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Autore: DarkSide_of_Gemini    17/09/2015    0 recensioni
"-Bene, Astherion: in qualità di portavoce di Hades, Signore degli Inferi, ti propongo un accordo: i tuoi servigi in cambio delle anime dei tuoi genitori. Diventa uno dei guerrieri di Hades e li riavrai. Esegui bene gli ordini e potrai rivederli. Accetti?-".
Questa è la proposta che la Dea Hecate rivolge ad Astherion dopo che il bambino entra nel regno di Hades per tentare di salvare i genitori.
Nato con un potere del quale non è al corrente e che al contempo si rivela un grande vantaggio per il Dio degli Inferi, Astherion viene accolto tra le schiere di Hades e preparato per diventare un'arma letale diretta ai mortali.
Tuttavia, un sogno e l'incontro con un Cavaliere faranno cambiare al ragazzo punto di vista, riportandolo lentamente alla vita.
Le catene che legano Astherion all'Ade vanno spezzate: solo così il ragazzo potrà salvarsi e ritornare per sempre sulla terra.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hand of Sorrow

13 – Ombre del Passato

-Ti avverto, piantala, mi stai dando ai nervi sul serio-

Pegasus era vicino al perdere completamente le staffe. Dal canto suo, Megera lo guardava come un gatto che punta sul cardellino, gli occhi famelici fissi su di lui.

-Sì, continua così. Il mio intento è proprio quello di farti arrabbiare. Ti trovo irresistibile, quando perdi le staffe…-

-Ti ho detto che l’ultima cosa da dirmi è che sono carino! Se vuoi provocarmi affinché ti attacchi non hai da faticare più di tanto: ho intenzione di toglierti di mezzo, non ho tempo da perdere con te!-

-Anche in questo siamo molto simili- ammiccò lei –anche io intendo toglierti di mezzo, anche se in verità ti dico che mi dispiace. Sei certo di voler continuare? Io posso salvarti… se tu accettassi di diventare mio sposo, Hades ti accetterebbe tra le sue schiere. Se tu ti unissi a me, potresti avere salva la vita-

Il Cavaliere la guardò spiazzato, non riuscendo a capire se stesse parlando sul serio –Ma ti pare momento di fare certe proposte?! Preferirei morire piuttosto che pensare di sposare qualcuno come te!-

La Furia parve non apprezzare la risposta: i suoi occhi color sangue si spalancarono per la sorpresa, poi si ridussero a due fessure sottili cariche di odio.

-Dannato, piccolo ingrato! E così rifiuti il dono della vita eterna, rifiuti il potere infinito, un potere persino più grande di quello delle tua Dea? Ah! Sapevo che non sarei riuscita ad averti così…-

-Adesso smettila di parlare- il Saint assunse la posizione di attacco –e stai in guardia. Se deve esserci uno scontro, tra noi due, allora voglio un degno avversario. Sei già abbastanza inquietante quando parli, vediamo cosa riesci a fare in battaglia-

Dapprima sfigurato dalla rabbia, il viso della donna si distese in un sorriso obliquo, ben distinguibile nonostante alcune ciocche di fuoco le ricoprissero il volto. La Furia fece un passo, scartò di lato e scomparve.

-Pegasus!-

Seiya non poté fare a meno di trasalire. Quella voce…

Voltandosi incontrò due occhi scuri, occhi di stella, gli stessi occhi che aveva visto molte volte in sogno e veglia, gli occhi che lo avevano accompagnato in tutto il suo percorso come Cavaliere.

-Saori…?-

Quegli occhi non avevano nulla di amichevole. Quello non era lo sguardo mite della ragazza, nessuna traccia del sorriso timido ad illuminarle il viso.

-Pegasus!-

Mai Seiya aveva sentito quel tono nella voce della fanciulla. In quell’unica parola sembrava esservi una minaccia letale, un rimprovero per il quale non esistevano scuse.

Saori si fece avanti, lo scettro di Nike stretto in pugno, il vestito la seguiva frusciando ad ogni passo.

-Hai abbandonato il Tempio-

-No!-

Qualcosa gli disse di non dare retta alla figura davanti a lui.

“E’ Megera” si disse “in grado di cambiare aspetto, di diventare chiunque desideri. Non è davvero Saori”.

