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Autore: erzsi    21/09/2015    3 recensioni
Non era una brava persona.
Certo, nella sua vita aveva fatto cose di cui chiunque – quasi chiunque, o almeno, il chiunque che per lui sembrava contare di più – ne sarebbe andato orgoglioso : aveva deriso, minacciato, macchinato e manipolato qualsiasi persona potesse offrirgli un qualsiasi tornaconto. Era un Serpeverde, dopotutto. No, era stato un Serpeverde, ma era e sarebbe stato sempre un Malfoy.
Genere: Generale, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Ginny Weasley, Narcissa Malfoy, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Reazioni















Solo.
Era così, che Ronald Weasley si sentiva in quel momento. Si sentiva abbandonato, lasciato a sé stesso dalla sua stessa moglie. La donna che aveva promesso di amarlo per tutto il resto della sua vita, lo aveva lasciato.
Ron non era sciocco, sebbene molte persone pensassero esattamente questo, di lui, e sapeva che le borse che aveva visto apparire all’ingresso non sarebbero più tornate. Così come non sarebbe più tornata Hermione, nonostante ciò che le aveva promesso prima di smaterializzarsi via.

L’aveva persa.
Ron era pienamente cosciente di questo, ma non poteva di certo esserne stupito. Il modo in cui l’aveva trattata, quando era ritornata a casa… era stato ignobile, lo doveva ammettere. L’aveva subito accusata, appena si era materializzata, di essere stata con quel maledetto Mangiamorte che era Malfoy, durante quella settimana di assenza. E continuava ad esserlo, testardamente sicuro su ciò che pensava grazie alla stessa ammissione di sua moglie.
Non può essere davvero colpa mia. Non possono essersi separati per me.
Hermione continuava a ripetere quelle stesse frasi, piangendo accasciata a terra, e le sue lacrime sembravano avergli rotto qualcosa dentro. Aveva sentito chiaramente il suo cuore spezzarsi, frantumandosi in tanti piccoli pezzi, uno per ogni anno in cui aveva vissuto e condiviso la sua vita con lei.
Ci aveva messo un attimo, Hermione, a spazzarglieli via, incurante dei suoi sentimenti e dell’amore e dell’affetto che provava per lei, e che le aveva sempre dimostrato. Giorno dopo giorno, mese dopo mese ed anno dopo anno. Tutte le tappe, tutti i traguardi e tutti i successi di Hermione li aveva vissuti con lei, standole accanto come nessun altro aveva mai fatto. Aveva passato più di vent’anni della sua vita, insieme a lei, amandola e standole vicino in ogni istante. Quando era felice, quando era triste, quando era arrabbiata, quando era addolorata, lui era lì. Accanto a lei, com’era giusto che fosse.
Poteva Malfoy affermare la stessa cosa?
Dov’era, quel misero Mangiamorte, quando lei piangeva? Dov’era, invece di consolarla per le lacrime che le aveva causato con la sua cattiveria?
Ron strinse i denti, aumentando la stretta sul bicchiere di Whisky Incendiario - a che numero fosse, ormai aveva perso il conto - finché non si ruppe tra le sue dita. Avrebbe dovuto sussultare, avrebbe dovuto imprecare. Avrebbe dovuto essere dolorante. Ma non sentiva nulla di tutto quello.
La collera, quella sì che la sentiva : occupava tutta la sua mente ed offuscava i suoi occhi, permettendogli di vedere ciò che aveva davanti come se fosse coperto da un velo. Un velo rosso di rabbia.
Rabbia nei confronti di quell’essere che non sarebbe dovuto nemmeno venire al mondo, non di certo per prendersi sua moglie; rabbia nei confronti di sé stesso, per non essere stato abbastanza insistente nel farla rimanere al suo fianco; rabbia nel sentirsi un fallito.
Hermione era sua moglie, dannazione, e l’avrebbe fatta rinsavire. Non poteva abbandonarlo. Non così. Non per un essere come lui. Non per un Mangiamorte come lui.
Ron si alzò in piedi, barcollando per il troppo bere, e gettò un’occhiata alla sua mano sanguinante. Avrebbe dovuto fasciarla, probabilmente. Avrebbe dovuto curarsi, ma non voleva. Ciò che voleva in quel momento, era che la sua Hermione vedesse con i propri occhi ciò che gli aveva fatto.
Voleva che stesse male come stava male lui. Doveva soffrire, per aver preferito un assassino fallito a lui.
Avrebbero sofferto entrambi.



 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

«Ti trovo meglio.»
Astoria gli si avvicinò, meravigliata di trovarlo solo in quell’immenso salone. Si guardò attorno, ma di Hermione non vi era traccia.

