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Autore: Crilu_98    10/09/2015    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se ai due personaggi più tragici e controversi dei Miserabili fosse stata data una seconda possibilità?
Se Javert non si fosse buttato nella Senna? Se Eponine fosse sopravvissuta alle barricate?
Una storia un po' inverosimile in cui si intrecciano amore, rimorso e desiderio di riscatto. Perché anche i miserabili hanno il diritto di essere felici.
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eponine, Javert, Jean Valjean, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era avvolta nel buio. L'oscurità era intorno e dentro di lei: Eponine si sentiva soffocare. Frammenti di suoni e di immagini ogni tanto squarciavano la coltre buia, ma la ragazza non sapeva dire se li percepiva con il corpo o con la mente. Marius sulla barricata, quel colpo che lo avrebbe ucciso e che invece aveva colpito lei. Ricordava l'odore bruciante della polvere, gli occhi neri del soldato, il dolore della pallottola che le trapassava il seno. Aveva creduto che le spaccasse il cuore; invece il suo muscolo cardiaco aveva continuato a battere, sempre più debole, sempre più lento. Rammentava Marius chino su di lei, il suo ultimo sorriso disperato, i suoi occhi tristi. Era triste per la sua morte e ciò l'aveva consolata: sarebbe morta sapendo di aver occupato almeno una piccola porzione del suo cuore.
Ricordava il dolore scemare fin quasi a scomparire, mentre la vista si annebbiava e le parole di Marius non raggiungevano più le sue orecchie.
"Sto per morire" aveva pensato. "Signore, ti prego, perdona i miei peccati e apri per me le porte del tuo Paradiso." Non era stata mai molto religiosa, i suoi genitori non erano certo due modelli di cristianità, ma quella preghiera le sorse spontanea. Aveva paura, ora che stava per morire poteva ammetterlo con sé stessa. Aveva dei rammarichi: non sarebbe cresciuta, non avrebbe mai avuto figli, né un uomo da amare. Forse non li avrebbe avuti ugualmente e sarebbe morta vecchia e sola come un cane, ma le dispiaceva non poterlo scoprire.
"Sto per morire" si era ripetuta e aveva racimolato il suo scarso coraggio. Il buio l'aveva avvolta.
Marius aveva visto gli occhi della sua amica chiudersi, il respiro fermarsi, il capo cadere sul petto. Eponine non c'era più per colpa sua e il ragazzo, già duramente provato dallo scempio intorno a lui, era scoppiato a piangere senza vergogna in mezzo agli spari e ai morti.
 
Era morta.
Avrebbe dovuto essere morta, insomma.
Allora perché la sua coscienza non si dissolveva?
C'era solo ombra, che premeva da tutte le parti. La sua anima, o la sua mente, o tutte e due, restavano dolorosamente ancorate al mondo terreno e la ragazza si accorse di non avere più un corpo. Era quella la punizione divina per una vita miserabile?
All'improvviso il buio allentò la sua morsa: Eponine si sentì nuovamente pesante. Non vedeva nulla, ma ora sapeva per certo di avere gli occhi. Era troppo debole per aprirli, o per fare qualsiasi altra cosa. Dopo aver preso di nuovo possesso del suo corpo, tornarono anche i suoi sensi: percepì l'acciottolato freddo sotto la sua guancia, il freddo pungente che penetrava tra i vestiti fradici per la pioggia, le labbra secche che si aprivano faticosamente per respirare. Tornò anche il dolore, acuto e continuo questa volta, ed Eponine avvertì il sangue che scendeva lentamente lungo il suo fianco. E sentì dei passi avvicinarsi. Avrebbe voluto vedere chi fosse, ma non ci riusciva. Perciò faticosamente aveva dischiuso un po' di più le labbra e aveva buttato fuori l'unica parola di senso compiuto che la sua mente sconvolta riusciva a formulare.
-Marius...-
Stava per morire, lo sapeva.
"Di nuovo poi!" aggiunse mentalmente. Sperava solo che questa volta non ci fossero intoppi e riuscisse a liberarsi finalmente di quell'esistenza dannata e di quel corpo fragile che non voleva arrendersi. Poi qualcuno la sollevò e appoggiò il suo capo su una spalla. Delle braccia forti si strinsero sicure sul suo corpo per sorreggerla. Eponine si sentì al sicuro e si convinse che Marius l'avesse ritrovata.
"Forse hanno vinto!" pensò speranzosa, nonostante avesse visto con i suoi occhi quanto disperata fosse la situazione dei ribelli. Aveva visto Gavroche morire.
"Gavroche..." pensò "Un fratello sconosciuto..."
Si accorse che si stava muovendo velocemente e che il berretto le aveva liberato i capelli. Avvertiva il loro tocco bagnato sulla fronte imperlata di sudore. Attimo dopo attimo si sentiva sempre più reale e paradossalmente meno viva: sentiva le forze scorrere insieme al sangue fuori dalla sua ferita.