Ma intanto incassò quelle parole con un senso di vergogna soffocante. Quegli occhi scuri tanto ostili gli facevano pesare addosso l’essere fuggito via nella notte, l’aver lasciato Athena senza la sua protezione, l’aver abbandonato il suo posto proprio quando poteva scatenarsi una guerra.

-Devo trovare Phoenix-  disse ad alta voce, quasi come se il ripetersi lo scopo di quella sua missione potesse in qualche modo scagionarlo dalle accuse –so che non sei lei. Non riuscirai a fermarmi così-

-Davvero? Molto bene, allora: non sei un codardo. Uccidimi, allora. Se riuscirai ad uccidermi potrai ritrovare il tuo amico-

E intanto sorrideva come se sapesse che non avrebbe osato levare un solo dito su di lei.

Il Saint esitò quel tanto che bastava per provocare una risata carica di derisione –Dunque, non mi colpisci? Non hai nulla da temere. Hai detto di volermi sconfiggere, ebbene provamelo: scaglia contro di me un colpo mortale. So cosa si dice di te: sterminatore di demoni. Conosco le tue imprese, i grandi guerrieri contro i quali hai combattuto. Dammi una prova di quella tua forza leggendaria-

“Non importa quello che dice, né come si presenta. Qualunque aspetto abbia, devo sconfiggerla se voglio proseguire”.

Se lo ripeté due, tre volte, cercando di darsi il coraggio di attaccare, di distrarsi dalla visione del suo attacco che colpiva Saori, dicendosi che l’unica cosa che importava era trovare Ikki e Astherion, e tornare difilato al Grande Tempio.

Si diede forza, partì all’attacco senza più curarsi di chi fosse la figura che gli stava di fronte. Venne sbalzato indietro, contrastato dallo scettro che si era frapposto tra lui e il suo bersaglio. Cominciò una lotta che lo vide all’estremo della sua insicurezza, dell’efficacia dei suoi stessi attacchi.

Si era ripromesso di non far caso al nemico che stava fronteggiando, al fatto che di fronte a lui una potenza demoniaca avesse trasfigurato le sembianze di Saori come unica difesa contro di lui. Quella tattica si stava rivelando totalmente inefficace.

-Dannata! Perché non mi affronti per quello che sei?-

-Perché invece non mi affronti tu per quello che sono adesso? Scaglia il tuo pugno, Pegasus. Vedremo se riuscirai a scalfirmi-

Non è lei, non è lei, non è lei – continuava a ripetere il ritornello nella sua testa nella speranza di convincersi.

Visualizzò il ricordo del viso di Megera, i tratti levigati, il sorriso ferino. Era lei il suo avversario, lei nascosta dietro la figura di Athena così come si era celata sotto le spoglie di Sagitter.

-Coraggio, Cavaliere!-

Lui scosse la testa. Non avrebbe dovuto esitare, né fermarsi, né far mancare al suo colpo la giusta determinazione affinché andasse a segno.

-Bene, preparati!-

Un’ondata di calore seguì quelle parole. Per la seconda volta il Saint trasalì: l’aveva riconosciuta quell’energia, e quella volta non proveniva dalla Furia. Quella era la forza che lo aveva risollevato nel corso di tante battaglie, che gli era stata di conforto nei momenti in cui tutto gli era sembrato perduto.

L’unico, il vero cosmo di Athena.

Adesso Seiya ne era certo, nessuna esitazione nel colpire l’avversario. Non sapeva come avesse fatto Athena a raggiungerlo, a fargli sentire la sua presenza persino nell’Ade; l’unica cosa certa era che, in qualche modo, la Dea aveva capito quello a cui lui e i suoi compagni erano andati incontro, e ora li sosteneva come sempre con la propria forza.

Il Ryusei Ken illuminò l’oscurità degli Inferi come un lampo, una cometa dalla velocità inverosimile, colpì dritto nel centro il suo bersaglio; non appena venne sfiorata dall’attacco, la Furia riprese il suo aspetto, gli occhi di sangue sgranati per la sorpresa, i capelli come una corona di fuoco attorno al capo. La sua pelle si crepò, sembrò sfaldarsi fino a disintegrarsi in centinaia di brandelli di cenere nera.

