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Autore: Ornyl    09/09/2015    1 recensioni
Anno 2040: le poche risorse energetiche rimaste sono in mano ai potenti delle varie Regioni, i cosiddetti Migliori. Nella Regione Thebe il regime pare vacillare alla morte improvvisa dei governanti Oedipus e Giocasta, che hanno lasciato orfani i quattro Principi Ereditari: due maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. La loro morte pare l'occasione giusta per i ribelli per instaurare la Prima Repubblica, ma si insedia al trono Kreon, fratello della defunta regina, e per i sovversivi parono complicarsi le cose. In loro soccorso però giunge, inaspettatamente, il principe Polinice, animato da ideali di libertà e giustizia per la popolazione, ma si contrappone a lui il fratello reazionario. I due muoiono durante uno scontro e Kreon concede onori funebri solo al nipote Eteocle e ordina di abbandonare all'oblio il cadavere del traditore, pena la morte. Ma una delle due Principesse, Antigone, dopo aver letto di nascosto le riflessioni del fratello e animata dall'intenzione di garantirgli giusta sepoltura, si allea ai ribelli del gruppo di lotta clandestino "Sfinge Rossa" e decide di combattere un regime che anche lei considera opprimente. Anche il suo animo però è in lotta, diviso tra famiglia e nuovi ideali di libertà.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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27


Papaveri e baionette l'aveva accompagnata per tutta la notte, come una fantasmagorica ninnananna suonata da lontano. Aveva sognato Polinice che emergeva da una fitta nebbia nerastra, poi a lui si era affiancata Rebecca e gli aveva preso la mano. Suo fratello le sorrideva da lontano, poi faceva un cenno a Rebecca e anche lei le mandava un sorriso; infine avevano voltato le spalle, canticchiando quella canzone, e si erano allontanati fino a sparire.
Antigone si svegliò con le mani in tasca e un senso di torpore nel cuore. Aveva dormito bene come nel proprio letto ormai lontano, senza rumori di spari o urla in lontananza. Nemmeno i compagni avevano fatto alcun rumore. Frugò in cerca del cercapersone e guardò l'orario: erano appena le cinque del mattino. Si alzò lentamente dal suo giaciglio e si mise a sedere, guardandosi intorno: Jeanne dormiva appoggiata alla parete, con la bocca spalancata e un rivolo di bava che le scendeva giù. Aveva un'espressione buffa che la fece ridacchiare; Big McKeane si teneva nella stessa posizione, con le braccia conserte, la bocca serrata e i baffi che facevano su e giù per il suo forte russare, mentre Amphiaraus era crollato sulla sua grossa spalla e tossicchiava nel sonno; Pan dormiva placido sulle gambe di Hetoclis, mentre questo appoggiava le spalle al muro e ogni tanto calava la testa per poi rialzarla di colpo, russando rumorosamente.
 Solo Tideus era in piedi, fermo davanti alla finestra a scrutare l'esterno. Era immobile come una statua, con le magre e forti spalle che ogni tanto salivano per poi abbassarsi e la lunga treccia bianca che ondeggiava al vento aspro del mattino, con la sua ombra lunga e sottile che si proiettava fino alla scrivania. Poi di colpo si voltò, abbassò gli occhi e la notò.
-Heilà- disse alzando leggermente la mano -Dormito bene?-
-Sì. Tu .. Tu hai dormito?-
Tideus ridacchiò, mostrando due profonde fossette e un sorriso bianchissimo su quel viso nero come la notte.
-Fra poco vado a nanna. Ci siamo dati il cambio a vicenda e ora- sbadigliò -Ora tocca a me dormire. Spero di essermi riposato abbastanza per la riunione straordinaria di mezzogiorno-
-La nottata è stata tranquilla?-
-Sì, diciamo di sì. Solo gli orfani del quartiere e gli ubriaconi che cercavano di avvicinarsi al cancello. Tutto regolare anche questa sera, niente rumori sospetti-  fece una pausa di qualche secondo -Sai dirmi che ore sono?-
-Le cinque. Cinque del mattino-
Tideus si avvicinò a Pan e a Hetoclis e mollò loro un leggero calcio.
