TBI presenta
GOD FURY: SWANHILD CHRONICLES
::::CAPITOLO 2 – DISCRIMINAZIONI E PREGIUDIZI::::
Un leggero
venticello spirava tra le fronde verdeggianti degli alberi. Il sole illuminava qua
e là porzioni silenziose di bosco. Qualche sporadico aggregato nuvoloso copriva
la luce e creava suggestivi coni d’ombra.
In un altro
frangente, Dinze avrebbe apprezzato notevolmente questo scenario. Andava matta
per quegli scorci immacolati di luce pallida come quello… Ma decise che non era
affatto il caso di rimanere lì imbambolata. Eh già… Perché in
fondo non era un paesaggio tranquillo, quello. Il Warp li aveva condotti
nel primo posto uscito dalla mente di Dinze. Un florido boschetto appena fuori da Payon.
Si stupì mentalmente
di non avere tremore alle gambe. Meno male… Non era il momento di avere paura.
Aveva un compito importante da portare a termine, e, il cielo
le era testimone, lo avrebbe fatto.
Una figura scura
comparve davanti a lei. La ragazza lo squadrò dal basso all’alto. Al diavolo…
Quello Zeo sembrava non avere punti deboli… Ma avrà dovuto
pur averne uno, no? Rimase per un attimo incantata da
quel magnifico arco nero che contrastava con il biondo aureo dei suoi capelli.
Gli intagli conferivano sia all’arma che al suo padrone un aspetto minaccioso.
“Allora, che si
fa?”
La sua voce calma
lasciò perfettamente sottintendere la vera natura di quelle parole. Il corpo
aggraziato di Dinze venne violentemente scosso da
un’ondata di rabbia… La stava sottovalutando?
Faceva male…
Dinze ripose con
tranquillità l’arco posizionandolo sulla schiena,
suscitando un’espressione soddisfatta sul volto del suo avversario.
“Meglio così… Non
mi va di combattere contro una ragazz…”
Ma la frase fu
bruscamente interrotta dallo slancio di Dinze in avanti. Stava correndo a tutta
velocità verso di lui e brandiva un coltello in mano. L’effetto
sorpresa stava facendo il suo dovere.
Mancavano due o tre
metri all’obbiettivo. Con la coda dell’occhio riuscì a
vedere lo sguardo attonito di Zeo…
Il pugnale si
conficcò in religioso silenzio nello stomaco dell’Hunter. Dinze sorrise
soddisfatta nel vedere gocce di sangue cadere a terra, ma rimase stupita nello
scoprire che il sangue in questione proveniva dalla mano e non dallo stomaco,
come pensava.
“Non male,
davvero…” commentò sarcastico Zeo, mentre con la mano sanguinante disarmava Dinze
Come ci era riuscito? D’accordo che lo standard dei riflessi di
un hunter era mediamente elevato, ma l’attacco sferrato da Dinze era veramente
veloce… E non si era limitato a schivarlo, aveva persino bloccato la lama e
rubato il coltello.
“Non credevo
riuscissi a bloccarlo…” ammise Dinze
“E
io non credevo tu fossi capace di tanta violenza… Avanti, cominciamo sul
serio…”
“Ok...” riprese in mano l’arco, mentre Zeo faceva altrettanto.
La ragazza fu un
fulmine. Prese un paio di frecce dalla faretra alla sua destra e le scoccò con
rapidità incredibile. Zeo le evitò entrambe con un poderoso salto.
Atterrò proprio
alle spalle della Hunter, facendola sussultare, e le
immobilizzò con la mano un’estremità dell’arco.
“Guarda…” le disse
Zeo “Che nessuno ti obbliga a combattere… E’ meglio
che la finiamo qui…”
“NO!” gridò Dinze,
che si girò su se stessa e tirò un pugno nel punto in cui Zeo si trovava fino
ad un attimo prima.
L’Hunter in
questione era comparso su un ramo di un albero.
“Davvero vuoi
continuare a combattere, signorina? Le vesti della guerriera indomita non ti si
addicono affatto…”
“Cosa?” sbraitò
lei, incapace di credere alle sue orecchie
“Tu che ne sai di
me?”
Zeo scese
dall’albero con un salto. Prese una freccia in mano,
la incoccò… E senza che lei se ne rendesse conto, la freccia si conficcò nella
sua spalla sinistra.
“Aaah!” Dinze si
portò la mano destra sulla spalla, guidata dall’istinto.
Ma quell’azione,
quasi casuale, faceva parte del piano di Zeo. Nell’esatto istante in cui Dinze
compì quel leggero giro per toccarsi la ferita, Zeo partì all’attacco per
colpire la ragazza con un potente pugno all’altezza dello stomaco.
L’esile figura si
accasciò al suolo senza fiato.
“Devo dire che
attaccare una donna mi disgusta, va contro la mia etica… Ma devo farlo, se
vogliamo vincere…”
“Urgh…”
Zeo alzò la mano ed
indicò un punto alle sue spalle.