Suo malgrado, Pegasus sorrise.

“Athena, Dea guerriera, la tua luce sarà sempre l’unica a guidare il nostro cammino”.

******

La donna lo scaraventò lontano come fosse stato nient’altro che un giocattolo. Il Saint del Dragone rimase per un attimo senza fiato: la forza di quella figura tanto esile lo aveva lasciato spiazzato, troppo sorpreso per contrattaccare.

Alecto levò il capo e le braccia al cielo, lanciò un altro grido straziante. Si affondò le mani nelle lunghe ciocche corvine, ricominciando a strapparsi i capelli e piangere sangue.

Il Cavaliere si alzò, pronto alla battaglia: aveva capito che l’unico modo per proseguire era lo scontro. Era chiaro che la Furia non era lì per caso: era stata mandata per fermare la sua corsa, e probabilmente Pegasus e gli altri erano a loro volta alle prese con i seguaci di Hades.

Venne gelato sull’istante da uno sguardo della donna: aveva tra le mani intricati nodi neri, le ciocche nere sembravano muoversi come se avessero vita propria, anche se non c’era un minimo soffio di vento.

-Cosa…?-

-Ti presento i miei amici, Dragone-

Con un guizzo i capelli sembrarono compattarsi in un’unica massa sibilante. Decine di lingue biforcute, lucenti corpi sottili, piccoli occhi neri e lucenti. Un sibilare furioso riempì l’aria, sostituendosi al silenzio irreale del luogo.

Serpenti. Decine di serpenti strisciavano tra le mani della donna, le si arrampicavano sulle braccia. Alecto tese le braccia e glieli scagliò contro.

Shiryu si sarebbe aspettato di tutto, meno l’aggressione da parte di una massa strisciante di rettili. Si scansò parandosi con lo scudo, eppure quello non sembrò fermare gli animali; i lunghi corpi neri gli si avvinghiarono alle braccia, stringendo sempre di più. Le mascelle scattarono più volte, i denti affondarono nella carne liberando piccoli schizzi di sangue scuro.

Un dolore acuto e bruciante mozzò il respiro del Cavaliere. Si affrettò a strapparsi quegli esseri di dosso, scagliarli lontano: prima di toccare terra si trasformavano di nuovo in capelli e venivano trasportati via da quel vento surreale.

Non riusciva a crederci. Come aveva potuto farsi prendere alla sprovvista in quel modo?

Si esaminò le braccia, i rivoli di sangue che disegnavano un’intricata rete scarlatta sulla pelle.

-Immagino che il mio lavoro sia finito- Alecto non piangeva più. Un sorriso di vittoria le incurvava le labbra pallide –in genere, un solo morso delle mie creature può donare la morte in pochi minuti. Ma con te ho deciso di essere previdente. Hecate vuole essere sicura di neutralizzarvi una volta per tutte. Non temere il dolore, sarà poca cosa a confronto delle pene che ti aspettano per essere penetrato nel territorio dell’Ade-

Detto questo si voltò, lo strascico della veste tracciò un perfetto cerchio dietro di lei.

Dragone avrebbe voluto rincorrerla, strapparle dalla faccia quel sorriso canzonatorio; ricordò a sé stesso che avevano una missione da compiere: trovare Ikki, trovare Astherion, e andare via da lì.

Cercò di rialzarsi, ma si accorse che i muscoli non sembravano voler funzionare a dovere. Il sangue che gli fuoriusciva dalle ferite si era fatto scuro, quasi nero. Un dolore pulsante gli provocava atroci spasmi ai muscoli, sembrava renderlo rigido come un pezzo di legno, impedendogli qualsiasi movimento.

Nessuno era stato in grado di batterlo con tanta facilità, in così poco tempo. Quella strega non poteva averla vinta.

Avevano poco tempo: dovevano ritornare in Grecia. Se solo Hades avesse deciso di muovere una guerra in piena regola contro Athena, era compito loro difendere la Dea e il Santuario. Fece appello a tutte le sue forse, cercando di convincersi che quella fosse solo un’illusione, che, se avesse ignorato la sensazione di pesantezza, l’avrebbe vinta.

