Film > Jurassic Park
Segui la storia  |       
Autore: Fantasia_98    30/08/2015    1 recensioni
Essa è incentrata su Isla Nublar. Racconta di come un gruppo di persone, tra cui i nipoti di Claire, ci approdino sventuratamente; esso si separerà e i superstiti, tra cui i due ragazzi, faranno la conoscenza della loro salvatrice: un vecchio esperimento di Hanry Wu, di cui nessuno a parte lui stesso ne era a conoscenza. La ragazza, durante il tragitto per la salvezza dei naufraghi dall'isola farà scoprire ai due ragazzi i pericoli e le meraviglie del posto. Alla fine Sonia comprenderà che dietro lo sbarco di quelle navi c'è sotto qualcosa di più e si metterà sulle tracce per capire l'intera faccenda
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~Isla Nublar dove tutto iniziò parte 2:

Su Isla Sorna lo Spinosauro si stava attingendo a raggiungere Sonia, che nel frattempo, si stava preparando all'imminente battaglia.Seduta su di un masso ad avvolgersi attorno alle braccia coltelli e armi varie stava pensando. Il suo sguardo era perso nel vuoto, ma la suamente eraconcentratasui vecchi tempi; i vecchi tempi in cui era solo una semplice ragazzina che guardava film e che sperava di poter diventare, un giorno, qualcuno. -Si può sapere cos'è questa storia?- le chiese stupefatta Claire -preferirei non parlarne- le rispose lei in tono spento -dopo quello che ho appena passato, non so se voglio ancora fidarmi- -hai altra scelta?- -o si che c'è - poco dopoalzò il fucile puntandoglielo allatesta; Sonia in quel momento alzò lo sguardo e la fissò dritta negli occhi.Prese il fucile e se lo postò sulla fronte.

I minuti passavano e Claire,immobile, col fucile ancora puntato a pochi istanti da Sonia,si sentì dire da lei -se vuoi uccidermi fallo, ma prima di premere il grilletto io ci penserei molto bene, perché... se non andrò io a fermare lo Spinosauro e l'indominus, chi lo farà... tu? Non hai speranze- -l'Indominus è morto- l'informò Claire con un po'di incertezza nella voce; poco dopo un ruggito si levò da non molto lontano. Esso proveniva da una delle stanze del laboratorio; Claire lo riconobbe subito e raggelò nel sentirlo. -O mio dio- disse poco dopo la donna mentre Sonia continuava a fissarla gelida. -Sonia, ti prego...- la supplicò Owen ma non riuscì a terminare la frase che gli rispose -non sarà una bella storia- ; poco dopo riprese a prepararsi e iniziò a raccontare...

...Era una sera qualunque quando successe...
A quei tempi ero solo una semplice ragazzina isolata dal mondo che guardando film sperava di diventare qualcuno; non sapevo ancora a cosa sarei andata incontro.  Ad ogni modo, stavo ascoltando la musica davanti alla porta del balcone quando vidi la testa di un t-rex improvvisamente fermarmisi davanti.Per mia fortuna non mi aveva vista ed io m'ero subito nascosta mentre lo fissavo oltrepassare la mia casa; pensavo di essere diventata pazza ma,pochi giorno dopo mi resi conto che non era così. Andai subito a prendere tutta la mia famiglia ed avvertì tutti i miei amici; ero disperata. Il mondo intero era nel caos; per le strade le folla di gente scappavano per tentare di salvarsi la vita.Ricordo ancora gli orrori di quel giorno e non potrò mai dimenticare quello che successe dopo...

Oramai erano passate settimane e io avevosbarrato ogni finestra e porta; il buio regnava in casa fatta eccezione per alcuni buchi improvvisati attorno alle finestre. La situazione in cui eravamo io e la mia famigliaera disperata: non potevamo fare rumore se non in certi orari, non potevamo cucinare senza provare il terrore di ritrovarci qualche dinosauro sotto casa, ma soprattutto, non sapevamo se le persone a cui volevamo bene erano vive e se le avremmo mai più riviste  un giorno.

