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Autore: riccardoIII    31/08/2015    5 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva creduto che ci fosse rimedio a ogni delusione.

Come James aveva previsto, la squadra che aveva messo su e allenato con tanto impegno si rivelò ottima, tanto che stracciò Serpeverde alla prima partita della stagione, con grande soddisfazione di Sirius vista la sconfitta di quello che era, ormai, il suo ex-fratello; Regulus non era riuscito a soffiare il boccino da sotto il naso di Shaklebolt, che si era rivelato davvero bravo a volare.

Per la prima uscita ad Hogsmade Sirius invitò Mary McDonald e lei accettò col suo solito sorriso. James aveva, molto prevedibilmente, tentato di andarci con Evans, ma lei aveva, altrettanto prevedibilmente, rifiutato, così l’amico aveva ripiegato su una procace Elsa Abbott, che al contrario si era dimostrata davvero molto entusiasta e disponibile.
La giornata fu piacevole e divertente, come previsto, perché Mary non si mostrò affatto diversa dal solito, così simile ad un amico maschio con cui non doversi scusare per aver fatto un rutto dopo la Burrobirra o per aver imprecato quando una tazza da tè mordinaso di Zonko gli aveva azzannato un dito. Non seppe dire perché, tuttavia, non provò a baciarla o a portare l’appuntamento su un piano più concreto; non che la ragazza avesse reso esplicito il suo desiderio che le cose andassero in quel verso, né lui aveva sentito quelle stupide farfalle nello stomaco di cui tutti tanto parlavano, o altre stronzate simili. Semplicemente, Mary gli andava bene come amica e basta. La riaccompagnò a scuola e la salutò in Sala Comune, dicendo di essersi divertito, e lei gli rispose che era stato lo stesso per lei.
Quando raggiunse il Dormitorio vi trovò un James estatico. Evidentemente, la Abbott non era la classica Tassorosso tutta innocenza e bontà, anzi, era abbastanza smaliziata da trasformare l’amico in un cerbiatto eccitato.
-È stato grandioso, Padfoot! Sul serio, non vedo l’ora di uscire di nuovo con lei! È davvero in gamba con certe cose, quasi come la tipa della gelateria…-
Sirius scoppiò a ridere come un pazzo, gettandosi sul letto di schiena.
-Quindi ora siete una coppia? State insieme?-
-Oh, non ne abbiamo proprio discusso… Credo che ci vedremo di nuovo, si…-
-E la Evans?-
Il  ragazzo si smontò, crollando sul letto e passandosi una mano tra i capelli.
-La Evans non vuole uscire con me e l’ha ampiamente chiarito-
-E questo basterà a farti passare la tua cotta per lei?-
-Io non ho una cotta per lei!- esclamò James, mostrandosi indignato.
-Si, e io voglio bene a Walburga-
James lo guardò male.
-Non ho una cotta per lei, Sirius! Sul serio, è bellissima e intelligente e i suoi occhi sono spettacolari e tutto il resto, ma è solo una ragazza come le altre, posso vivere e divertirmi senza di lei-
L’amico ghignò mentre si metteva seduto.
-È inutile che ci provi, Prongs, puoi fregare tutti ma non me. Lei ti piace e tu lo sai-
-Ma io non piaccio a lei! Che senso ha continuare a provarci? E poi lei nemmeno ti sta simpatica!-
- Va bene, è ora di affrontare la questione. Questo è uno di quei momenti da femminucce tutto cuori e nastrini, ok? Non è che non mi stia simpatica, James. È una ragazza forte, sul serio, e poi è l’unica che riesce a tenerti testa, anche solo per questo potrei facilmente ammirarla. Ed ha un gran bel senso dell’umorismo. Non mi va particolarmente a genio per come ti tratta ed è per questo che ti sto dicendo queste cose. Tu hai una cotta per lei, che ti piaccia o no, e puoi uscire con la Abbott e con chiunque altro tu voglia, ma sappiamo entrambi che la Evans rimarrà sempre un passo avanti alle altre, per te-
James abbassò lo sguardo sul pavimento, battendo ritmicamente un piede per terra.