La Furia si allontanava sempre di più, sembrava nient’altro che una macchia nera stagliata all’orizzonte.

In altre circostanze, il cosmo di Athena l’avrebbe aiutato. Sarebbe arrivato a lui come una benedizione, gli avrebbe infuso la forza necessaria per rialzarsi e vincere la morte che si avvicinava. In quel momento aveva il disperato bisogno della presenza pura della Dea, di sentire la sua energia dentro di sé, alleviare la sofferenza e lenire il fuoco che lo stava consumando da dentro.

Ma quella volta Athena non sarebbe stata con lui. La sua Dea non l’avrebbe risollevato, così come nessun’altro. Quella volta avrebbe dovuto cavarsela da solo, riuscire a sopravvivere con le proprie forze.

Una luce scaturì davanti ai suoi occhi, e un’energia benevola parve smorzare di poco le sue sofferenze.

“A-Athena…? Ma come…”.

“Rialzati, figliolo”.

Shiryu non riuscì a trattenere un’esclamazione di sorpresa. Quella forza non apparteneva alla Dea della giustizia.

Libra.

Il Saint della Bilancia, il suo maestro.

Dragone si guardò intorno: la presenza del suo maestro era tanto vicina, tanto intensa, da fargli credere che se lo sarebbe trovato accanto.

“Alzati, Shiryu” ripeté la voce “ricorda che hai una missione da portare a termine”.

Il Cavaliere abbassò lo sguardo, un moto di vergogna gli si smosse in petto “Non ce la faccio, maestro. Non riesco a muovermi, per quanto mi sforzi. Quella donna… lei aveva…”.

“Lo so” la voce non gli diede tempo di finire “lei ha anche la tua cura. Il sangue. Il suo sangue annullerà il potere del veleno. Adesso alzati, i tuoi compagni hanno bisogno di te”.

Lui annuì come se il maestro potesse vederlo. Le sue parole gli avevano donato il coraggio di cui aveva bisogno. Non tutto era perduto.

Evocò tutta l’energia residua dentro di sé, il cosmo del Drago riprese a splendere di un’intensa luce color smeraldo. L’istante dopo il Saint correva in direzione della donna, con al ferma intenzione di uscire vincitore dallo scontro non ancora terminato.

Alecto si fermò, voltandosi a fissarlo come se fosse appena risorto dagli Inferi in cui era certa di averlo segregato.

-Sei ancora vivo, Cavaliere? Notevole, per qualcuno come te. Sei il primo a sopravvivere al mio veleno. Ma di questo non mi preoccuperei-

Fece per sollevare la mani ai capelli, ma il gesto fulmineo dell’avversario la inchiodò sul posto; gli occhi neri, sgranati, fissavano in braccio del Saint di bronzo dirigersi sicuro verso la sua gola.

Il sangue, aveva detto Libra.

“La partita non è ancora finita, e io devo assolutamente vincerla. Adesso è ora di chiudere i giochi. Adesso è il tuo turno… Excalibur”.

La testa della Furia schizzò in un geyser di sangue denso e violaceo, finendo a rotolare per terra. Shiryu rimase per un attimo a fissarla, l’espressione di orrore rimasta congelata sul volto, i lunghi capelli sparsi come inchiostro sulle rocce aride dell’Ade. Il corpo era rimasto immobile per un attimo, poi cadde senza mai toccare terra, diventando un mucchio di cenere.

Shiryu si trascinò fino la massa di capelli neri, l’afferrò per le ciocche e la sollevò lasciando che il sangue denso e ancora caldo gli scivolasse addosso, rimarginando le ferite. I fori provocati dai denti delle serpi sfrigolavano a contatto con il liquido, ribollivano e si rimarginavano senza lasciare traccia.

Per un po’, il Dragone rimase a guardare gli occhi fissi su di lui, il viso bianco ricoperto dai fili di ragnatela nera dei capelli. Scagliò la testa lontano, la vide esplodere in una nuvola di cenere.

Strinse i pugni, ritrovando la determinazione che lo aveva sempre accompagnato. Sollevò lo sguardo sulla distesa desolata dell’Ade e riprese la sua corsa.

******

La punitrice dell’omicidio.

