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Autore: Pinker    05/09/2015    1 recensioni
Dopo 10 anni dall'ultima missione di Blaze a Mobius, la gatta lilla ritorna per svelare un caso già iniziato dall'amica Amy, la quale a un certo punto scompare misteriosamente.
Anche Shadow e Rouge saranno coinvolti in questa avventura dal finale incerto.
Tra bugie e passato, sorprese più o meno piacevoli e lotte tra ragione e istinto, nascerà una storia d'amore...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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“Shadow... è questa?” chiese Rouge con un filo di voce, toccando con i piedi il solido cemento dopo essere uscita dalla alta sterpaglia del bosco. Si guardò attorno stupita, ammirando la nuova città.

Il suo silenzioso compagno annuì.

“Mi avevano detto che era una città molto particolare...” disse, guardandosi in torno.

“Non mi dispiacerebbe vivere qua.” pensò ad alta voce la pipistrella.

Shadow non poteva biasimarla: tutto pulito e silenzioso, nessuno che disturba la quiete, nessuna macchina... nessuna persona. Quella città in mezzo al verde era perfetta per lui. Magari, un giorno, ci sarebbe venuto ad abitare, magari non solo lui...

Sospirò mentalmente. Blaze non sarebbe rimasta con lui. Si era quasi dimenticato che lei aveva un mondo da portare avanti.

“Dai andiamo, non siamo qui in vacanza. Cerchiamo di-” il riccio nero fu interrotto dal gracidante e meccanico rumore del walkie-talkie che portava a una cintura alla vita. Grugnì scocciato, ma poi allungò la mano sull'aggeggio e se lo portò all'orecchio.

“Qui Shadow the hedgehog, passo.” rispose, tenendo premuto un pulsante e poi rilasciandolo dopo aver detto 'passo'.

Shadow! Non importa se non le hai prese, raggiungici immediatamente! Il treno è in pericolo, passo!” urlò preoccupata la voce di Bunch. Questo prese subito l'attenzione dell'ex-agente.

“Ok, arriviamo! Passo e chiudo.” rispose il riccio, mettendo a posto l'aggeggio. Poi si rivolse alla sua compagna.

“Dobbiamo tornare. Stanno succedendo guai al treno.” avvertì Shadow. Lei sospirò, ma annuì.

“Con tutta la fatica che abbiamo fatto per arrivare fin qui...!” esasperò.

“Non ti preoccupare.” disse Shadow, cominciando a dirigersi verso una vecchia casupola di ferro inabitata ai bordi del bosco “Questa volta la strada per il ritorno sarà più semplice.”

In effetti, la catapecchia si rivelò essere la stazione di fermata del carico di schiavi.

Da lì partivano le rotaie che si inoltravano nel bosco.

Con un cenno, Shadow ordinò alla compagna di seguirlo, e attivò i suoi pattini, scattando sulle rotaie. La partner aprì le sue potenti ali nere e si diede la spinta per salire in alto e seguì in volo il riccio nero.



Seguendo la strada, ci misero di meno ad arrivare al punto di partenza, ma una volta là, alla stazione di rifornimento dove l'avevano lasciato, scoprirono che il treno non c'era più.

I due si guardarono in giro sorpresi e altamente confusi.

“Dov'è finito?!” esclamò la ragazza, con una nota di preoccupazione, fluttuando su sé stessa.

Shadow non sapeva come risponderle. Bunch non gli aveva comunicato che si fossero spostati.

Ma comunque qualcosa non quadrava: se fossero andati avanti, loro l'avrebbero visto di sicuro, e i treni non possono fare retromarcia.

Per quanto impossibile potesse essere, c'era solo un'unica, rimanente ipotesi.

“Pensi a quello che penso io?” disse ad un certo punto Rouge, grave, fluttuando sulle rotaie e guardandosi in giro in cerca di indizi.

Il riccio annuì impercettibilmente, ma la ragazzo lo notò.

“Qualcuno ha spostato il treno dalle rotaie.” continuò la collega, nonostante non fosse sicura di quello che diceva. Non c'erano segni di nessun tipo nell'erba circostante, la stazione era intatta, le rotaie un po' arrugginite erano esattamente come prima. Il treno era scomparso come un fantasma.

Dove diamine sono spariti?!

E per di più, Rouge non sapeva quale essere sarebbe riuscito a spostare un lungo e pesantissimo treno con tutta quella gente a bordo!

Pensandoci, solo uno le veniva in mente, ovvero Shadow, ma solo perché lui sapeva--

Gli occhi azzurri della bianca creature si spalancarono in terribile realizzazione. Sperava che non fosse così, che la sua ipotesi fosse errata, ma più ci pensava e più si convinceva che quello era l'unico modo per spostare un carico del genere in maniera così pulita... e solo uno, o meglio una, poteva fare quello che (credeva) solamente il suo collega sapesse fare...

Scattò la sua testa verso il compagno.

“S-shadow...!” riuscì a esclamare, ma il riccio non le aveva dato molta importanza, dato che era impegnato a fare altro.

Infatti aveva preso in fretta e furia, con mani tremanti dallo stress e dalla rabbia, il walkie-talkie e l'aveva acceso.

“Sono Shadow, dove siete?! Passo!” gridò nella radiolina, visibilmente coi nervi a fior di pelle.

Dall'aggeggio uscirono solo dei bzzzz disturbati e alcune parole impossibili da capire dal troppo poco segnale. Preoccupato, il riccio ci riprovò.

“Dove siete?? Che succede?? Rispondete! BUNCH!” ma anche questo tentativo non funzionò.

In effetti, l'apparecchio emise solo qualche rumore gracidante e si spense.

