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Autore: fragolalidia    08/09/2015    0 recensioni
Nel regno di Camelot c’erano numerosi cavalieri valorosi e, incredibile ma vero, per esserlo non era necessario avere un nobile lignaggio: bastava il cuore al posto giusto, gambe leste e mani capaci.
E il Piccolo Tor, figlio di Ars delle Terre Senza Re, questo lo sapeva bene: se lo faceva raccontare da sua madre ogni sera prima di addormentarsi e ogni mattina appena sveglio, mentre beveva il suo bicchiere di latte di capra.
(Storia legata a "Simbolo Vuoto", ma di cui non è indispensabile la conoscenza.)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Artù, Mordred, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il cuore dietro l'ideale'
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Ser Tor amava le giostre. Ne apprezzava il rituale, la simbologia e il chiasso.
Il re e i membri più alti della nobiltà presente stavano seduti su un piccolo palco su uno dei lati più corti dello spiazzo adibito ai combattimenti. Anche la sorella del re, la regina Anna, era lì: seduta al fianco del fratello, commentava i cavalieri venuti a giostrare con un dolce sorriso sulle labbra.
Tor si fermò a guardarla in silenzio per parecchie volte, nei primi giorni, decidendo di essere più discreto dopo aver ricevuto uno scappellotto di rimprovero da Gawain che lo aveva riportato al suo ruolo di sorveglianza.
Ser Tor si chiese se il braccio destro del re avesse intuito quali fossero i pensieri verso la donna che ne era la madre, ma preferì non indagare e per quanto si sforzasse, la regina Anna era così bella, che non poteva non rimanere ammutolito, incantato quando il suo sguardo si posava su di lei, anche quando non la cercava volontariamente con lo sguardo.
Era proprio in uno di quei momenti di ammirazione devota in cui tutto accadde.
Ser Tor avrebbe dovuto ammettere che se non fosse per l’espressione terrorizzata della regina delle Orcadi.
Il cavaliere si voltò verso la giostra e lì lo vide: Ser Yvain a terra faceva scudo a qualcosa che doveva essere un bambino, mentre su di lui si stava per abbattere un toro, così grosso da sembrare un mostro degli inferi.
Ser Tor corse d’istinto verso di lui, sentendo al suo fianco Agravaine che correva in aiuto del compagno d’armi. Davanti a loro, dall’altra parte della giostra, Ser Gawaine correva affiancato da altri due cavalieri sfoderando le possenti spade.
Ma nessuno di loro arrivò in tempo.
Un’enorme ombra, tanto possente da coprire il debole sole invernale, si abbatté fulminea su di loro inghiottendo il toro e di lui Ser Tor non vide più nulla, sentendo solo il muggito straziato dell’animale.
Ci mise un attimo a capire che quella non era un’ombra ma un uomo.
Un uomo grande e possente come un gigante, con i vestiti scuri e l’armatura nera. Un enorme guerriero che abbatteva senza pietà la sua ascia contro l’animale ormai morto, senza che la sua furia omicida trovasse pace.
Anche ser Yvain ormai guardava ammutolito la scena, tenendo ancora stretto il ragazzino per il quale aveva appena rischiato la vita.
D’istinto, Ser Tor si frappose fra di loro e il mastodontico sconosciuto, seguito da Agravanie, pallido come non lo era mai stato.
<< Padre… >> sussurrò Agravaine.
Ser Tor lo fissò per un istante prima di tornare a guardare il nuovo venuto.
Quello era Re Loth?
Cercò con gli occhi Ser Gawain che sembrava dire qualcosa, allungando la mano senza osare avvicinarsi, ma i rumori dell’ascia sulla carcassa e i ruggiti che venivano dal re delle Orcadi coprivano ogni sua parola.
Anche il re, con arco e frecce in mano, li aveva intanto raggiunti e stava per avvicinarsi al suo regale suddito quando questi si fermò, voltandosi con sguardo assassino verso le sue spalle.
Fu allora che Ser Tor capì che dietro a quella montagna, qualcuno aveva avuto il coraggio di avvicinarsi tanto da prenderne il braccio; qualcuno con una forza tale da riuscire a fermarlo nonostante la colossale forza necessaria.
<< È morto, zio. E vostro nipote è salvo. Placate la vostra preoccupazione: non avete bisogno di altra vendetta. >>
Ser Tor rabbrividì.
Quella voce calma era inconfondibile: Mordred.
Re Loth abbassò il braccio e si voltò verso il figlio di Artù.
Il silenzio che era sceso era palpabile e carico di tensione.
Il figlio bastardo del re e l’ultimo sottoposto che gli aveva giurato fedeltà si osservarono in silenzio, quasi fossero due cervi che stavano per combattere l’uno contro l’altro.
Infine il re delle Orcadi disse qualcosa di incomprensibile e Mordred sorrise in risposta, lasciandolo andare. Re Loth si voltò un momento a guardarli e Ser Agravaine si inchinò d’istinto, poi l’uomo se ne andò.
