Capitolo 4: Preparativi
La
migliore preparazione per il tuo domani,
è fare
del tuo meglio oggi.
H. Jackson Brown Jr
Hermione
Granger si fissava allo specchio, corrucciata: non
aveva mai capito come valorizzarsi al meglio e soprattutto truccarsi in modo da
rendere più profondo lo sguardo.
Del
resto, farsi bella non era certo mai stata una delle sue priorità.
Non le era mai piaciuto agghindarsi più di tanto, né aggiustarsi e lisciarsi i
capelli, e tantomeno truccarsi.
Nemmeno ultimamente le piaceva.
Soprattutto ultimamente, si trovò a pensare.
Era difficile pensare ad altro o fare qualcosa di diverso, quando nella sua
mente si accavallavano sempre gli stessi pensieri: come prima destinazione, il
suo pensiero volava sempre verso i suoi genitori, ancora dispersi in Australia.
Il
Ministero aveva predisposto per la loro ricerca addirittura una squadra di Auror.
‘Per quello che hai fatto per la salvezza
di tutti noi, Hermione. E’ il minimo che possiamo
fare per te’, le aveva detto Kingsley
con la sua voce grave che ispirava sicurezza.
Ma, fino a quel momento, avevano trovato ben poco. Anzi, a dirla tutta
brancolavano ancora nel buio. Per questo Hermione
diventava sempre più irritabile e nervosa, quando l’angoscia per il destino
incerto dei suoi genitori si appropriava della sua mente.
Era
ancora troppo vivido nella sua memoria il funerale di Fred Weasley,
di Tonks e del professor Lupin.
Lasciò
scendere una lacrima, mentre cercava di non pensare che sarebbe potuto accadere
lo stesso ai suoi genitori.
Ricordava
ancora la signora Weasley inginocchiata a terra,
mentre stringeva una gamba del signor Weasley:
piangeva a dirotto, il viso sconvolto e deturpato dal dolore.
George
si era disteso lungo la bara bianca del fratello, ormai chiusa, con un sguardo
perso nel vuoto, con una disperazione che andava al di là del pianto, che non
si poteva esprimere con gesti o parole.
Hermione
aveva cercato di essere vicina a Ron, raccogliendo un po’ di coraggio, stringendolo
a sé prendendolo dalla vita, ma non aveva avuto risposta a quel suo gesto: il
ragazzo era rimasto immobile, mentre piangeva silenziosamente. Tremava, anche. Hermione non lo aveva mai visto così sconvolto.
Anche
l’immagine di Andromeda mentre piangeva straziata sulla tomba della figlia con
il piccolo Teddy tra le braccia ricorreva
costantemente negli incubi di Hermione. Per non
parlare del cadavere di Fred, con il viso ancora luminoso e bello, con l’ombra
dell’ultimo sorriso disegnato sui lineamenti rigidi. Sembrava che dormisse. Hermione lo sognava spesso mentre cercava di parlarle, ma
nei suoi incubi, Fred apriva e chiudeva la bocca con grande sforzo, senza
riuscire a dire nulla di comprensibile.
Subito
dopo il funerale di Fred, Hermione aveva deciso di
trasferirsi, insieme ad Harry, dai Weasley: non che
avesse avuto scelta, la signora Weasley era stata
categorica, non sarebbero andati da nessun’altra parte. La signora Weasley si sentiva più sicura avendo tutte le persone che
amava lì vicino, e darsi da fare per tutti le aveva restituito un po’ di quello
spirito che aveva perso con la morte di Fred.
Ma, del resto, dove sarebbe potuta andare, Hermione? Non
aveva più nessuno al mondo, se non Harry e Ron.
Una nuova lacrima le scese sul viso pallido, mentre cercava di farsi forza e di
non farsi sopraffare dallo stress, a cui era stata sottoposta costantemente
nell’ultimo anno.