-Non sto dicendo che tu debba struggerti per lei ogni giorno e non frequentare nessuno, James, sai che non sono il tipo che ti direbbe una cosa del genere. Ma voglio essere sicuro che tu sia cosciente della cosa e l’affronti. Superala, o prenditi ciò che vuoi, ma smettila di far finta che lei per te conti quanto il tuo libro di Storia della Magia, o questa cotta non passerà mai e tu ci starai sempre male quando lei non ti rivolgerà nemmeno un saluto-
Prima ancora di finere la frase, Sirius si chiese cosa diavolo gli stesse succedendo quel giorno; prima non ci provava con Mary, ora dava consigli sentimentali a dieci per uno Zellino. Si stava forse rammollendo?
Mentre lui si perdeva nelle sue elucubrazioni, l’altro si passò una mano tra i ricci corvini tenendo comunque gli occhi a terra, poi prese un sospiro che trasportò Sirius di nuovo sul pianeta Terra.
-Oggi era a Hogsmade con Mocciosus. Camminavano e ridevano-
-Non penserai sul serio che stiano insieme!-
-Lui… Lui la guarda come se l’adorasse, Sirius. Lui la vuole. Io lo so-
Non se la sentì di negare. Non avrebbe avuto alcun senso.
-E lei?-
-Lei è felice, con lui-
-Lui passa metà del suo tempo a puntare la bacchetta sui Nati Babbani come lei e ad offenderli. Pensi sul serio che la loro amicizia durerà ancora a lungo, quando là fuori vengono uccisi un paio di Babbani al giorno solo perché hanno messo al mondo un mago? Pensi che lei lo amerà davvero, immerso com’è nelle Arti Oscure fino al più sottile dei suoi capelli schifosamente unti? Il Prefetto Evans, integerrimo com’è, che si mette con un futuro Mangiamorte?-
James prese un altro sospiro.
-Forse hai ragione, Sir. Forse dovrei semplicemente ammetterlo che lei mi piace più di chiunque altra. Ma poi sarebbe reale, e io non potrei più ridere quando lei rifiuta i miei inviti mandandomi a quel paese-
Sirius sospirò e in quel momento prese coscienza del fatto che non sarebbero usciti molto facilmente da quella situazione.
-James, ascoltami. Tu sei un Malandrino, giusto? E per i Malandrini la parola “mai” non esiste. Esci con la Abbott finché ti va e divertiti. Hai quindici anni e il mondo sta andando nella merda. Se non ti godi la vita ora, quando lo farai? Puoi avere tutto ciò che vuoi, James, basta che tu ci creda e vada là a prendertelo. La Evans non ti vuole? Benissimo, è lei che ci perde. Io lo so, James. Sono tuo fratello, e lo so, perché tu sei una persona straordinaria e se lei non se ne rende conto è cieca, e stupida. Questa cotta, o quello che è, ti passerà con un po’ di tempo e un po’ d’impegno. E se non passerà, allora te la prenderai. Le dimostrerai quanto vali e lei aprirà gli occhi. È solo una Pluffa un po’ più difficile da afferrare, no?-
James alzò finalmente gli occhi e li puntò su di lui.
-Grazie, Sirius. E ora, ti prego, torna il pazzo che sei sempre, perché questa versione sentimentale di te mi sta sconvolgendo!-
Scoppiarono a ridere insieme.
-Fine momento “ragazzine-in-calore”, ok?-
-Ok! Ehi, a proposito, com’è andata con Mary?-
-Bene. Cioè, lo sai, lei è grandiosa, ma non è successo niente di che. Non voglio… Insomma, mi sono divertito, ma è come stare con un amico…-
-Quindi non la rivedrai?-
-Beh, certo che la rivedrò! A lezione, agli allenamenti…-
-Intendo, non uscirai più con lei?-
-No, non lo farò. Ed è meglio così, sul serio-
James ghignò.