Ser Tor lo vide fermarsi un momento prima di ricominciare il suo cammino e uscire dalla piazza, seguito da un’eterea figura bianca. Fu allora che vide due figure riccamente vestite in mezzo a dove prima di stavano svolgendo i duelli e che, dopo essersi cerimoniosamente inchinati al re delle Orcadi quando questi si era fermato davanti a loro e lo avevano visto andare via con la coda dell’occhio, si erano precipitati da ser Yvain per assicurarsi che stesse bene, raggiunti anche dai principi delle Orcadi e dalla loro madre. Non gli servì osservare i lineamenti dei due per sapere che quelli erano i suoi genitori di Ser Yvain. Ser Tor cerco d’istinto il suo sovrano e d il principe bastardo che si stavano scambiando qualche parola con un sussurro e mentre li guardava non poteva fare a meno di chiedersi una cosa: come aveva fatto Mordred, da solo, a fermare tutta quella forza distruttrice con un solo braccio?
 
 
<< Yvain, siete stato molto fortunato. >> lo rimproverò ser Bendivere appoggiato al muro della stanza del giovane cavaliere.
<< Se non fosse stato per Re Loth, saresti sul letto di morte. E invece, solo qualche graffio. >>
Il ragazzo scosse la testa in segno di assenso, senza riuscire a trattenere un mezzo sorriso.
<< Beh? Che fai? Sorridi all’idea di morire? >>
<< No, che dite. >> replicò lui << Ma non posso fare a meno di pensare che il re delle Orcadi sapesse chi ero. >>
<< Certo che lo sapeva. >> gli disse Ser Agravaine seduto comodamente sull’unica sedia del locale mentre, annoiato, si sosteneva la testa con una mano. << Sono passate due settimane da quando mia madre è giunta qui a Camelot ed il suo arrivo stava a significare che mio padre rimaneva nelle nostre terre. E invece non solo si è scomodato, ma si è portato dietro anche Morgause, nonostante la sua salute cagionevole. Volevano conoscerti. Poco ma sicuro. Certo, non hai fatto una figura particolarmente brillante, ma almeno hai scosso un po’ il vecchio. >>
Ser Tor scosse la testa in una mezza risata. Il suo commilitone era incapace di dire qualcosa di gentile senza evitare il solito accenno d’insulto.
A Ser Yvain, però, sembrava che la cosa non interessasse.
<< Dite dunque che ha perdonato mia madre? >> chiese infine passando lo sguardo tra lui e Ser Gawain.
I due risero prima di rispondere all’unisono divertiti:
<< No! >>
Fu quindi il momento di Gawain.
<< Tua madre è la sua primogenita, le ha dato il nome di sua madre. È sempre stata la figlia che qualunque uomo potrebbe avere: bella, intelligente, devota… Come nostra nonna, appunto, che però morì quando era molto piccolo partorendo un suo fratello. L’avrebbe voluta sempre vicina, a curargli gli acciacchi della vecchiaia, ma ha preferito tuo padre e lui si è sentito abbandonato. Il re delle Orcadi è un bambinone viziato e nessuno lo può abbandonare se non è lui a volerlo. Mia madre mi ha raccontato che nei mesi che hanno preceduto la tua nascita e quella di Agravaine, il vecchio fosse diventato più ansioso e irritabile che nelle precedenti gravidanze e la cara Morgause l’ha sentito pregare gli dei più disparati perché salvassero la vita delle… com’era? Ah, sì! Le sue due principesse e dei cuccioli che portavano in grembo! >>
A quelle parole, Ser Bendivere scoppiò a ridere.
<< Sì, sarebbe da Loth! Fa tanto il gradasso, ma è solo un agnellino troppo cresciuto! >>
Ser Tor notò che i due figli delle Orcadi non sembravano concordare molto con quella frase, ma avevano preferito soprassedere.
Fu in quel momento che, dopo aver bussato alla porta, entrò nella stanza Owain mab Urie, il padre di Ser Yvain, seguito da un’eterea donna bionda. Quando la vide, Ser Agravaine si alzò dalla sedia e la fece accomodare con devota deferenza.
L’uomo, elegante nelle movenze e dallo sguardo aperto, salutò con composta deferenza i presenti, prima di andare a sedersi vicino al figlio ed abbracciarlo. Ser Tor non potè non notare come i sui tratti somatici somigliassero ai figli dimenticati dei romani, piuttosto che dagli originali abitanti delle loro terre.
<< Dov’è mia madre? >>
<< Quella è più pazza di te. È voluta andare in prima persona dal re delle Orcadi per ringraziarlo e per portargli in dono un unguento che allevi le articolazioni infiammate. Io non ho tanto coraggio, lo ammetto. E poi mi sono fatto convincere da questa signora a portarla qui, visto che voleva conoscerti. >>
Ser Yvain si girò allora verso la donna che, con trepidante attesa e le lacrime agli occhi, aspettava di rivolgere la parola al giovane miracolato.
<< Sono così felice di conoscerti! >> disse lei non riuscendo ad aspettare oltre << Non ho fatto riposare i cavalli per due giorni, pur di arrivare il prima possibile. Re Loth ha dovuto sopportare ogni mia lamentela… oh, ma ringrazio gli dei per averlo fatto! Se fossimo arrivati anche solo pochi minuti dopo… oh! Non so cosa sarebbe potuto accadere! >>
La donna scoppiò a piangere, prontamente abbracciata da Ser Agravaine che sembrava aver perso ogni atteggiamento strafottente per trasformarsi nell’ uomo premuroso che nessuno avrebbe mai pensato che potesse essere.