“Maledizione!” gridò Shadow incazzato, sbattendo un piede per terra in frustrazione.

Subito dopo, però, il silenzio tombale fu sostituito da degli urli in lontananza. Alzarono entrambi le orecchie, incuriositi da dei suoni così agghiaccianti.

“Li senti anche tu?” fu Rouge a parlare.

In un attimo, il riccio nero ripose il walkie-talkie nella sua cintura con la stessa abilità e velocità di un cowboy con la sua pistola.

“Rouge! In volo!” ordinò gridando alla sua partner, e scheggiò sul terreno in direzione delle urla.

“Agli ordini!” rispose la compagna, dando un potente colpo all'aria con le ali, per prendere quota, e gli fu subito dietro.



Seguirono le grida correndo a perdifiato, ognuno coi propri tormenti per la testa.

Shadow era preoccupato per quello che Joe avesse potuto aver fatto, dopotutto aveva lasciato il treno a sé stesso con un attentatore a bordo, pronto a esplodere in qualsiasi momento come una mina.

Le urla che sentiva non facevano un bel effetto a Shadow. Le ultime grida femminili che ebbe sentito furono quelle di Maria...

Odiava quel rumore. Portava alla luce memorie che avrebbe voluto seppellire per sempre, ricordi che stava cercando di dimenticare. Dopo tutta quella fatica per mettersi il passato alle spalle, la paura e la disperazione che provò in quel momento, il senso di colpa per non aver potuto far niente se non guardare...era tutto riemerso come niente e senza che lui ci potesse fare qualcosa.

Shadow non vacillò, né fece sembrare di essere troppo colpito dalla cosa: aveva imparato a sue spese a mantenere il controllo. Sembrava solo preoccupato per Bunch, i suoi colleghi, il treno e le prigioniere...questioni di lavoro, insomma.

Rouge aveva il cuore in gola, non perché stava volando a velocità che raramente raggiungeva, ma per le immagini pulsanti dei suoi incubi che le si mostravano all'improvviso, senza spiegazione.

Non capiva cosa centrassero in quel momento le immagini di distruzione e morte ambientate in un fiero inferno. Rouge non era mai stata una persona che collegava i sogni con la realtà, ma tutte queste urla le facevano venire qualche terribili dubbi, oltre che i brividi...

Quelle urla. Le poteva paragonare alle stesse che sentiva nella testa e che odiava.

Ma, come il suo compagno (e come faceva sempre), ignorò quel suo malessere personale, e quel suo brutto presentimento.

Le grida li condussero fuori dal bosco, dove iniziava una prateria dall'erba ingiallita.

La sera cominciava a calare, ma i due videro perfettamente tantissime giovani donne che correvano impaurite e urlanti per il prato, non sapendo dove andare.

I due colleghi corsero in direzione delle giovani ragazze, le quali li videro e li corsero incontro.

“Che succede?!” chiese il riccio nero alla prima fila di giovani donne.

Nonostante sapessero che Shadow fosse una guardia, trovarono protettiva la sua presenza, e ringraziarono il cielo che fosse lì.

“Ha attaccato il treno! C-ci ha detto di andarcene...” dissero tremanti alcune ragazze, intimorite anche dall'aspetto serio e dalla superiorità che emanava il riccio.

“Dov'è adesso il treno?!” riprese lui.

“L-là in fondo!” rispose la prima ragazza, indicando il fondo della valle, dove c'era una caverna di enormi dimensioni. Shadow e Rouge spostarono lo sguardo dove indicava l'indice della ragazza.

Poi Shadow ordinò ad alta voce: “Ok! Continuate a correre finché troverete le rotaie, da lì percorretele fino a trovarvi al sicuro! TUTTO CHIARO??”

Le prigioniere annuirono in consenso e si rimisero a correre.

“Non vi fermate!” rimarcò il riccio, scattando verso la grotta, seguito a ruota dalla pipistrella.

Una folla di ragazze scappava da quell'ammasso di pietre e correva senza regole presa dal panico, seguendo solo le ragazze davanti.

Pecore.

Shadow faceva del suo meglio per arrivare velocemente, ma le ragazze gli bloccavano la strada, esattamente come un gregge di pecore senza pastore, e che stavano scappando dal lupo.

Sopra di lui, a qualche metro di distanza, volava Rouge, la quale teneva un occhio sia sulle prigioniere, ormai libere, sia su Shadow. Vedeva, per esempio, che lui era in difficoltà ad avanzare.

Ma una buona parte della sua testa era via, a immaginarsi e a chiedersi cosa fosse successo...

Era inutile nasconderselo a sé stessa: stava succedendo qualcosa di estremamente spaventoso e pericoloso, e lei aveva un cattivissimo presentimento che le faceva bruciare lo stomaco, come le fiamme dei suoi incubi.

Fortunatamente, le ragazze stavano finendo di arrivare e l'ondata si faceva più tenue.

Rouge, posando gli occhi sulle ultime giovani donne, notò due esseri che conosceva bene...

“Shadow!” gridò dall'alto. Lui alzò gli occhi alla sua collega, la quale gli indicò un punto esatto.

Il riccio squadrò i due ragazzi e li focalizzò. Sgranò gli occhi quando si accorse chi erano.

Joe!” esclamò a sé stesso il riccio nero.

I due colleghi si precipitarono verso Joe, il quale stava aiutando la giovane Annie a scappare via.

“JOE!” gridò Shadow prima ancora di raggiungerlo, e il ragazzo chiamato si fermò.

Riconoscendo la voce dell'amico, si voltò verso quest'ultimo, ma ancora prima di dire qualcosa Shadow iniziò a fargli domande.

“COSA HAI FATTO?? CHE E' SUCCESSO??” gli gridò.