-Non è che te la sei presa tu una bella cotta, e ora ti chiami fuori solo perché te la stai facendo sotto per questo?-
-NO! Ehi, Prongs, sul serio, no! Si possono anche avere amiche femmine, giusto?-
James gli fece uno sguardo che sembrava molto scettico, così lui gli gettò contro il suo cuscino e lo centrò in pieno viso; l’amico non esitò a rispondere all’attacco, e ben presto si ritrovarono invischiati in una battaglia che si protrasse finché Remus e Peter tornarono in camera dopo cena e li trovarono sul pavimento, esausti e coperti dalle piume scappate fuori dai guanciali che avevano usato come armi.
-Avete fatto la lotta dei cuscini senza di noi?- domandò Peter, sconvolto.
-Sai cosa significa questo, vero Pete?- disse Remus, ammiccando.
-GUERRA!- urlarono in coro, prima di buttarsi a pesce sui due.

Fu così che, messi da parte P.P.P.P. e Incantesimi di Guarigione, i Malandrini tornarono ad avere una vita quasi normale, con impegni sopportabili. In realtà ogni tanto Remus spariva in Biblioteca per alcune sue ricerche extra di cui non voleva parlare, cosa che fece loro temere che stesse tramando qualcosa, ma per il resto finalmente, dopo anni, avevano riacquisito un certo equilibrio nel ritmo sonno-veglia. Comunque, dall’inizio dell’anno non avevano ancora messo in atto alcuno scherzo grandioso e di certo non potevano aspettare ancora prima di realizzarlo o avrebbero perso la reputazione.
Agirono prima di Halloween, notte in cui ci sarebbe stato di nuovo il Plenilunio, e pensarono che fosse giunto il momento di dare una “svolta socialmente utile” al loro divertimento. All’uscita dalle lezioni pomeridiane del venerdì gli studenti, i professori, i fantasmi e tutte le altre specie, viventi e non, di abitanti del castello si ritrovarono a leggere quelli che si rivelarono essere enormi manifestii “pubblicitari”, di cui la scuola era stata misteriosamente tappezzata. Manifesti molto particolari, in verità. Su fondo nero, lettere scritte con inchiostro verde brillante e visibile al buio recitavano:

“Ti ritieni una strega o un mago particolarmente dotato, ma non trovi riscontro nella realtà? Hai una predilezione per la tortura di cuccioli di gatto o altri esseri innocenti che non potrebbero farti del male nonostante la tua stupidità? Ti senti incompreso dal mondo e covi rabbia repressa e frustrazione perché il tuo Sangue Puro non ti rende migliore degli altri? Adori vestirti di nero, strisciare ai piedi dei potenti e hai un dono per la teatralità?
Abbiamo la carriera che fa per te!
Unisciti anche tu ai Mangiamorte di Lord Voldemort! La tua ottusità sarà premiata con zelo e potrai sfoggiare le tue innate capacità nel compiere atti di barbarie su chi non può difendersi, così da non rischiare il tuo bel faccino! La Purezza del tuo sangue sarà riconosciuta come valore vitale e il tuo Signore sarà ben felice di fare di te un burattino!
La veste nera di ordinanza è inclusa nel prezzo di adesione al circolo, la propria anima, e in omaggio riceverai un bracciale con la scritta:  -Sono fesso e me ne vanto!-
(Per maggiori informazioni cercare il Marchio Nero e sperare di arrivare prima che i vigliacchi siano scappati)

Le prima reazioni furono di totale sconcerto; tutti cominciavano a leggere con espressioni terrorizzate e finivano col trattenere le risate malamente, o a lanciare insulti disgustati agli ideatori dello scherzo. I quattro ebbero la grandissima fortuna (che in realtà non era poi tanto fortuna, quanto pianificazione) di aver appena avuto lezione di Trasfigurazione, il che significava che la McGrannit non avrebbe potuto accusarli di nulla avendoli avuti davanti per le due ore precedenti. Inoltre, poterono osservare la reazione della donna, cosa a cui ambivano quasi quanto a vedere l’espressione di Silente quando avesse a sua volta scorto i manifesti.