Ser Yvain, dal canto suo, sembrava interdetto.
<< Chiedo scusa, mia signora… ma voi chi siete? >>
La donna lo guardò stranita, prima di guardare Agravaine. Il cavaliere, di rimando, lo guardò indignato.
<< Come non sapete chi è? Vi ho anche detto che avete il suo bel nasino, bifolco! Va tu a fare i complimenti agli amici! >>
<< Lei è Morgause. >> disse con ovvietà Gawaine.
Quando compresero che il giovane uomo non aveva capito, fu lei a parlare.
<< Sono la favorita di re Loth. >>
<< È tua nonna. >> disse infine Owain mab Urie vedendo lo sguardo spaesato del figlio e comprendendo che quello che per gli abitanti delle Orcadi era ovvio, non lo era invece per suo figlio.
Il giovane cavaliere e Ser Tor si guardarono allibiti, tornando a guardare la donna.
Ser Bendivere scoppiò a ridere, seguito a ruota da Ser Gawain.
<< Impossibile. Siete troppo giovane. >> disse lui.
Lei sorrise deliziata, arrossendo come una fanciulla.
In quel momento, Ser Tor poté vedere qualche ruga sul suo volto candido.
<< Non penserete davvero che ci sono nata con questi capelli bianchi. Ho avuto vostra madre quando avevo quindici anni e re Loth era appena divenuto re. Lui ne aveva ventiquattro. È da allora che mi fa l’onore di rimanere al suo fianco e a quello della regina Anna. >> disse lei con un tono tanto melodioso da sviare qualunque maldicenza. << Fate voi i conti di quante primavere ho visto nella mia vita… anche se oggi ho temuto di non poterne vedere un’altra. >>
La donna si fece seria, posando lo sguardo sui principi delle Orcadi e sul nipote.
<< Siete uomini, ormai. >> disse con un sussurro << Io sono donna e debole, non sono potente come la regina Morgana, o tenace e irriducibile come la cara Anna… Io non posso più proteggervi… >>
<< Madre carissima, cosa dite. >> disse Ser Agravaine inginocchiandosi davanti a lei e baciandogli le mani con sincero trasporto.
<< Il vostro stesso sorriso ci protegge da qualunque tristezza. >> disse Ser Gawain avvicinandosi a lei e poggiandole la mano sulla spalla. << Non c’è nulla di più potente per ristorarci e darci forza. >>
Ser Tor e Ser Bendivere si intesero senza guardarsi e, in silenzio, lasciarono la stanza e quando il vecchio cavaliere salutò con una pacca sulla spalla il suo compagno, questi non poté che sentire una fitta al cuore.
Sapeva cosa fosse: invidia.
La sua famiglia era lontana e gli mancava l’affetto di sua famiglia, la risata cristallina di sua madre, la mano calda di sua sorella stretta nella sua. Non aveva mai visto Ser Agravaine così premuroso nei confronti di qualcuno, se non per la sua stessa madre. Certo, aveva chiamato anche quella donna madre, ma spesso le concubine dei re facevano da madre anche ai figli legittimi, anche più di quanto potessero fare quelle effettive.
Era preso da quei pensieri quando la voce di Ser Carradoc attirò la sua attenzione.
<< Signori, lady Seredamor vuole solo dare un omaggio al re di Lothian per ringraziarlo, non credo sia il caso di tanta rudezza. Anzi, sono sicuro che il re sarà più che lieto di avere i ringraziamenti di una madre a cui ha appena salvato così eroicamente il figlio. >>
La voce sicura del suo commilitone fece incuriosire Ser Tor che, avvicinatosi, lo vide fronteggiare quattro guardie vestite di pesante pelle di montone e dall’aria selvaggia come solo i giganti potevano essere.
La donna dietro il compagno, altera e alta, non sembrava scomporsi davanti a quei guerrieri. Si girò un momento a guardarlo e Ser Tor ebbe un sussulto: il profilo elegante, il piccolo naso a patata e gli occhi verdi… quella era la madre di Ser Yvain che aveva visto qualche ora prima correre al capezzale del figlio.
In silenzio, il giovane cavaliere si affiancò a Ser Carradoc.
Si guardò attorno.
Quella era l’ala del castello concessa alla regina delle Orcadi. A quel pensiero, ebbe un sussulto: d’istinto si era riversato in quei lidi? Quanto era sciocco e inopportuno quel suo comportamento?
<< Signori, gli ordini del nostro re sono chiari: solo gli abitanti delle Orcadi, il re di Camelot e i suoi figli possono superare questo blocco. >>
<< Ma lady Seredamor è delle Orcadi. >> disse allora Tor.
I quattro uomini abbozzarono un sorriso di scherno.