Il secondo pensiero che aveva sempre in mente, poi, erano i Mangiamorte:
quei maledetti, se solo si consegnassero! Almeno non sarebbe costretta a vagare
di lungo e in largo insieme ai suoi migliori amici per tutta l’Inghilterra,
solo per trovarli. Moltissimi erano ancora i latitanti, infatti, e soprattutto,
c’era ancora Rookwood a piede libero. Non poteva
passarla liscia, non dopo quello che aveva fatto a Fred.
Era davvero felice di poter dare una mano ai Weasley
e a tutto il mondo magico ancora una volta, ma, quei viaggi la stavano
distruggendo psicologicamente: era come passare un altro anno a dormire nelle
tende, al freddo … non era certo una passeggiata.
Certo,
il Ministero aveva provveduto a tutto: non avevano più la vecchia tenda del
signor Weasley che puzzava di gatto, ma una tenda
così confortevole e ben tirata a lucido che sembrava di stare in una casa vera
e propria. Inoltre, ora avevano delle buone scorte di cibo.
Eppure,
quando stava lì dentro, con Harry e i Weasley che si
scambiavano pareri e tracciavano mappe segnando i posti da controllare, sentiva
il petto stranamente pesante, come se costretto da un peso troppo grande, che
non riusciva a reggere.
Era
come se la sua mente la riportasse di nuovo alla ricerca degli Horcrux, facendo riaffiorare tutta la tensione e il senso
di disperazione che aveva provato solo pochi mesi prima.
A ben pensarci, l’unico motivo che la spingeva ad affrontare quei viaggi era
Ron.
Ed ecco che ritornava ai pensieri che le attanagliavano la mente.
Come ultimo pensiero, ma mai veramente ultimo, c’era Ron.
Non avrebbe mai neppure lontanamente immaginato qualche mese prima che
affrontare i propri sentimenti e capire quelli del ragazzo sarebbe stato di
gran lunga più difficile ed estenuante della ricerca degli Horcrux.
Ma, del resto, osservò con un sorriso, gli Horcrux le
aveva portato via solo un anno della sua vita, Ron come minimo tre.
Da quando era morto Fred il ragazzo si era sempre più chiuso in sé stesso,
diventando insolitamente silenzioso e, cosa che non era assolutamente conforme
al suo carattere, stranamente serio.
Hermione
non ricordava più il suo bellissimo sorriso, che non vedeva ormai da mesi.
Qualcosa doveva essersi spezzato dentro di lui, e Hermione
sapeva che sarebbe potuto succedere.
Non aveva mai avuto fratelli o sorelle, ma, quando cercava di immaginarsi cosa
dovesse provare Ron, pensava sempre a come sarebbe stata lei se avesse perduto
Harry.
Harry era per lei come il fratello che non aveva mai avuto e quando le mancava
il respiro al solo pensiero di non averlo più accanto, si accorgeva di quanto
potesse essere terribile il lutto che stava devastando Ron.
Sì, in fondo sapeva bene che Ron avrebbe reagito in quel modo.
Quello che però non sospettava, era che si sarebbe chiuso soprattutto con lei. Questo
proprio non se lo sarebbe mai aspettato.
Ma era inutile negare la realtà, era così: con Harry era pressoché lo stesso,
un tantino più cupo, ma sempre pronto all’avventura e ad incoraggiarlo durante
la ricerca dei Mangiamorte. Certo, non rideva più, ma
ogni tanto tirava un sorrisino timido rivolto al suo migliore amico.
Con Ginny aveva i suoi soliti battibecchi, com’era
sempre stato, cercava solo di essere meno duro con lei, di non alzare troppo la
voce e, ovviamente, di evitare ogni discussione se c’era nei paraggi la signora
Weasley.
Dava anche una mano a George, ora che lui era così scoraggiato e triste, ed era
per quest’ultimo una grande spalla su cui poggiarsi, tanto che George non lo
prendeva quasi più in giro per la sua età, come aveva sempre fatto.
Anzi,
un giorno lo stesso George aveva detto a Ron che era maturato molto negl’ultimi
mesi, e che sarebbe diventato un grand’uomo, esibendo il suo primo, timido,
sorriso dopo la morte del gemello, che fece scoppiare in lacrime di felicità la
signora Weasley.