“E' stata la tua amica!” rispose la giovane guardia, cercando di reggere la sua ragazza.

Ecco. Lo sapeva. Rouge l'aveva intuito.

Si ricordava, in effetti, che Blaze fosse capace di teletrasportarsi in un vortice di fuoco, anche grazie all'aiuto dei Sol Emerald. Questo spiega come mai non c'erano tracce intorno ai binari.

Questa idea, tuttavia, non dev'essere passata nel cervello di Shadow, dato che sgranò gli occhi come se fosse l'ultima cosa che si aspettasse di sentire.

Non disse nulla, e la riccia dorata continuò:

“Era come impazzita; ha aperto i vagoni con rabbia e ci ha urlato di uscire, di correre via, perché avrebbe bruciato il treno...” spiegò preoccupata, mentre il suo ragazzo aumentò la stretta sulle sue spalle, protettivo, in modo che l'aiutasse a stare in piedi.

Era praticamente stata calpestata da tutte e zoppicava, senza l'aiuto di Joe non sarebbe riuscita ad andare lontano.

Shadow semplicemente non capiva.

Blaze? Ma perché...? Cosa stava succedendo??

In ogni caso, sarebbe andato al treno, e avrebbe visto tutto con i propri occhi.

“Ok, voi andate al sicuro, seguite le rotaie e vi ritroverete a NMBC, noi andiamo a mettere a posto la situazione!” riprese Shadow, schizzando nuovamente sul terreno. Rouge diede un colpo d'ali e si alzò all'inseguimento del collega.

“Sì, ma non fatele del male!” urlò dietro di loro Annie, guardandoli nervosa mentre i due si allontanavano. La riccia sentiva di voler comunque bene alla gatta lilla, e non avrebbe mai voluto che le succedesse qualcosa di grave. Amica era diventata, amica rimaneva.

“Andiamo Annie!” esclamò Joe preoccupato, strattonandola un po' per svegliarla dalla sua trance “Raggiungiamo Angel!” e la trascinò via.



Blaze aveva appena finito il suo “lavoretto”: con una buona dose di cazzotti e di calci nello stomaco, aveva messo K.O. tutti i suoi avversari.

Poveri sciocchi, non sapevano con chi avessero a che fare quando hanno provato ad attaccarla.

Nessuno la supera nel corpo a corpo, nessuno.

Aveva sempre desiderato, sin dal primo attimo, di mettere quei maiali al proprio posto.

Dopo averli fatti volare nel regno dei sogni, li aveva legati e bendati a dovere, e poi era uscita dal treno e aveva richiuso bene le porte.

L'unico che le aveva dato problemi era stato quel grosso cagnaccio del loro capo, non solo per la sua mole nettamente superiore, ma era inaspettatamente in confidenza con il corpo a corpo e con le tecniche difensive. Ci ha messo un po' per batterlo, ma alla fine era caduto a terra come una mosca.

Blaze guardava il treno, tutto legno che desiderava far diventare cenere.

Il suo fuoco premeva già d'uscire, affamato.

Era tempo di tirarlo fuori, di far vedere di che pasta era veramente fatta Blaze the Cat.



Rallentarono, e si fermarono quando furono praticamente sull'entrata.

Shadow si appiattì contro la parete esterna, e lo stesso fece Rouge: il pericolo poteva essere letteralmente dietro l'angolo, e non volevano sbagliare come i novellini alle loro prime armi.

Aprendo la mano davanti al muso della compagna, il riccio le fece segno di restare ferma, mentre lui controllava l'ingresso.

Cautamente, sporse lievemente la testa per controllare che fosse abbastanza sicuro.

Nel corridoio di pietra non sembrava esserci qualcuno. Espose completamente la capoccia per avere una visuale più ampia: c'erano solo le rocce fredde, illuminate dalla scarsa luce serale che entrava dalle spalle del riccio nero.

Shadow rizzò le orecchie, in attesa di sentire la presenza di qualsiasi cosa; strani rumori venivano da qualche “stanza” (se così poteva definirla), e non erano per nulla rassicuranti.

Non capiva bene che fossero, sembravano...dei lamenti? Terrorizzati per giunta.

Shadow osò fare un passo dentro.

“Seguimi.” sussurrò alla partner, senza neanche voltarsi, sicuro che fosse lì pronta per qualsiasi ordine.

“Ma sta attenta, e non fare rumore.” avvertì sempre in un sussurro, anche se sapeva che non era necessario, dato che stava parlando con una spia che ne sapeva di queste cose. Inoltre, lei non era così stupida da non averlo capito da sola. In effetti non parlò, non emise alcun suono, nemmeno un cenno per avvertire il compagno che avesse inteso.

A Shadow, comunque, non servì; lei aveva capito, lo sapeva perfettamente, come sapeva che lei avrebbe eseguito l'ordine.

Zampettarono in silenzio lungo l'intricato corridoio, i loro piedi toccavano il freddo e duro pavimento di pietra con leggerezza. Si muovevano veloci, ma anche cauti, verso i rumori che sentivano, e che diventavano sempre più udibili, forti e insistenti. E terribili, soprattutto.

Raggelavano il sangue ad entrambi Shadow e Rouge; cosa stava succedendo di così terrificante?

Cosa li faceva mugugnare in quel modo così spaventoso, come se urlassero per la loro vita?

Le ipotesi erano tante, e Shadow non voleva pensarci.

A Rouge, invece, non si trattennero dei brividi lungo la spina dorsale, che le provocarono un improvviso freddo e una matta pelle d'oca.

Perché dovevano urlare in quel modo?? Perché anche loro??

La sua testa le stava scoppiando.

