Capitolo 20.
Dopo dieci minuti all'incirca mi ritrovai dentro
In auto c’era un silenzio spiacevole ed imbarazzante. Eric era serio, nessuna
emozione traspariva sul suo volto. Anzi, sembrava fosse arrabbiato e deluso. Mi
voltai, guardandolo. Teneva le mani molto strette sul volante. Aveva le maniche
della maglietta alzate e potevo notarlo dai muscoli delle braccia, che teneva
in tensione; e ogni tanto cambiava marcia con così tanta violenza che temetti
spaccasse il cambio. Mi faceva paura, non l’avevo mai visto così furioso e
pensai che da un momento all’altro mi urlasse addosso qualcosa.
”Dove stiamo andando?” azzardai, parlando a voce bassa. Da quando eravamo
usciti dal locale, non gli avevo detto niente. Pensavo mi stesse portando a
casa mia, ma non era possibile, dato che non conoscevo la strada che stavamo
percorrendo. Mi preoccupai un po', e per giunta non ottenni risposta. Lo vidi
deglutire, lo sguardo fisso sulla strada. Quel comportamento mi faceva stare
ancora più male. Non sapevo che fare, come comportarmi. Ad un certo punto frenò, all’improvviso.
Io sobbalzai, e misi le mani sui lati del sedile, per tenermi. Fece retro
marcia, e posteggiò. Non appena spese il motore, mi guardò.
”Siamo arrivati. Dai, scendi.” mi disse. Il suo sguardo era ancora serio e
freddo. Obbedii, e dopo aver annuito aprii lo sportello e scesi per strada. Lui
fece lo stesso e dopo esser sceso schiacciò il bottone della chiave dell’auto e
mise l'antifurto. Poi mi raggiunse e mi prese per mano. Io lo guardai; dovevo
avere un’espressione terrorizzata, perché mi sorrise e mi strinse la mano più
forte.
”Adrienne, sta tranquilla. Non ce l’ho con te, sono solo un po’ nervoso. Vieni,
dai.” mi disse.
Annuii di nuovo, sospirando, e mi lasciai guardare da lui, tenendolo per mano.
Eravamo in una via piuttosto isolata, con tanti palazzi, e molte auto
posteggiate accanto ai marciapiedi. Camminavamo sul marciapiede. Intrecciò
lentamente le mie dita con le sue, e mi strinse la mano molto forte. Trattenei
il respiro, tutto quello non faceva altro che farmi confondere ancora di più.
Dopo cinque minuti si fermò davanti ad un portone d’acciaio, piuttosto
massiccio, con alcune finestrelle di vetro. Senza dire una parola mi lasciò la
mano, riprese il mazzo di chiavi che aveva messo in tasca poco prima e con una
chiave aprì il portone. Venni invasa da un’ondata di panico: quella doveva essere
casa sua.
Avanzò e mi invitò ad entrare, dopo aver acceso la luce. Entrai, e d'istinto
chiusi il portone alle mie spalle. Lui mi raggiunse per chiuderlo a chiave, e
mi guardai attorno. Le scale erano di marmo bianco, con alcune striature
grigie. Il passamano era scuro, quasi nero, di metallo; mentre le porte dei
vari appartamenti erano di legno, con la toppa in ottone.
Eric mi rivolse un vago sorriso, sperando che lo facessi anch'io, ma non ci
riuscii. Cominciò a salire le scale, e lo seguii. I nostri passi rimbombarono
nel silenzio, e lentamente salimmo due rampe di scale. Al secondo piano, si
fermò e aprì la porta. Notai una targhetta, anch'essa di ottone, che recitava:
'Eric Myers.'
Myers. Non mi aveva mai detto il suo cognome. Era inglese, pensai; magari aveva
delle origini in Inghilterra, ma non me ne aveva mai parlato.
Comunque, entrai nell'appartamento di Eric. All'inizio era buio, ma
quest'ultimo accese una lampada e la luce immerse la stanza. Mi guardai
attorno, trovando che l'appartamento fosse molto carino.
