Queste parole, impresse per sempre nel cuore palpitante della città, indelebili dal momento stesso in cui furono pronunciate, avevano fatto sì che l'Albero Bianco avesse cessato di fiorire, nell'attesa che il legittimo erede al trono tornasse a reclamare ciò che gli apparteneva di diritto.
Alysella fu riscossa dai suoi pensieri soltanto quando udì la porta chiudersi e i passi di Eärnil farsi lontani. Si avvicinò allo specchio, fissando la sua immagine riflessa e riordinandosi nervosamente i capelli. Osservò una seconda volta la sagoma di fronte a sé che la guardava di rimando, stavolta con più attenzione; si rassettò la lunga gonna color della notte e sistemò velocemente il velo che portava sulle spalle facendolo scivolare morbidamente sugli avambracci.
Era felice all'idea che i suoi pupilli, finalmente, fossero tornati: li amava entrambi, ma sin dalla giovinezza era stata maggiormente legata a Faramir, poiché il suo carattere docile e il suo animo gentile l'avevano da sempre messo in seconda luce agli occhi del padre.
-Prenditi cura di lui- L'aveva supplicata Finduilas prima di esalare l'ultimo respiro. -Proteggilo dalla sua timidezza e proteggi Boromir dal troppo amore del mio sposo: avrà sempre grandi aspettative su di lui e il peso delle aspettative può schiacciare anche l'uomo più forte.-
Era saggia la sua signora, saggia e bella. Era stata molto amata in vita e fu molto compianta in morte. Il suo spirito gentile aveva conquistato l'incorruttibile Denethor, facendo breccia persino nel suo cuore duro come il marmo dei freddi ed eterni colonnati bianchi che correvano tutto intorno alla Piazza della Fontana. 
Dopo un'ultima occhiata esaminatrice, la dama raccolse un libro dalla specchiera e lasciò la stanza.
Si diresse a passo spedito verso la biblioteca di palazzo: sapeva che i signori di Gondor avrebbero impiegato del tempo ad attraversare i sette cancelli che portavano all'ultimo livello della città.
Superò con agilità la sala del trono, scese in fretta i gradini che conducevano all'esterno ed imboccò il vicolo che portava direttamente all'edificio che ospitava i volumi più antichi e preziosi di tutta la Terra di Mezzo.
In breve si ritrovo all'interno: tutto intorno a lei era buio e trasudava memorie di un sapere antico e arcano. Si avvicinò ad un'ampia scaffalatura, dove una giovane donna era seduta e stava sfogliando un pesantissimo tomo alla luce fioca di una candela.
-Buongiorno Marian.- Esclamò Alysella.
Quella alzò lo sguardo assorto e, con un sorriso dipinto in volto, rispose al saluto con un cenno del capo.
-Buongiorno a voi, mia cara. Il libro è stato di vostro gradimento?-
-Andiamo, non serve essere sempre così formali.- la rimproverò la donna. -O ti comporti così anche con Boromir?- Posò il libro di antiche leggende attendendo una reazione da parte della fanciulla, reazione che non tardò a giungere.
Le gote di Marian si infiammarono all'istante, tingendosi di un rosso scarlatto, e gli occhi languidi presero a sbattere violentemente.
-Non scherzate, Alysella.- Sussurrò a un fil di voce.
La balia soffocò una fioca risata. Sapeva bene quanto il primogenito del sovrintendente fosse attratto dalla giovane responsabile della biblioteca ed era più che certa che il sentimento fosse ricambiato.
La prima volta che Boromir le aveva confessato il suo interesse per Marian ne era rimasta sorpresa: non sospettava che frequentasse la biblioteca, né, tantomeno, che potesse provare qualcosa di simile per una tale fanciulla, così morigerata e introversa. Sapeva che il bel capitano di Minas Tirith apprezzava la compagnia femminile e più di una volta aveva finto di non essere a conoscenza delle sue scorribande nella città bassa. D'altro canto, egli era fiero e di bell'aspetto: non c'era dunque da meravigliarsi che fosse oggetto di desiderio di molte donne di qualsiasi estrazione sociale.
Ad ogni modo, Marian non apparteneva di certo a quella categoria: era dolce e delicata, come un fiore appena sbocciato, i cui petali, appesantiti dalla rugiada, si aprono mollemente al primo sole mattutino.
-Sono tornati.- Bisbigliò piano la donna, posando la mano affusolata sulla spalla della fanciulla.
