Fanfic su attori > Cast Lo Hobbit
Segui la storia  |       
Autore: FollediScrittura    05/09/2015    2 recensioni
" E ora cosa credi di fare?"
"Me ne vado, ecco cosa faccio." ma Richard per tutta risposta la prese per il braccio e la trascinò verso il divano facendola poi ricadere con poca gentilezza.
Era furioso. Non solo l' aveva trovata li, con le sue gambe nude ad aspettarlo e a rovinargli quello che si era prefissato di fare con Rutina....ora era anche arrabbiata e gli urlava che voleva andarsene.
No,non glielo avrebbe permesso.
Se voleva andarsene l'avrebbe fatto solo con il suo permesso.
Cacciandola.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2. capitolo

 

“Ed è per questo che da adesso fino ai 25 anni della ragazza, sarai il suo tutore legale.”

Richard provò l’irresistibile voglia di prendere una sigaretta e portarsela in bocca e fumare tutti gli anni in cui aveva preso la decisione di smettere.

Era uno scherzo.

Non era possibile che quel vecchio ostinato gli avesse lasciato in eredità la figlia.

Non poteva essere vero, lui non poteva fargli da tutore. Lui non poteva essere un secondo padre per Rebecca.

Lui non poteva avere Rebecca vicino.

Ripensò alla gambe nude della ragazza e cercò di ostacolare il brivido che quel pensiero gli diede allo stomaco.

Le doveva stare lontano.

E soprattutto lui,doveva allontanarsi da lei e dai suoi occhi dal taglio di una cerbiatta ma spietati e sensuali come quelli di un felino.

“Sig. Armitage, capisco che possa sembrare uno shock ma alla fine sono solo due anni.” Richard si girò verso la voce che aveva pronunciato quelle parole con fare disinvolto e poco interessato.

“E poi guardate il lato positivo, non dovrete certo cambiarle il pannolino.” Scoppiò in una fragorosa risata senza notare quanto quel commento lo avesse imbarazzato. Avrebbe preferito di gran lunga una Rebecca bambina che quella sconosciuta fattasi donna.

“E’ una catastrofe”aggiunse lasciandosi andare sulla poltrona dello studio.

“Sig. Armitage,sinceramente non credevo che la notizia la sconvolgesse tanto. Il Sig. Holler,che Dio lo abbia in Gloria, quando ha stipulato il testamento non ha avuto nessun dubbio che l’unico che potesse prendersi cura della sua amata Rebecca,era lei.”

‘Della sua amata Rebecca?’si ritrovò a pensare calcolando quante volte Rebb l’avesse chiamato disperata per come la trattava. Per come veniva sbalzata da un viaggio culturale all’altro solo per non averla intorno.

La sua amata Rebecca. Come poteva dire di averla amata se non aveva fatto altro che deluderla ogni giorno dalla morte della madre. Era stata abbandonata a se stessa e a volte notava quanto i suoi occhi fossero attraversati da una malinconia che lui sapeva di non poter curare.

“Non credo di poter svolgere un simile ruolo.” Disse portandosi poi le mani sulla fronte quando qualcosa lo turbava e non sapeva che scelta prendere.

“Sig. Armitage,in teoria ci sarebbe un altra clausola ma pensavo che lei fosse felice di prendersi cura della piccolo Rebecca. Ma a quanto pare sbagliavamo…” si alzò per andare a prendere un fascicolo senza immaginare quanto quelle parole lo avessero ferito. Doveva sembrare davvero una persona orribile agli occhi dell’uomo e soprattutto del defunto Steven. Cosa gli era saltato in mente a quel vecchio? Era un suo modo di vendicarsi per l’ospitalità che gli aveva dato tanti anni fa? Eppure non pensava di essere stato un peso per loro. Aveva lavorato,dato il sangue per far crescere l’azienda che aveva dato una cultura a Rebecca e l’agiatezza a Steven. In un certo senso la sua carriera da attore era iniziata grazie a loro.

Quando aveva deciso di fare l’attore,i suoi genitori gli dissero senza tanti preamboli di togliersi quell’ idea dalla mente.e che non avevano speso soldi per la sua educazione per poi vederlo fare la fame in qualche teatro sperduto di New York.

Erano stati chiari. O faceva quello che dicevano loro o quella era la porta e poteva andarsene. Aveva deciso per la seconda. Voleva vivere quella sua voglia di mettersi in gioco,di recitare parti al di fuori di lui. Di essere diverso da quello che era.Voleva recitare e sapeva che finchè non ci avesse provato,non sarebbe mai riuscito a vivere una vita monotona e classica. Voleva buttarsi e questo sapeva che avrebbe significato la rottura con la sua famiglia all’antica.