I giorni erano diventati settimane e in fine mesi;per quanto ne sapevamo eravamo gli unici superstiti.A turno io e mio fratello andavamo a fare la spesa racimolando come meglio potevamo quello che era rimasto nei supermercati o nelle case vuote e abbandonate. Ricordo che lui, mi portava sempre molti pacchetti di sigarette di nascosto in una busta ogni qual volta riusciva a procurarsene; penso fosse un modo per ringraziarmi.
Qualche serauscivo ad ispezionare la zona;io ero l'unica che potesse adagiarsi completamente nelle tenebre senza farsi scoprire e così ne approfittavo anche per andare a fumare.Grazie alla mia velocità e alla mia furbizia riuscivo sempre a non farmi prendere, ma soprattutto a depistarli da casa mia.

Quando ritornai 4 sere dopo, credo, nascosta nelle macerie di un acquedotto trovai una ragazza; non la riconobbi subito: era Selene. Al buio riuscivo a sentire che era agitata e spaventata, così, pian piano, la tranquillizzai e la feci uscire da li; quando vidi chi era fui stupita e alla stesso tempo felice.Senza pensarci due volte la portai al rifugio. I miei non furono molto felici di dover accoglierla in casa, ma preferirono non ribadire sul doverla lasciare fuori a morire;ora eravamo solo noi, bloccati su quest'isola deserta, su quest'isola dannata: bloccati su Isla Morazan.
I mesi oramai si erano fatti anni e le scorte iniziavano a finire; tutti pensavano d'esser spacciati ma alla fine arrivò l'opportunità per noi sopravvissuti di andarcene: arrivò improvvisamente una nave.Nonostante fossimo felici di questa notizia, quasi nessuno credette di poter sopravvivere tanto d'arrivarci; tutti tranne me.Sapevo che mai una volta sino ad allorai soccorsi si erano preoccupati di controllare se c'erano sopravvissuti, ma qualunque cosa, anche una nave capitata li per casoper noi andava bene; fu così che presi uno zaino, tutti e mi avvia verso la nostra salvezza... overso la nostra morte.

Decidemmo di partire subito,ma lo facemmo nel momento sbagliato;eravamo sul vialetto di casa quando successe...
Eravamo appena usciti tutti sul vialetto di casa quandoimprovvisamente e sfortunatamente, un t-rex stava passando di li;per fortuna nei giorni precedenti mi ero accertatadiinsegnare a tutti ciò che sapevo.Stava filando tutto liscio, lui nemmeno ci vedeva grazie alla nostra immobilità; purtroppo mia madre si lasciò prendere dal panico all'ultimo momento.Attirò il dinosauro a se;fece anche scattare qualche mina che tempo fa avevo piazzato per sicurezza. Mise in pericolo tutti quel giorno, provocando persino la morte dei miei cugini e dei miei zii.


-Mi spiace- le disse Claire interrompendola improvvisamente -non sai quanto a me- le rispose Sonia -ma non fu per questo che li uccisi; fu per molto di più...- fece una pausa e poi riprese a raccontare

... Mi ritrovai nei resti di una città oramai ripresa dalla natura, con meno superstiti, con meno familiari; oramai lontani dal vecchio rifugio,all'ombra di alcune macerie, lasciai a tutti il tempo di riprendersi.Io, nonostante fossi in preda alla disperazione e al dolore, tenni i nervi saldi e restai lucida; dovevo se volevo salvare quei pochi che erano rimasti. Per fortuna il cibo e l'acquali avevo io, in un grosso zaino che mi portavo sulle spalle; camminai per ore con questa cosa e la tristezza sule spalle.

Passarono oreprima chearrivammo al limite della città;era tardo pomeriggio.-Ci fermiamo qui, riprenderemo domani- dissi loro -non possiamo andare più avanti?- le chiese sua madre, aggiungendo poi -fuori è tutto così tranquillo- io mi misi a ridere prima di risponderle poi finalmente le dissi -è proprio quando pensi che sia tutto tranquillo che non lo è e poi nessuno di voi è in grado di adattarsi al buio; non sopravvivreste neanche due minuti. E poi ho bisogno di caricare il telefono; si parte domani mattina presto-. Entrammo in un vecchio negozio di alimentari; all'interno di esso riuscimmo a trovare cibo e acqua, un bagno e molte altre cose, ma soprattutto una radio trasmittente. Io, mentre gli altri riempivano di nuovo l'enorme zaino, ebbi modo di mettere in carica il mio telefono e di rifornirmi di sigarette; dopo tutto era tutto ciò che avevo sempre avuto oltre al telefono, all'amica e quelli che una volta erano stata la mia famiglia. -Sonia...- provò a dirmimia madre avvicinandosi -no, non ci provare nemmeno- le risposi subito fredda allontanandomi verso la radio.