-Con la splendida figlia di Imrahil, futura consorte di sire Boromir?- Domandò quella sarcastica, con una punta di amarezza nella voce. Conosceva bene le intenzioni di Denethor dal momento che, rovistando tra i documenti ufficiali depositati negli archivi, aveva scovato una lettera di risposta del principe di Dol Amroth nella quale si pronunciava favorevole all'unione tra l'erede del sovrintendente e la principessa Lothíriel. Tuttavia il tono della lettera era colmo di un'apprensione palpabile e più che mai palese, come se il saggio Imrahil non fosse entusiasta della decisione presa dal cognato. E come dargli torto? Aveva a cuore il benessere della figlia ed era ancora memore della triste sorte capitata alla sorella maggiore, appassita tra le fredde mura di alabastro, all'ombra del Male che cresceva ad oriente.
Marian scosse la testa, facendo ondeggiare i lunghi capelli bruni, di un colore molto simile a quello delle castagne arrostite in autunno. Era impossibile opporsi al volere di Denethor, anche per una personalità di rilievo come quella dell'amato fratello di dama Finduilas, e, inoltre, da quel che si vociferava, Lothíriel doveva essere una vera bellezza, un gioiello meraviglioso, di un raro splendore, già pronto per essere collezionato ed esibito dall'ostinato figlio di Ecthelion, che desiderava il meglio per il suo primogenito. Per un istante provò pietà per quella giovane donna, di cui a malapena conosceva il nome, ma questa svanì rapida lasciando il posto a una cupa malinconia.
-Non disperare, mia dolce ragazza.- La spronò Alysella con parole comprensive. E, detto ciò, si allontanò silenziosamente abbandonando l'oscurità della biblioteca.
Non appena ebbe messo piede all'esterno, l'abbagliante luce del sole la investì in pieno viso, facendole stringere per un istante le palpebre dalle lunghe ciglia. Portò una mano al di sopra degli occhi nel tentativo di ripararsi dai raggi accecanti e vide i due eredi di Denethor smontare da cavallo e farsi incontro a lei. Il primo, Boromir, corse verso la balia e le baciò le mani, portando poi le forti  braccia attorno alle spalle esili della donna. Venne poi Faramir, al quale bastò un rapido sguardo di intesa e un sorriso affettuoso per comunicare tutto ciò che Boromir era portato a dimostrare a gesti.
Gli occhi della dama scrutarono a lungo le iridi chiare del suo protetto: qualcosa era accaduto a Dol Amroth, glie lo leggeva in volto.
-Bentornati, figli miei.- Disse col cuore colmo di gioia e le labbra increspate in una dolce espressione di letizia.





Non appena aveva messo piede nel palazzo di Minas Titrith, Denethor, figlio di Ecthelion, aveva convocato un'assemblea. Nel giro di pochi minuti, tutti i massimi rappresentanti di Gondor che si trovavano nella Bianca Cittadella erano accorsi per vedere di cosa si trattasse. Il sovrintendente era turbato e indispettito, come se, per una volta, i suoi piani a lungo premeditati non fossero andati a buon fine, come se la situazione cominciasse ormai a sfuggire al suo controllo, scivolandogli pericolosamente dalle dita.
Ora se ne stava seduto sul trono di marmo nero destinato al suo ruolo di sovrintendente, posto che era stato occupato dai suoi padri prima di lui, e fissava i presenti con sguardo arcigno. 
-Mio Signore...- ebbe infine il coraggio di pronunciare un uomo alto e snello, dai capelli chiari e il volto incorniciato da una barba fitta e ben curata.
-Bando ai convenevoli.- Rispose quello seccamente, alzandosi dalla sua postazione. -Mia nipote, la sposa che avevo scelto per Boromir, è sparita ormai da tre giorni, apparentemente senza motivo.- I suoi occhi erano fiammeggianti e incavati per la rabbia.
-Ma questa è una disgrazia!- Esordì uno dei presenti.
-Lo è.- Ripeté Denethor con enfasi, scandendo nettamente le parole. -Sospetto un rapimento.-
-Da parte di chi?- Domandò Eärnil, a sua volta convocato per l'assemblea.
-Probabilmente da un villano del luogo.- Intervenne un uomo anziano, dai lunghi capelli argentati.
-A Dol Amroth non ci sono villani.- Tutti si voltarono in direzione della voce che era appena risuonata nell'ampio salone e scorsero Alysella che li fissava da un angolo remoto, con le braccia incrociate. Anche quella volta era passata del tutto inosservata e avrebbe continuato a farlo se qualcuno non si fosse azzardato a diffamare la sua terra.