Poi altre mani la presero, altre voci la circondarono. Un dolore, forte e inaspettato, la fece urlare, o meglio mugolare terrorizzata. Qualcosa fu estratto dal suo petto e al dolore violento subentrò un bruciore diffuso. Qualcuno la stava bendando.
A quel punto Eponine decise che ne aveva abbastanza e si arrese di nuovo alle tenebre.
 
-Ha una tempra straordinaria per essere così piccola e giovane. Non credevo che sopravvivesse davvero...-
La voce che raggiunse le sue orecchie era calma e calda.
-Se posso permettermi, dove ha trovato questa ragazza, Ispettore?-
-Alla barricata.- Questa voce, invece, era molto più profonda, roca e tagliente. Una voce che Eponine conosceva bene e che si accompagnava a due occhi di ghiaccio. Due occhi da cui fuggire.
"Javert!" pensò allarmata. E finalmente, dopo quella lunga notte, riuscì ad aprire gli occhi. Era distesa in un letto morbido e su di lei era distesa una calda coperta bianca; nel camino il fuoco scoppiettava e i due uomini stavano conversando lì vicino dandole le spalle. Ancora con gli occhi socchiusi Eponine esaminò il resto della stanza, comprese le credenze piene di strumenti medici. Il tizio con la voce calma doveva essere un dottore.
"Come è comodo questo letto" pensò rigirandosi nelle coltri. Così facendo la ferita le inviò una fitta dolorosa e la ragazza si lasciò sfuggire un gemito. I due uomini si girarono di scatto verso di lei ed il medico si avvicinò allarmato.
-Devi stare attenta, ragazzina: ti ho estratto la pallottola dal corpo solo ieri sera e la ferita non si è ancora cicatrizzata. Se ti muovi troppo bruscamente potrebbe riaprirsi del tutto e ci sarebbero complicazioni.-
Eponine annuì, ma la sua attenzione non era certo rivolta al dottore. Lei stava fissando quella figura alta e rigida che non si era mossa di un passo da davanti al caminetto. Aveva l'uniforme impolverata e la barba lunga: quasi non sembrava il curatissimo Ispettore Javert. Gli occhi però, lo tradivano: erano le solite iridi azzurre, fisse nelle sue, e non lasciavano trasparire alcuna emozione.
Dopo qualche minuto di muto confronto, Javert chinò il capo:
-Madmoiselle....-
Madmoiselle? L'aveva chiamata Madmoiselle? Eponine fu folgorata dalla consapevolezza che l'Ispettore non l'aveva riconosciuta. Non sapeva che lei era la figlia di Thernardier, immersa fino al collo nella malavita dei bassifondi parigini.
-Cosa... Cosa ci faccio qui?- mormorò confusa. Javert parve imbarazzarsi perché aprì la bocca un paio di volte ma non disse niente; fu il medico ad intervenire.
-L'Ispettore Javert vi ha trovata alla barricata in fin di vita e vi ha portato qui da me, Madmoiselle.-
-La barricata...- mormorò la ragazza.
-Ditemi, vi prego, si è salvato qualcun'altro?- chiese poi, improvvisamente ansiosa.
I due uomini si guardarono, a disagio: quella ragazza sembrava altamente implicata nella sommossa dei giorni prima ed era quindi, a rigor di logica, una criminale.
-No, madmoiselle, mi spiace: tutti coloro che ieri erano alla barricata sono morti.-
Morti. Tutti. Marius era morto. Eponine si sentì gelare: il suo grande amore era morto nonostante il suo sacrificio. Se n'era andato e lei era rimasta sola, di nuovo. Senza neanche rendersene conto iniziò a piangere. Javert fece istintivamente alcuni passi avanti, fermandosi giusto un attimo prima di toccarle una spalla, sorpreso anche lui da quel gesto che gli veniva naturale. Eponine singhiozzava senza ritegno:
-Dovevo essere morta. Dovevo morire... Dovevo morire io... Marius... Oh Marius....-
Non si accorse che il dottore era uscito dalla stanza, lasciandola da sola con l'ispettore. Ad un certo punto davanti ai suoi occhi si materializzò un fazzoletto bianco e pulito. A tenderglielo era proprio Javert, con la solita espressione severa sul viso.
-Tenete, e smettete di piangere, non lo sopporto.- borbottò, brusco.
Eponine si asciugò le lacrime e riconsegnò imbarazzata il fazzoletto ora tutto bagnato e impolverato all'Ispettore. L'uomo la fissava con gli occhi socchiusi.
-Si può sapere dove vi ho già visto?- esclamò poi all'improvviso, infilando il fazzoletto sporco in tasca senza badarci troppo.