E li erano entrati in gioco loro. Non tanto Steven ma quanto la dolce Lily,la premurosa mamma di Rebecca. Era stata lei a dargli un posto nel loro ranch e nella loro famiglia.dopo aver saputo che era stato cacciato di casa. Aveva cercato di mettere pace tra lui e i suoi genitori ma non ci era riuscita e da allora si era sempre presa cura di lui come se fosse un secondo figlio e Steven gli aveva insegnato tutto quello che c’era da sapere sui cavalli e sulle coltivazioni.

Tornò a quel tempo,quando quella casa sapeva di calore,sapeva sempre di qualche dolce nel forno e c’era sempre un sorriso o una parola pronta ad aspettarlo. Aveva vissuto felice insieme a loro e a Rebecca. Quella bambina dallo spirito libero gli aveva sempre dato gioia, era quello che era anche grazie a lei e per aver creduto sempre che ce l’avrebbe fatta. E alla fine era diventato un attore e Lily era morta. Alla fine veniva chiamato in ogni parte del mondo a recitare e Steven era diventato un freddo e cinico uomo d’affari. Era diventato quello che aveva sempre desiderato e Rebecca era rimasta sola.

Lui aveva avuto tutto e Rebecca per quanto fosse diventaca ricca,aveva perso tutto. Aveva perso l’amore e il calore di una famiglia. Era stata rifiutata dal suo stesso padre e alla fine anche da lui.

“Sig. Armitage, è ancora con noi?” l’avvocato lo fece tornare con i piedi per terra e cercò di buttare giù il fastadio che quell’omino piccolo e calvo gli stava trasmettendo.

“Certo e andrei anche di fretta,per ciò,mi spieghi pure l’altra condizione.”

“Bhè, come le ho già detto la signorina enterà in possesso della sua eredità e dell’azienda del padre tra due anni. Fino a quel momento i soci del signor Holler manderanno avanti l’azienda.”

“Mi sta dicendo che Rebecca entrerà poi nel mondo degli affari e prenderà in mano l’azienda?”Richard scoppiò in una fragorosa risata pensando a tutte le lamentele che Rebecca gli faceva sulla matematica e su quanto odiasse i conti che ogni giorno suo padre doveva fare per mandare avanti l’attività.

“La sua reazione è comprensibile e anche il padre pensava la stessa cosa. Mi ha chiesto di dirle di aiutare in questi due anni Rebecca nel crescere nel mondo degli affari ma se così non fosse…” e girò una pagina del fascicolo che aveva in mano.” Ma se così non fosse..di trovare un partito che sia all’altezza di Rebecca e del suo patrimonio e che non cada vittima di qualche arrampicatore sociale.”

Richard si inumidì le labbra pensando che Steven era proprio un dannato vecchio. Anche lui sapeva che Rebecca non era proprio la massima aspirazione nel mondo degli affari e comunque gli aveva chiesto di insegnarle visto che la nascita dell’azienda aveva anche il suo nome e il suo 10% di investimento.

“Se così fosse,se riuscisse a sposarsi,entrerebbe in possesso del patrimonio e dell’azienda prima di compiere i 25 anni. Bene, questo è quanto.” E gli porse il fascicolo con la penna in modo che firmasse la vendita della figlia. Con riluttanza prese la penna e firmò pensando a quanto la decisione di farla sposare fosse sensata ma così tanto sgradevole al suo cuore nel pensarla tra le braccia di un uomo che non fosse lui.

 

***

“Sei tornato,come è andata?”

Richard buttò giacca e scarpe come capitavano mentre sentiva la voce di Rebecca arrivare fino in corridoio e un delizioso odore di muffin appena sfornati. Si portò stancamente verso la cucina dove dietro il bancone trovò un allegra Rebecca che gli metteva davanti il suo dolce preferito.

La guardò mentre ne metteva mezzo boccone in bocca e si chiese chi fosse quella donna davanti a lui. Non aveva più nulla della piccolo e gracilina Rebecca che conosceva quando era bambina. E non aveva nulla della quindicenne pazza d’amore che gli si era aggrappata addosso per chiedergli di sposarla e mettere su famiglia con lui.

No.

Non c’era più nulla di lei in quel momento. Era una Rebecca donna. Una Rebecca molto bella. Una Rebecca che gli stava trasmettendo delle emozioni troppo forti e che doveva evitare.

“Da oggi in poi sono il tuo tutore legale fino a quando non compirai 25 anni e non spiccherai il volo per andare via da me…”si alzò le maniche della camicia per impedire che le briciole del dolce si infilassero fino a chissà dove e perdendosi così il rossore sulle guance della ragazza che si girò proprio nel momento in cui lui rialzò la testa.

“Quindi da oggi dovrò chiamarti papa…” anche se avesse volute chiamarlo in tanti altri modi e urlargli a squarciagola che non se ne sarebbe mai andata da lui. Nemmeno per tutto l’oro del mondo visto che il suo oro era proprio lui.

“Già,mi toccherà odiare tutti i tuoi fidanzatini da bravo padre geloso…”disse ridendo facendo battere il cuore all’impazzata a Rebecca.