Non anche voi.

Non potete comunque scappare dalle fiamme.

Si scrollò le spalle inorridita e le ali scrocchiarono. Perché aveva pensato a una frase del genere?

Perché la sua mente cominciava a ricordarle l'inferno dei suoi incubi?

...C'era per caso un collegamento?

Dopo tutto quello che stava succedendo, Rouge stava iniziando a crederci, e la cosa la spaventava troppo; si ricordava bene come finiva l'incubo.

Prima ancora di capire perché, Rouge si portò una mano alla fronte, e con il dorso se la sfregò.

Notò con stupore che stava sudando assai. Si chiese come fosse possibile, poi rimase confusa.

Sbaglio, o si è fatto più caldo?

Sussultò silenziosamente quando il suo compagno davanti a lei fermò la loro camminata improvvisamente.

Ovviamente era stata troppo presa dai suoi viaggetti mentali per accorgersi che il tunnel era finito; in fondo poteva già vedere l'uscita.

Il passo di Shadow era diventato più cauto, come se avesse paura di essere visto da un essere più potente di lui... o di vedere qualcuno in particolare.

Rouge lo notò, e trattenne un sospiro: lui non era la creatura perfetta, nessuno lo era e nessuno lo sarà mai. Shadow si atteggiava come un supremo essere di qualsiasi cosa, ma la pipistrella sapeva perfettamente come andava la storia: era perfettamente umano tanto quanto lei, con pregi e difetti.

Che lo neghi pure. Che neghi pure l'evidenza. Che neghi pure l'effetto che Blaze gli ha fatto, neghi persino quanto è cambiato dall'inizio di quell'avventura. Quello che ha fatto quella gatta in due settimane non l'ha fatto nessun altro in nove anni.

Poi Rouge si accorse che stava ancora navigando nei suoi pensieri. Non era concentrata, e chi è distratto in una missione non dura molto.

Tu hai un problema, Rouge the Bat. Si disse la giovane donna, sorridendo amara e provocatoria a sé stessa.

Un problema molto grosso, che non puoi curare con dei medicinali. Devi risolverlo assolutamente . Si disse decisa, cercando di guadagnare un po' di concentrazione.

Devi trovare un rimedio, non puoi continuare così. In un modo o nell'altro.

Seguì il suo compagno ed entrambi si fermarono sulla soglia di una arco a tutto sesto di pietra che fungeva da porta, pietrificati.

La caverna non continuava bassa come il corridoio, ma anzi, era enorme, paragonabile con un gigantesco aeroporto, o un'enorme stazione ferroviaria. Dall'alto, da un grosso buco circolare non perfetto, entrava una lieve luce serale, abbastanza per vedere quello che stava succedendo.

Da fuori non sembrava così gigantesca. Forse era parzialmente sotto terra, e loro camminando nel tunnel non se ne erano accorti.

In mezzo a quest'enorme sala, ci stava il treno, coi vagoni messi a forma di S, per farceli stare tutti.

E lì, i due la videro: una bellissima gatta lilla dallo sguardo triste, che si guardava le dita delle mani, come se le stesse contemplando indecisa. Ogni tanto alzava lo sguardo sul treno davanti a lei, lasciando che le dita delle due mani si accarezzassero a vicenda in un gesto nevrotico.

Nonostante ciò, sembrava così calma e concentrata...

Shadow la guardava intensamente, bloccato sulla soglia da una forza più forte di lui.

Ai suoi occhi, lei rimaneva bellissima. Solo il vederla così, anche se tremenda, gli faceva dimenticare di tutti quei disgraziati che urlavano. Non capiva perché lei lo stesse facendo, ma era sicuro che sarebbe stato in grado di ragionarci.

Blaze sapeva essere una testa dura, ma ci avrebbe provato ugualmente.

Il riccio provò a fare un passo avanti, ma fu subito trattenuto da una forte presa sul braccio della pipistrella bianca dietro di lui. Shadow si voltò e la guardò negli occhi, chiedendole silenziosamente perché lo stesse trattenendo. Gli occhi azzurri della compagna lo guardarono severi.

Capì il messaggio: ingenuo.

Si fermò e fece un passo indietro, acquattandosi nel buio del corridoio dal quale erano venuti.

Fortunatamente, Blaze sembrava non averli ancora notati.

I due restarono a guardare, chiedendosi quale sarebbe stata la sua prossima mossa.

La loro curiosità fu saziata poco dopo, quando Blaze slegò le dita delle sue mani e lasciò che le braccia le pendessero elegantemente lungo i fianchi. Non aveva più quell'aria triste di prima, bensì un'espressione dura, determinata e pericolosamente seria.

Squadrava il treno con una smorfia disgustata, sotto gli sguardi confusi e curiosi dei due ex-agenti.

Poi successe in un attimo: i pugni chiusi si schiusero un po', e dal palmo delle mani uscirono alte fiamme, che arrivavano all'altezza della testa della gatta. Quest'ultima tirò su il braccio destro con rabbia e potenza, causando l'innalzamento delle fiamme sotto i suoi piedi.

Una colonna di vivo e distruttivo fuoco si innalzò dritto per metri con brutalità, facendo sussultare i due colleghi, i quali fecero inoltre un paio di passi indietro istintivamente.

La parte che li fece rimanere a bocca aperta fu quando la colonna di fuoco prese letteralmente vita, vacillando come un serpente, con tanto di lingua biforcuta e suono sibilante.

Non è possibile!” avrebbe voluto esclamare la pipistrella bianca, ma le parole non le uscirono neanche in un verso strozzato.

La gatta era completamente avvolta dalle fiamme, ma si poteva ancora distinguere la sua figura dritta e impassibile nonostante tutto.