-Canaglie, il mio turno è finito-
-Eh?- mugolò Hetoclis.
-Diamine, svegliarci in modo civile no?- esclamò Pan, facendo sussultare Jeanne, Amphiaraus e McKeane.
-Che cazzo avete da urlare voi due ..- mugolò Jeanne asciugandosi la bocca con il dorso della mano e aprendo lentamente gli occhi -Avete fatto svegliare Antigone, cazzo, ma ve ne rendete conto?-
Ridacchiò.
-Ero già sveglia, non rimproverarli così. Li capisco, Tideus è stanco e loro sono stati svegliati di colpo-
Tideus le fece l'occhiolino da lontano, Pan e Heteoclis si misero in piedi e iniziarono a stiracchiarsi. Dopo qualche secondo fu il turno di Jeanne, che iniziò a distendere le braccia e a fare i nomi di Amphiaraus e McKeane.
-Buongiorno raggi di sole, è ora di alzarsi e illuminare il mondo con la vostra luce!- e mollò un lieve calcio agli anfibi di McKeane e poi a quelli di Amphiaraus, che fu il primo a sussultare e a stiracchiarsi.
-Devi essere sempre così dolce, Jeanne..?- mugolò Amphiaraus per poi mettersi a sedere.
-Buongiorno cosetta!- esclamò McKeane -Appena sveglia?-
-Cosetta è stata la prima a svegliarsi- disse Tideus sedendosi su uno dei materassi -Altro che principessina snob, è uguale a suo fratello! Era già in piedi prima di noi, dovremmo vergognarci- e le lanciò un sorriso colmo di tristezza che seppe cogliere al volo.
-Prima di addormentarti, Tideus- Jeanne scrocchiava dita e collo e sbadigliava nuovamente -Hai visto nulla di singolare o di strano stanotte?-
-Campo libero, massimo i ragazzini orfani e i soliti barboni. Non volava una mosca-
-Se sei troppo stanco dirò a Iphigenia che hai passato tutta la nottata a fare la vedetta, meriti di riposarti-
Tideus alzò la larga mano in segno di ringraziamento.
-Figurati, Jeanne. Da ora a mezzogiorno mi riprenderò a dovere. A più tardi-
-Possiamo lasciarti solo?-
-Ovvio, non sono mica un ragazzino. Iphigenia sarà già in piedi, andate da lei a riferirle quanto ho detto-
Jeanne si avviò verso l'uscita, le passò affettuosamente la mano tra i capelli e l'aiutò ad alzarsi.
-Dammi il borsone, lo porto al dormitorio. Amphiaraus, McKeane, accompagnatela giù-
Amphiaraus le diede una pacca affettuosa sulla spalla e le fece cenno di cominciare a muoversi. Scesero dalla vecchia scala, attraversarono il corridoio illuminato dalle luci grigiastre e azzurrine dell'alba e ritornarono all'ascensore. S'erano appena aperte le porte che il cercapersone lanciò un trillo e iniziò a vibrare. Il messaggio "ti aspetto al dormitorio" era stato inviato dal codice 0001.
-Potreste accompagnarmi al dormitorio? Iphigenia mi ha mandato un messaggio al cercapersone-
-Okay- disse secca Jeanne -Piccola sosta al primo piano-
Dalle porte dell'ascensore si intravedeva un corridoio immerso in penombra e brulicante di ombre nerastre. Jeanne schiacciò il tasto stop e l'ascensore si fermò di colpo, traballando per poco.
-Amphiaraus, McKeane, giretto di ispezione mattutino come al solito. Io accompagno cosetta da Jeanne e dopo vi raggiungo-
Jeanne uscì dalla cabina e Antigone la seguì. Il largo corridoio dell'ambiente dormitorio giaceva nella luce lattiginosa delle albe delle Periferie, ronzante dei primi brusii mattutini e degli sbadigli. Le larghe porte, o ciò che ne restava, che si affacciavano sul corridoio davano accesso a tre ambienti denominati A, B, C. Intravide i capelli di Iphigenia nell'ambiente A e cercò di sbirciare più avanti: se l'ambiente B era riservato agli adulti insieme all'A, quello C era destinato a bambini e ragazzini.