«Come sta Scorpius?» le domandò a sua volta, invece di risponderle. «Si è calmato? Ha pianto tanto, questa mattina.»
«Lui sta bene. È da Daphne, adesso. Gioca a Quidditch con Blaise.» mormorò lei, torcendosi nervosamente le mani. «Ho pensato di farlo rimanere ancora per qualche giorno, prima di riaccompagnarlo ad Hogwarts. Sai, per distrarlo.»
Draco chiuse gli occhi, sentendo arrivare tutta insieme la pesantezza di quella lunga giornata. Per un momento, pensò seriamente di non aprirle più, le palpebre. Si sentiva terribilmente stanco, schiacciato da tutte quelle emozioni che aveva affrontato fin dall’alba.

«Come stai, Draco?» il tono di voce di Astoria era tranquillo, a dispetto del nervosismo che traspariva dai suoi gesti.
Sorrise, pensando che mai avrebbe smesso di preoccuparsi per lui, e la ringraziò mentalmente per questo. Astoria era una delle poche persone che gi erano state davvero vicine, con il passare del tempo, e Draco era certo che non fosse solo per il fatto di essere sposati. No, il matrimonio c’entrava poco e niente. Lui ed Astoria, prima di essere marito e moglie, erano stati amici. E lo sarebbero sempre stati, anche a dispetto delle voci e dei mormorii che sicuramente gli avrebbero travolti in futuro.

«Hermione…»
«È andata via da un pò. Da Ginny Potter.» le mormorò ad occhi chiusi, sentendola respirare con calma. «Gliel’ho detto. Le ho confessato tutto.»
«E come l’ha presa?»
Draco si alzò, dirigendosi al carrello dei liquori.
«Da bere, Astoria?» le offrì, sentendola ridere.
«Whisky, grazie. Merlino, è andata davvero così male?» gli chiese, prendendo il bicchiere colmo che le porgeva. Lo guardò di traverso, quando si scolò il suo tutto d’un fiato.
«A dire la verità, no.» mormorò il biondo, servendosi un’altro giro di alcool. «Diciamo che è stato… interessante, sì.»
«Ho capito. Hai la stessa faccia che usa Blaise quando vuole chiudersi in camera con Daphne.» scherzò lei, posando il bicchiere sul tavolino davanti le sue gambe. Si alzò in piedi, prendendo a camminare nervosamente per la stanza. Draco la seguì con gli occhi, fermando il suo passeggiare con una mano sul suo braccio.
«Cosa succede, Astoria?»
Lei lo guardò negli occhi e deglutì, non trovando le parole per dirgli ciò per cui si era presentata alla villa.

«Padron Malfoy, padrone.»
Draco si scostò da lei, rivolgendo un’occhiata piuttosto seccata all’elfo.
«Cosa c’è?»
«Padron Malfoy ha ospiti, signore. Sock non sa se…»
Draco rivolse uno sguardo interrogativo ad Astoria, ma lei ne sembrava sapere quanto lui. Ospiti a quell’ora?
«Chi sono?
» guardò di sbieco l’elfo, già pronto a tirarsi le orecchie per aver sentito il tono seccato del suo padrone. Prese a lamentarsi di non essere un buon elfo domestico, e Draco dovette ripetergli la domanda.
«Sock non lo sa. Sock ha visto del rosso, però, padrone.»
L’espressione del biondo si fece più interrogativa di prima. Del rosso… intendeva capelli rossi? Glielo chiese, e l’elfo rispose affermativamente. Draco conosceva solo poche persone con i capelli rossi, e tutte erano appartenenti alla stessa famiglia. I Weasley.

«È una donna o un uomo?»
«Un uomo, padrone.»
Malfoy trattenne un sorriso, pensando che la situazione si stava facendo interessante. Aveva compreso chi ci fosse, al cancello della sua casa. E non vedeva l’ora di affrontarlo.
«Fallo entrare, Sock.»
L’elfo obbedì, smaterializzandosi con un lieve crack, ed Astoria gli si avvicinò.

«Weasley, giusto?» gli domandò, e Draco annuì quasi ghignando. Lei alzò gli occhi al cielo, mostrandosi palesemente divertita, forse più di prima. «Non sei più un ragazzino, Draco.»
«Lo so.» concordò lui, il ghigno più largo sul volto. «Lui è venuto da me.»
«Draco.» lo chiamò ancora lei, le mani sui fianchi in una posa che voleva essere ammonitrice, ma che fece solo aumentare il ghigno del biondo. «Ah, ci rinuncio. Devo contattare Hermione?»
Draco le fece un gesto con la mano, finendo ciò che rimaneva nel suo bicchiere.
«Non ce ne sarà bisogno. Davvero.»
«Non mi fido. Di lui, non di te. Starò di sopra, nel caso… nel caso ci sia bisogno.» lo avvertì smaterializzandosi subito dopo, appena in tempo per l’entrata dell’elfo e di Weasley.
Appena lo vide, Draco capì subito che avrebbe avuto la vittoria in tasca. Era visibilmente ubriaco, faticava a reggersi in piedi. Il rosso lo raggiunse barcollando, sfoderando la bacchetta nel tragitto. Malfoy rise, vedendo quel debole e patetico tentativo di attacco. O era di difesa?