Era immobile, il suo sguardo fisso dritto sul treno.

Il riccio nero cominciò a riprendersi dalla sorpresa, e guardò prima lei, poi il treno, poi di nuovo lei per innumerevoli volte, sgranando gli occhi in terrore.

Rouge aveva avuto una simile reazione, ed ora il suo sguardo si spostava dal treno all'enorme serpente di fuoco, il quale sembrava pronto a prendere ordini di qualsiasi genere.

“Non vorrà mica...”sussurrò Rouge con voce spezzata, senza finire la frase, abbassando le orecchie e premendole sulla testa.

La gatta abbassò il gomito del braccio che aveva alzato, e il serpente abbassò il ventre a terra.

Subito dopo, Blaze socchiuse le dita in un pugno, lasciando ben esteso solo l'indice, e lo fece ruotare in senso antiorario, con delle fiammelle che si scaturivano dal palmo, che risalivano al dito e che creavano un piccolo tornado di fuoco.

Analogamente, il serpente iniziò a strisciare intorno al treno, in circolo, ed acquisendo sempre più velocità, finché la testa e la coda furono fusi in un tutt'uno. Più girava, più il cerchio attorno al treno si stringeva, e Blaze sembrava...sorridere. Un lieve, ma cattivissimo sorriso.

“No, non lo farà...” sussurrò di nuovo Rouge, con gli occhi spalancati, e assolutamente non convinta di quello che aveva appena detto. Quel bisbiglio arrivò alle orecchie di Shadow come uno spiffero, ma lui continuò a guardare la scena senza dire niente.

Quello che gli si proponeva sotto gli occhi era quasi impossibile: Blaze, la donna che amava e che pensava di conoscere abbastanza bene, non era un'assassina, e sperava ancora che non lo stesse per diventare.

Confidava ancora che lei ritirasse il suo fuoco, e che si accorgesse di lui e di quanto orgoglioso sarebbe stato di lei per non aver fatto quella mossa azzardata. E invece dovette ricredersi.

Vide che Blaze aveva smesso di far girare l'indice, ma le sue fiamme non calavano, e il suo serpente non si fermava. Shadow doveva fare qualcosa.

“BLAZE!” urlò, ma non fu ascoltato.

La gatta lilla chiuse di colpo la mano, facendo morire le fiammelle che danzavano su essa poco prima, e in un attimo il serpente a lei collegato chiuse di scatto il cerchio addosso al treno, il quale prese fuoco, esplodendo subito dopo.

Di spontanea reazione, i due colleghi si gettarono a terra, abbassando le orecchie per il gran botto, coprendosi la faccia con le braccia e tenendo gli occhi saldamente chiusi.

Osarono sbirciare solo quando sentirono il semplice scalpitare del fuoco; i due tolsero il braccio dalla loro visuale e aprirono i loro occhi cautamente, osservando ogni singolo centimetro dello spettacolo davanti ai loro occhi.

Il treno era tutto distrutto, al posto dei vagoni rimanevano solo le loro carcasse legnose.

Niente più urla, solo il rumore del fuoco vivo che mangiava il legno. Tutto quello che rimaneva del serpente gigante era un enorme falò di fuoco inanimato che bruciava gli avanzi del treno.

Shadow si alzò lentamente sulle proprie gambe, continuando a fissare scioccato il panorama di distruzione davanti a sé.

Più guardava, più a Rouge veniva in bocca un sapore acido, schifoso, di vomito.

Si rialzò con ginocchia tremolanti come gelatine.

Fuoco, distruzione, cenere, legno bruciato e i cadaveri delle guardie le ricordavano troppo quel suo dannatissimo incubo, e stava cominciando a temere che la stessa fine fosse possibile.

Dovevano allontanarsi, ma figurati se Shadow l'avrebbe lasciata lì senza prima tentare di parlarci e di farla ragionare.

Aveva distrutto una locomotiva intera, eliminare anche loro non sarebbe stato difficile.

Era un pensiero da codardi, si accorse Rouge. E no, non voleva esserlo.

Loro erano il Team Dark, potevano ancora batterla, in qualche modo.

Se l'erano sempre cavata, questa volta non faceva differenza.

Prese un bel respiro e attese la prima mossa del suo compagno riccio.

Trascinami nelle tue cretinate ancora un'ultima volta.

Shadow fece un passo avanti, verso Blaze, cauto ed incerto.

“Blaze!” la richiamò con voce alta, in modo che la sentisse, ma gentile e paziente.

Finalmente la gatta si accorse di loro e, nel sentire il suo nome, scattò la testa verso i due.

Li squadrò, e il suo sguardo finì per concentrarsi su Shadow. I suoi occhi si ammorbidirono sorpresi e amorevoli quando incontrarono quelli rossi del riccio, ma fu per pochi secondi, poi ritornarono freddi, lontani e chiusi.

A Shadow non piaceva per niente come la sua postura era tramutata in difesa.

“Che cosa volete?” chiese Blaze, visibilmente scocciata.

Shadow, però, non ne fu troppo allarmato; continuò ad avanzare lentamente verso la ragazza, con i palmi alzati davanti a sé.

Parlare. E anche chiarire cos'è appena successo.” rispose calmo il riccio, continuando a camminare verso di lei, e sperando allo stesso tempo di non allarmarla con la sua vicinanza.

A lei non sembrò importare del riccio, tuttavia...

“Andatevene!” ordinò con rabbia la gatta, costringendo Shadow a bloccarsi nei suoi passi.

“Non voglio uccidervi, per ora.” aggiunse, ritornando a guardare il treno in fiamme, e sottolineando bene quel 'per ora'.