Iphigenia si voltò verso di loro e lanciò loro un gran sorriso assonnato.
-Buongiorno, eccoti qui. Puoi poggiare il borsone qui, sulla branda che ti ho fatto preparare-
Antigone si sedette su quello che sarebbe stato il suo letto per tutti i giorni della permanenza al commando. Pensava a cosa le avrebbe detto Iphigenia quella mattina e si sentiva come quando aveva incontrato la Twiggiper per la prima volta, quando ancora andava alla scuola pubblica durante la Grande Dittatura. Iphigenia però non destava curiosità per il suo modo strambo di abbigliarsi, ma per l'aura di autorevole dolcezza che la circondava. Era felice che ci fosse lei a capo di un commando di cui ancora conosceva ben poco.
-Allora, come è andata stanotte?-
-Ho dormito bene. Non ho sentito nulla, nessun rumore strano. Tideus mi ha confermato tutto: niente rumori o movimenti sospetti, solo i soliti elementi a quanto pare-
-I barboni e gli orfani?-
-Esattamente-
-Ti hanno raccontato di quello che è successo in questi ultimi giorni?-
-Jeanne e Amphiaraus mi hanno parlato dello Squadrone Edelweiss. Roba che nemmeno io conoscevo, è pazzesco. Il loro racconto mi ha fatto venire addosso una certa rabbia ..-
-Per non parlare del sollevare il corpicino di un ragazzino colpito in piena fronte o di uno dei commercianti del mercato, o di sentire la gente urlare di colpo a causa di quella pioggia di proiettili.. - Iphigenia scuoteva la testa come in trance, con gli occhi abbassati e improvvisamente silenziosa. Dopo la breve pausa ricominciò a parlare.
-Forse non sai perchè ti abbia chiamata, stamattina. Beh, è una questione importantissima che noi due dobbiamo chiarire ora, una volta e per tutte, e poi parlarne insieme agli altri alla riunione di mezzogiorno. Devo farti tante domande, Antigone, okay?-
Annuì, le mani sulle ginocchia e gli occhi verso il suo viso d'ebano.
-Come abbiamo tutti constatato, sei scappata di nuovo. Non so come, non so cosa ti abbia spinto a scappare questa volta, ma non importa a me nè importerà ai compagni alla riunione di mezzogiorno. Adesso sei di nuovo qui, hai dormito tranquilla senza avere problemi e ti ho fatto preparare una branda per la prossima notte. La prima domanda che ti pongo è la seguente: hai intenzione di restare definitivamente?-
La realtà sembrò piombarle addosso come una bomba. Sì, aveva scritto una lettera in cui aveva comunicato che si sarebbe allontanata da casa per un po', senza specificare dove avesse intenzione di andare o se volesse addirittura raggiungere la colonia lunare e indicando anzi di non essere seguita, ma se qualcuno l'avesse letta sarebbe comunque uscito fuori a cercarla. E questa volta avrebbero setacciato ogni angolo di Thebe.
Antigone abbassò la testa. Quella domanda aveva spiazzato la parte infantile e impulsiva di lei e le aveva messo in faccia quegli aspetti della realtà che aveva considerato solo in parte. Per la prima volta si sentiva una ragazzina stupida e viziata che giocava a far la ribelle, libera di scorrazzare per strade sicure vestita da barbona, senza sentire il peso dei proiettili che calavano sulla sua testa e la fracassavano come un vaso di porcellana.
Perchè Polinice è morto?
Sentì la morbida mano di Iphigenia sulla sua spalla. Alzò gli occhi e vide quelle splendide pozze nere a pochi centimetri dal suo naso.
