Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: bacioalcatrame    11/09/2015    0 recensioni
Sbagliare è umano, se a cedere però al peccato è un angelo, Dio non è altrettanto misericordioso: senza Paradiso, a Gabriel resta solo l'Inferno ed è disposto a tutto pur di accedervi, persino uccidere la ragazza di cui è innamorato. Tuttavia nel mondo soprannaturale le regole sono fatte per essere infrante, dopo ogni fine c'è un nuovo inizio e così le cose possono prendere una piega inaspettata: aguzzino e vittima si ritroveranno faccia a faccia all'Inferno, ma i ruoli stavolta potrebbero essere invertiti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'estremità di una coda si attorciglia alle catene che le impediscono di muoversi, rompendole con uno strappo. Isabella sgrana gli occhi, spaventata ed allo stesso tempo felice che qualcuno la stia liberando: non vede l'ora di lasciare quel postaccio e non dover più respirare quell'odore fetido. Si volta piano, pronta ad incrociare lo sguardo di colui che la vuole aiutare, ma incontra gli occhi di un serpente. Urla e di allontana il più possibile dalla creatura, attaccandosi ad una delle pareti le cui sporgenze le graffiano gambe e braccia nude. Quegli occhi verdi, inquietanti ma allo stesso tempo attraenti, sono ancora su di lei intenti a squadrarla da cima a piedi. La figura a cui appartengono è tutt'altro che un serpente: un ragazzo alto fino a sfiorare il soffitto della caverna si avvicina a lei piano, una spazzola di capelli neri e folti ondeggia insieme alla coda alle sue spalle. Se prima credeva di aver a che fare con un mostro, ora ha davanti un giovane uomo bello ed affascinate, nonostante l'aspetto inusuale. Ormai comincia ad abituarsi all'idea di poter incontrare qualsiasi tipo di demone o angelo che sia, in questo mondo soprannaturale di cui ora fa parte.
Il demone le solleva il viso per osservarla meglio, Isabella rimane scossa dal suo tocco.
“Sei una bambina.” Si allontana sbuffando, come se fosse deluso.
“Zyrhel vorrebbe fare di te un'arpia? Che barzelletta.”
“Cos'ho che non va?” Chiede piano la ragazza, forse dovrebbe essere sollevata al pensiero di non dover diventare una specie di segugio infernale. Eppure, stufa di non sentirsi all'altezza, ha cominciato a pensare che forse in un posto come l'Inferno, anche una sfigata come lei avrebbe potuto cambiare. Essere diversa: una donna forte, sicura di sé.
“Tutto, a parte la bellezza, non hai niente che possa farti diventare una di loro.” Isabella diventa rossa in volto per quel mezzo complimento, ma non perde l'occasione di controbattere.
“Dopo uno sguardo, credi di sapere tutto di me?”
“Andiamo, non riusciresti ad uccidere una mosca! Figurati se riusciresti a lottare contro un angelo.”
Per un attimo gli balena nella mente l'immagine di Gabriel, è passata dall'amore platonico che provava nei suoi confronti, all'odio profondo. E se il Zyrhel e questo demone l'avessero resa capace di rendere a Gabriel quello che per sua mano aveva subito? Se avesse così avuto l'occasione di vendicarsi, non sarebbe stato giusto coglierla?
“Non puoi saperlo.”
Il demone inarca un sopracciglio.
“Non pensavo volessi diventare un'arpia, la Regina mi ha fatto capire avrei dovuto costringerti.”
“Ci ho riflettuto, non credo di aver nulla da perdere o di doverne rendere conto a te.”
“Che caratterino”- si avvicina ed una volta faccia a faccia- “già mi piaci.”
“Il mio nome è Isabella.” Svia la ragazza.
“So più di quanto credi su di te, ragazzina.”
“Ma io non so nulla di te.”
“Mi chiamo Serafide, ti insegnerò a combattere, con questo intendo uccidere.”- Scandisce per bene le sillabe dell'ultima parola -“non ti serve sapere altro.” Quando fa per uscire dalla grotta, Isabella lo segue camminando in quelli che sembrano essere tunnel scavati interamente nella roccia. Percorrono una serie di scale, fino a ritrovarsi davanti ad una vera e propria città. Isabella capisce che fino a poco prima, si trovava nelle prigioni. Tra vicoli e piazze si ergono piccoli edifici in pietra: bordelli, sale di gioco d'azzardo, palestre di combattimenti: “Luoghi del peccato, per meglio dire.” La informa Serafide.
“E quelle?” Isabella indica le pareti dell'enorme foro che ospita l'Inferno, esse si alzano fino a perdersi nell'oscurità, mentre il resto è illuminato da fiamme vive che serpeggiano dalle spaccature dei muri e del suolo, insieme alla miriade di fiaccole e lanterne.
“Le prime cavità che vedi ospitano i nostri appartamenti privati, via via che si sale in altezza ospitano uffici e stanze di Lucifero.” Nessuno sulla terra immaginerebbe l'Inferno così simile ad un lercio sobborgo qualunque scavato al centro della Terra.
Arrivano in silenzio fino al secondo piano, si fermano davanti alla porta in ferro battuto di una caverna, è inciso in latino “Daemon Seraphideas”.
“Aspetta, sono le tue camere private?”
“Non manchi di perspicacia.”
“Pensavo di dovermi allenare, non so come funzionino le cose in questo postaccio, con il peccato della lussuria e tutto il resto ma...” Prima che possa terminare la sua imbarazzante premessa, il demone la cinge per i fianchi attirandola a sé. I loro petti raschiano, respirano vicini. “Qui dentro c'è la mia palestra personale, non solo il mio letto. Se avessi voluto farlo, ti avrei già messo le mani addosso nella tua appartata cella, ma sono il tuo insegnante, non il tuo amante.” Fa una pausa, avvicinando le labbra all'orecchio della ragazza “Anche se non mi dispiacerebbe assaggiarti, ragazzina.” Aggiunge in un sibilo.