Inoltre, Ron aiutava la signora Weasley con una
dedizione che faceva commuovere Hermione, perché
capiva che si era innamorata di un ragazzo meraviglioso.
Non
faceva più i capricci, non si lamentava più per i soldi che mancavano: si
prendeva cura del giardino, dava una mano in cucina, teneva su il morale a suo
padre, oltre che a George e a sua madre, con uno spirito che metteva allegria
al solo guardarlo.
Ma, con lei … con lei era sempre taciturno, timido, di poche parole.
Sembrava
aver dimenticato quel bacio appassionato che si erano scambiati durante la
guerra, Merlino solo sapeva perché.
Non
le aveva dato nessun segno di desiderio, non si era mai spinto verso di lei,
non le aveva mai cercato un altro bacio, nemmeno in quei rari momenti in cui si
erano trovati da soli.
Forse quel bacio lo aveva dato in un momento di disperazione, pensando che
sarebbero morti di lì a poco?
Forse,
dopo aveva capito che per lui era solo un’amica e non trovava il coraggio di
dirglielo?
Forse, per lui quello era stato soltanto un gioco, solo un modo gentile per non
rifiutarla? In fin dei conti, Hermione capì che era
stata lei a baciarlo e il fatto che lui avesse ricambiato il bacio con
entusiasmo non significava proprio nulla.
Forse si era illusa per troppi anni, e ancora continuava ad illudersi.
Forse Ron non avrebbe mai ricambiato i sentimenti che lei provava per lui.
Sospirò, cercando di non pensare sempre alle solite cose che le assillavano la
mente.
Meglio passare a rendersi presentabile. Aveva completamente dimenticato della
festa che avevano preparato per festeggiare la vittoria, e soprattutto per
osannare lei, Harry e Ron.
Come
se avessero voglia di festeggiare dopo tutto quello che avevano passato e che
stavano ancora affrontando!
Eppure,
come aveva saggiamente detto la signora Weasley,
dovevano pur ricominciare da qualche parte, almeno loro.
Peccato che fosse così
difficile, ricominciare. Peccato che Hermione si
sentisse così terribilmente sola, ora che non aveva più nemmeno Ron al suo
fianco.
La
festa, in ogni caso, era stata organizzata ad Hogwarts,
l’unico posto in Inghilterra che sarebbe stato capace di contenere un numero
considerevole di maghi: Hermione aveva sentito dire
da Ginny che il professor Lumacorno
(chi se non lui poteva avere ancora quell’entusiasmo nell’organizzare le
feste?) era stato costretto a limitare il numero dei partecipanti, proponendo
dei biglietti riservati ai maghi più influenti del mondo magico e ai loro amici
più stretti.
Era
vero, ad Hermione non piacevano certe occasioni, ma
doveva ammettere che le avrebbe riscaldato il cuore vedere il castello di Hogwarts completamente ricostruito (aveva sentito dire che
la professoressa McGranitt, insieme ad altri
professori, aveva fatto dei veri e propri miracoli).
Così,
forse, anche i tasselli della sua vita sarebbero andati uno ad uno al loro
posto, come per magia.
Proprio in quel momento, accorse Ginny, in suo aiuto:
in quei giorni, era sempre stata sua complice e sua amica. Da quando erano
tornate alla Tana la sosteneva come una vera e propria sorella.
Senza di lei di certo non ce l’avrebbe fatta a superare tutto quello.
Hermione aveva pianto con lei quando avevano dato
l’ultimo saluto a Fred e Ginny l’aveva abbracciata
forte e solo tra le sue braccia Hermione era riuscita
a scatenare un pianto dirotto per scaricare la tensione.
Solo
con lei si era potuta dimostrare fragile, perché quando aveva abbracciato Ron
durante il funerale aveva dovuto mantenere la calma e mostrarsi forte.