“Da quella parte
c’è il warp di uscita. Lascia il
castello, non voglio farti del male…”
“Ma
perché… Perché lo fai?”
Zeo sorrise
leggermente. I loro sguardi si incrociarono.
“Tu sei una donna…
E le donne non sono fatte per combattere…”
Le ultime parole
furono tremendamente incisive per Dinze.
Nella sua mente ricomparvero memorie sopite da tantissimo tempo…
“Mi chiamo Dinze, e voglio diventare un’Archer!”
Le parole uscirono dalla bocca di una Dinze che avrà avuto dieci-undici anni.
All’Archer Field, il luogo dove nascevano i migliori
Archer della storia, il maestro si avvicinò a lei…
“Bambina…” disse l’uomo con voce melliflua “Perché non torni a casa?”
“No! Voglio diventare anche io un’Archer!”
“Ascolta, sei una femmina… E l’Archer è una classe per
soli uomini… Perciò tornatene a casa, mocciosa!”
“Diventerò un’Archer! Costi quel che costi!!!”
“Secondo te, una
donna…” ansimò Dinze, mentre si estraeva la freccia dalla spalla “Non può combattere?”
Zeo rimase fermo
nelle sue convinzioni: “Esattamente!”
Dinze prese una
delle sue frecce e tese l’arco.
“Io… Non mi
arrenderò… Mai!”
Le dita scivolarono
dalla corda con grazia infinita. La freccia partì all’assalto…
“Ti ho già detto di
ritirarti!” esclamò Zeo evitando la freccia allo stesso modo della precedente.
Ma una punta di
metallo si conficcò nel coprispalla di pelle, dilaniando la carne.
“Argh!!! Ma cos’è stato?” Ha
lanciato due frecce?!?
“Double Strafe…”
sibilò Dinze “E’ la tecnica che ho imparato durante
l’addestramento…”
“E’ pazzesco…” si trovò a pensare Zeo “Ha finto di lanciare una freccia, per lanciarne un’altra in una
frazione di secondo… Ho fatto male a sottovalutarla…”
Zeo estrasse la
freccia e la spezzò bruscamente.
“Molto bene… Allora
vediamo che ne dici…”
Solo allora Dinze
notò che Zeo teneva un bastone appeso alla schiena. Un bastone nero, abbastanza
lungo, poteva avere un diametro di circa quindici centimetri. E rimase sorpresa
quando lo posizionò sull’arco.
“Ora proverai…”
sorrise Zeo “Il terrore dell’Arrow Storm…”
“Arrow Storm?” “Non mi spaventi! Avanti!”
Zeo lanciò il
bastone verso l’avversaria.
“Se lo colpisco e
gli faccio deviare traiettoria, lo attaccherò con un Double Strafe alla massima
potenza…” considerò Dinze a bassa voce, mentre la distanza tra lei e il bastone
si accorciava sempre più.
“DOUBLE STRAFE!!!”
Le due frecce saettarono
verso l’obbiettivo, ma al primo contatto il bastone
esplose rivelando al suo interno
centinaia di frecce volare verso di lei.
…
“Allora?” chiese
ironicamente Zeo
Dinze era
appoggiata al tronco di un albero. Il suo corpo era costellato qua e là da
numerose ferite che sanguinavano copiosamente. Sulle gambe e sulle braccia
erano rimaste conficcate alcune frecce della Arrow
Storm.
“Te lo ripeto, Dinze… Vattene… Non voglio battermi con una donna…”
Gli occhi verdi
della ragazza si riaprirono. La vista si stava annebbiando. Le molteplici
ferite sembravano esplodere dal bruciore.
“Ancora…” balbettò
Dinze a fatica “Ancora con questa storia? Io continuerò…
Continuerò a combattere…”
Zeo mosse un passo
verso di lei.
“Ma
chi te lo fa fare? Non ti obbliga nessuno a batterti fino alla
morte… Cosa ti spinge ad andare avanti sino allo stremo?”
“Cosa mi spinge?”
rispose lei, ansando “Non so dirti… So solo che non cederò il passo a nessuno…
Tantomeno a uno come te…”
Perché stava piangendo? Le
lacrime stavano uscendo senza alcuna resistenza. Zeo la fissava in silenzio.
“Quando ho detto
che sarei entrata nella gilda… Mio fratello mi ha riso in faccia… Mia madre e
mio padre si infuriarono… Galaad ha cercato in mille
modi di farmi cambiare idea… Sob…” le sue labbra si curvarono in un flebile
sorriso “Sob voleva addirittura mandarmi via… Diceva di non volere un peso
inutile con sé… Me lo ricordo come fosse ora…”
Dinze strinse
l’arco a sé.
