Di nuovo buonasera! La febbre per i Dalton non dev’essermi
ancora passata, perché la storia sta assumendo contorni sempre più definiti. Vi
lascio alla lettura e vi prego di commentare (sempre che abbiate voglia eh) se
vi è piaciuto ciò che avete letto o se volete chiedermi qualcosa. Lascio
comunque qualche spiegazione in fondo alla pagina! :D
L’aria secca e infuocata del deserto abbracciava l’automobile
in una stretta torrida e, per quanto il ragazzo tenesse i finestrini spalancati
e i suoi capelli si muovessero al ritmo della corrente, non riusciva proprio ad
asciugare il sudore, che continuava a colargli con esasperante lentezza lungo
il collo. Ma tutto ciò sembrava non interessargli più di tanto: gli occhi
iniettati di sangue, rossi come i suoi capelli, osservavano pigramente il
paesaggio, mentre un pezzo di Steve Earle registrato su
una vecchia cassetta faceva da colonna sonora all’autostrada polverosa. Ma la
stanca melodia d’un tratto cambiò, intrecciandosi con il suono acuto e
penetrante di una sirena. Il ragazzo diede un’occhiata allo specchietto
retrovisore: da quanto tempo aveva dietro quell’agente in moto? Ma perché quegli
sbirri gli stavano sempre tra i piedi? Imprecando, il giovane rallentò,
accostando ad un lato della strada deserta. Anche il poliziotto rallentò,
parcheggiando la moto proprio di fronte alla macchina del ragazzo. Il tizio era
uno spilungone dall’aria taciturna. Come tutti gli agenti della polizia
stradale portava gli occhiali da sole e, da sotto il casco, si riusciva ad
intravedere un largo ciuffo nero. Era però il resto dell’abbigliamento che
lasciava perplessi: il ragazzo non ricordava di aver mai visto uno sbirro con
la camicia gialla, o con un fazzoletto legato al collo a mo’ di cowboy. L’uomo
smilzo si appoggiò alla carrozzeria dell’auto e fece cenno di abbassare il
finestrino. Di malavoglia il giovane obbedì.
-Buongiorno. Documenti?- chiese con voce tranquilla lo
sbirro.
Facendo una smorfia, il ragazzo prese il portafoglio. L’agente
guardò per qualche secondo i fogli, dopodiché disse senza tante cerimonie:
-Dunque Henry, hai fumato?-
Il ragazzo gli rivolse uno sguardo furente e agitato. Stava effettivamente
facendo il corriere tra Reno e Las Vegas e per rilassarsi aveva deciso di
spararsi un cannone. Dopotutto chi si sarebbe aspettato di trovare un maledetto
sbirro nel deserto?
-Allora?-
-No signore- si costrinse a dire il giovane. L’effetto
distensivo dell’erba stava svanendo e sentiva prudere la mani: aveva un
revolver sotto il sedile e stava sentendo l’esigenza di usarlo contro quel
ficcanaso. Non era la prima volta che si sbarazzava di qualcuno in quel modo e,
nel deserto, seminare le proprie tracce sarebbe stato un gioco da ragazzi.
-Perché non apriamo il bagagliaio dell’auto e vediamo che
cosa c’è dentro?- continuò l’uomo. Il giovane posò lentamente il suo sguardo su
quello dello sbirro. Dannazione, ora sì che avrebbe dovuto farlo fuori.
Una frazione di secondo dopo aveva in mano la pistola,
pronto per fare fuoco. Si sentì un forte sparo e…
Si ritrovò con le mani vuote e tremanti. Si voltò, con gli
occhi sbarrati: l’arma era andata a finire oltre l’altro finestrino, chissà in
che modo. Si girò nuovamente verso l’agente e lo vide nella stessa posizione di
prima, tranquillamente appoggiato al finestrino, ma con in mano una pistola.
-Ma che ca**o fai?- urlò furibondo il ragazzino.
-Suvvia Henry, il tuo nome ha fatto il giro prima di quanto
pensassi. Henry McCarty, nel giro ti fai chiamare
Billy The Kid, no? Certo che sei giovane per aver già
ammazzato due tuoi colleghi-
-Mi avevano messo alle strette! Io mi sono solo difeso!-
gridò il giovane, divincolandosi dalla presa dell’uomo che gli stava mettendo
le manette.
-Raccontalo al tuo avvocato- ribatté sorridendo l’altro. –Vado a chiamare una volante, non dovrebbero impiegarci più
di qualche ora-
Ignorando le bestemmie che il ragazzo gli stava urlando contro,
l’uomo andò a prendere la radiotrasmittente sulla moto. Il familiare crepitio
della radio si interruppe.
-Qui 794, ho un arresto per detenzione e trasporto di
stupefacenti-
-Luke, ci sei?-
-Certo Jane-
-Ah bene, stavo cercando di contattarti da un po’. I Dalton
sono evasi-
L’uomo incrociò le braccia, sospirando.
-Ci hanno impiegato meno del solito, stavolta-
***
Una goccia d’acqua.
