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Autore: SweetNemy    02/09/2015    2 recensioni
Cambiare, all'improvviso, continente, nazione, scuola, amici, tutto non dev'essere facile, ma si trova sempre qualcuno che incuriosisce e che ci fa dimenticare, anche solo per un secondo, di essere completamente soli in una città sconosciuta.
Così è cominciata l'avventura di Iris, una ragazza rivoluzionaria e intraprendente... :3
Genere: Commedia, Mistero, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 7. LA MISSIONE

Era finita anche questa giornata di scuola, la pioggia continuava a scendere impetuosa ma meno forte rispetto a qualche ora prima.
Aprii l’ombrello intenta a tornare a casa, presi un bel respiro e mi preparai per l’impatto una volta uscita dalla zona coperta.
Mentre mi preparavo per diventare la nuova campionessa di salto in lungo della pozzanghera, una voce gridò il mio nome a squarciagola. Mi voltai, era Arsène. Lì ricordai tutto, l’appostamento, dannazione. Dov’era il prof di scienze?
-Ehi, aspettami! – disse un Arsène bagnato dalla pioggia.
-Scusa, ero sovrappensiero. – sì, a quante belle cose stavo pensando!
-Figurati, mi dai un passaggio fino alla fermata del pullman? Detesto prenderli perché sono zeppi di gente, ma in queste situazioni sono costretto a fare uno strappo alla regola. – chiese con una gentilezza che mai gli avrei attribuito.
Annuii, dato che la fermata era a qualche metro dall’uscita della scuola.
Una volta lasciato il mio compagno di banco al suo destino, tornai indietro nel cortile del liceo e incominciai a cercare il professore di scienze, finché non mi chiamò come aveva fatto Arsène minuti prima: cominciavo a pensare che entrambi avessero escogitato un piano per far sapere il mio nome a tutta la scuola!
Dopo averlo salutato cordialmente (al contrario di lui), ci dirigemmo verso la sua auto senza scambiare una parola, un silenzio imbarazzante che di solito cerco di non creare: ma, dannazione, lui era il mio prof!
Per fortuna aveva l’auto parcheggiata nell’area riservata ai docenti, un parcheggio adiacente al cortile della scuola e raggiungibile in pochi minuti. Dopo essere entrati mi pose una domanda.
-Allora Iris, prima ti ho vista accompagnare Arsène da qualche parte, spiegami tutto. – certo che faceva sul serio!
Risposi con un –Sì...- esitante per lo stupore, poi diedi le opportune spiegazioni –L’ho accompagnato alla fermata dell’autobus. – non capivo cosa importasse.
-Perfetto, allora cominciamo col seguire il suo autobus! – sì, faceva decisamente sul serio!
 