-Heilà, non preoccuparti. Puoi dirmi qualsiasi cosa, senza tabù. Voglio solo conoscere le tue intenzioni e aiutarti, qualsiasi esse siano. Dobbiamo organizzarci un minimo, no?-
Si sentiva più serena. Quegli occhi neri ispiravano solo fiducia.
-La mia paura è sempre la stessa, Iphigenia. Ho paura di mettervi in pericolo sempre e comunque, sia che ritorni a casa sia che resti qui: se dovessi passare da un capo all'altro si insospettirebbero, se dovessi restare arriverebbero a cercarmi pure qui .. Polinice faceva avanti e indietro, quindi ..-
-.. E quindi non c'è stata rivoluzione. Solo spargimento di sangue- le tolse la mano dalla spalla -Tesoro, capisco benissimo cosa provi. Hai lasciato casa come tutti noi, ti sei dovuta allontanare perchè sai che c'è del marcio a Thebe e stai lottando per gli stessi ideali di tuo fratello. Polinice aveva le tue stesse identiche paure, me ne parlava spesso, e .. Te lo dirò con sincerità.. Queste lo hanno portato soltanto a fare casini- la fissò dritta negli occhi, con serenità -Prima di rispondere a me, rispondi a te stessa. Cosa c'è all'Acropoli?-
Cosa c'era all'Acropoli?
Asfalto luccicante alla luce del sole, pulito quotidianamente.
Grattacieli e palazzi di marmo biancastro che fungevano da residenze private, da uffici e da negozi.
All'Acropoli non c'era la povertà, non c'era la guerra, non c'erano orfani.
C'era solo un pazzo ritto sul suo palchetto, un pazzo con la pancia gonfia e il viso paonazzo, lucido come quello di un bambinetto grasso. Il pazzo sbraitava odio e infiammava gli animi, ben vestito con il suo completo di gessato e con i capelli spazzolati per bene. La gente amava quando l'uomo si infiammava e pronunciava quei discorsi, quei discorsi così pieni di menzogne e cattiverie che nessuno sapeva cogliere. Nemmeno la mente brillante di zio Kreon.
E se l'uomo avesse continuato a parlare, all'Acropoli l'asfalto non avrebbe più brillato e gli edifici di cristallo, ferro e marmo biancastro non avrebbero più accolto nessuno. Thebe avrebbe mosso guerra a Thebe e lei sarebbe rimasta a guardare dalla sua terrazza, in silenzio, con Emon che si sarebbe fatto scannare, con Ismene sposata con un bugiardo e con zio Kreon che avrebbe governato a braccetto con quell'uomo. E avrebbero condiviso i giorni e le notti, le condanne a morte e le baldorie.
E Polinice sarebbe morto, morto definitivamente.
L'Acropoli era un corpo sano corroso da un male nascosto e sibilante, scambiato per una piccola escrescenza. Era un becero odio scambiato per patriottismo, che la feriva e la disgustava. Non riusciva a guardare negli occhi Iphigenia con quei pensieri per la testa, quasi si sentisse addosso la colpa della stessa intera Acropoli.
Si distese sulla branda e mosse gli occhi al soffitto giallastro, gonfio di muffa e umidità.
Twiggiper le aveva insegnato che la storia era una catena di azioni e reazioni. Ad una determinazione azione corrispondeva una corrispondenza precisa e netta, derivante dalla prima, in un gioco di scatole cinesi che si aprivano a vicenda quasi all'infinito. E l'uomo non sarebbe mai riuscito a finire la partita finchè non avesse capito il suo meccanismo ed evitato di incappare in trappole o nei suoi stessi errori. Quel paragone era perfettamente applicabile a ciò che stava accadendo all'Acropoli: un uomo si credeva portavoce della verità assoluta e infiammava gli animi di tutti, governo compreso. E se avesse continuato, avrebbe portato alla guerra civile. E ormai bastava una goccia a far traboccare il vaso, una scintilla a far scattare la miccia e a far esplodere l'ordigno.
E la miccia s'era accesa appena aveva messo il piede fuori casa per la seconda volta.