Dopo un piccolo ingresso, si aveva una stanza molto larga che faceva da sala da
pranzo e salotto. Accanto al muro, a destra, c'era un divano a due posti, sul
marrone scuro. Ai muri erano appesi vari poster e quadri astratti. C'era un
tavolo quadrato, quattro sedie, una televisione e un enorme stereo con degli
altoparlanti. Sul pavimento era messo un enorme tappeto che richiamava il
colore del divano, con delle lunghe frange bianche all'estremità. In fondo alla
stanza era anche posizionata una finestra abbastanza larga, con una tenda sul
rossiccio e sul marrone. Dopo di che l'appartamento disponeva di una piccola
cucina, e altre porte che erano chiuse: dovevano trattarsi della camera da
letto e del bagno. Mi guardò, e gli sorrisi, finalmente.
“E' molto carino.” commentai. Mi piaceva davvero, e avrei pagato oro per avere
un appartamento solo per me. Lui sorrise come per ringraziarmi. “Accomodati. Io
ti porto qualcosa da bere; che vuoi?” chiese, avviandosi verso la cucina. “Un bicchiere d'acqua andrà benissimo,
grazie.” dissi.
Lui sparì nella cucina, io rimasi da sola. Deglutii sonoramente, ero ancora
tesa e nervosa. Perché mi aveva portato lì? Avanzai e mi sedetti sul divano.
Appoggiai le mani sulle gambe, aspettando che lui ritornasse. Mi sentivo ancora
spaesata.
Lui ritornò, sorridendomi gentilmente. Aveva in mano un bicchiere di vetro,
d'acqua, e una lattina di metallo che mi sembrò della Sprite. Si avvicinò, mi
porse il bicchiere, e poi si sedette sul divano, un po' lontano da me.
“Grazie.” dissi, bevendo.
Lui alzò le spalle. Si appoggiò allo schienale del divano, e aprì la sua
lattina infilando l'indice nella fessura della linguetta, e abbassandola. Un
rumore mi disse che l'aveva aperta, e bevve.
Cadde ancora quello spiacevole silenzio. Era terribilmente snervante, ma allo
stesso tempo avevo paura di dire qualcosa. Qualcosa di sbagliato. Eric finì la
sua lattina quasi immediatamente, bevendola tutta d'un fiato. Prese il mio
bicchiere, che era ormai vuoto, e li appoggiò su un tavolino accanto al divano,
dove c'erano alcune foto di persone che non conoscevo. Mi guardò fisso. Prima o poi avrei dovuto parlare, lo sapevo.
Mi sedetti meglio, verso di lui, e tenendo una gamba sotto di me.
“Allora,” iniziò, guardandomi dritto negli occhi, “..mi spieghi che diavolo ti
è successo?”
Mi accorsi di stringere forte i pugni. “In realtà, temo di aver capito. Ma
potrei sbagliarmi. Perciò dimmelo tu..” Distolsi lo sguardo, sospirando, e lo
fissai su un ghirigoro del tappeto.
“Adrienne, ti prego, guardami..” sussurrò.
Senza accorgermene, mi avvicinai. Gli buttai le braccia al collo, e
l'abbracciai forte. Lui rimase un attimo immobile, ma dopo mi cinse tutta con
le braccia, stringendomi al suo corpo, che ormai sentivo contro il mio.
Scoppiai a piangere, incontrollabilmente, erano mesi che non lo facevo più. Lui
appoggiò la testa sulla mia spalle e con una mano mi carezzò i capelli, come a
volermi rassicurare.
“Eric, oh, Eric..” dissi fra le lacrime, “Mi dispiace, scusami..”
Lui non disse niente, continuò a carezzarmi. Non sapevo neanche perché mi
stessi scusando, ma sapevo che dovevo farlo, perché in qualche modo
l'avevo ferito. “Non odiarmi per il mio comportamento..” aggiunsi.
Eric mi lasciò andare, sciogliendo l'abbraccio, e allontanandosi di poco da me.