Ovviamente, la maggior parte dei presenti si voltò verso di loro appena ebbe finito di leggere, intuendo con non troppa arguzia che potessero essere gli artefici di quel piccolo scherzetto. Tuttavia, nessuno aveva le prove e poteva accusarli, con loro immensa soddisfazione. Non dovettero nemmeno tentare di nascondere le risate. Erano sufficientemente sicuri di riuscire a scamparla, fin quando due occhi gelidi nascosti da un paio di lenti squadrate si posarono su di loro. Sul serio, Walburga sembrava un’adorabile mammina in confronto a Minerva McGrannit quando stirava le labbra in quel modo.
-Potter, Black, Lupin e Minus! Nel mio ufficio, immediatamente!-
Quattro espressioni stupite e innocenti comparvero su altrettante facce.
-Ma professoressa, noi eravamo in classe con lei!-
Lei parve un attimo turbata da quella rivelazione, come se non avesse affatto riflettuto prima di accusarli. Poi, fin troppo velocemente, si riprese.
-Sono certa, Signor Black, che se non ha nulla da nascondere mi lascerà esaminare la sua bacchetta, così come i suoi compari, per verificare la vostra totale estraneità ai fatti. Ora, seguitemi-
Senza dire altro, i quattro si incamminarono dietro di lei. Dopo circa un minuto erano chiusi nel suo ufficio e le stavano porgendo le loro bacchette,  su cui la donna applicò l’Incanto Reversus. Non trovò nulla d’incriminante, avevano solo svolto gli Incantesimi nelle varie classi in cui erano richiesti.
-Bene, pare che per una volta non siate coinvolti in qualsiasi fatto assurdamente stupido e contro le regole avvenga in questa scuola. Peccato, perché avrei voluto congratularmi con gli artefici di questo piano-
Non abboccarono al goffo tentativo di indurli a parlare, così la professoressa fu costretta a congedarli.
-Professoressa, non le serberemo rancore per averci accusato ingiustamente, la capiamo. Magari, però, per il fastidio del ritardo per cena potrebbe ricompensarci con, diciamo, una cinquantina di punti?-
-Fuori dal mio ufficio, Signor Potter, immediatamente!-
I quattro lasciarono la stanza, sghignazzando.
-Dite che se l’è bevuta?- chiese Peter, a metà tra il divertito e il preoccupato, quando furono a distanza di sicurezza.
-Oh, andiamo, tutti sanno che siamo stati noi, ma non potranno mai farci nulla! Quell’idea della colla Babbana, Sirius, è stata fantastica! Altro che Adesione Permanente, ci metteranno giorni per capire che non possono risolvere la cosa con la magia!- disse James, battendo una pacca sulla spalla del fratello.
-Ti ringrazio, James, ma il tocco di classe è stata l’idea di Remus di mettere in piedi lo scherzo nei giorni in cui Vitious trattava la Disillusione, così che non ci beccassero col Reversus! Se non avessimo avuto modo di affiggerli di notte e nasconderli finché non sarebbe stato il momento adatto non avremmo potuto sistemarli in tutto il Castello, né uscirne senza nemmeno una punizione!-
Remus gonfiò il petto fingendosi tronfio e la sua spilla da Prefetto brillò, irridente alla carica del proprietario.
-Ebbene si, ragazzi, sono davvero essenziale in questo gruppo di Malfattori!-
I quattro risero sguaiatamente alla battuta finché sentirono qualcuno dietro di loro schiarirsi la gola e, voltandosi, si ritrovarono di fronte al Preside. Per un istante, rimasero congelati mentre il vegliardo li scrutava col consueto brillio negli occhi. Poi James e Sirius misero su una poco convincente aria innocente, Remus puntò gli occhi sui lacci delle sue scarpe e Peter si impegnò tanto a rimpicciolire che Sirius fu grato che non si fosse involontariamente trasformato.
-Devo dire, Signori, che le vostre competenze e la dedizione che portate allo studio di materie come Incantesimi e Babbanologia sono encomiabili. Credo che vadano premiate con, diciamo, dieci punti a testa?-
E, così com’era arrivato, Silente se ne andò lasciandoli basiti in corridoio, l’idea della cena lontana anni luce dalle loro menti e una risata che lentamente nasceva dalle loro labbra, all’unisono.