Non si poteva più tornare indietro a spegnerla. Bastava solo rassegnarsi all'imminente esplosione, tappare le orecchie e nascondersi in un luogo sicuro per non essere colpiti dalle schegge. Senza tornare indietro. Anche se avesse dato l'allarme dell'imminente esplosione, nessuno sarebbe scappato e l'avrebbero guardata dall'alto verso il basso, magari ridacchiandole in faccia e riempiendola di buffetti sulle guance.
Iphigenia le carezzò la testa.
-Io vado a dare l'ordine di preparare la colazione. Quando ti va, potrai rispondere-
-Ferma. Ho deciso-
La bloccò con la mano proprio mentre stava per alzarsi dalla sua branda. Iphigenia la aiutò a mettersi a sedere e prese le sue mani tra le proprie.
-Dimmi tutto-
La guardò dritta negli occhi e strinse le sue dita con più foga.
-Non posso stare a guardare dalla mia terrazza.. Zio Kreon non ascolta i nostri commenti sull'Ordine Edelweiss ..-
-Vostri?-
-Nemmeno Emon è d'accordo. Hai presente chi è, no?-
-Sì, ho presente- lanciò un sorriso che tentò di dissiparle ogni tristezza -Certo che siete carini-
Ricambiò appoggiandosi sul suo petto.
-Snakes non piace nemmeno a lui. Solo che .. E' come se si sentisse impotente. Condividiamo le stesse idee ma lui .. forse non avrebbe mai il coraggio di scappare-
-E tua sorella?-
-Mia sorella ama Achilleus e lo seguirebbe in capo al mondo, in qualsiasi cosa. E' testarda come un mulo, diamine. E quindi a casa siamo due contro un'intera nazione che idolatra quel sacco di pulci-
-E quindi ..?-
-E quindi sono dei vostri, Iphigenia. Resterò qui finchè .. Finchè potrò. E se succederanno casini, sono pronta ad affrontarli insieme a voi-
Iphigenia la strinse tra le braccia per un lungo minuto. L'orecchio di Antigone poggiava sul suo petto tiepido e pulsante di una gioia fremente e nervosa, la gioia delle belle notizie che preludono a qualcosa di catastrofico.
-Ti aspettavamo, cosetta. Benvenuta tra noi-
 
Quando, durante la colazione, Iphigenia aveva proposto l'inserimento di Antigone nel commando, i primi a dichiararsi assolutamente favorevoli furono, ovviamente, Amphiaraus, Jeanne e Big McKeane. Poi anche Tideus, Pan e Heteoclis provarono a tirare dalla loro parte tutti gli altri.
-Iphigenia, pendo come al solito dalle tue labbra- si fece avanti una donna dalla pelle rosata, con lunghi ricci castani che le scendevano fino ai fianchi e grandi occhi bovini, incorniciati da lunghe ciglia. La donna teneva alla fronte una fascia rossa e vestiva con una maglietta giallastra che le arrivava sotto il seno, lasciando scoperto un ventre largo e armonioso, dei jeans che mettevano in risalto le sue gambe floride e un paio di anfibi neri -Sai come la pensiamo un po' tutti, ma ci fidiamo di te e di conseguenza di lei, se ce lo assicuri. Non è vero, Astyanax?-
Da dietro la sua figura fece capolino una testa magra e due secche manine pallide, coperta di fitti capelli color cioccolato. Astyanax, con la bocca ancora sporca di latte e i capelli che arrivavano ai suoi grandi occhi verdastri, le lanciò uno sguardo torvo.
-Non mi piace lei, mà - Astyanax aveva una voce stridula, da ragazzino, diventata rauca e crudele troppo presto. Sentirla le fece venire i brividi.
-Hai sentito cosa ha detto la compagna Iphigenia, no? Lei è dei nostri, non lasciarti ingannare dalle apparenze questa volta-
-L'Acropoli deve bruciare, hai capito?- Astyanax si fece davanti a lei e si mise a strillare a pugni chiusi, con gli occhietti ancora bambini rossi di rabbia -Morite tutti! Tutti!-
La madre lo afferrò per un polso e lo riportò indietro a forza.