E
Ginny aveva sofferto con lei quando il suo amore con
Ron, a differenza del suo con Harry, non aveva trovato ancora modo di sbocciare,
restando un acerbo germoglio. Si lamentava dell’idiozia di suo fratello, non
riusciva a capire perché lei lo amasse tanto e di come avesse mai potuto
prendere un tale abbaglio, lei, che era la strega più intelligente e brillante
del mondo magico, e le battute della rossa, doveva ammetterlo, avevano
strappato a Hermione molti sorrisi.
Ginny
era una ragazza forte, e soprattutto negl’ultimi mesi aveva dimostrato le
straordinarie capacità della sua forza.
Era
stata, proprio come Ron, un sostegno sicuro per tutta la famiglia.
Ma,
a differenza del fratello, aveva mantenuto lo spirito allegro e spesso si
dispiaceva nel vedere come Ron era diventato, per dirlo con parole sue, ‘musone e pesante’.
E
se qualcuno le chiedeva il perché di tanta allegria, lei rispondeva con gli
occhi lucidi: “Fred avrebbe voluto che
tutti ridessimo un po’ di più e sono sicura che quello che vorrebbe sentire da
lassù siano soltanto le nostre risate!”.
Nel
sentire quelle parole, tutti annuirono, commossi, e persino George le diede
ragione, abbracciandola.
Era,
infine, lei a dirle di farsi coraggio quando non ce la faceva più a stare
dietro i pedinamenti per la ricerca dei Mangiamorte,
e di non preoccuparsi per i suoi genitori, che sarebbero stati trovati presto
dagli Auror.
Ginny
riusciva a capirla come nessun’altra.
“Ecco fatto. Sei bellissima, Hermione!” sorrise Ginny,
ammirandola, dopo che le aveva tracciato con sicurezza due linee perfette
sugl’occhi, di un color terra bruciata che si intonava perfettamente con i suoi
occhi castani, a mo’ di trucco. “Vedrai
che quell’idiota di mio fratello stasera farà qualcosa. O almeno si
spera!Ancora non so perché continui a perdere tempo con lui, Hermione!” dichiarò Ginny,
mentre alzava gli occhi al cielo, ridendo.
Anche Hermione sorrise, guardando la sua immagine
allo specchio: aveva raccolto appena i capelli all’indietro all’altezza delle
orecchie, e con la tricopozione lisciariccio,
li aveva resi luminosi e setosi, lisci sulla radice, mossi alle punte.
Le
ciglia nere furono, poi, sapientemente allungate da Ginny
con il mascara e sembrarono dei veri e propri ventagli sugli occhi.
“Non
so come ringraziarti, Ginny!”ammise
Hermione, in imbarazzo. “Per tutto. Per tutto quello che hai fatto in questi mesi”
aggiunse, con un sorriso sincero.
“Siamo amiche, Hermione.
Anzi, direi molto di più. E non importa se un giorno sposerai davvero mio
fratello o meno. Per me resterai sempre una sorella!” le rispose Ginny, prima di abbracciarla calorosamente.
Era raggiante e felice: Ginny era stata sempre così
solare e capace di esternare i suoi sentimenti che ,spesso, Hermione
l’aveva invidiata. Riusciva ad ammettere tutto, persino le cose più scomode.
Per lei invece, era tutto più difficile, era profondamente insicura e cercava
quella sicurezza nelle pagine dei molti libri che leggeva, nel dimostrare che
lei era più brillante degli altri.
Quando
proprio non riusciva a trattenersi,allora mostrava i suoi sentimenti con le
lacrime, i sorrisi e gli sguardi, più che con le parole.
E proprio in quel momento, le lacrime fecero capolino dai suoi occhi scuri.
“Non pensarci nemmeno!” l’ammonì Ginny, indicando con un dito i suoi occhi. Evidentemente,
si era accorta delle lacrime che lottavano per uscire. “Stasera devi essere perfetta, niente trucco sbavato!” e prese
l’amica sottobraccio, conducendola di sotto.
L’idea di quella festa, comunque, continuava a non andarle troppo a genio, tanto
più che Hermione sospettava, anzi ne era quasi
sicura, che Lumacorno non l’aveva fatto realmente per
festeggiare la vittoria, quanto più per Harry, per sapere qualcosa in più sul
suo trionfo. O meglio, per averne un racconto dettagliato.