-Oh si, ragazzi, Silente sarà anche un grandissimo mago, però un po’ suonato lo è!-
-E te ne accorgi solo ora, Peter? La veste arancione con i soli mobili che aveva al banchetto di inizio terzo anno non aveva chiarito abbondantemente la questione?-
-James! Non dire queste cattiverie! È solo un po’… Eccentrico, ecco!-
-Eccentrico?! Solo eccentrico, sul serio, Remus? Oltre a tutte le sue solite stramberie, non ultima quella strana fissazione per le parole d’ordine del suo studio, che tanto ormai capito lo schema potremmo entrarci in ogni momento tirando a indovinare, ora si aggiunge anche questa! Ci ha praticamente sentito confessare e invece di punirci ci ha dato dei punti! Se lo sapesse la McGrannitt! Oh, povera Minerva, le verrebbe un colpo!-
-Intanto resta comunque il mago più brillante degli ultimi secoli! Ed è l’unico di cui Voldemort sembra avere paura!-
-Potresti evitare di dire quel nome, Rem?-
-No, Peter, non possiamo smetterlo di usarlo, e sarebbe ora che riprendessi a chiamarlo così anche tu! È un nome come gli altri, tu sei Wormtail e lui è Voldemort, niente di più o di meno!-
Peter rabbrividì istantaneamente alle parole di Sirius.
-Ma Lui… È così potente! Quello che fa è spaventoso, ma dovremmo rispettare il fatto che è un grande mago!-
I tre si bloccarono e si girarono verso Peter.
-Stai scherzando, vero?-
-Rispettare… Il suo potere?-
-Io rispetto chi usa il suo potere, grande o piccolo che sia, per fare del bene al meglio delle sue possibilità! Non c’è niente di rispettabile nell’assassinare innocenti solo perché se ne è capaci!-
-Sono sorpresa che tu la pensi così, Potter, visto che non fai altro che lanciare Incantesimi e Fatture sui ragazzini per dimostrare quanto sei bravo. Dopotutto, c’è così tanta differenza?-
Gelo. Sirius sentì distintamente la temperatura scendere drasticamente e le sue mani contrarsi in pugni stretti. Si girò e vide con la coda dell’occhio James che faceva lo stesso. La Evans era ferma in mezzo al corridoio e li guardava con una strana aria di sfida mista a soddisfazione.
-Io non ho  mai fatto del male a nessuno. Sono solo scherzi, gli effetti scompaiono dopo un paio di giorni al massimo. Non ho mai attaccato Nati Babbani e Mezzosangue perché mi ritengo superiore, né vado in giro ad ammazzare gente indifesa nascondendomi dietro un cappuccio per codardia. Potrai anche credere che io sia un arrogante bambino viziato, Evans, ma ti pregherei di non paragonarmi a quegli… Animali. Se proprio vuoi accusare qualcuno di essere simile ai Mangiamorte, cercalo un po’ più vicino al tuo naso-
Sirius non aveva mai sentito James parlare così; aveva lo stesso sguardo che aveva rivolto ad Orion alla stazione, più di un mese prima: freddo, distaccato, pieno di rancore. Non avrebbe mai detto che il suo migliore amico avrebbe potuto guardare Evans in quel modo, né rivolgersi a lei con quel tono. Si sentiva il dolore nelle sue parole, il rammarico per essere stato considerato così squallido, così diverso da ciò che lui voleva apparire.
-E questo cosa diavolo dovrebbe significare?!- esplose la ragazza, il viso in fiamme e la furia negli occhi.
-Significa, Evans, che dovresti sceglierti meglio gli amici. Magari tra quelli che non insultano i Nati Babbani e non sguazzano nella Magia Nera. Il mio è un consiglio spassionato, poi fai ciò che vuoi. Dopotutto la vita è tua, puoi rovinartela finché ti pare-
Aveva deciso che sarebbe stato meglio attirare l’ira della ragazza su di sé per distrarla da James; era certo che il suo amico si sarebbe pentito delle parole che sarebbero potute uscire dalla sua bocca a causa della sua proverbiale impulsività.