Io sino ad allora miero sempre pagata sempre le sigarette ed i viaggi da Selene o dalla mia famiglia con la paghetta che ricevevo ai compleanni e con quello che mi rimaneva del mio; in seguito miero trovata svariati lavoretti che partivano dall'aggiustare un computer o altri aggeggi elettronici a fare la barista.

 Non appena vidi la radio, me la portai vicino al telefono in carica ed iniziai a cercare di mettermi in comunicazione con la nave; ci misi un po' a trovare il canale giusto ma alla fine ci riuscì. Abbassai subito il volume, inserì le mie cuffie e iniziai a parlare piano -pronto?- incominciai a dire -pronto?- ripetei un po' più forte -si, chi parla?- rispose dopo qualche minuto una voce maschile -il mio nome è Sonia, sono una superstite dell'isola su cui voi avete approdato stamattina- -o mio dio- si sentì rispondere alla radio -sei sola?- le chiese poco dopo -no- fu la risposta -potete venire in nostro soccorso?- -dimmi dove sei- -ascoltatemi attentamente, se volete aiutarci venite all'insenatura sul retro dell'isola e aspettateci lontani come minimo 10,20 cm; sono stata chiara? - -si; ci saremo- risposero solamente -arriveremo il prima possibile- aggiunsi prima di spegnere e di scollegare le cuffie. Quando tutti furono addormentati, io andai poco più in la a fumare; a differenza di Selene io, avrei affrontato qualunque rischio per potermenestare un po' da sola. Dopo tutto io ero quella lucida, io ero quella forte, io ero la guida e non potevo, anzi, non volevo vacillare davanti a loro.

Il giorno seguente ripartimmo con ogni uno uno zaino in spalla pieno di cibo e acqua; io avevo invece svuotato il frigo ancora contenente bottiglie di latte e avevo preso qualche bottiglia di coca cola, di succo e di acqua solo dopo. Quella mattina avremmo lasciato la città per inoltrarci nella foresta.
Camminammo ore nella folta radura; ancora si vedeva qualche resto di edificio. Io stavo ascoltando la musica con le cuffie come sempre facevo quando andavo con le zie a camminare; nonostante ciò capì subito che c'era qualcosa che non quadrava.Ero solita osservare tutto e tutti. Vidi i cespugli muoversi più volte, cosìrallentai e feci in modo che lo facessero tutti; contai attentamente i massi e gli alberi disponibili, tralasciando quelli troppo vicini a loro. Quando fummo quasi fermi dissi nell'orecchio ad ognuno il proprio luogo in cui successivamente sarebbe dovuto salire di corsa; per mia fortuna quegli animali non capirono il mio piano. A bassa voce dissi - quando urlerò via, salite il più in fretta possibile sul posto che vi ho assegnato; tutto chiaro?- gli altri ignari del pericolo annuirono.Si compì tutto in un istante. Quando mi fermai urlai loro -via, salite!- a quel punto il branco di Velociraptor balzò fuori dai rispettivi nascondigli; io purtroppo non avevo contato un posto anche per me, così, li attirai a me e iniziai a correre il più veloce possibile.Riuscì a distanziarli, ma sapevo che ciò non sarebbe durato a lungo; non mi voltai mai a guardarmi le spalle. Saltai alcune macerie a gran velocità facendo sbattere ad alcuni di loro la testa; questo mi fece guadagnare altri due minuti.Stavo ancora correndo con gran furia, quando improvvisamente, fu li che lo vidi: un nascondiglio per me. Esso purtroppo era impossibile da raggiungere, ma non avevo altra scelta se non quella di provarci; accellerai e saltai. Riuscì per mia fortuna ad aggrapparmi ad una roccia sporgente di una restante parete;il raptor mi sfiorò per un soffio quando saltai, ma non tentò nemmeno di seguirmi a causa dello strapiombo che divideva le due zone.Sapeva che avrebbe incontrato la morte provandoci;io,ancora attaccataall'appiglio per fortuna, senza neanche pensarci due volte mi arrampicai su.Qualchepasso dopo sentì uno strano rumore. Da subito pensai di essere atterrata su di un dinosauro invece che su di una parete, successivamente capì che in realtà era la parete che stava iniziando a sgretolarsi sotto di me;nonostante il peso dello zaino sulle spalle, la fatica posta nel rimanere appesa e nel salire quella difficile scalinata; accellerai.Pochi istanti prima che le macerie si sgretolassero sotto i miei piedi riuscì a raggiungere il ramo dell'albero soprastante. Mi afflosciai li sopra per qualche istante a riprendere fiato, dopo di che, non appena vidi i raptor tornare indietro, mi alzai e con tutte le forze rimaste andai di ramo in ramo per tornare dagli altri ad avvisarsi;non tentai di urlare, sapevo che se lo avessi fatto saremmo passati dalla padella nella brace.Gli altri, come immaginavo, avevano già in mente di scendere;per fortuna riuscì a tornare in tempo per evitare che tale cosa succedesse. Passò mezz'ora prima che feci muovere il mio gruppo; nel frattempo, decisi che prima di rimetterci in marcia avrei fatto stancare un po' i nostri aggressori. Quando fu più sicuro li feci alzare e avanzare sui rami come precedentemente avevo fatto; fu una cosa fantastica. Quell'avventura, per tragica che fosse, stava iniziando a prendere una piega diversa e a piacermi. I raptor purtroppo, come da me previsto, ci stavano seguendo da sotto; ogni tanto qualcuno provava a cozzare la testa contro i possenti albero per provare a farci cadere invano. Prima di partire, mentre gli altri si riposavano, mi ero appesa a testa in giu ad un ramo e fungendo da esca, avevo attirato quei bravi salterini facendoli infine stancare molto. Verso sera eravamo a metà tragitto dalla barca, che a quanto si riusciva a vedere, ancora non era arrivata; quella sera dormimmo li sopra.