“Non dire cazzate, Adrienne..” Mi guardò severamente. Io tirai su col naso, e
mi asciugai le lacrime residue sulle guance col dorso della mano. “Sta
tranquilla, okay? Calmati un po' e non piangere..” disse.
Annuii e distolsi di nuovo lo sguardo. Che stavo facendo? Non lo sapevo
neanch'io, era come se seguissi l'istinto, non riflettendo. “Vado a posare questi..” disse lui, prendendo
il bicchiere e la lattina vuote.
“Sì, okay.” risposi. Le prese, si alzò in piedi e andò di nuovo verso la
cucina. Rimasi nuovamente sola, tormentandomi un po' le mani, che tenevo ancora
poggiate sulle gambe, e cercando di non piangere più. Dopo una decina di
minuti, ritornò. Si sedette accanto a me, non dicendo una sola parola. Mi
voltai, e ci fissammo negli occhi per vari instanti. Deglutì, e poi socchiuse
la bocca, fissandomi.
“Adrienne..” sussurrò, avvicinandosi.
Prese le mie mani fra le sue. Fece per intrecciarle, ma poi si fermò, in modo
che le nostre dita si sfiorassero leggermente. S'avvicinò sempre di più, e mi
baciò delicatamente il collo, per poi sfiorare le sue labbra su di esso. Tremai
in maniera incontrollabile. Eric mi spinse leggermente indietro, facendomi
stendere sul divano. Lui si sistemò a cavalcioni sopra di me, guardandomi e
continuando a tenermi le mani, dominandomi; ero praticamente incastrata fra il
suo corpo e il divano sotto di me.
Avevo la testa appoggiata al bracciolo, e ricambiavo il suo sguardo, con occhi
sgranati. Mi lasciò, e si sostenne sulle mani, appoggiandole entrambe accanto
alla mia testa, ai lati. Appoggiai le mani sul suo petto, e lo sentii
rabbrividire.
"Adrienne.." ripeté lui, mormorando, e guardandomi, squadrandomi.
"Lo so, avrei dovuto dirtelo prima. Ho.. ho perso la testa per te.."
disse, deglutendo.
Le parole mi mancarono, così come il respiro; e lo fissai, incredula.
"Mi piaci, da impazzire." Lo fissai negli occhi, e lui fece lo
stesso. S'inumidì le labbra, e socchiuse gli occhi, respirando leggermente.
"Ti amo, Adrienne."
La mente mi si svuotò completamente. Mi amava. Era davvero così. Ti
amo, quanto potere possono avere queste due piccole, insignificanti
paroline? Possono distruggere, o costruire. Possono far gioire, possono far
soffrire. Possono spaventare, possono emozionare. Possono far mancare il fiato
e terrorizzare terribilmente, proprio come stava accadendo a me in quel
momento. Avrei dovuto essere felice, perché aspettavo quelle parole da tempo,
ma non lo ero, non potevo esserlo più. Eric aprì gli occhi e mi guardò,
mordendosi le labbra. "Avrei anche voluto dirtelo in un momento migliore,
o in un posto migliore. Più.. romantico. Stasera, magari. Ma mi tenevo tutto
questo da troppo tempo dentro, ormai, ed era necessario che tu lo
sapessi." continuò. Si chinò su di me, il suo petto sfiorò il mio.
"Adrienne, ti voglio, terribilmente." disse, soffermandosi
sull'ultima parola. Non aspettò una risposta da parte mia, né nient'altro. Si
chinò ancora su di me, facendo appoggiare la mia fronte sulla sua e facendo
appoggiare i nostri corpi l'uno sull'altro. Socchiusi le labbra, il fiato
corto. Non sapevo cosa dire, come reagire. I suoi occhi azzurri mi scrutarono e
mi oltrepassarono.
Le sue mani si spostarono giù. Scivolarono sulla stoffa del divano, e poi
s'insinuarono lentamente sotto la mia maglietta. Le sue mani erano bollenti. Mi
carezzò lievemente il ventre, e poi salì più su. Arrossii all'instante, e
deglutendo lo raggiunsi con la mia mano; lo fermai con delicatezza, facendolo
scostare.