In ogni caso, la verità era che non avevano potuto rifiutare l’invito per via
del Ministero che aveva approvato molto l’iniziativa del professore, dato che
intendeva anche invitare gli studenti della casa Serpeverde
che non avevano preso nessuna iniziativa alla guerra e che non erano sotto
processo, per la maggior parte figli di Mangiamorte
messi al lastrico dalla situazione.
Il
Ministero, e soprattutto in prima persona Kingsley,
ci tenevano a non generare odio e discriminazione nei loro confronti per
evitare ulteriori ribellioni e guerriglie.
Per non commettere il loro stesso errore,
aveva detto Kingsley.
E, per Hermione, aveva perfettamente ragione: bisognava che tutti
collaborassero, o la pace sarebbe rimasta solo un ricordo, in breve tempo. Un
arcobaleno subito dopo la pioggia, destinato, però, a scomparire presto.
La sua presenza e quella di Ron avrebbe sicuramente dato il buon esempio, dato
che erano diventati famosi quasi quanto Harry. Non potevano rifiutarsi di fare
una cosa così futile che il ministero approvava: stavano facendo tanto per loro,
e partecipare ad una festa non li impegnava così tanto da poter trovare delle
scuse plausibili.
Erano
quasi le nove.
In cucina, Hermione e Ginny
trovarono Harry e Ron, già pronti, con i loro smoking addosso: quello di Harry
era di vari colori dal sottotono grigio, dal grigio chiaro al grigio fumo,
molto elegante e distinto e s’intonava perfettamente con il suo viso chiaro e
appena rasato. Era stato un regalo di Ginny, a cui
lui aveva abbinato una cravatta grigio perla e dei gemelli dello stesso colore.
Harry e Ginny si abbracciarono: il ragazzo era
rimasto senza parole davanti alla figura snella della rossa e non smetteva di
farle complimenti.
Del resto, Ginny era magnifica quella sera: il
vestito, fatto di sottili e trasparenti rouge, le
metteva in risalto il fisico snello, e il color oro risaltava in maniera
perfetta i bei capelli rossi che le ricadevano sulle spalle. Hermione sapeva che Ginny avrebbe
destato molti sguardi maschili quella sera, anche se lei aveva occhi solo per
Harry.
Hermione invece aveva scelto, in partenza, un vestito
un po’ più lungo di quello di Ginny, le arrivava al
ginocchio. Aveva però deciso di sorprendere un po’ tutti (e soprattutto Ron)
con una scollatura generosa. Ma Ginny era stata
irremovibile: con un incantesimo le aveva accorciato il vestito, (“Sembri mia zia Muriel
con la gonna lunga fino al ginocchio!”), che ora le scopriva parte delle
cosce. Era di un leggero rosa cipria.
“Wow…sei…sei
fantastica!” sussurrò Ron, avvicinandosi a lei e guardandola con intensità.
Era
la prima volta dopo il funerale di Fred che la guardava così e a Hermione sembrò che una raffica di calore le riscaldasse
tutto il corpo.
Arrossì,quando
il calore le arrivò al viso, ma cercò di mantenere un atteggiamento freddo e
distaccato, per quanto le era possibile, dato che sentiva anche il cuore
arrivarle in gola a furia di battere con violenza.
“Vuoi dire che dovrei vestirmi così un
po’ più spesso per avere qualche complimento da te, Ronald?” sorrise,
mentre guardava il ragazzo arrossire in zona orecchie.
Lui farfugliò qualche monosillabo incomprensibile, mentre lei ammirava il
regalo che gli aveva fatto: lo smoking blu acceso gli donava particolarmente e
s’intonava benissimo con i suoi occhi azzurri, proprio come aveva immaginato, e
la cravatta grigio perla che il ragazzo vi aveva abbinato sopra (identica a
quella di Harry) donava quel tocco di eleganza che a lei piaceva tanto.