 Il giorno seguente, per sicurezza, lanciai un pezzo di ramo al di sotto; non c'era più alcuna traccia dei carnivori. Scesi per prima e in silenzio, dopo di me, tutti gli altri. Di tutto il gruppo erano rimasti: Selene, mia madre, mio fratello, mia zia e mio zio; anche se non mi piaceva rammentarlo, avevo perso i miei cugini e l'altro mio zio e zia. Continuammo il tragitto sempre più all'interno dell'isola; questo non mi piaceva particolarmente. Sapevo dai film e dai libri di Jurassic park che i peggiori erano sempre al centro, così tentai di tenermi il più a largo possibile; qualche minuto dopo ci fermammo a bere. -Come fai?- mi chiese Selene -a fare cosa?- le risposi -hai perso gran parte della tua famiglia e dei tuoi amici, come fai a...- ma non finì la frase che mia madre prese l'occasione per aprir bocca e dire -perché non gliene importa, a lei importa solo di se stessa- -non me ne importa- dissi con calma -non me ne importa?!- ripetei più forte -io ero molto affezionata a loro e tu li hai fatti ammazzare!- feci una pausa, avevo gli occhi lucidi, poi ripresi a dire, con tono più calmo, rivolta alla mia migliore amica -vuoi sapere come faccio Selene? Come ho sempre fatto, tenendomi tutto dentro e smorzando ogni qualunque emozione, se necessario ogni tanto fumo una sigaretta in solitudine, ecco come faccio; piangere e soffrire non servirebbe a nulla, soprattutto perché se non sono lucida io sareste morti tutti- -non serve che ti pavoneggi- le rispose di rimando -pavoneggiarmi? È questo il ringraziamento per averti salvato il culo?- -e cosa dovrei fare, ringraziarti per aver visto un film e aver letto qualche libro?- -ringrazi il cielo che lo abbia fatto- rispose Selene -adesso basta Selene, non ne vale la pena, non adesso, non voglio mettere in pericolo voi per questo scherzo della natura- non appena ebbi finito di parlare controllai che lo zaino fosse ben chiuso, me lo rimisi in spalla e annunciai che si ripartiva; durante il tragitto Selene e mia madre avevano due sguardi fulminei. Gli altri iniziavano ad apprezzare sempre di più la mia migliore amica rispetto mia madre; non la incolpavano come lo facevo io. Mentre avanzavamo, continuavo a ripetermi che se non fosse morta, l'avrei uccisa io; lei nemmeno si rendeva conto di ciò che aveva fatto.