La palestra è grande il triplo della stanza in cui Isabella dormiva da umana, ed è attrezzata di tutte le armi che conosce: lance, spade, pugnali, catene, sciabole, asce, coltelli. Isabella si guarda intorno confusa: non saprebbe impugnare neanche una forchetta, figuriamoci un'arma del genere. Si fa piccola piccola, ancora una volta si sente debole.
Nel frattempo Serafide osserva con attenzione le sue forme appena accennate intravedersi al di sotto delle veste leggera, quasi trasparente. Prende i vestiti che un'arpia le ha lasciato per casa e li lancia addosso ad Isabella.
“Non puoi lottare con quella sottospecie di vestaglia, vai a cambiarti.”

Poco dopo, Isabella si stringe le braccia al petto mentre entra imbarazzata nella palestra. I lacci verdi stringono il corpetto sul suo seno così forte da toglierle il fiato, i pantaloncini in pelle le fasciano a malapena il fondo schiena.
“Le arpie vanno sempre in giro conciate cosi?”
“Non essere pudica, ragazzina. Questo è niente in confronto a quello che dovrai imparare a fare.”
Isabella resta scettica. “E ora attaccami.” Le fa cenno di colpirlo al viso.
“Che?”
“Gancio, destro, sinistro. Colpisci, senza paura di farmi male.”
La ragazza si avvicina goffamente, tirandogli un pugno in pieno viso. Il demone non si muove di un millimetro ed inarca un sopracciglio.
“Questo è un puffetto! Non ci siamo. Piede sinistro davanti a quello destro, a formare un angolo. Ricorda le mani proteggono il viso, piega i gomiti, i fianchi devono essere allineati con i piedi. “
Isabella esegue con attenzione tutte le istruzioni.
“Ora carica il diretto , assicurati di ruotare il palmo della mano verso il basso.” La ragazza sferra un debole ma deciso diritto sinistro sulla guancia del demone che le sorride.
“Così ci siamo!”
“Come facevi a sapere fossi mancina?” Serafide la fissa per un istante. “Intuizione.”