Accese il motore non appena vide l’autobus arrivare e iniziò a seguirne le tracce come farebbe un agente di polizia con un criminale.
Il ragazzo non aveva mentito: scese dall’autobus ed entrò a casa sua.
Il tutto era diventato così monotono e noioso: Arsène non usciva di casa, ciò nonostante il professore non distoglieva un attimo lo sguardo dalla porta d’ingresso della casa del ragazzo.
-Prof, siamo qui da un po’. Non credo uscirà dato il cattivo tempo. – non finii di parlare che Arsène uscì di casa.
Aveva l’ombrello e una maglietta nera che avrebbe potuto evitare di mettersi: sembrava un ringo! Entrò nel piccolo orto accanto all’ingresso e raccolse qualche foglia di basilico, poi rientrò.
-Il basilico. – pronunciò Soleil leggermente adirato. –Dannazione. –
Poco tempo dopo smise di piovere, guardai l’ora: erano le sei! Non sapevo se la cosa mi rendesse felice o incazzata dato che il padre di quell’idiota aveva azzeccato l’ora alla perfezione.
Lì però ricordai: dovevo uscire con quello!
Dato che poteva risentirne la missione, tra l’altro fallita, decisi di sbrigarmi, quindi salutai il professore dicendo che alle sei sarei dovuta ritornare a scuola.
Tuttavia, il docente si offrì di accompagnarmi e io ovviamente accettai.
Giunta a scuola mi sedetti su un muretto al coperto e lo aspettai. Non pioveva più ormai, ma le zone all’aperto erano comunque bagnate dalla pioggia.
Non feci in tempo a sedermi che il signorino si avvicinò con fare saccente.
-Hai ritardato di sette minuti, ma per stavolta ti perdono, dai! – Iris, stai calma. Sorridi e annuisci e non dargli un pugno in faccia.
-Scusa, ho trovato traffico. –
-Inutile che inventi scuse, stavi pedinando il tizio e non hai gestito bene il tempo. – già, lui lo sapeva... –E dimmi, com’è andata? –
-Male. È stato tutto il tempo dentro casa. Del resto, con questa pioggia. – detestavo dirgli che i miei piani erano andati in fumo, perché sapevo che il suo ego sarebbe cresciuto ancora!
-E cosa ti aspetti da uno come quello? –
-Eppure sarei curiosa di sapere cosa faccia dentro tutto il giorno per essere così stanco la mattina. –
-Senti bellezza, se vuoi mettergli le telecamere in casa non contare su di me. – io lo ammazzo.
Tra l’altro, il mio sguardo esprimeva chiaramente questo mio pensiero.
-Come cavolo ti chiami, non arrivo a certi livelli di follia. –
-March, tesoro, non ho un nome così difficile. – disse passandosi una mano tra i capelli. –Sai che sei particolarmente sexy quanto ti arrabbi? –
-Sarei sexy anche se ti dessi un calcio nei testicoli? –
-Non lo faresti mai. –
Dopo l’ennesimo litigio, decise di lasciare la scuola e dirigerci in qualche posto.
Salimmo su un pullman ma lui non aveva alcuna intenzione di dirmi dove portasse.
-Dove stiamo andando? –
-Sono sicuro ti piacerà. Tutte le ragazze che vi ho portato, hanno adorato quel posto. –
-Chi ti dice che io sia come loro? –
-Faccio lo stesso effetto a tutte le ragazze. Dicono di odiarmi, ma l’odio non è altro che una voglia troppo intensa di amare. –
-Non pensi che possano odiarti sul serio? – aveva un atteggiamento rivoltante quel tipo, iniziavo davvero ad odiarlo anch’io.
-No. Dopo una settimana al massimo finiamo col baciarci, poi le ragazze in questione iniziano ad attaccarsi troppo, io mi scoccio e le mando a quel paese. Questo è il mio modo di fare. Basta un bacio per farmi amare. –
-Non è tanto intelligente da parte tua rivelarmi i tuoi piani. –
-Nel momento in cui ti bacerò li avrai già dimenticati. – stavo davvero cominciando ad avere istinti omicidi nei riguardi di quel tipo, mi ribolliva il sangue nelle vene.
Tuttavia, decisi di calmarmi e di comportarmi nell’unico modo in cui avrei potuto spiazzarlo.
-Hai così tanto carenze d’affetto da dover trattare male delle povere ragazze per avere attenzioni? –
-Mi comporto così per lo stesso motivo per cui tu uccidi una formica. –
Non avevo capito il collegamento, o meglio, speravo di non averlo capito!
-Che vuoi dire? –
-Tu ti senti di poter decidere della vita di una formica perché ti credi superiore ad essa. Io mi sento superiore a queste persone per questo mi sento bene a trattarle male. –
Preferii ignorarlo perché l’omicidio è illegale!
Una mezz’ora dopo mi invitò a scendere dall’autobus: eravamo in un posto immerso nella natura, un piccolo villaggio alle cui spalle vi era una collinetta facile da raggiungere.
E così fu, raggiungemmo la collinetta fino in cima, e ci sedemmo su una panchina sotto un leccio.
-Sai come sono diventato il più bravo della scuola? – mi chiese lui, per poi spiegarmi la faccenda con entusiasmo –Beh, a parte il fatto che ho una mente adatta a questa scuola e delle buone basi grazie ai tutori che mi assegnava mio padre, grande meteorologo, il segreto è che ho letto tanto dalla biblioteca della scuola. –
-La biblioteca della scuola? Senz’offesa, quando ho fatto visita alla scuola per conoscerla, ho visto che c’erano solo tre scaffali con delle semplici enciclopedie che posso trovare in qualsiasi biblioteca. –
-Non quella biblioteca, ma l’altra, quella nei sotterranei. –
-Non c’è nessun’altra biblioteca. – Cosa voleva dire March? Avevo ben capito che in quella scuola ci fossero dei segreti, come la faccenda del fratello del prof di scienze, ma questa cosa mi sembrava al quanto strana. Non era strano il fatto che ci fosse una vecchia biblioteca, bensì il fatto che nessuno ne parli mai.
-C’è una biblioteca sotterranea che conoscono poche persone, molto ben fornita, anche se è un casino entrarci! Magari riuscirai ad ottenere risultati migliori. –
-Come mai mi riveli i tuoi piani? –
-Tanto non raggiungerai mai i miei livelli! - 
  
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