Gli occhi di miele di Tesiphone lo fissavano con una strana dolcezza che non aveva nulla a che vedere con l’aura maligna che aleggiava intorno alla sua figura.

Hyoga fece un passo indietro. L’energia negativa di quella donna l’aveva messo sul chi vive.

-Ti consiglio di non sbarrarmi la strada. Levati di mezzo, non ho alcuna voglia di combattere contro di te-

-E perché?- la Furia rise –Perché sono una donna?-

Un attimo di incertezza la parte del Cavaliere –Perché ho un compito da portare a termine. E non sarai certo tu ad impedirmelo-

-Ebbene, questo è certo. Diamo il via alle danze, dunque: la vittoria come premio, la morte in caso di sconfitta-

Il Saint di ghiaccio scrutava la donna con sospetto. Non aveva nulla addosso, nulla che potesse servire come arma di difesa o attacco.

Nulla, se non…

Una rinnovata risata cristallina echeggiò nell’aria immobile. Tesiphone socchiuse gli occhi, regalandogli un sorriso gelido.

-Vedo che hai capito, Cavaliere-

-Come…?-

-Te lo mostro subito-

E detto questo la donna sollevò la torcia che aveva in mano; il fuoco azzurro sfavillò nell’oscurità circostante, le fiamme divamparono alte nel cielo. Con un unico gesto Tesiphone fece il gesto di scagliare lontano la sua arma: scintille di fuoco blu schizzarono verso il Cavaliere, le fiamme formarono un’alta vampata e sembrarono compattarsi fino a plasmare il corpo di un uomo.

-Cosa?!-

Aquarius.

Lì, davanti a lui, il Saint d’oro dell’acquario si era materializzato come per magia dalle fiamme dell’Ade.

“No, dev’essere una maledetta illusione”.

-Sorpreso, Cigno?- la Furia si fece avanti, appoggiandosi alla spalla del Cavaliere d’Oro come se fosse stanca –Non dovrai temere di misurarti con me. Adesso vi lascio ai vostri affari, buon divertimento-

Il Cavaliere non riuscì a replicare. Fissava il suo maestro lì davanti a lui, senza riuscire a capacitarsi di come potesse trovarsi lì, apparentemente in carne ed ossa, pronto ad affrontarlo al posto di una seguace del Dio degli Inferi.

Una risata cristallina da parte della Furia attirò la sua attenzione –Te l’ho detto, Cigno: sono la punitrice dell’omicidio. Le ombre dei delitti di ogni uomo sono destinate a seguire l’assassino per tutta l’eternità. Quello che faccio con il mio fuoco, è dare corpo a quegli spettri lontani, affinché possano vendicare la propria morte. Non sei forse difensore della giustizia? Cosa c’è di più giusto di voler in qualche modo rivendicare la propria esistenza? So quali tragedie si annidano nel tuo cuore: la morte di tua madre, e ora questo…- accennò al Saint di Aquarius –l’averlo ucciso ti tormenta ancora oggi, lo so. I tuoi rimorsi ti feriscono anche a distanza di anni. Allora non combatterlo: lasciati punire per quello che hai fatto, lascia che tutto ritrovi il suo equilibrio: tu ha tolto la vita al tuo maestro: adesso fai che sia lui a prendere la tua!-

Hyoga scosse la testa con forza, come a ricacciare quelle parole –No, non ti credo! Aquarius si trova al Santuario di Athena. Non riuscirai a convincermi che adesso sia qui per uccidermi-

Un’altra risata, le spalle bianche della donna sussultavano con violenza sotto le lunghe ciocche bionde. La Furia gettò la testa all’indietro e gettò un urlo selvaggio come il grido dell’aquila in cielo.

-Questa è solo la forma del tuo rimorso- gli spiegò –lascia che consumi la sua vendetta adesso, invece che lasciarti torturare per il resto della tua vita-

“Un’ombra…” cercò di ragionare il Saint di Bronzo “dunque è tutta un’illusione. Come sospettavo. Ebbene, Tesiphone, non ti deluderò: affronterò il tuo spettro, e sconfiggerò te”.