Joe non avrebbe desiderato altro in quel momento. Al diavolo
tutti i sogni su libertà, banche svaligiate e mazzette da mille dollari. Voleva
solo un po’ d’acqua, era chiedere tanto? Anche se forse nel deserto del Nevada
non era la cosa più accessibile…
-Joe, io ho tanta sete- si lamentò Averell, asciugandosi il sudore con una sudicia manica
della divisa a righe.
-Sta’ zitto Averell-
ribatté Joe stancamente, con la voce ormai inaridita.
Dopo aver corso per qualche miglio nel bel mezzo della notte,
cercando di far perdere le proprie tracce distanziandosi sufficientemente dal
penitenziario, i fratelli avevano deciso di “comune accordo” di recuperare un
po’ le forze, riposando per qualche ora dietro un masso sufficientemente
lontano dalla strada. Joe ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma non c’era
stato verso di far cambiare idea agli altri (soprattutto ad Averell,
che aveva già cominciato a dormire e non si era svegliato nemmeno con i calci).
Tuttavia al sorgere del sole avevano avuto una sorpresa
piuttosto inaspettata.
-Joe, se il sole sta sorgendo da quella
parte significa che stiamo andando verso Sud, non Nord- aveva osservato
William. Prendendosi mentalmente a schiaffi, Joe aveva minimizzato, dicendo che
prima o poi da qualche parte sarebbero arrivati.
-Sì, però Reno era più vicina…-
aveva cominciato Jack, rinunciando a proseguire dopo l’occhiata che Joe gli
aveva rifilato.
Avevano camminato quindi per tutta la mattina, facendo
attenzione a nascondersi non appena scorgevano all’orizzonte qualche auto del
penitenziario. Le escursioni delle guardie erano state piuttosto frequenti
nelle prime ore dalla loro evasione, per poi diminuire lentamente. Evidentemente
Peabody aveva rinunciato a cercarli, affidandosi alla
polizia di stato. Joe si morse la lingua dalla rabbia. Sapeva chi sarebbe stato
il primo a cercarli, ma non ce l’avrebbe fatta stavolta: avrebbe piantato un
paio di pallottole in quella stupida testolina. Quel dannato sbirro che si dava
arie da cowboy solitario lo tormentava da quando i fratelli Dalton avevano
cominciato ad assumere un certo interesse per la Highway Patrol
del Nevada e, dal momento in cui i loro sguardi si erano incrociati, la
carriera criminale dei Dalton aveva subito un inesorabile declino. In compenso
l’agente era diventato un personaggio così emblematico dopo le loro continue
catture da parte sua da meritarsi pure un soprannome, “Lucky
Luke”. Ridicolo.
L’immagine di quello stupido cowboy non accennava ad
andarsene dalla mente di Joe, tanto che fece fatica ad accorgersi che i
fratelli lo stavano tirando per la collottola dell’uniforme.
-Joe, una macchina! E non è delle
guardie o della polizia!- dissero trionfalmente in coro William e Jack. Il fratello
maggiore ghignò e si scrocchiò le dita.
-La fortuna comincia a girare dalla nostra parte- sussurrò
tra sé e sé.
Dopo quello che parve un tempo interminabile, l’auto colmò l’enorme
distanza che li separava, raggiungendo il punto in cui si trovavano. Più che
una vera e propria automobile si trattava di uno scrostato pick-up, così
vecchio da far pensare che non avrebbe retto per un altro miglio. Dal veicolo
si affacciò un indiano dall’aria seria e indecifrabile, che li squadrò per
qualche attimo senza dire niente. Il silenzio cominciò a prolungarsi, così Joe
prese l’iniziativa.
-Mi scusi, buon uomo- cominciò con il suo tono migliore –Abbiamo dovuto abbandonare il nostro mezzo nel deserto e
siamo stati costretti a camminare per molte miglia. Potrebbe portarci al centro
abitato più vicino?-
L’indiano continuò a fissarli in silenzio, senza che il suo
cipiglio cambiasse. Infine, dopo un tempo inenarrabile, rimontò sul pick-up,
facendo segno ai fratelli di salire. Mettendo in moto, disse:
-Mi chiamo Nawkaw, che significa Lupo Pazzo. Io, la mia famiglia e il mio socio in affari abitiamo non molto lontano da qui-
E questo fu tutto ciò che pronunciò fino alla fine del viaggio.
Simpatico POST SCRIPTUM
Per farvi capire meglio l’ambientazione, vi lascio qualche
appunto:
1. Henry McCarty è il vero nome di Billy The Kid,
Wikipedia mi è testimone! Ho deciso che il miglior
ruolo per lui era di essere un giovane criminale nei giri della droga. D’altra
parte quello è uno dei rami più proficui se al giorno d’oggi uno vuole fare il
gangster
2. Il nostro
caro Lucky Luke fa parte del Nevada Highway Patrol, un corpo di polizia di stato valido in tutto il
Nevada e libero di girare e intervenire in tutte le strade dello stato.
3. In questo
capitolo ho fatto riferimento alla geografia del Nevada. Per farvi ambientare
un po’ vi lascio il link di una cartina: http://www.voyagesphotosmanu.com/Complet/images/cartina_geografica_nevada.gif
Edit dell'ultimo minuto: se volete sapere che canzone stava ascoltando Billy, ecco il link! https://www.youtube.com/watch?v=kQmUgKaeYr0
Viva i pezzi fumosi!