<< Ecco a voi certa gente che vuole ancora venire a casa nostra a dare ordini. Il naso grosso, ragazzo, non implica intelligenza e ora lo confermi. Qualcuno dovrebbe smettere di sfornare bastardi, più va avanti, più li sforna stupidi. Lady Seredamor ha rinunciato alla cittadinanza con cui è nata a favore di un matrimonio sgradito il re. >>
Ser Tor sentì la mano di Ser Carradoc poggiarsi sulla sua, permettendogli di capire quanto fosse stretta l’impugnatura alla sua elsa.
 
Furioso… Ser Tor sentiva il sangue ribollirgli nelle vene.
 
<< Cosa succede? >>
La voce apatica, quasi fredda, della regina delle Orcadi richiamò l’attenzione di tutti.
I quattro guerrieri delle Orcadi si inchinarono al suo cospetto.
<< Lady Seredamor voleva fare un dono al re delle Orcadi, maestà. >> disse Ser Carradoc con un inchino.
La donna lo guardò con apatica noia, prima di passare lo sguardo verso l’altra donna che, contrariamente a qualche istante prima, manteneva lo sguardo basso, quasi colpevole. Ser Tor sentì una stretta al cuore carica di filiale tenerezza nel vedere la donna tremare e mordersi le labbra in attesa di una reazione positiva della regina delle Orcadi. Se era vero che lady Seredamor era la figlia illegittima del re delle Orcadi e questi avesse tenuto con se la madre fino ad allora, forse la regina provava del rancore verso di lei.
Eppure aveva parlato di lei con tale affetto…
<< Cos’è? >> chiese la regina con voce fredda, quasi metallica.
<< Un unguento a base di Arnica, mia signora. >> disse l’altra con un filo di voce. << Dopo la dimostrazione di forza di sua maestà, ho pensato potesse dargli giovamento. >>
<< Arnica? Sul serio? >> chiese la regina in tono quasi ironico.
<< Sì, mia signora. >>
<< E dove l’avresti ma i recuperata? >>
<< E’ una pianta che viene dal continente, mia signora. Al sud, a Curnow, c’è un mercato molto importante ed è lì che l’ho presa. La vecchia balia di mio marito e una galla… è lei che mi ha insegnato come usarla. >> disse lei tutto d’un fiato alzando lo sguardo per un momento prima di riabbassarlo e continuare: << L’ho portata per farne dono a mio figlio, ma se non fosse per il buon re di Lothian, non avrei più un figlio, quindi… >>
La regina piegò la testa da un lato prima di girarmi.
<< Seguitemi. Tutti e tre. >> disse infine.
Ser Carradoc e Ser Tor si guardarono un attimo mentre si incamminavano dentro quello che era quasi un territorio nemico, mentre i quattro guerrieri ancora rimanevano inginocchiati e a sguardo basso.
Lei li condusse davanti alla porta che Ser Tor conosceva bene: quella che fino alla sera prima era della regina. Luogo di infinite delizie.
Quando entrarono nella stanza, videro la corpulenta figura del re di Lothian, con tanto di barba e capelli spettinati, che, in silenzio, si massaggiava la spalla sinistra.
Quando l’uomo li vide, ser Tor sentì il suo coraggio venire meno.
Il re delle Orcadi era un uomo immenso. Alto e corpulento, sembrava una montagna che aveva preso vita. Se i quattro uomini massicci che facevano la guardia potevano essere paragonati a dei tori, a cosa poteva essere paragonato un uomo tanto immenso?
D’istinto, il giovane guerriero guardò il suo compagno per poi seguire lo sguardo di questi e osservare lady Seredamor. La donna, dal canto suo, osservava il re Loth con gli occhi carichi di emozioni.
La donna si inchinò e i due uomini fecero lo stesso.
<< Maestà, >> cominciò la regina Anna << Seredamor mab Urie è venuta a porvi un dono di ringraziamento per l’eroica impresa di oggi. >>
Il re ruggì distogliendo lo sguardo, prima di tornare a guardare la donna carico di sentimenti che combattevano tra di loro, forti come il loro padrone. Ser Tor notò che era lo stesso sguardo lucente del colore del cielo della donna che gli si inginocchiava davanti.
Lo stesso di Ser Yvain.
Lo stesso di Ser Agravaine.
<< Un unguento a base di Arnica. >> disse la regina con fare annoiato, dando loro le spalle per versarsi un bicchiere di vino. << Conosco il medicinale, l’ho visto usare da mia cognata Morgana di Avalon, aiuta per i dolori muscolari. >>
L’uomo non rispose, immobile.
<< Su, Loth, spogliatevi. O avete bisogno che i cavalieri di mio fratello vi diano una mano? >>
L’uomo lo guardò con furia oltraggiata prima di spogliarsi.
<< Seredamor, pensate voi a spalmarlo al re, vero? Io tra poco dovrò raggiungere il mio regale fratello, non posso di certo presentarmi puzzolente, non credete? E voi due, sedetevi. >>
I tre ospiti non se lo fecero ripetere due volte.
Lady Seredamor corse in silenzio al capezzale del re e aprì l’unguento, versandosene un po’ tra le mani. Stava per toccare il sovrano quando questi si scostò come se lo stesse per bruciare. L’uomo poi tornò a farsi avvicinare dalla donna sotto lo sguardo furioso della consorte.