Erano passate ore e oramai, il più grosso lo si era passato; la nave non distava molto e c'era solo da aggirare un enorme edificio. Questo era un vecchio ospedale, di preciso quello dove lavorava mia madre; era molto alto e largo, aveva segni di bruciature sparse qua e la, segno che c'erano stati incendi, le finestre erano rotte, in più punti l'edificio presentava buchi e crepe dove dell'edera si era andata a posare. Mia madre rimase spiazzata nel vedere ciò; non passò molto prima che riprese a camminare. Li, in quel momento, potei notare una certa tristezza e malinconia; per un attimo sorrisi.Feci salire tutti su di un muretto molto alto e largo per facilitare loro la camminata; mi misi davanti mia zia e mio zio lasciando davanti mia madre, mio fratello e Selene. Andando avanti chiesi di descrivermi dove finiva il muretto su cui c'eravamo incamminati; mia madre mirispose - alla fine dell'insenatura- ; a metà dalladestinazione si sentì la nave emettere il suo ridondante e rumoroso suono; più volte ripeté l'operazione. Non riuscì a sentire subito il suono, ma non appena successe, mi tolsi una cuffia e feci fermare tutti; sentimmo subito dopo la terra rimbombare sotto i nostri piedi. Qualcosa che ancora non conoscevamo si stava avvicinando e a quanto si sentiva dal terreno, non era molto lontano. Iniziammo a correre, ma fu troppo tardi; il dinosauro era già arrivato ed era dietro di noi, all'inizio del muretto. -Correte e non vi voltate!- urlai; qualche istante dopo,fui proprio io la prima a non rispettare quell'ordine. Il dinosauro era enorme: aveva un muso lungo e una testa grossa, il corpo esile, lungo e di color delle foglie; la coda lunga era munita di spine molto resistenti e grosse, in grado di distruggere e frantumare in pochi secondi mentre le zampe anteriori erano medie, adatte per essere utilizzate; mi ricordava uno Spinosauro. La bestiola era alquanto veloce; pochi istanti dopo ce la ritrovammo dietro. -Avanti!- stavo urlando -correte!- ripetei subito dopo; successivamente mi girai.Miera venuto il dubbio che... ma non ebbi modo di formulare il pensiero che mi accorsi: mia zia e mio zio erano morti;il dinosauro aveva distrutto tutto dietro di se e con le fauci aveva preso il lastricato di mattoni in cui loro si trovavano poco prima a correre.Ricordo di non aver perso velocità in quel momento e di non aver sbandato, ma mi strinse il cuore;mi costrinsi a non piangere e a continuare a correre nonostante tutto. Io e gli altri rimasti oramai eravamo alla pari sul muretto; tutti e 4 allineati sulla stessa riga. A pochi metri dall'imminente salto mia madre si portò indietro; io non stavo prestando attenzione in quel momento. L'animale era dietro di noi, stava quasi per azzannarci; sembravamo spacciati nonostante io e mio fratello distanziassimo pochi centimetri dalle altre due. Sembrava che io e mio fratello stessimo facendo una gara a chi correva di più; lui era in testa ma poi si ritrasse vicino mia madre.Ancora ignara di quel che sarebbe successo continuai; fu in quel momento che lo fecero.Mia madre afferrò la mia migliore amica per un braccio, mio fratello per l'altro e assieme la spinsero indietro; pochi istanti dopo stavamo saltando. Atterrai sulla nave qualche secondo dopo mia madre e mio fratello; rotolai per qualche istante prima di fermarmi su di un fianco.Quando mi voltai a guardare, non vidi Selene, vidi solo il carnivoro ruggire di rabbia e scomparire con il muso sporco di sangue tra il fitto fogliame. Fu li che capì; si erano tirati indietro per ucciderla. Di tutto il tragitto, solo allora, mi concessi di piangere; urlavo disperata tra le mie continue lacrime. Non ci accorgemmo nemmeno di essere atterrati sulla nave sbagliata; quella non arrivò mai, ma noi non potevamo saperlo. Quando mi fui un po' ripresa mi girai e urlai contro loro -perché?!- ma non ricevetti mai una risposta; pochi istanti dopo svenni ed entrai in coma.