Se pensava che i due si fossero impressionati, si sbagliava di grosso: Rouge aveva affiancato il suo compare, ormai senza paura.

“Non ce ne andiamo senza di te.” rispose il riccio. La gatta li guardò con la coda dell'occhio. Sembrava confusa.

“Lasciatemi sola.” ordinò nuovamente, ma non fu ascoltata. Ci fu una breve pausa, poi Shadow iniziò nuovamente a camminare verso di lei.

“Blaze...” iniziò il riccio, porgendole una mano con un sorriso rassicurante.

La gatta non sapeva che fare. Guardò confusa nei suoi occhi, quelli che tanto amava, e poi la sua mano.

La mano che aveva già preso, stretto, che l'aveva accarezzata, che... che aveva accettato un lavoro del genere. Che aveva picchiato Annie, che si era immischiata in quegli sporchi affari...!

La mano della gatta, che sembrava pronta ad afferrare quella del riccio, si ritirò senza preavviso, mentre la sua espressione cambiò di nuovo, e si scurì. Guardò disprezzata il riccio nero, con una smorfia di rabbia.

E' anche colpa tua!” gli urlò adirata, mentre la pietruzza rossa sulla sua fronte iniziava a diventare incandescente.

Anche l'espressione del riccio cambiò in un attimo: era confuso, non capiva cosa lei volesse dire con quella frase, e istintivamente fece alcuni passi indietro, fino a raggiungere la sua compagna pipistrello, senza però togliere lo sguardo dalla fronte della gatta.

Dai palmi della regina uscirono nuovamente le fiamme, e la pietra brillò come una stella, rievocando il gigantesco serpente dal fuoco che continuava a scalpitare sui resti del treno.

Il rettile si mise in mezzo tra Shadow e Blaze, e guardò i due ex-agenti come se fosse pronto a mangiarli.

“Blaze! Che cosa--”

“ANDATE VIA!” avvertì ancora un'ultima volta la ragazza, iniziando ad essere immersa nelle sue stesse fiamme.

Più il fuoco attorno a lei aumentava, più il volume del serpente cresceva, e più aggressivo diventava.

I due agenti, non volendo andarsene, fecero l'unica cosa che potessero fare: si misero in posizione d'attacco, con sguardo serio ma di sfida, spazientendo ancora di più la gatta, la quale vedeva irritata che i suoi tentativi non funzionavano.

“Come volete...” sibilò, e le fiamme l'avvolsero in un vortice di fuoco.

Lo straccio di vestito che aveva addosso da due settimane andò completamente bruciato, e fu subito sostituito da un completo rosso che le sue stesse fiamme avevano creato.

Nel frattempo, il rettile aveva raggiunto l'altezza della sala in cui si trovava, la parte addominale si era ingrossata, gli si erano formate quattro potenti zampe ed erano cresciute le orecchie e le corna da demone. I due sussultarono quando la creatura davanti a loro completò in poco tempo la sua trasformazione: da serpente qual era, era diventato un mitologico drago.

La creazione di Blaze ruggì minaccioso ai due colleghi, agitando la coda nervoso.

...Attacca.

Quando la gatta diede l'ordine, il drago alzò il collo in alto, pronto per abbassarlo e colpire i due.

“Aveva perso i poteri, neh?” disse la pipistrella con un filo di voce, ironica, ma visibilmente impaurita e impressionata.

Non aveva neanche smesso un secondo di fissare quel drago, così come Shadow.

“Zitta e corri.” disse lui tra i denti in tutta risposta, e saltò via insieme alla sua compagna giusto in tempo per non essere beccati dall'attacco del drago.

Rouge e Shadow si rialzarono subito dopo, con il cuore a mille. La prima iniziò a volare in alto , evitando le fiamme, mentre il riccio sfrecciò sul terreno, sfuggendo al fuoco che il drago sputava dalla bocca. Per aiutare il collega, Rouge ronzava attorno alla testa del drago come una mosca fastidiosa, dando il tempo al compagno di sferrare un attacco, creare un piano o farsi venire una fottutissima idea!

Infatti, quando il drago iniziò a distrarsi, Shadow prese dalle sue spine un Chaos Emerlad che aveva sempre tenuto con sé per le emergenze, e intonò la fatidica frase:

CHAOS BLAST!

Il Chaos Blast colpì, come si era aspettato, il drago e la metà di esso scoppiò in aria.

Ma presto, il fuoco crebbe di nuovo a comporre le parti mancanti et voilà, il drago era ancora lì, rigenerato, pronto per riattaccare.

Rouge era sorpresa, ma Shadow fece una smorfia scocciata; si era aspettato una reazione del genere, dato che il drago non era fatto di vera materia solida.

Non c'era altra via: l'unico modo per fermarlo, era fermare la sua fonte di potere.

“ROUGE!” chiamò il riccio nero “Tienimelo distratto!” ordinò alla collega.

Rouge non protestò; non aveva tempo, doveva restare concentrata se non voleva essere bruciata viva. Si limitò a percepire il messaggio con un “Ok!”, ed iniziò a infastidire il drago, volando in giro per la grotta.

“Che c'è bestione?” gli disse provocatoria e con un sorrisetto divertito, iniziando poi a volare sempre più in alto “Non riesci a prendere una piccola pipistrellina fastidiosa?” continuò, ridendo.

Il drago sembrò capire le sue parole ed emise un verso irato.

Deciso a prendere la fastidiosa ragazza, sulla sua schiena si fece crescere due enormi, potenti ali di fuoco. Diede un colpo all'aria e si alzò all'inseguimento della pipistrella.

“Oh!” esclamò stupita la giovane donna, abbassandosi giusto in tempo per evitare un'altra colonna di fuoco.