Eponine deglutì a vuoto, iniziando a tremare.
"Devo dirglielo?" si chiese, incerta sul mentire ad un uomo tanto terribile. "E se dopo scoprisse la verità?"
Respirò a fondo e buttò fuori la sua identità tutta d'un fiato:
-Sono Eponine Thernardier, signore. Credo che voi conosciate bene mio padre e mia madre, signore.-
Gli occhi di Javert si spalancarono per la sorpresa.
-Thernardier... Si, ecco dove ci siamo incontrati.- mormorò sovrappensiero. Poi riacquistò la sua postura rigida e l'espressione fredda.
-Posso domandarvi come mai eravate alla barricata vestita da maschio? Dovrei arrestarvi per tentata ribellione all'autorità regia...-
A quelle parole Eponine sbiancò e si sentì mancare: non solo Marius era morto, ma lei stessa ora rischiava il carcere o anche la fucilazione. Boccheggiò, mentre la sua testa tornava ad essere insostenibilmente pesante.
-Io... Ero lì... Per un uomo....- mormorò in un soffio, mentre nuove lacrime spuntavano nei suoi occhi. Javert alzò un sopracciglio, perplesso.
"Non capisce" si disse la ragazza "E come potrebbe?" aggiunse poi con un moto d'insofferenza e di rabbia verso quell'uomo.
"Sarebbe stato meglio se fosse morto!" pensò. Proprio allora le venne in mente un fatto a cui fino ad allora non aveva fatto caso.
-Voi, invece- chiese aggrottando le sopracciglia -Come fate ad essere ancora vivo? Quell'uomo vi ha sparato...-
Javert fece una smorfia strana e per un attimo sul suo viso si avvicendarono diverse emozioni: incertezza, sofferenza, dubbio... paura?
-Quell'uomo era una mia vecchia conoscenza. Un fuggitivo che inseguivo da anni.- ammise.
-E vi ha lasciato vivere quando poteva liberarsi del suo nemico?- esclamò Eponine sbalordita. Javert chinò il capo. Quando lo rialzò, la ragazza si sorprese nel notare quanto ardore e quanta stanchezza ci fosse nei suoi occhi. Era la prima volta che vedeva una guardia della polizia in una maniera così umana e di certo non si sarebbe aspettata di trovare qualcosa di umano in Javert.
-Sì, mi ha lasciato vivere...- sussurrò l'uomo, fissando il vuoto.
"La cosa deve turbarlo parecchio!" pensò lei, accantonando per un po' la sua pena e il suo dolore.
-E voi non capite perché, giusto?- disse dolcemente.
L'Ispettore non rispose. Le domandò invece, inaspettatamente:
-Il giovane che amavate... Il suo nome è Marius, per caso?-
Eponine avvertì una nuova fitta al petto.
-Sì...-
-Sapreste dirmi come era fatto?-
-Signore?-
-Descrivetemelo.-
-Era dolce, gentile, un ragazzo buono...-
-Oh Dio santo, no! Non così! Intendo fisicamente!- sbottò lui scocciato.
-Ah, scusatemi... Alto, biondo, occhi azzurri. Ha... Aveva delle lentiggini sul viso.-
-Corporatura?-
-Beh snella, con spalle larghe... Perché mi fate tutte queste domande su Marius?-
-Non sono affari vostri, per il momento...- disse lui avviandosi verso la porta. 
-Salvandovi la vita ho creduto di riparare ad un errore. Vi sarei grato se per sdebitarvi collaboriate con me per la cattura di vostro padre, visto che da tempo si merita la galera.-
Prima di uscire si voltò di nuovo verso il letto in cui giaceva la ragazza.
-E non preoccupatevi- aggiunse, ironico -Non ho alcuna intenzione di consegnarvi al plotone d'esecuzione.-
 
Angolo autrice:
Eccomi qua,
con il primo capitolo con il POV di Eponine. Che ve ne pare? Sono sempre preoccupata di non centrare in pieno il carattere e la psicologia di questi personaggi... Anche se scrivere dalla parte di Eponine è sicuramente più semplice che immaginare di essere dentro l'Ispettore Javert! xD
Alcune precisazioni sul capitolo:
1- So che il risveglio di Eponine è pura fantascienza. Perdonatemi, ma la maggior parte dei personaggi continuerà a credere che lei sia morta per un bel pezzo!
2- Ho fatto assumere ai Thernardier più importanza di quella che in realtà avrebbero (e meriterebbero) agli occhi di Javert. Altrimenti non sapevo in che modo la presenza di Eponine avesse potuto distogliere l'Ispettore dai suoi pensieri suicidi...
Poi... Valjean non è riuscito ad entrare in questo capitolo per ragioni di spazio, ma il prossimo capitolo sarà interamente dedicato al suo incontro con Javert. 
   
 
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