-E tu cosa ci fai qui?- Sibilò il sovrintendente a denti stretti.
-Mio Signore.- Rispose lei con un inchino. -Dol Amroth è la mia patria e Lothíriel è la nipote della mia amata e compianta Signora: è naturale che mi stia a cuore la sua sorte.-
-Forse è meglio che tu vi faccia ritorno, nella tua patria.- La zittì bruscamente, tornando poi a fissare lo sguardo sugli uomini attorno all'ampia tavolata di marmo.
-Come sia scomparsa non ha importanza.- Prese a dire. -Prima o poi la ritroveremo: ho già inviato diverse pattuglie in direzione di Mordor.- Percorreva a grandi e lente falcate la vastità del bianco salone, ornato da imponenti colonne e antiche statue dei re del passato.
-Ciò che veramente mi preoccupa è il caos che si sta impadronendo di tutte le nostre terre. Se anche in una tranquilla penisola, quale è Dol Amroth, l'ordine viene meno e la confusione è fuori controllo, allora non oso immaginare come questo si ripercuoterà a Gondor. Le nostre terre si estendono in tutte le direzioni, sino ai confini di Mordor, e Minas Tirith da sola non può tenerle tutte a bada. Necessitiamo di una maggiore vigilanza e di un più forte accentramento del potere. Inoltre Gondor dev'essere certa che, nel momento del bisogno, avrà degli alleati su cui contare; da molto tempo non abbiamo notizie di Théoden e delle sue terre. Serve un ambasciatore che si diriga a Edoras, dove resterà a corte per ricordare al re il giuramento che Eorl pronunciò sul monte Amon Anwar, al cospetto di Cirion e ai piedi della tomba di Elendil, e il debito che hanno nei confronti di Gondor.-
Il silenzio calò nella stanza. Nessuno avrebbe desiderato recarsi a Edoras, specialmente ora che si vociferava che Saruman, lo Stregone Bianco, era passato dalla parte del Nemico e aveva assoggettato quelle terre. 
Gli uomini si scrutarono a lungo, cercando di trovare qualcuno che fosse più adatto ad adempiere all'ordine di sire Denethor, finché uno di essi si fece avanti. 
Alto e fiero, Eärnil mosse alcuni passi in direzione del sovrintendente e si inchinò al suo cospetto.
-Mio Signore, se ritenete che questa sia la scelta migliore e più saggia per il popolo di Gondor, sarò  ben felice di eseguire il Vostro volere.- Alzò lo sguardo fiero sul vegliardo, i verdi occhi fissi in quelli del sovrano.
-E sia.- Rispose quello che, nel frattempo, si era rimesso a sedere. -Partirai oggi stesso. Fate chiamare Leath, la guaritrice, e ditele di portare unguenti e medicamenti per Eärnil, ambasciatore di Gondor.- E detto ciò, sciolse l'assemblea, ritornando nella cupa solitudine della Torre Bianca che da suo padre prendeva il nome, rifugio sicuro e inviolabile riparo del severo signore di Gondor.



Spazio Autrice: Per il quinto capitolo ci siamo spostati a Gondor, dove sono comparsi, chi più e chi meno, moltissimi personaggi originali. Il primo ad apparire è
 Eärnil, il bruno e fiero ambasciatore di Gondor, che è una creazione di xing_chan. Segue poi Alysella, l'amorevole balia dei signori di Gondor, suggeritami gentilmente da Laylath. In seguito, ricompare Marian, che avevamo già conosciuto tramite le parole di Boromir, nel secondo capitolo, personaggio originale di evelyn80. E, infine, viene citata Leath, guaritrice di Minas Tirith, di cui avremo in seguito una descrizione più dettagliata; per lei ringraziamo la mente di Valerie.
I personaggi che mi avete, man mano, affidato cominciano ad essere veramente tanti e ne sono felicissima! Non disperate se siete in attesa che compaiano nella storia, ma non sono ancora comparsi: non c'è fretta, prima o poi saranno tutti presentati. Al fine della trama, purtroppo, non posso farli entrare in scena casualmente; stavolta siamo stati fortunati, perchè a Minas Tirith se ne celavano un bel po', ma altri dimorano in luoghi lontani che verranno citati soltanto in seguito. 
Intanto vi abbraccio e attendo con impazienza i vostri pareri.
Un abbraccio, Fjorleif.
   
 
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