“Così mi rendi le cose più difficili!” bisbigliò stizzita, ma poi sorrise accattivante con tutto il coraggio che aveva in corpo.

“Forza bel moscone! Prendimi!” lo provocò, svolazzando qua e là. Il drago accettò la sfida, e la seguì come meglio poté.

Nel frattempo, Shadow era scattato verso la sua gatta, completamente concentrata a tenere in forze il suo drago.

Il riccio scavalcò i resti del treno, non curante delle fiamme che gli toccavano la pelle, e atterrò a qualche metro da lei.

Blaze si accorse del riccio, e scattò la testa verso di lui.

Shadow la guardò, supplichevole. Combatterla era l'ultima cosa che voleva fare.

“Blaze, ascoltami! Tu non sei un'assassina!” le disse Shadow, cercando di calmarla.

“Vattene via Shadow.”ordinò con freddezza, anche se una parte di lei desiderava che lui, nonostante tutto, rimanesse. Incrociò le braccia in sconforto.

Lui non andò via; non ne aveva nessuna intenzione.

“Blaze io ti amo! Non m'importa quello che hai appena fatto, io ti perdonerei sempre!”

Crederci o non crederci?

Come poteva perdonarla??

Tu non capisci!” gli gridò Blaze, con voce spezzata, e mosse il suo braccio in obliquo, creando frecce di fuoco e scagliandole addosso al riccio nero, che fortunatamente si spostò in tempo.

Blaze fece altri innumerevoli tentativi, che per fortuna andarono tutti a vuoto.

Quegli attacchi le portarono via un sacco d'energia, costringendola a fermarsi qualche secondo in più. Shadow non perse l'occasione:

“CHAOS CONTROL!” esclamò, e scagliò lontana la ragazza, la quale sbatté con la schiena sulla parete. Cadde con un leggero tonfo per terra, e si mise sulle quattro zampe.

“Tu...!” ringhiò arrabbiata, alzandosi in piedi con fatica.

“Blaze! Io capisco tutto quello che provi!” riprese Shadow, cercando disperatamente di farsi ascoltare, ma ancora una volta, non ebbe fortuna: Blaze fece emergere dal pavimento sotto di lui delle colonne di fuoco che cercarono di stanarlo.


Rouge stava cominciando ad avere seri problemi: tutto era in fiamme, il drago stava diventando più preciso nella sua mira e per di più si stava stancando. Ma doveva resistere.

Quanto ci impiega Shadow?!


A parte qualche bruciatura, i tentativi di Blaze non stavano funzionando. Grugnì seccata.

“Ci sono passato anch'io Blaze!” continuava Shadow “Quando fui risvegliato tentai di distruggere tutto quello che avevo sottomano! Ero arrabbiato perché non avevo ricordi, se non quelli della morte di Maria!”.

Evitò un'altra palla di fuoco. A sua insaputa, Blaze lo stava veramente ascoltando, e non capiva dove lui volesse arrivare.

“Ero furibondo per quello che le avevano fatto! Ho distrutto la metà dei robot e degli uomini della G.U.N. per vendicarmi!” Blaze sembrò fermarsi un attimo.

“Ho persino collaborato con il Dottor Eggman! Ma poi mi hanno fatto aprire gli occhi Blaze!”


Rouge stava iniziando seriamente a sudare.

“Per l'amor del cielo!”

Si abbassò ancora una volta per evitare il conato di fuoco, ma questa volta, la coda del drago frustò nella sua direzione, colpendole le ali.

GAH!” strillò in orrore e dolore la ragazza, e cadde al suolo lasciando una striscia di fumo dietro di sé.


“Mi sono reso conto che la vendetta non avrebbe risolto niente! Mi avrebbe fatto stare bene solo per un po'! Ma comunque né Maria né il professor Gerald sarebbero tornati in vita!”

Blaze si fermò dal fare il suo prossimo attacco. Sgranò gli occhi in realizzazione:

Ha ragione... Che sto facendo?

Il fuoco attorno a sé si estinse. Non aveva più senso combattere ancora.

“Tutti sbagliano Blaze. Io ho sbagliato innumerevoli volte: ho sbagliato ad allearmi con Eggman, ho sbagliato a non fidarmi di nessuno, ho sbagliato ad accettare il lavoro, ho sbagliato a trascinare Rouge, ho sbagliato tante cose! Mi sbagliavo, non sono immune ai fallimenti.” riprese Shadow, con un bel sorriso sulle labbra, felice che finalmente lo stesse ascoltando. Fece alcuni passi verso di lei.

Blaze abbassò lo sguardo a terra in vergogna, strofinandosi nervosamente una mano sul braccio.

Non era affatto pentita di quello che aveva fatto alle guardie e al treno, ma si sentiva così viscida per aver solo pensato di poter fare del male al suo riccio.

Shadow e Blaze ora erano solo a un passo di distanza. Il ragazzo le prese le mani nelle sue, delicatamente, costringendola ad alzare lo sguardo su di lui.


Rouge non riusciva più a volare. Le sue ali le dolevano per le bruciature.

Non poteva far altro se non correre, e così fece.

Il fiato pesante, il cuore a mille, tra i resti mezzi bruciacchiati del treno, i cadaveri che alimentavano il fuoco, la cenere grigiastra che si sollevava a ogni suo passo e che la faceva tossire.

Si stava stancando, doveva trovare un'uscita, ma il panorama di distruzione e morte sembrava uguale dappertutto.

Lei continuava ad andare ritto, ma poi decise di andare a zig-zag, per evitare gli attacchi di fuoco del drago, e magari confonderlo.