-Non voglio sentirti più urlare cose del genere, hai capito?-
-Non .. Non rimproverarlo ..- disse Antigone timidamente.
-.. Andromaca, se vuoi sapere il mio nome-
-Ecco, Andromaca. Lo capisco, non posso biasimarlo-
-Iphigenia però ha detto che possiamo fidarci di te, quindi ..-
-Quindi accetta le scuse, cosetta- si intromise Big McKeane -Avanti, Astyanax, chiedi scusa ad Antigone e non parliamone più, okay?-
Astyanax le rivolse un secondo sguardo, più acceso e cupo del primo. Poi tornò a sedersi e finì di consumare la sua colazione.
Anche quel mattino, Amphiaraus accese la radio per sentire le ultime notizie.
-Dici che avranno già scoperto che sei scappata di nuovo?-
-Sono appena le sette. Di solito non ci svegliamo prima delle nove-
La sigla del radiogiornale accennava la sua prima nota. Ben presto seguì tutto il motivetto e la vocetta trillante della giornalista iniziò a squittire.
-Buongiorno a tuffrti gli ascoltatori di Vofrrre di Thebe! Apriamo oggi con una notizia di cronaca che ha destato un certo dibattito?-
Jeanne tracannò il suo caffè e ridacchiò.
-Hanno beccato un parassita a respirare e a rubare aria preziosa agli acropolini?-
Tutti ridacchiarono forte e coprirono la vocetta della giornalista.
-In stfrrdio oggi abbiamo Morrison Sfrrkes, il nostfrro amato trascinafolle!- si sentì in sottofondo la risata di Snakes che portò qualcuno a lanciare un bicchiere di carta contro la radio-E niente di meno che il nostro attuale Gran Consigliere!-
Antigone non riuscì a credere alle proprie orecchie e mancò poco che si affogasse con un boccone di frittella. Si sentì qualcuno sputare il caffè dalla sorpresa e Big McKeane gridare una grassa risata.
-Ma guarda un po'! Cosetta, che mi dici di lui?-
Il Gran Consigliere mormorò un timido buongiorno con una voce resa ancora più roca dalle continue interferenze. Sospirò e confessò di sentirne quasi la mancanza.
-E' un brav'uomo. Non sarà mai dalla parte di Rubra Sphinx, ma più volte ha ribadito di non sopportare Snakes. Sentiamo cos'ha da dire!-
Dopo qualche interferenza, la vocetta della donna delineò il tema del dibattito.
-Il tefrrrma di oggi è il seguente: ieri sefrrra un gruppo di giovani dell'Acropoli hafrrr brutalmente assafrrrlito una giovane, residente alle Periferie, che si stava refrrrcando verso la Piazzuola d'Atterraggio. I commenti sono stati discordi sul fatto e molti hanno incolpato la ragazza, lavapiatti, di trovarsi nel posto sbagliato al mofrrrmento sbagliafrrrto. Qual è il vosfrrtro parere? Iniziamo da Mofrrrrrison Snakes!-
Amphiaraus diede l'ennesimo colpo alla radio e alzò l'antenna per scacciare le interferenze.
-Mia cara- la voce di Snakes iniziava a ragliare-Certo, è qualcosa di terribile. Ma pensiamoci tutti insieme: quanti di quei parassiti aggrediscono quotidianamente i nostri concittadini e ci rendono la vita impossibile? Atto terribile, ma mettiamola sul piano di una vendetta ..-
L'ennesimo bicchiere volò in direzione della radio, ma deviò e andò a colpire il banchetto su cui questa era poggiata.
-Però ti piace scopare le ragazzine, eh?- sbottò Andromaca da lontano.
-Silenzio, ascoltiamo la risposta!- disse una voce.