<< Marito caro? Questi sono Ser Carradoc e Ser Tor, sono stati nominati cavalieri insieme a nostro figlio e nostro nipote.  >>
L’uomo grugnì in risposta.
La regina Anna si volse quindi a guardare i due giovani guerrieri.
<< Ser Carradoc, voi siete il primogenito di re Carradoc, giusto? >>
<< Sì, maestà. >> disse lui con naturalezza, come se quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi non lo toccasse minimente.
<< E dite, avremo il piacere di rivedere i vostri genitori per i festeggiamenti di mio fratello il re? >>
<< No, mia signora. Mio padre il mese scorso ha preso l’influenza e anche se è guarito del tutto, non è ancora in grado di partire. >>
<< È da un po’ che non vedo quel Sil… >> commentò il re << Ho voglia di farmi un paio di bevute con quel vecchiaccio! Ditegli di farsi vivo la prossima volta! O verrò a stanarlo io stesso! >>
<< Lo farò, maestà. >>
<< E la sua devota moglie non se la sente di lasciarlo, vero? >> concluse lei con un mezzo sorriso prima di voltarsi verso il consorte << E invece il mio povero Loth si ritrova spesso senza di me. A volte mi dispiace, ma poi penso che se non lo facessi, non sentirebbe mai la mia mancanza e si stuferebbe in fretta di me… >>
La regina rise di gusto nel vedere il marito arricciare il naso e distogliere lo sguardo.
<< E voi, Seredamor? Vi separate spesso da vostro marito? >>
La donna la guardò sorpresa un momento prima di abbassare lo sguardo.
<< Solo durante le fiere del solstizio d’estate, mia signora. >> rispose poi con un filo di voce << Per me c’è troppo caldo e troppa afa e preferisco rimanere nelle terre di mio marito dove il clima è più mite. >>
Il re fece una smorfia prima di guardare i due cavalieri.
<< Questa volta quasi tutti uomini del nord, eh? >> disse l’uomo per poi zittirsi davanti allo sguardo furioso della moglie.
<< No signore, siamo divisi perfettamente tra quelli provenienti dalle terre dell’ovest e quelle del nord. Io sono del Gwent, signore. Come Ser Carradoc. >> rispose allora Ser Tor << Vengo dalle terre senza re. >>
<< Oh! >> disse allora il re con sincero interesse << Quindi voi conoscete il vecchio Ars, suppongo. >>
<< È mio padre. >> disse il giovane senza riuscire a nascondere il moto d’orgoglio.
Persino il re delle Orcadi conosceva suo padre.
Il re socchiuse un attimo gli occhi.
<< Come hai detto che ti chiami? >>
<< Tor, signore. >>
Lo sguardo del re cominciò a vagare tra i ricordi.
<< Toria. >> disse in fine tornando a guardarlo << Come sta? È ancora bella come me la ricordo? >>
<< Sì, signore. Ma forse sono un po’ di parte. Ai miei occhi non c’è donna che possa essere definita più bella. >> disse il cavaliere con sincero stupore nel sapere che anche sua madre non gli era sconosciuta << Solo mia sorella Aretha, ora regina delle terre senza re, può concedersi un paragone con lei. >>
La regina delle Orcadi sorrise facendo spallucce e alzando gli occhi al cielo, mentre il consorte ricominciava a scrutarla.
<< E com’è che noi non lo sapevamo? Tuo fratello si è scordato di avvisarci? >> disse lui con un tono che a Ser Tor sembrò più simile a quello di un bambino che faceva il broncio, piuttosto che a un re oltraggiato.
<< No, mio re. >> rispose paziente la donna << Il mio caro fratello ci ha avvisato e lo stesso hanno fatto i nostri due figli presenti all’incoronazione. Infatti, abbiamo fatto dei doni a omaggio della nuova sovrana sia qui a Camelot che nelle sue terre. >>
<< Spero siano adeguati al nostro nome. >>
<< E alle nostre possibilità caro. >> disse lei sedendosi al fianco del marito. << Quaranta sacchi di sale grosso, venticinque fili di perle e ventiquattro pelli d’orso. Il minimo per omaggiare la figlia di un uomo a cui devo la vostra vita. >>
Lady Seredamor nel frattempo aveva smesso di massaggiare il possente braccio del re e aveva tirato fuori dalla borsa di stoffa che teneva a tracolla una lunga sciarpa di lino bianco.
Ser Tor la vide fasciare con estrema delicatezza il braccio virile del re.
<< Ho finito… >> disse in fine con un sussurro e lo sguardo basso << Permettetemi di venire anche domani… sarebbe un onore per me… >>
<< Oh, figlia mia… >> esclamò la regina baciandole la fronte con le lacrime agli occhi. << Non preoccupatevi. Dirò io alle guardie di farvi passare. >>
<< Non ne avrò bisogno. >> disse l’uomo arricciando il naso.
