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Autore: Cathy Earnshaw    18/09/2015    1 recensioni
Appendice della storia "La Cascata del Potere", costituita di mini capitoletti extra, spin-off, e missing moments vari. Tutte cose incredibilmente inutili nella dinamica della trama principale, ma che io mi diverto da matti a scrivere, insomma!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Di guerre e cascate - La Terra dei Tuoni'
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Amina si accoccolò contro alla schiena di suo marito per proteggersi dall’aria tagliente. La campagna era avvolta in una nebbiolina autunnale, e cavalcarci attraverso era come fare il bagno in uno stagno freddo. Gelato. Era da molti anni che Amina non tornava a Phia, e non avrebbe mai immaginato di doverlo fare per un motivo del genere. Non aveva osato obiettare perché le motivazioni di Alec erano ineccepibili: dovevano portare alla famiglia la notizia della morte di Konstantin. Amina strinse le palpebre e le lacrime ricominciarono a correrle giù per le guance. Non riusciva ad accettarlo, non sopportava l’idea che non avrebbe più rivisto il suo sorriso rassicurante. Stan era stato per lei un appiglio, una fune che l’aveva salvata dal precipizio. “Un mago legato alla Terra in modo tanto viscerale deve saper convivere con l’idea della morte, fa parte del cerchio della vita”. Le sembrava di sentire la voce di Stan che le ripeteva quel mantra.
Alec mise il cavallo al passo e poi lo fermò. Scivolò giù dalla sella e tese le braccia perché Amina si lasciasse aiutare a fare altrettanto.
«Perché ci fermiamo?» domandò la maga.
«Perché ne abbiamo bisogno» rispose Alec.
Mina non obiettò. Dopo tutto quel tempo, una parte di lei percepiva Alec come un perfetto estraneo, facendo a pugni con l’altra parte, quella che invece lo sentiva proprio, come il suo stesso sangue, come il suo stesso battito cardiaco.
Alec le prese la mano e la condusse dolcemente attraverso i campi di granturco pronto ad essere raccolto, senza dire una parola. E Amina si lasciò condurre fino a quando tutto intorno a loro non rimase che giallo a perdita d’occhio, che cancellava ogni nozione del tempo e dello spazio. L’umidità le stringeva le ossa, ma la mano di Alec scottava.
«Dove mi stai portando?» domandò di nuovo.
«Qui da qualche parte quando ero bambino c’era un tempio. Era poco più che una rovina, ma…» la sua voce si incrinò.
Per la millesima volta, Amina si domandò come riuscisse a tenere insieme i pezzi.
«Mina» disse ricomponendosi. «In questi anni non ho smesso di pensare a te un solo momento. Ho bramato il giorno del nostro incontro, anche se sapevo che sarebbe avvenuto su un campo di battaglia. E non potrei sopravvivere alla morte di Stan se non avessi l’incrollabile certezza della tua presenza accanto a me.»
Amina arrossì, toccata da quelle parole. Alec sospirò.
«Per tutto questo tempo ho avuto la certezza che tu avessi continuato ad amarmi. Non so perché e mi rendo conto della presunzione nelle mie parole, ma è la verità. Per questo ti ho portata qui.»
Si sedette sulla terra fredda e invitò Amina a fare altrettanto.
«Non capisco» mormorò.
Alec sorrise. Uno di quei rari sorrisi caldi e disarmanti, che facevano sciogliere il cuore. Sfiorò con le dita lunghe il viso di Amina.
«Ti ho incontrata in un campo di frumento, la prima volta. Ricordi? Era una giornata calda di marzo, e tu indossavi un bel vestito azzurro. Ti vidi e mi dissi “Eccola, la Dea della primavera”…»
Amina rise nervosamente.
«Addirittura una Dea?» domandò non provando nemmeno a dissimulare l’imbarazzo.
«Sei sempre rimasta tale. Talvolta mi apparivi una Dea per la tua pazienza, talvolta per la tua bellezza, per la tua semplicità, per la passione, o per l’amore incondizionato che mi hai sempre dimostrato. La Dea della pietà su quel campo di battaglia, e della speranza. Anche ora, Mina…» le sfiorò le labbra con un bacio. «Anche ora, tu mi porti la primavera.»
Amina scoprì che le lacrime le rigavano le guance solo quando Alec le asciugò.
«Vedo che non hai perso l’abitudine di piangere per qualunque cosa» disse.
«Sono una persona emotiva» rispose Amina con un sorriso. «Alec, io…io» esitò.
Le sue parole, la sua voce avevano ridato colore al mondo che la circondava. La nebbia non era più così fastidiosa, né la terra così dura.
«Io credevo che sarei impazzita. Ma ora tu sei qui, e non commetterò mai più la follia di lasciarti andare via.»
Alec la strinse e sé, avvolgendola in quel calore innaturale.
«Non me ne andrò più, Mina. Mai più…»




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Questa è tutta per te, Hary :* 
With all my love!
   
 
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