Quando ebbe finito di raccontar loro tutto l'accaduto o per lo meno la parte più importante si girò lasciando la presa posta sul fucile; alzò gli occhi, lucidi, al cielo. Nonostante avesse terminato di raccontare loro la storia, la ragazza, non riuscì a non pensare a ciò che successe nei giorni seguenti al suo coma

-Dove mi trovo?- sbiascicò un giorno -dove mi trovo?- ripeté Sonia mentre un continuo girovagare di medici sfilava delle siringhe dal braccio di sua madre e suo fratello -tranquilla, è solo un sedativo- le disse una voce -signor Wu, il liquido è pronto ma...- disse improvvisamente uno degli uomini in camice bianco -non ora- fu la risposta -serve un altra dose per la ragazza- aggiunse poi; l'altro tirò subito fuori una siringa, ma non appena provò a iniettargliela, lei lofermò e gliela somministrò. Sino ad ora era rimasta in coma, era stata ritenuta morta oramai; erano passati mesi da quando era stata salvata.Sonia sialzò poco dopo in piedi;da subito traballò, successivamente riuscì a reggersi tranquillamente in piedi; cercava i due assassini.Siguardò attorno; era finita in uno strano tunnel. Gli scienziati la stavano rincorrendo,così, si nascose nella prima stanza aperta che trovò; era tutta bianca, con un unico tavolino al centro. Dovevano essere ancora per mare, perché Sonia al di sotto di se, sentiva il movimento delle onde. - Ha fatto i test al ragazzo e alla madre?- sentì dire dai due che stavano correndo a vedere dove si era rintanata; nel frattempo, la ragazza, aveva chiuso la porta dall'interno facendo scorrere il lucchetto. Girovagò in quella stanza semivuota, trovò delle scartoffie, ma di tutto lesse semplicemente la parola morte;poco dopo, lasua attenzione venne catturata tutta da quel piccolo oggetto: una bottiglietta.Questa era riposta su quell'unico mobile al centro della stanza; nel frattempo, gli scienziati avevano scoperto dove si era rintanata. Tentarono più volte di aprire la porta, ma qualche istante dopo, passarono a tentare di forzarla; lei nel frattempo si era avvicinata alla bottiglietta e l'aveva presa in mano. Dopo tutto quello che aveva passato l'unica cosa che le passava per la mente era di morire; in piedi, nel mezzo della stanza, con la bottiglietta in mano, dopo averla guardata alzò lo sguardo e si disse -dopo tutto quello che ho passato... se non altro staremmo insieme Sele. Aspettami, sto arrivando-. Quando loro finalmente riuscirono ad aprire la porta, Sonia aveva già stappato la bottiglietta; aveva versato una lacrima prima di berne tutto il contenuto. Nessuno riuscì a fermarla in tempo; oramai era tardi. La ragazza, dopo qualche minuto, si accasciò a terra perdendo i sensi.

...Ricordo di aver rivisto lei, ricordo di aver rivisto Selene...


-Fu per lei, fu per Selene- sentì dire da Claire mentre si riprendeva e tornava alla realtà; al presente. -Sapevo bene a ciò che sareiandata incontro- le disse facendo una pausa prima di riprendere a dire -la Sonia che tutti conoscevano è morta, è morta quel giornolasciando il posto ad un'altra- successivamente si alzò e si diresse verso il porto -ma dopo quello che ti è successo, non li odi? Intendo i dinosauri- balbettò Gray quando le fu qualche passo più avanti -no,non fu loro la colpa-sospirò, si girò verso il ragazzo e poi aggiunse con un sorriso -se non altro ho avuto modo di conoscere tanti amici- ; Gray non capì se si riferisse agli umani o ai dinosauri. Da lontano poco dopo si sentì di nuovo un ruggiro; questa volta solo Sonia lo riconobbe: era lo Spinosauro. -È ora- annunciò la ragazza mentre si avviava
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Jurassic Park / Vai alla pagina dell'autore: Fantasia_98