-Non stavo parlando con te, Black. Capisco che per il tuo cervello minuscolo sia difficile comprendere che tu non sei al centro del mondo, ma…-
-Sei tu a non capire, Evans. Se offendi James, offendi me. Invece di sparare sentenze su chi ti ostini a non voler conoscere, cerca di osservare meglio la realtà-
-Se tu non fossi un viziato figlio di papà con la borsa piena di Galeoni e una famiglia che sarà sempre pronta a pararti le spalle per ogni stupidaggine che fai, Black, forse capiresti che…-
Ma Sirius non l’ascoltava più; aveva estratto la bacchetta e gliela puntava contro.
-Non parlare di cose che non capisci, Evans. Non con me. Non ho paura di colpire un Prefetto-
-Sirius, calmati. Abbassa quella bacchetta, ora. Lily, è meglio se te ne vai-
Stranamente, non era stato James a intervenire, ma Remus. Si era parato di fronte all’amico, lo guardava fisso negli occhi e dava le spalle alla ragazza.
-Non ho nessuna intenzione di farmi offendere da Black! Cos’è, mammina non ti ha regalato la scopa che volevi? C’è gente che ha problemi più importanti di questi, sai, che non ha il tuo bel faccino e il tuo conto in banca e una famiglia bella potente che lo tiene al sicuro!-
Sirius aveva quasi riposto la bacchetta, ma quelle parole gli annebbiarono vista e ragione e la rialzò immediatamente. Una mano si strinse sul suo polso, forte e sicura, e un po’ di tutta quella collera svanì.
-Evans, vattene. Ora. E non osare, mai più, parlare di cose che non sai. Sir, andiamo via di qui-
Lo trascinò via per il polso che ancora stringeva, sorpassando la ragazza che se ne stava ancora in mezzo al corridoio. Sentiva i passi degli altri due amici dietro di sé e fu stupito dal fatto che Remus non si fosse fermato con lei, porgendole le scuse da parte di tutti come faceva di solito. Evidentemente la situazione era molto grave, doveva sembrare stravolto.
Si fermarono solo quando arrivarono nel Salone d’Ingresso, due piani più sotto. James mollò la presa e gli si parò di fronte.
-È tutto ok?-
Lui prese un respiro profondo per snebbiarsi la mente, poi annuì.
-Che ne dite di un salto nelle cucine, visto che abbiamo saltato la cena?- domandò timidamente Peter.
Nessuno rispose, ma si avviarono inconsciamente verso la loro destinazione. Quando furono seduti ad uno dei quattro lunghi tavoli, con davanti un’enorme quantità di cibo di tutti i tipi, Wormtail parlò di nuovo.
-Sentite, ragazzi, mi dispiace. Non so cosa mi sia preso, non volevo dire davvero ciò che ho detto… Voi lo sapete che non lo penso…-
Sirius alzò gli occhi dalla sua enorme fetta di torta al cioccolato e li fissò sull’amico che si stava torturando le mani; era evidente il rimorso sul suo viso.
-Non è stata colpa tua, Pete, quello che è successo. Se è questo che lei pensa di me, che io sia alla stregua dei Mangiamorte, tu non c’entri nulla-
-Ma, James, se io non avessi detto quella… Cosa… Lei non avrebbe risposto in quel modo e Sirius non si sarebbe intromesso e ora…-
-Non preoccuparti, Pete. So che è questo che la gente pensa di me, non mi è mai importato il parere degli altri e non comincerò di certo a badarci ora. Non avrei dovuto perdere la testa e alzare la bacchetta su di lei, è una ragazza e in più… Scusa, James-
L’altro gli batté una pacca sulla spalla.
-Se non capisce che persona splendida sei, allora è cieca, e stupida- disse James, ripetendo le parole che l’amico aveva detto a lui qualche giorno prima, -Io lo so, e tu sei mille volte più importante di quella spocchiosa ragazzina. Anch’io avrei reagito male, al tuo posto-
Sirius morse un pezzo della sua torta, chiedendosi se il calore che provava nel petto fosse dovuto alle parole dell’amico o agli effetti benefici del cioccolato.
   
 
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