"Eric.." sussurrai.
Chiusi gli occhi. Mi scostò i capelli dal viso con una mano. S'avvicinò
tantissimo, sempre di più, muovendosi sopra di me. Ad ogni suo movimento, mi
paralizzavo sempre di più dal terrore, chiedendomi dove fossi finita,
chiedendomi cosa stessi facendo, chiedendomi cosa volesse farmi. Eric mi prese
il viso con entrambe le mani, e mi diede un bacio leggerissimo vicino al labbro
inferiore.
Venni invasa da delle vere e proprie scariche elettriche. Il tempo si fermò, e
cominciai a vedere delle immagini nella mia mente, come dei flash, dei flash
infiniti e ripetuti. Le immagini erano chiare, nitide, a colori. Erano degli
attimi che avevo già vissuto, erano dei ricordi che conservavo nella mia mente.
Li tenevo stretti, perché non volevo perdere il ricordo di ciò che era stato -
e di ciò che non sarebbe più tornato indietro.
Riguardavano lui, solo lui. Lui. Lui che era la mia ragione di
vita, lui che senza non avrei potuto stare, lui che mi aveva
spinto a morire d'amore. C'era lui che si mangiava l'ultimo biscotto al
cioccolato, e spargeva le briciole sul divano di pelle. C'era lui che mi
prendeva in giro per la mia mania di essere troppo perfezionista. C'era lui che copiava i miei compiti perché non
era arrivato a farli. C'era lui che si aggiustava i capelli e poi se li
rimetteva davanti al viso. C'era lui che avevo visto un po' crescere.
C'era lui che ascoltava la musica a volume talmente alto che temevo che
le cuffie si spaccassero. C'era lui che si accendeva una sigaretta e
fumava. C'era lui che si aggiustava i jeans che cadevano, alzandoseli
su. C'era lui che si arrampicava sulla finestra della mia camera. C'era
lui disteso sul mio letto a fissarmi. C'era lui che mi ripeteva che
ero la sua migliore amica. C'era lui con le sue chiamate all'una di
notte, gli sms alle tre. C'era lui e c'erano le sue mani gelate, sempre.
C'era lui e quegli adorabili occhi nocciola. C'era lui e i suoi
capelli color corvino, lunghi. C'era lui e le sue labbra un po' sottili.
C'era lui. Divertimento, musica, adolescenti. Una festa. C'era lui con
la camicia nera svoltata ai gomiti, una bottiglia di birra. Una? Troppe. C'era
lui e l'euforia di qualcosa di nuovo e bellissimo. C'era lui, delle
note e delle parole. C'erano le sue braccia che mi stringevano, le sue
mani stranamente calde che mi toccavano, e c'erano le sue labbra che mi
baciavano. C'era un bacio. Il primo, perfetto, bacio. Un bacio così, al sapore
di birra, al sapore di qualcosa di desiderato e finalmente ottenuto.
C'era lui. E c'era il mio amore. Vero, puro, assoluto, dolce, magico,
inaspettato, desiderato, unico, speciale.
Alex. Alex, Alex. Alex.. Io l'amavo, più della mia vita.
Spinsi con decisione Eric, dalle spalle, allontanandolo da me. Eric scattò a
sedere sul divano, guardandomi con gli occhi spalancati. Mi alzai di scatto,
rossa in viso, deglutendo.
"Adri..?" chiese, titubante.
Respirai velocemente, cercando di calmarmi. Sapevo tutto, ricordavo tutto.
E improvvisamente, il mio vero amore si era riacceso come un fiammifero acceso
gettato in della benzina. Ero sicura, il mio cuore aveva scelto. E aveva scelto
Alex, comunque fosse andata. E anch'io lo sceglievo, mille e mille volte,
l'avrei riscelto per l'eternità, anche se lui non mi amava. Lo sceglievo perché
io l'amavo, tanto, e avevo ragione quando pensavo di essere in
grado di amare solo lui. Arretrai, e mi appoggiai al tavolo, spostando
leggermente una sedia. Eric continuava a guardarmi, tra lo spaesato, il confuso
e lo spaventato. Deglutì, rimanendo sul divano a fissarmi.