<< Sì, invece. >> si oppose la regina << Non potete negare la presenza di quei lividi sul vostro polso. Né le lamentele che avete continuato a fare appena entrato in queste stanze. Fino a quando non lo dirò io, voi vi farete assistere da Seredamor. >>
<< Prima di tutto, quei lividi non me li sono procurati uccidendo quella bestia, ma me li ha fatti vostro nipote. Tse! Quel Mordred! Degno figlio di sua madre. Se avesse stretto poco più forte mi avrebbe sicuramente spezzato il polso. Ma almeno sua madre sapeva darsi una regolata! Te lo dico io, quello ha il destino di suo zio! Hai visto con che sguardo mi fissava? Ha il seme della pazzia degli occhi. >>
<< Ha il seme dell’orrore che avete compiuto macellando quella bestia. Potevate anche avere un po’ di pietà e invece… >>
<< Attenta a quello che dici, donna! >> tuonò il re alzandosi di scatto e puntandole il dito contro << Come osi dirmi una cosa simile? >>
Lei lo guardò altera e fredda senza scomporsi.
<< Nessuno, e bada bene, dico nessuno!, può osare attaccare un membro della mia famiglia impunemente! La … >> l’uomo si bloccò, arrossendo furiosamente mentre lady Seredamor si allungava per baciargli la mano bendata.
<< Oh, mio re! >> disse lei tra le lacrime. << Mio amatissimo re! Mio sole! Sapevo che il vostro cuore buono era colmo di amore anche per il mio piccolo Yvain! Non ne dubitavo! Oh, maestà… >>
L’uomo la guardò per un lungo istante indeciso sul da farsi, prima di poggiarle la mano sul capo.
La regina delle Orcadi, sotto lo sguardo di fuoco del marito, si alzò con un sorriso beffardo.
<< Cavalieri, sareste così gentili da accompagnarmi dal re mio fratello? >>
I due non se lo fecero ripetere due volte.
<< Cornica… >> sibilò il re mentre questa usciva seguita dai cavalieri di Camelot.
Chiusa la porta dietro di sé, la regina delle Orcadi cominciò a ridere, camminando con la consueta eleganza e superando con noncuranza le guardie del marito.
<< Non c’è maggior vittoria, contro il re mio marito, che mostrare agli occhi degli estranei come un uomo dal cuore tenero. >> disse in fine la donna guardandoli divertita.
<< Mia signora… >> disse in fine Ser Carradoc con incertezza << Per caso prima che uscissimo, re Loth vi ha insultato? >>
<< Oh… oh, no caro! Cornica è la definizione tipica delle donne della mia regione d’origine! >> disse lei ridendo << Mio padre era signore della regione del Curnow, a sud ovest del regno. Anche mia madre era di quella regione. Una caratteristica tipica delle donne della mia gente è lo spirito… da commerciante. L’aveva anche mia madre e fu proprio questo spirito combattivo e diplomatico assieme che, assieme alla sua innegabile bellezza, piacque così tanto a re Uther da fargli uccidere mio padre…>>
Il bel volto della regina si fece freddo.
 
<< Non sapevo che vostro padre conoscesse il mio. >> disse Ser Tor al compagno Agravaine durante un turno di ronda.
Il giovane cavaliere lo guardò strofinandosi le mani per riscaldarsi dal freddo.
Ser Agravaine lo guardò in silenzio per un lungo momento prima di parlare.
<< Non saprei. Chi è vostro padre? >>
<< Ars delle terre senza Re. >>
Il principe delle Orcadi fece spallucce.
<< Non ricordo di averlo mai sentito. Ma se devo essere sincero, quando ero piccolo di raccontavano di così tanti cavalieri che ho perso il conto. Sapete in che occasione si sono incontrati? >>
<< No. Ma so che il re vostro padre consce anche il nome di mia madre. >>
Ser Agravaine lo guardò con sincero stupore.
<< È una donna di Avalon, per caso? >>
<< No, affatto.  >>
<< Mio padre ha sempre e solo parlato di donne di Avalon nei suoi racconti. In primis la regina Morgana e poi anche la regina Ginevra di Cameliard, la defunta consorte di re Leodegrance. A proposito, non ha mandato nessuno, vero? Strano che non si sia fatto vedere. È un re estremamente mondano, adora pavoneggiarsi e adora le grandi feste… Almeno così mi hanno detto. Ha solo figlie femmine, è strano che non sia venuto per qualche matrimonio conveniente. >>
Ser Tor scosse la testa sconsolato: Agravaine aveva ancora cambiato argomento.
Forse avrebbe dovuto parlarne con ser Gawain, per ricevere una degna risposta.
Come richiamato dai suoi pensieri, ser Gawain fece la sua comparsa, affiancato dal cavaliere che, se non ricordava male, rispondeva al nome di Aglovale.
<< Buonasera. >> disse Ser Gawain con un sorriso aperto, seguito da Ser Aglovale.
Il giovane cavaliere era alto e virile. Il viso quadrato era aperto e sincero. Ser Tor si chiese d’istinto come mai ser Agravaine diffidasse di lui, ma sapeva che i rapporti tra le famiglie reali erano spesso controverse.
<< Come procede la ronda? >> chiese Ser Aglovale.
Ser Agravaine alzò le spalle.
<< Fredda. >>
A quelle parole Ser Aglovale rise.