Subito dopo fu investito da un’ondata di ghiaccio che gli fu impossibile frenare. La riconosceva, la forza del suo maestro, era tale e quale alla potenza con la quale l’aveva combattuto durante la salita delle Dodici Case, la stessa forza devastante che gli deriva dalle energie fredde, e la stessa noncuranza di chi si trovava di fronte, del fatto che il suo avversario era l’allievo che aveva cresciuto e per il quale si era sacrificato.

Il giovane venne sbalzato indietro, preso alla sprovvista, e per un attimo la sorpresa di quell’attacco gli tolse il respiro.

“E’ l’aura di Aquarius, non c’è dubbio. Ma c’è qualcosa… cos’è quella rabbia che avverto?” il Cigno si alzò, preparandosi al contrattacco “rimorso, certo. Il rimpianto di aver perso la vita, la rabbia dell’ombra che ho davanti. Ebbene questa ne è la prova: quello non è il mio maestro”.

Ricorda.

Lo scontro durante la lotta contro Arles. Lui ha dato la vita per fare di te un vero Cavaliere di Athena.

Energia di ghiaccio iniziava a circondare il Saint di Cygnus. Proprio come quella volta. Superare i limiti. Superare i propri limiti, e quelli de maestro, superare le paure e le incertezze che indebolivano il suo cuore.

“La debolezza non può essere perdonata” – gli aveva detto Aquarius. In quel momento, un minimo ripensamento avrebbe significato la morte, avrebbe significato abbandonare i suoi compagni, tradire Athena.

Non poteva permetterselo.

Un vento freddo si sprigionò con forza devastante dalle mani del guerriero di Athena, nell’invocare la forza dell’Aurora Execution.

Quella volta avrebbe vinto.

Non avrebbe voltato le spalle agli amici, né alla sua Dea.

Gli ostacoli vanno affrontati.

Il fuoco della torcia di Tesiphone si spense sull’istante a contatto con l’aria fredda, l’ombra del Cavaliere dell’Acquario iniziò a svanire come fumo portato via dal vento invernale. La donna guardava l’avversario furiosa mentre il suo corpo iniziava a piegarsi e raggrinzirsi, come se stesse invecchiando di cent’anni in quell’istante. I capelli del colore del grano persero le loro sfumature d’ori fino a diventare paglia bianca, la pelle vuota e ricoperta di rughe si sgretolò sotto la forza del ghiaccio eterno. Un ultimo grido, e la valle spoglia dell’Ade piombò di nuovo in quel silenzio di morte che aveva accolto il Cavaliere.

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Sssaalvee!

Sono in ritardo ma voi ormai avete perso le speranze che questa storia verrà aggiornata in tempi umani, dico bene? xD

Obbè… non credevo che questo capitolo venisse così lungo, e da un lato mi scocciava occuparmi dei Bronzetti babbi quando ho una bellissima coppia su cui concentrarmi (sto fangirlando, chiedo venia, Ikki e Astherion mi fanno un brutto effetto) – però, almeno sono stati picchiati un po’, e questo mi consola! A voi no?

Su, che stiamo arrivando al gran finale, quindi penso che entro il 2024 potrete vedere come andrà a finire xD

P.S: Adoro Megera, mi è piaciuto un sacco rompere le balle a Seiya grazie a quella donna. Questo dovevo dirlo xD

 

Solinari: Cara!

Ehehe, te lo dicevo che si metteva male per il piccioncino, mwaha, quanto sono malvagia! 

Epperò, mica può filare tutto liscio u.u si sa, poi, che quando c’è Ikki di mezzo succedono i papocchi peggiori, c’è chi gli muore in braccio e chi da un momento all’altro vuole ucciderlo. Povero, adesso capisco perché è tanto complessato. Per capire cosa succederà ai nostri tesssori, però, ti toccherà aspettare il prossimo capitolo!

Kisesss! :**

 

ATTENZIONE attenzioneee!

Comunicazione ufficiale: qui di seguito vi lascio un bel link ;) chi vuole potrà venire a trovarmi sulla mia pagina Facebook dedicata alle mie storie eeee *pausa effetto* al mio primo romanzo! (al quale spero se ne aggiungeranno degli altri *-*) dai dai dai, vi aspetto in tanti, spolliciate! :DD

 

 

 

 

 

 

 

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