"..che ti è preso?" chiese ancora. Non risposi, lo fissai soltanto.
Adesso mi appariva sotto una luce diversa.
"Ho capito tutto." disse lui, con un tono triste e stringendo un
pugno. "..Non ti piaccio."
Scossi la testa rapidamente, e finalmente parlai. "No, Eric. Tu mi
piaci..", '..ma io non ti amo.'
"..ma sei ancora innamorata di quello lì." concluse lui,
serissimo.
Sì, era vero, ma non risposi.
"Ho visto l'effetto che ti fa, Adrienne. Non fa per niente bene, e io lo
so. Posso capirlo, te lo giuro." disse, abbassando lo sguardo. Si alzò in
piedi, e rimase fermo davanti il divano, a fissarsi le scarpe. Poi tornò a
guardarmi. "Lo so, perché la ragazza che stava con quello e lo
baciava, era la ragazza di cui ero innamorato." disse lentamente.
Spalancai la bocca. Ero sconvolta. "Cosa? Melissa.."
"..Melissa era la mia ragazza, sì." Era sorpreso e spaventato, e
anch'io.
"L'hai lasciata prima di Natale." dissi, senza pensarci. Riflettei
sulle sue parole, quando eravamo al bar. Annuì, poi ci ripensò. "Ma
aspetta.. come fai a sapere tutto questo?"
"Io la conosco, Melissa. L'ho vista piangere per te, tempo fa, e me l'ha
detto." risposi.
Eric fece un sorriso triste, e poi s'illuminò. "I nostri destini sono
intrecciati, Adrienne. Devi raccontarmi tutto quello che ti è successo."
"No." risposi subito, secca. "Portami a casa, Eric."
aggiunsi.
"Devi dirmelo, ti prego." insistette lui, avvicinandosi a me, lentamente.
"Non adesso." risposi, con decisione. Ero troppo allibita, le cose
erano successe così velocemente che stentavo a crederci. Sospirò. "Tu non
capisci. Devo sapere." fece una pausa. "Io potrei renderti felice,
Adrienne. Potrei farti completamente dimenticare di lui. Perché ti a.." Lo
ignorai, e spingendolo via mi avviai verso la porta d'ingresso. "Per
piacere, portami a casa." insistetti ancora. Mi guardò. Dopo qualche
minuto, prese le chiavi dalla tasca e mi raggiunse.
Cry90: soddisfatta di questo capitolo, immagino! ti ringrazio ancora per i tuoi bellissimi commenti e per i complimenti.. davvero tanto!
writerprincess: grazie mille (: passerò sicuramente..
DarkAngel90: grazie a te per aver letto, piuttosto! come vedi, ho postato quasi subito.. spero di averti soddisfatto!
willun10: ahi ahi XD allora mi sa ne rimarrai un po' delusa :P
Gingerly: chissà come reagirai a questo capitolo.. sono curiosa hmm! scusa per il ritardo xD
giulietta_cullen: ahah mi piace il tuo modo di ragionare, davvero! è molto simile al mio, e mi piacciono anche i tuoi commenti. voglio un bel resoconto su questo capitolo e su alex.. susu :P
Oasis: ti ho dato tutte le risposte che ti servivano.. adesso voglio sapere che ne pensi tu! XD
vero15star: nuova lettrice.. meraviglioso! i tuoi commenti mi lusingano troppo. ecco a te il nuovo capitolo.. spero ti sia piaciuto anche questo (:
Nanako: naturalmente non mi offendo assolutamente per l'appunto.. provvederò a correggere, grazie mille *_* sono contenta che sei riuscita a leggere.. ed in tempo di record ho postato anche l'altro capitolo! naturalmente voglio sapere che ne pensi :P
a presto, gentaglia! manca poco, davvero poco, alla fine. vi ringrazio ancora..