“Anche tu stai bene, comunque!” gli
disse, sincera, torturandosi una ciocca di capelli per nascondere l’imbarazzo.
Non era per niente abituata a fare complimenti, e, a pensarci bene, non ne
aveva mai fatti a Ron.
Lui, sempre con le orecchie rosse, si lisciò il vestito con le mani: “Dici? Beh, in realtà pensavo di essere ridicolo…sai, non ho mai avuto un bel rapporto con questi
dannati abiti da cerimonia!” disse Ron, guardando il vestito, non troppo
convinto. Poi, ricordando evidentemente che era un regalo della ragazza, aggiunse
in fretta : “Però, voglio dire, questo è
davvero bello, non ha proprio niente che non va! E’ proprio un bel regalo, grazie,
Hermione. Non dovevi! ”.
Sentirono dei passi che si avvicinarono a loro di fretta, sulla destra, mentre
si stavano ancora guardando, entrambi rossi in viso.
“Ronald ha ragione, Hermione,
cara!” s’intromise la signora Weasley, uscendo
dalla cucina. Stava preparando la cena a suo marito, che sarebbe tornato di lì
a poco. “Non dovevi spendere così tanto,
ci avremmo pensato noi al vestito. Poteva indossare quello del matrimonio di
Bill, è ancora nuovo!”.
Hermione ora era decisamente in imbarazzo. Si schiarì
la voce .
“Ma no, signora Weasley,
ho voluto solo fargli un regalo perché…diciamo che è
un regalo di compleanno: l’anno scorso non abbiamo nemmeno potuto festeggiarlo,
ora che ci penso. E poi gli sta benissimo, vero?” profferì la ragazza,
sperando vivamente di non essere arrossita. Ma,la signora Weasley,
ora aveva occhi solo per suo figlio, che sorrideva impacciato.
“Oh, è vero, cara! Il mio piccolo Ronald
è diventato un uomo, ormai” sospirò la signora Weasley.
“Mi sembra solo ieri che lo tenevo
ancora tra le braccia e lo aiutavo a mangiare!” e, detto questo, si lanciò
su Ron, lo abbracciò e gli stampò due umidi baci su una guancia con gli occhi
lucidi.
Ron,
stranamente, non cercò nemmeno per un momento di sfuggire all’abbraccio della madre:
dopo quello che era successo a Fred, si lasciava coccolare molto più spesso
dalla signora Weasley.
“Mamma, faremo tardi alla festa!”
s’intromise Ginny, guardando l’orologio di Harry.
Molly Weasley si staccò mal volentieri da Ron, e
prese ad aggiustargli la cravatta e la giacca, tirando su con il naso.
Ginny
sospirò, guardando Hermione e scuotendo la testa.
“Hermione,aspetta
tu Ron, io e Harry ci smaterializziamo ad Hogsmeade…ci
vediamo tra un po’ lì, così andremo
insieme ad Hogwarts” la informò Ginny, mentre guardava la Signora Weasley
e Ron. “Come vedi, mamma, deve prima
assicurarsi che il piccolo Ronnie
abbia tutto al posto giusto!” concluse, mentre, con un ultimo sorriso, lei
e Harry sparirono dalla stanza con un piccolo ‘pop’ .
Angolo
dell’Autrice:
Ho aggiornato con un po’ di ritardo, scusatemi! D’ora in avanti
dovrei aggiornare una volta a settimana, quando ci riesco anche due; purtroppo
finita l’estate ritornano anche gli impegni improrogabili, quindi è inevitabile
per me rallentare un po’ con la pubblicazione!
Volevo un po’ sdrammatizzare l’aria con l’ultima parte di questo
capitolo e col successivo, in attesa del processo ai Malfoy,
altrimenti la storia sarebbe diventata davvero una valle di lacrime! Spero sia
davvero godibile, e mi scuso, come sempre, per gli eventuali errori di
distrazione.
Vi invito a recensire, mi farebbe davvero tanto piacere sapere
cosa ne pensate.
Al
prossimo capitolo (spero prestissimo!),
Ariel