<< Dio solo sa quanto hai ragione! Ricordi quando è toccato a noi, Gawain? Non c’erano abbastanza soldati e allora il re ha deciso che l’avremmo dovuta fare tutti! >>
A quel ricordo, Ser Gawain rise di gusto.
<< Già! >> continuò << Ma nessuno si è mai lamentato tanto quanto il re per il freddo! >>
<< Così aveva una scusa in più per passare più ore a letto con Morgana! >>
A quel pensiero i due risero.
<< A proposito di Morgana! >> chiese Ser Aglovale << Visto che è tornato Mordred, avete visto qualcun altro della corte di Avalon, per caso? >>
<< Solo una giovane donna con un bambino. >> disse Ser Agravaine sbadigliando.
<< No, ma quella fanciulla è bionda e non somiglia per niente alla regina ed è troppo grande per essere una dei loro figli. >> disse Ser Gawain scuotendo la testa.
<< Quindi niente rampolli reali… >> mugugnò Ser Aglovale << Domani al banchetto il re sarà di cattivo umore… >>
<< Non credo. >> ribatté il più giovane dei principi delle Orcadi << Il re sembrava entusiasta mentre parlava con la forestiera. L’ho visto cullarsi il bambino che si portava appresso con molto trasporto. Vedrete che sarà meno ossessivo del solito anche con Mordred. >>
<< O-Ohh….! Allora il nostro Agravaine si preoccupa per Mordred!! >> lo canzonò il fratello << Chissà come reagirebbe il nostro piccolo cuginetto nello scoprire una cosa simile! >>
Ser Agravaine fece per rispondere quando una voce li raggiunse.
<< Scusate, sapete dirmi dove sono le stanze che mi sono state assegnate? >>
I tre si voltarono di scatto sobbalzando.
Sopra di loro, seduto a piedi scalzi sul cornicione di una garitta di vedetta, un uomo dai capelli biondo cenere lo osservava con lo sguardo impassibile.
Set Tor sobbalzò.
Non si era neanche accorto del suo arrivo e non lo consolava sapere che neanche i suoi commilitoni non se ne fossero accorti.
Ser Aglovale e Ser Gawain si avvicinarono facendo da scudo ai cavalieri più giovani.
<< Se avete la cortesia di dirci chi siete, signore, potremmo darvi una mano. >> disse con tranquillità Ser Gawain.
In risposta, l’uomo alzò il sopracciglio e si lanciò di sotto, atterrando di fronte a loro.
<< Ser Gawain, non preoccupatevi, non è necessario che estraiate il coltello nascosto nel vostro mantello. Senza contare che il taglio che vi siete fatto stamani è ben lontana dal guarire e che quindi non potete certo essere un avversario temibile. Almeno per me. >>
Ser Gawain sussultò.
<< Sono Merlino Willt, cognato del re. >>
Ser Aglovale allora si avvicinò al nuovo venuto per osservarlo meglio.
<< Re Merlino… >> sussurrò in fine << Siete davvero voi… >>
<< Certo che sono io. Chi altri dovrei essere? È vero, il mondo è cambiato abbastanza da vedere i figli di re Pellinore e quelli di Re Loth fare ronda assieme senza scaramucce, >> disse l’uomo indicando Ser Tor e Ser Agravaine ancora dietro di loro << Ma non lo è abbastanza perché io non sia più io… ancora per un po’, per lo meno. Allora? Queste stanze? Vorrei sistemarmi prima che arrivino i miei nipoti e distruggano tutto. >>
A quelle parole Ser Aglovale rise di gusto.
<< Siete un burlone! >> sentenziò << Venite! Andiamo a cercare qualcuno che può darci una mano e magari offrirci un bicchiere di vino! >>
I due uomini si diressero allora verso l’interno del castello.
Ser Gawain si trattene un momento, prima di seguirli.
Stava per superare i due cavalieri di ronda quando, visto lo sguardo ferito di Ser Tor, gli appoggiò la mano sulla spalla.
Quando rimasero soli, Ser Tor guardò il suo commilitone.
<< Scherzava vero? >>
<< Re Merlino è soprannominato il pazzo, non lo sai? >>
<< A me sembrava assolutamente lucido. >> sibilò l’altro. << Allora? >>
<< Dici che se ci prendiamo qualcosa da bere qualcuno se ne accorge? Sto morendo di freddo. >>
<< Agravaine. Non cambiare argomento. Questa volta non te lo permetto. >>
Ser Agravaine storse la bocca.
<< Diciamo che la tua somiglianza con re Pellinore è piuttosto inquietante. Hai ancge il suo stesso naso, che poi è lo stesso di Ser Aglovale. >>
<< Cos’altro sai? >>
<< Non molto. >>
<< Parla. >>
<< Tuo padre era il re delle terre dove ora governa tua sorella. >> disse una voce dietro di loro.
I due si girarono. La regina Anna si stava avvicinando a loro avvolta da una calda pelliccia d’orso.