-Signor Snakes- quella punta di astio e di ironia che si percepiva nella voce del Gran Consigliere la fece quasi gongolare di orgoglio nei confronti di quell'uomo. Quasi si mise a fantasticare su un suo possibile coinvolgimento a Rubra Sphinx, diviso dalla sua fedeltà nei confronti di zio Kreon ma unito nella lotta a quel bugiardo -Come può definire vendetta qualcosa di oltremodo scandaloso come uno stupro? Che sia ai danni di una ragazza dell'Acropoli o delle Periferie, è qualcosa di oltraggiante e terribile, di cui ha colpa solo l'aggressore! Cosa intende dire con le sue parole?-
Snakes ridacchiava e quella risata la faceva uscire fuori dai gangheri.
-Snakes ha paura della concorrenza ..- sussurrò Iphigenia e Amphiaraus e Jeanne ridacchiarono
-Ha frainteso, Gran Consigliere- continuò Snakes -Ammetto certamente la gravità del fatto. Ma quei ragazzi, lo sa, mi capisce da uomo a uomo, forse erano presi dai fumi dell'alcol e non era loro intenzione aggredirla .. Ci pensi, anche una parassita  può apparire una bella ragazza in mezzo  a quel gran casino, mi spiego? E' stato un malinteso, mio caro collega-
Dovresti fare i gargarismi con l'acido prima di paragonarti a lui, sacco di pulci.
Ti odio, cazzo, ti odio.
Antigone strinse i pugni sul tavolo e abbassò lo sguardo. In vita propria non aveva mai provato una tale rabbia e un tale disgusto. Con Snakes avrebbe dovuto già abituarsi alla rabbia. Era solo l'inizio delle ostilità, delle vere ostilità. Se era dentro il commando, lontana da casa, con il cuore pesante per la paura di vedere i suoi cari, che fossero all'Acropoli o alle Periferie, in pericolo, era solo per colpa sua.
Iphigenia se ne accorse e poggiò le proprie mani sui suoi polsi. I suoi polpastrelli e il suo palmo rosati erano morbidi e tiepidi.
-Amphiaraus, spegni la radio-
Amphiaraus non obiettò. Si limitò a spegnere la radio, in silenzio, guardandola da lontano. Nessuno fiatò e si limitarono a consumare la colazione e a parlottare tra loro.
A fine pasto Iphigenia propose una votazione per alzata di mano, non prima di aver ricordato a tutti la sua parentela con Polinice, la sua conoscenza accurata del diario del compagno e la perfetta condivisione di idee. Qualcuno ripensò al suo discorso sulla prostituzione alle Periferie, sorrise con garbo e scambiò le idee con il vicino, riuscendolo a convincere. La votazione registrò trentasei favorevoli e quattro contrari, tra cui lo stesso Astyanax e tre ancora scettici. Nel frattempo, aveva mandato qualcuno Hank e Fred a dare una sistemata per l'occasione alla sala delle riunioni.
Tutti terminarono di far colazione in breve tempo e Iphigenia chiese loro di iniziare le loro attività quotidiane. Poi prese Antigone da parte e la portò accanto a sè.
- Meriti una cosa in grande oggi, okay?-
-Mi lusinghi troppo. Lo noto negli occhi di tutti, non mi accetteranno mai-
-Sono successi gli stessi casini quando si è presentato Polinice, se non peggio. Almeno adesso sanno che sei la sorella di uno dei più valenti compagni che abbiamo mai avuto a Rubra Sphinx, e sono sicura che saprai farti valere come meriti. Dentro di te scorre lo stesso sangue di Polinice, l'unico che abbia mai potuto fornire una direzione da seguire ad una banda di zotici scalmanati bravi a smontare aeromobili di lusso e a maneggiare bombe a mano-
-E a mettere in salvo i feriti dopo un attacco a sorpresa dello Squadrone Edelweiss-
Iphigenia sorrise e la strinse a sè.
-Quindi il tuo è un sì?-
-Mai stata più certa-
-E allora fa' vedere a questi zoticoni di che pasta sei fatta. Con te non falliremo, lo sento-
 
Lo stendardo rosso e oro di Rubra Sphinx, con la sfinge geometrica che si scagliava sulla cittadella alle sue zampe, ondeggiava lentamente davanti al ventilatore di plastica che qualcuno aveva messo vicino al palco. Dalla serratura di una porta di un camerino, quello in cui Iphigenia l'aveva portata per aiutarla a darsi una sistemata e per andare in bagno, spiava la sala già piena, con i compagni mugolanti e i ragazzini che schiamazzavano.