Il tempo all' Inferno scorre senza orologi che possano misurarlo. Quando finalmente il suo insegnante propone una pausa, Isabella è lieta di acconsentire, ogni singolo muscolo sembra implorare pietà.
“Che femminuccia.” La punzecchia Serafide.
“Si da il caso io sia una femmina, è un mio diritto essere stanca. Tu invece sembri fresco come una rosa.” Sbuffa.
“I serpenti non dormono mai.”
“In realtà il detto sarebbe: 'I cattivi non dormono mai.' ” Lo corregge la ragazza.
“Più o meno la stessa cosa.” Lo guarda con la coda dell'occhio, si gode il sorriso sghembo che gli increspa le labbra. I suoi stravaganti occhi, ora rivolti verso il basso, sembrano avere una semplice ed umana iride verde. “Credo tu abbia l'aspetto da cattivo, ma non lo sia realmente.”
“Sono un demone, ragazzina. Siamo all'Inferno e sto contribuendo alla tua metamorfosi in arpia, alla fine di tutto non mi vedrai più con gli occhi innocenti di una bambina. Vedrai il mostro che sono, perché lo sarai anche tu.” Isabella non si scompone e scrolla le spalle.
“Ci faremo compagnia allora.” Serafide non crede alle sue orecchie, tanto meno ai suoi occhi. La ragazzina che si schiacciava impaurita contro il muro della sua cella qualche ora prima, ora sembra essere la donna più forte del mondo. Forse l'ha sottovalutata.
“E tu chi eri?” Gli chiede.
“Che vuoi dire?”
“Sei mai stato umano?”
“Sono un bastardo, mia madre era un'arpia, mio padre uno stupido uomo.”
“È pur sempre tuo padre.”
“Era, è morto chissà quante decine di anni fa. E comunque era un figlio di puttana, non mi ha certo insegnato ad andare in bici e a rimanere composto a tavola.”
“Tua madre?”
“Una troia, voglio dire farsi mettere incinta da un uomo qualsiasi, si è impegnata.”
“Wow che considerazione della tua famiglia.”
“DAUN! Tasto dolente all'Inferno: la famiglia. Qui non esiste, ognuno pensa per sé. Conta il tuo tornaconto, non quello degli altri. Ogni demone è solo.”
“Non occorre essere demoni per sentirsi soli, te l'assicuro.” Abbassa la sguardo ed automaticamente serra i pugni. Senza Gabriel, la sua ancora di salvezza, era annegata nell' oceano della solitudine.
“Avevo avuto la vaga impressione tu fossi una con le palle, non farmi crollare tutto.”
Le lascia un bacio a stampo sulle labbra.
“Tornatene alla tua cella.”
“Non mi accompagni?”
“Per chi mi hai preso? Per il tuo fidanzatino? Sparisci!”

Appena varca l'ingresso, si accorge che la sua non è più una cella, ma una vera e propria stanza. Zyrhel o chicchessia, l' ha arredata di tutto punto: su un tappeto nero regna un letto a baldacchino finemente decorato, come il comò. Sulla parete sinistra è stato appeso uno specchio, al di sotto del quale è stato posizione un tavolino da trucco, sulla parete sinistra un enorme armadio rosso ha le ante socchiuse. Isabella lo spalanca, è pieno zeppo di corpetti, gonne, calze a righe e jeans strappati.
“Mi ci dovrò abituare.” Dice a sé stessa.
Si infila in una delle poche magliette che trova nel guardaroba, e tenta inutilmente di dormire. Stavolta però, ha difficoltà a prender sonno non per paura che gli incubi la disturbino, ma perché è eccitata per i cambiamenti che l'attendono e sorpresa di essere nel bel mezzo dell'Inferno, pronta a diventare un'arpia. Le sembra quasi strano di essere morta per davvero e che tutto quello che la circonda non sia un gigantesco scherzo, o frutto della sua immaginazione. È inverosimile. Le serviva essere uccisa dal suo angelo custode, per uscire dal suo guscio? Doveva essere rapita e portata all'Inferno per diventare la donna forte a cui ha sempre aspirato? Ma soprattutto è davvero pronta, o sta fingendo anche davanti a sé stessa?
Non sa dare mezza risposta a nessuna delle sue domande, sa solo che gli occhi di Serafide se li sente ancora addosso. Il suo bacio è rimasto cucito sulle labbra della ragazza. Scuote la testa, che sciocca! Non susciterebbe neanche il minimo interesse in un demone, tanto meno in uno bello quanto lui. È però innegabile che esista sintonia fra loro, sembra conoscerlo da sempre, sembra che lui la conosca da sempre. Si rigira nel letto, scacciando via i pensieri che lo riguardano, ma i suoi occhi restano.

È silenzioso, nessuno in ascolto potrebbe accorgersi della sua presenza. Il buio lo copre, mentre percorre a giro il letto. Si ferma esattamente al suo fianco, come sempre, per osservarla: i lineamenti sono restati delicati, esattamente come durante l'infanzia, eppure c'è qualcosa in lei che fa pensare ad una donna, forse gli zigomi alti, il naso più appuntino, le labbra deliziosamente carnose, la determinazione che sembra pervaderla. Quanti anni sono passati? Si è forse perso i suoi momenti migliori, le sue prime esperienze? È infastidito al pensiero che qualcuno abbia potuto farla sua, aveva sempre fantasticato sul fatto che la sua verginità fosse qualcosa riservato a lui. Si perde tra i suoi boccoli castani, sparsi per tutto il cuscino. Dalle sue labbra socchiuse esce un lieve e caldo respiro, le gote sono leggermente arrossate come quelle dei bambini. Mentre si avvicina al suo viso, il profumo della sua pelle riempie tutta l'aria circostante, risvegliando in lui quei ricordi che aveva tentato si nascondere il più profondo possibile nella sua memoria. Proprio quando si era convito fossero finalmente assopiti, lei era piombata in casa sua, in carne ed ossa. Il serpente si insinua sotto il lenzuolo, arricciandosi su se stesso, il più vicino possibile ad Isabella.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: bacioalcatrame