“Ma
con il passare del tempo…” riprese “Sono cambiate tante cose… I ragazzi hanno
cambiato opinione… Mi hanno fatta sentire una di loro… E questo… E’ stato il
periodo migliore della mia vita… Però… Per continuare a viverlo… Devo vincere,
qui, adesso… Devo dimostrare loro che posso cavarmela da sola… Mi hanno lasciato
qui, contro un avversario forte come te, perché loro credono in me… Io so che
vinceremo, perché ho fiducia in loro… Così come loro hanno fiducia in me…
Perché… Perché io…”
Alzò la testa,
guardando finalmente in faccia Zeo attraverso gli occhi verdi lacrimanti.
“…Perché io sono la Hunter dei God Fury!!!”
Zeo saltò
all’indietro, prendendo le misure...
“Molto bene,
Dinze…”
La mano uscì dalla
faretra con una freccia nera in mano. La forma era molto curiosa. La punta era
intagliata, a croce, mentre il gambo era lavorato a spirale.
“Questa non è una
freccia normale, come avrai capito…” disse, montandola sull’arco “Una freccia di ossidiana donatami dal mio maestro… Devi esserne
onorata…”
Puntò l’arco verso
la ragazza immobile.
“Il tuo discorso mi
ha colpito molto… Sappi che, di solito, io uso questa freccia per gli avversari
più validi… La struttura aerodinamica consente alla freccia di ottenere un’aumento di velocità e di penetrazione esponenziali… E’
stata una bella battaglia, certo… Ma alla fine, la vittoria è l’unica cosa che
conta… E HO VINTO IO!!!”
La freccia partì
dalla corda dell’arco. L’aria fu squarciata dal suo passaggio.
“E
questa…” rise Zeo, mentre la freccia stava per colpire “E’ la prima vittoria
dei Dungeoneers…”
Ma Dinze non si era
ancora arresa…
“DOUBLE STRAFE!!!”
La prima freccia
volò verso di lui, ma venne evitata con un leggero
movimento della testa.
“Rassegnati alla
morte, Dinz…”
*ZACK*
La seconda freccia
lo aveva trapassato in pieno petto. Un rivolo di sangue uscì da un lato della
bocca.
“Ma
che…”
Con le ultime
energie, Zeo guardò Dinze, l’arco ancora teso verso di lui. Non riportava danni
gravi.
Lo sguardo cadde
sulla freccia che lo stava uccidendo: la stessa che qualche
secondo prima aveva lanciato lui stesso contro la ragazza. E chissà
perché gli tornò alla mente l’immagine di lui che le
sottraeva il coltello.
“Ma…
Cough… E’ la mia… La mia fre…”
Cadde a terra
esangue, lo sguardo fisso al cielo.
Dinze gli fu
accanto, trascinandosi con l’ultimo barlume di energia.
“Non sei l’unico…” sorrise
Dinze, chinandosi su di lui “Che può rubare le armi all’ultimo secondo…”
Zeo ricambiò il
sorriso.
“Non morirai, Zeo…”
“Lo so…” rispose
lui “Mi sveglierò fuori da Swanhild… Non succederà
niente… Però fa un male bestia…”
Il suo corpo ebbe
un sussulto.
“D…Dinze, ascolta… Ho
fatto male a sottovalutarti… E avevi… Avevi ragione… Non
so come finirà questa WoE… Ma… Vorrei che tu… Mi concedessi… Una rivincita…”
Dinze gli prese la
mano con la sua sinistra.
“Ma
certo…”
Il corpo di Zeo
scomparve nel nulla, lasciando la freccia nera in una pozza di sangue. Dinze si
tolse da addosso tutte le frecce rimaste e si diresse
verso il Warp.
“Ce… Ce l’ho fatta… Max,
Shari, Sob, Aco… Galaad… Avete visto? Faccio parte anche io della gilda…”
Introdusse la mano
destra squarciata all’interno del Warp. La mano che aveva dovuto
sacrificare per parare la freccia di Zeo e rispedirla al mittente.
C’era riuscita. Aveva
battuto un avversario temibile. Aveva dimostrato a tutti che anche una donna può combattere. Ma, ancora più importante… Aveva dimostrato
a sé stessa… Che al di là di tutte le discriminazioni
e dei pregiudizi che aveva sempre dovuto sopportare… Lei era, è e per sempre
sarà… La Hunter della gilda God Fury…
Una volta tornata
nel Dungeon di Swanhild, si lasciò cadere al suolo svenuta
per le troppe ferite e la perdita eccessiva di sangue. Ma
il sorriso sulle labbra era una testimonianza più che eloquente della prima
vittoria dei God Fury…
-Fine Capitolo 2-
Mh… Non è che mi convinca poi tanto, come scontro… Ma
alla fine Dinze ci è riuscita… APPLAUSI!!!!!
Nel prossimo capitolo, “La danza della Luna”, vedremo
uno scontro all’ultimo sangue tra le sabbie di Morroc…
Because… Finally,
TBI has come back to EFP!!!
L’autore (incombente più di una cartella delle tasse)
TBI