-Ho paura, Iphigenia-
-Di cosa?-
-Lo sai. Nessuno vorrebbe al cento per cento che io entrassi al commando-
Iphigenia fece un lungo sospiro, poi la prese per le spalle e la guardò negli occhi.
-Tu vuoi entrare al commando, non è vero?-
Annuì. Gli occhi di Iphigenia mandavano degli strani lampi che non aveva mai visto brillare.
-E allora sii impavida sin da ora. Il commando non si è costituito in un giorno, Antigone. Cosa credi, che ci siamo trovati tutti in pace ed armonia a saltellare come capre in mezzo al filo spinato e ai calcinacci? Fatti valere, diamine, esci fuori e dimostra di avere lo stesso sangue di Polinice!-
Poi l'abbracciò forte per cinque lunghi secondi, si staccò da lei e aprì la porta.
Attraversarono insieme la soglia che portava ad un palco illuminato a neon ronzanti, con la moquette grigiastra appiccicosa e impolverata. Tutti tacquero appena le videro mano nella mano, e Jeanne e Big McKeane le fecero l'occhiolino da lontano. Iphigenia si avvicinò al microfono, lo picchiettò e si schiarì la voce.
-Compagni di Rubra Sphinx, la riunione di oggi ha un'ospite speciale che ormai tutti conosciamo e che, sicuramente, tutti noi apprezziamo e stimiamo. Il nostro mestiere e la nostra condotta, che ci costringono di vivere nascosti e nella palese illegalità, ci hanno insegnato e ricordato più volte di fidarci della prima impressione e di mostrarci restii. Oggi non sarà così. Antigone, sorella di Polinice, è disposta a seguire lo stesso percorso di suo fratello. Il sangue è proprio quello, compagni carissimi! Antigone ha la stoffa necessaria per entrare nel nostro commando e noi siamo pronti ad accoglierla dopo aver constatato i pareri favorevoli della maggior parte dei membri di Rubra Sphinx- fece un cenno ad Amphiaraus, seduto in fondo alla sala, di avvicinarsi al palco. Amphiaraus si incamminò verso il leggio, stringendo tra le dita un piccolo sacchetto di velluto marrone, e si avvicinò ad Antigone.
-Ho un regalino per te, cosetta- Amphiaraus tirò fuori dal sacchetto una piccola spilla di metallo scadente, col simbolo di Rubra Sphinx oro e rossastro, e gliela appuntò sul colletto della maglietta -Benvenuta tra noi- e l'abbracciò, cingendola con le sue braccia brune e muscolose puzzanti di fumo.
Jeanne intonò il primo applauso, lo riconobbe dal rumore secco di quelle mani ossute che si toccavano; poi fu il turno degli applausi rumorosi delle grasse mani di Big McKeane. Poi qualcuno ne lanciò un altro, seguito da un altro ancora, e fu un crescendo di applausi scroscianti e felici e di fischi. Antigone si voltò verso la folla, sorridendo con più tranquillità, con la mano bruna di Iphigenia sulla spalla. Poi tutti si alzarono in piedi, col viso arrossato e sorridente, e lo sguardo pieno di speranza: erano occhi felici e sereni come quelli dei bambini che giocavano al Magnolia Park, di quei bambini che non avevano mai visto proiettili bollenti sopra le loro teste o sopra le teste dei genitori e degli amici del quartiere. Anche le loro bocche erano felici, felici e piene delle belle parole di Papaveri e Baionette, quella ninnananna fantasmagorica che accompagnava la dolcezza delle parole alle colonne di fumo e al rumore degli spari durante la notte e alle corse silenziose sul selciato per sfuggire ai proiettili. L'inno dell'Acropoli era ormai un lontano ricordo.
   
 
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