“Io non potrei mai amare nessuno come mio padre…”Rebecca spalancò la bocca allibita per quello che aveva appena detto e soprattutto si sentì una stupida nel vedere lo sguardo serio e quasi arrabbiato di Richard che per tutta risposta posò il dolce e si alzò per poi mettersi a braccia conserte e guardarla come se fosse senza speranza.

“Stavo scherzando,cioè,una qualsiasi adolescente avrebbe risposto così a suo padre…”anche se nessuna adolescente aveva un tutore con due spalle come un armadio e due occhi azzurrì in cui ci si poteva perdere.

“Rebecca,te lo dico, se dobbiamo convivere per due anni. Dobbiamo attenerci a delle regole.”Rebecca lo guardò stupita per poi ricordarsi della stipula del contratto che il padre aveva fatto su di lei e per la sua eredità. Sorrise felice e senza rendersi conto corse verso di lui per poi saltarli al collo.

“Allora non mi manderai via?Posso davvero restare con te?” e si strinse ancora di più senza rendersi conto che era piedi all’aria per quanto Richard fosse alto.

“Saremo come tanto tempo fa,una famiglia.” Aggiunse cercando di trattenere le lacrime e in quel momento Richard si sciolse sentendo quanto Rebecca avesse sofferto e dopo tanti anni l’abbracciò per poi alzarla meglio per avere il suo viso davanti al suo.

“Ti ricordi,Richard? Quando facevi qualcosa che mi rendeva felice,ti correvo incontro e mi prendevi in braccio proprio come stai facendo ora.Mettevi il mio viso davanti al tuo in modo che fossimo pari e da pari ci potessimo guardare.”

“Già…”aggiunse Richard specchiandosi negli occhi nocciola della ragazza e nel suo profumo che sapeva ancora di fiore selvatico.

“Anche se a quel tempo non eri certo così pesante….” E con quella scusa la rimise giù facendo finta di massaggiarsi le spalle per il dolore. Per tutta risposta si beccò un pugno leggero sullo stomaco della ragazza che tornò in cucina imbronciata e soprattutto accaldata per quel contatto con l’uomo.

“Quindi tu sapevi che Steven mi aveva disignato come l’eletto…”

“Oh si, come il giusto tra i giusti…”risero insieme e tutte e due per la prima volta dopo tanto tempo provarono la felictà e il calore di una persona che sapeva di casa.

“Ho cercato di dissuaderlo,soprattutto dopo…insomma sai cosa.” E di nuovo le guance le si imporporarono in ricordo di quella bella figura che aveva fatto nel dichiarare i suoi sentimenti apertamente.

“Ma lui non ti ha ascoltato?”

“No,anzi,non capiva perchè non volessi una persona a cui ero tanto legata.”e di nuovo si guardarono e Richard si chiese come avrebbe fatto a resisterle. A resistere alla nuova Rebecca se era riuscito a stento a mandare via la Rebecca quindicenne in cui gli offriva se stessa. Lo aveva sconvolto a quel tempo e sapeva che avrebbe continuato a sconvolgerla. Doveva trovare una soluzione e la soluzione sarebbe stata quella di farla sposare con qualcuno che fosse alla sua altezza.

Non avrebbe mai permesso che Rebecca fosse merce per delle mani che non sapevano toccarla come meritava. E avrebbe fatto tutto da nascosto perchè sapeva più che bene che Rebecca non glielo avrebbe mai perdonato.

“Bene,vado a farmi la doccia e domani stipuleremo le regole e soprattutto ti troverai una lavoro. Diventerai una ragazza indipendente.”

“Davvero?Oddio,non vedo l’ora.”e iniziò a saltellare per la cucina facendo sorridere di cuore Richard. Alla fine aveva ancora con se la Rebecca bambina e sapeva che guadagnarsi dei soldi per se stessa l’avrebbe resa felice.

“Mi impegnerò Richard,te lo prometto.”

“Si,certo. Vado in bagno e mi ci chiuderò bene a chiave. Non vorrei avere delle sorprese.” E corse prima che arrivasse il mestolo dietro la schiena.

“Verrei in bagno solo per lavarti la schiena come una brava figlia.” Disse arrabbiata sentendo la chiava della porta del bagno girare.

“Sisi,eppure mi sembra che una figlia non si debba aggrappare con una tale intensità come hai fatto tu prima mentre mi abbracciavi.” E lo scroscio dell’acqua mise fine alla discussione e facendo affogare pensieri poco consoni ad una convivenza di famiglia.

 

 

 

 

 

Angolo autrice:

Bene,questo è il secondo capitol di questa storia dove il nostro Richard si ritroverà a fare da tutore ad una giovane Rebecca.

Cosa succederà?

Chissà.

Grazie per aver letto e commentato.

Alla prossima J

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Lo Hobbit / Vai alla pagina dell'autore: FollediScrittura