A un certo punto, davanti, dietro, a destra e a sinistra della spaventatissima ragazza caddero dei pezzi di resti legnosi in preda alle fiamme, che la intrappolarono lì.

No...” gemette in un sussurro. Non c'era nessuno a salvarla. Sarebbe morta da sola.

Il drago l'aveva raggiunta, e si era diviso in tante colonne di fuoco che la circondavano.

Realizzando la sua imminente morte, Rouge non si preoccupò più di trattenere le lacrime, le quali uscirono incontrollate e le rigarono il volto, nere dal make-up.

E' la fine.

Socchiuse gli occhi, trattenendo un singhiozzo.

...Tutto sommato, ho trascorso una bella vita.

Le fiamme la guardavano, come se fossero pronte a divorarle da un momento all'altro.


Shadow guardò la sua amata gatta dritta negli occhi dorati, quelli che lui tanto amava.

“Ferma tutto questo, Blaze.” gli disse dolcemente.

“Ferma il fuoco.”


Le alte fiamme oscillarono, godendosi quel loro momento di vittoria, prima di calare le loro fauci infuocate sulla creatura, la quale iniziò ad urlare con tutto il fiato che le rimaneva in gola.


Click.

Un semplice schiocco di dita della gatta.

Tutto il fuco sparì in un attimo, lasciando solo fumo.


Rouge portò le braccia sul muso in inutile difesa, ma nulla la toccò.

Tolse lentamente il suo scudo dal volto, e aprì gli occhi: tutto quello che rimaneva delle fiamme che la stavano per aggredire era un denso fumo.

La pipistrella tossì e agitò via il miscuglio di gas e polveri con la mano. Si guardò attorno sorpresa, ma felice di essere ancora in vita.

Shadow ce l'ha fatta!


Shadow stringeva forte le mani di Blaze, come se avesse paura di lasciarla andare.

Le sorrideva gentile, come mai aveva fatto.

Lei continuava a tenere lo sguardo abbassato. Sospirò triste.

“Mi dispiace Shadow.” disse improvvisamente “Mi dispiace per come ti ho trattato.” ammise, lasciando da parte il suo orgoglio. Sospirò stressata.

“Non importa ora.” le rispose il riccio, in un sussurro amorevole. Finalmente la gatta si decise ad alzare lo sguardo, ma qualcosa la colpì, e le fece spalancare gli occhi. Shadow la guardò confuso.

Uh!” sussultò la gatta, e poi svenne, cadendo in avanti.

Prima che potesse cadere troppo in basso, Shadow la prese in un abbraccio.

Blaze!?” la chiamò.

Si preoccupò, ma poi vide qualcosa sul suo collo: un dardo soporifero.

Alzò lo sguardo, e a qualche metro dietro la sua ragazza vide la sua collega ferita, sporca, con gli occhi rossi, il make-up sbiadito, le righe lasciate dalle lacrime e una pistola in mano.

Rouge...stai bene?” il suo sguardo si ammorbidì quando vide in che condizioni era ridotta.

Non credo... ma di certo meglio di prima.” rispose debolmente la compagna, guardando la gatta.

Shadow strinse a sé la gatta.

Perché l'hai fatto!?” le chiese Shadow, irritato, ma senza alzare troppo la voce.

E'-è solo sonnifero Shadow.” rispose la bianca creatura, ancora con il cuore in gola.

Il collega grugnì.

Non ce n'era bisogno!” si difese, stringendo ancora più a sé la gatta.

Scusa... volevo essere sicura.” spiegò Rouge, togliendo lo sguardo dai due e portandolo sui resti ormai carbonizzati del treno.

Non poté non pensare a quello che la gatta aveva fatto: uccidere tutte quelle vite...

Ma forse se lo meritavano. Tutto quell'orrore aveva smesso di esistere.

Shadow non avrebbe capito del perché Rouge sarebbe così felice di ciò, perché lui aveva sempre giocato dalla parte del lupo; Rouge, invece, era stata messa lì a fare la prigioniera, una bambola speciale nella collezione, anche se all'apparenza non aveva nulla di più in confronto a tutte le altre.

Per due settimane, lei è stata solo 'guardare ma non toccare', mentre le altre non avevano avuto tutta quella fortuna: picchiate, stuprate, torturate, insultate.

Lei vedeva tutto e sapeva tutto. Non le è sfuggito niente.

Non aveva mai visto tanta violenza fisica e psicologica.

Li odiava tanto quanto li odiavano le ragazze, tanto quanto li odiava Blaze.

Sì, decisamente avevano avuto la loro punizione meritata, in quelle fiamme purificatrici.

Un genuino sorriso si mostrò sul volto di Rouge: avrebbe ricominciato da capo!

Tutti i lavori sporchi se li sarebbe messi alle spalle, ora che era tutto finito avrebbe ricominciato da capo, verso un futuro più brillante e soddisfacente.

Le voci. Quelle torturanti voci della coscienza.... erano sparite. Era libera!

...siamo liberi...” sussurrò sollevata tra sé e sé.

Si voltò euforica verso il compagno, sprizzando gioia da tutti i pori.

SHADOW! Noi--” si fermò di colpo quando vide Shadow in ginocchio, strettamente legato a Blaze in un abbraccio protettivo.

La ragazza sorrise amorevole alla giovane coppia.

Anche lui sarebbe cambiato in meglio.

N.A: Salve a tutti!

Sono terribilmente in ritardo, e mi scuso un cifro. Comunque, contro le mie spettative, sono riuscita ad aggiornare prima che parti di nuovo.

Si avvicina la scuola, questo significa ritardi nello scrivere le ff. Fortuna che mancano solo un paio di capitoli.

E io che già pensavo di iniziare un'altra....

Detto ciò, adios!

   
 
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