Ser Tor si sentì destabilizzato dalla bellezza fatta di contrasti di quella visione, ma riuscì a rimanere calmo. << Vedi, figliolo, sono pochi i reali che hanno davvero uno spirito nobile. Soprattutto se si parla della generazione precedente a quella del re mio fratello. Uther, ad esempio, ora è considerato un grande uomo e in molti hanno dimenticato quando tradì mio padre per poter soddisfare la sua brama di lussuria con mia madre. Pellinore è dello stesso stampo. Non gli è mai interessato né se una donna fosse libera o impegnata, né se questa era consensuale o no. È innegabile, certo, che come padre è un buon padre: che siano legittimi o illegittimi, lui ama tutti i suoi figli e li mantiene senza tante cerimonie, ma per quello che riguarda le loro madri… beh, è un’altra storia. >>
La regina tacque per un lungo momento, incantandosi a guardare il cielo terso.
<< Il regno del mio patrigno volgeva al termine. C’erano delle invasioni al sud e dei tafferugli in qualche terra dell’est, vista l’inettitudine dei fratelli di mio padre. Uther aveva bisogno di più aiuto possibile e tra i suoi fedelissimi più ricchi e potenti c’erano Pellinore e mio marito, ovviamente. Tra i meno importanti, almeno secondo Uther, c’erano quelli dei regni come quello di mio padre e Re Ars era uno di loro: la fedeltà non era così importante per lui, bastava quanti introiti potevano dargli momento per momento. Per mia fortuna, sposando Loth ho potuto trovare un uomo con lo stesso senso dell’onore di mio padre... Loth, infatti, nonostante tutto rimase fedele a Uther come aveva promesso durante il nostro matrimonio. Era sotto il suo comando che ebbe spesso a che fare con tuo padre che, come già sai, gli salvò anche la vita. Re Loth non dimenticò mai il coraggio e l’ardimento mostrato da tuo padre tanto che lo riconobbe come suo simile. E di certo non è cosa da tutti. Comunque, il tuo concepimento avvenne in occasione del soggiorno di re Uther e dei suoi fedelissimi nelle terre di tuo padre, dove lui, da fedele servitore, ospitò la corte reale. Fu in quest’occasione che tua madre venne presentata al re e ai suoi. E piacque a Pellinore. Non dubito dell’innocenza di tua madre in quel rapporto, ma non era che una donna. E non aveva nemmeno una famiglia nobile a proteggerla. Era la figlia di un mugnaio o qualcosa di simile e tuo padre non aveva nemmeno una sorella o un fratello su cui fare affidamento. Chiese vendetta ma Uther preferì sorvolare e non lo ascoltò neanche: in primis, perché Pellinore ai suoi occhi era un alleato più importante e poi perché per lui l’onore di una donna non era così importante, o non avrebbe mai fatto quello che ha fatto a mia madre, che per colpa sua fu considerata alla stregua di una prostituta da tutta la corte. Comunque, tuo padre sfidò Pellinore e quando, sconfitto, poteva finalmente reclamare la sua vendetta, Uther lo fermò e lo condannò a perdere ogni titolo e ogni avere. Punì anche vostra madre, se non sbaglio, togliendole le terre che erano sue di diritto e mettendole all’asta.  >>
La donna si girò a guardare i due cavalieri.
<< Mio marito, allora, comprò i terreni e li rivendette per un soldo a vostro padre. So che questo fece infuriare Uther, ma non poteva fare niente contro al marito della sua figliastra il cui esercito non solo costituiva un terzo di quello del regno, ma i suoi guerrieri erano anche i meglio addestrati e i più fedeli al loro re. In vero, se prima di chiedere giustizia, Re Ars avesse aspettato l’arrivo di Loth, avrebbe avuto un alleato di importanza superiore a Pellinore. Neanche Pellinore accettò mai l’azione di Loth, ma non è stato che uno dei tanti motivi di screzio tra i due. E non poteva di certo lagnarsi di mio marito davanti al vecchio re. Che comunque morì poco dopo, come il cane che era. >>
La regina sorrise beffarda.
Lo stesso sorriso che la univa al principe suo figlio.
Ser Tor ascoltò le sue parole in silenzio e spettò molto prima di parlare.
<< Potrei sapere chi altri lo sa?  >>
<< Tutti quelli abbastanza vecchi da avervi assistito. Per quel che riguarda la generazione di mio fratello… in pochi. Giusto mio figlio Gawain ma, conoscendolo, non deve averne parlato a nessuno. Ser Agravaine aveva sempre mostrato di aver inteso la tua parentela con re Pellinore, ma ha sempre preferito tenerselo per sé. Per il resto, Ser Aglovale farà i suoi conti e comprenderà le parole di Merlino il Pazzo solo tra un paio di giorni. Te ne accorgerai. Ma se non volete che si sappia, non si saprà. I miei figli sanno essere discreti e vista la mentalità di Artù… beh, nessuno ammetterà di aver assistito al disonore di una donna impunemente. Non sembra, ma ha sempre sofferto molto per la condizione di nostra madre… è anche per questo che non lo disprezzo. >>
<< Allora posso continuare ad esserlo? >>
<< Che cosa? >>
<< Figlio di mio padre… >>
<< Certo, ragazzo. Non dubitarne mai. >>
  
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