«Weasley, benvenuto in casa mia. A cosa devo l’onore?» lo provocò subito, desideroso di uno scontro per sfogare tutto quello che sentiva dentro. Sì, sarebbe stato il modo perfetto per liberarsi di tutte le sensazioni - brutte e buone - che sentiva di avere dentro, e che rischiavano di soffocarlo.
«Tu… sei uno schifoso Mangiamorte.» biascicò l’altro, lentamente, e Draco poté sentire l’odore dell’alcool arrivare fino a lui. Lo guardò con disgusto, chiedendosi cosa mai ci avesse trovato in lui una donna intelligente come Hermione.
«Sei ubriaco, Weasley.» gli fece notare divertito, privandolo della bacchetta con un incantesimo non verbale. Lo vide guardare stupito la mano che prima la stringeva, e rivolgergli poi uno sguardo carico d’odio e disprezzo.
Il pane quotidiano, per uno come lui.
«Non… non ci riusc… riuscirai.» continuò Ronald, camminando storto verso di lui. «Mione è mia moglie.»
Malfoy scoppiò a ridere, non riuscendo a trattenersi.
«Merlino, ma ti senti?» gli chiese, allontanandosi da quell’odore terribile di whisky scadente che gli sentiva addosso. «Hermione è una donna adulta, ed è in grado di fare le sue scelte. Se suo marito si è dimostrato un inetto, la colpa di certo non è mia, Weasley.» gli sibilò poi, gelido come suo solito. Aveva sperato davvero in uno scontro, ed il vederlo tardare lo stava innervosendo ancora di più.
«Sei uno…»
«Schifoso Mangiamorte? Sì, l’hai già detto.» lo canzonò, provando davvero qualcosa di simile alla pena per lui. «Dovresti trovare più sinonimi, sai? Cominciano a scarseggiare.»
Draco abbassò velocemente lo sguardo, e quando lo rialzò vide il pugno di Weasley abbattersi sul suo naso. Imprecò, tenendosi una mano sulla faccia, e strinse i denti. Sentiva il sangue colare, ma fortunatamente non era riuscito a romperglielo.

«Astoria!» la chiamò, con un lamento soffocato. Merlino, se gli aveva fatto male, però. Lei comparve quasi subito, osservando la scena con occhi sgranati. Corse subito verso di lui, ed un singhiozzo le uscì dalle labbra quando vide il sangue macchiargli il viso e la camicia. Sentirono un tonfo e qualcosa che si rompeva, e quando si voltarono videro Ronald Weasley a terra. Svenuto dal troppo bere.
«Vai a chiamare Ginny Potter, per favore. Non voglio vedere quell’essere insulso sul mio tappeto un minuto di più.» la sentì sparire, e ne approfittò per recuperare la bacchetta e darsi una sistemata alla camicia sporca con un Tergeo. Il naso… quello l’avrebbe lasciato esattamente com’era. Guardò ancora l’uomo svenuto a terra, con profondo disprezzo e disgusto, realizzando che non si sarebbe vendicato. Voleva dimostrare agli altri e a sé stesso di essere superiore, specialmente nei confronti di Weasley. Un po’ lo capiva, doveva ammetterlo. Se ci fosse stato lui, al posto del rosso, era certo che avrebbe fatto la stessa identica cosa.
Forse, però, con una mira migliore.

 



 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Cosa devo fare?
Quella domanda l’aveva tormentata per ore ed ore, e continuava ad essere senza risposta, nonostante tutti gli sforzi che aveva fatto per trovargliene una.
L’aveva domandato a Ginny, ma era consapevole che non era lei, quella che sarebbe stata in grado di aiutarla nella pesante decisione che avrebbe dovuto prendere. Doveva farlo da sola, lo sapeva, eppure non poteva a fare a meno di pensare che quel limbo nel quale era caduta non potesse avere fine.
Una corda.
Ecco come si sentiva Hermione. Era una corda, tirata da entrambe le parti con la stessa forza e determinazione. Da un lato c’era Ron, la persona che amava e che aveva sposato e con il quale aveva costruito una famiglia; dall’altro c’era Draco Malfoy, colui che l’aveva profondamente disprezzata fin da bambino ma che aveva scelto di mostrarsi differente ora, nei suoi confronti, dichiarando in un luogo pubblico - la sala da tè del San Mungo - di essere innamorato di lei, dimostrando davvero un cambiamento senza precedenti per una persona come lui.
Hermione sbuffò per l’ennesima volta, coprendosi il volto con un braccio. Le sembrava di essere in una strada senza uscita, e senza nessuna prospettiva di scelta imminente. Come avrebbe fatto, allora, a scegliere?
Voleva bene a Ron, lo amava, aveva una famiglia con lui. Sarebbe stata in grado, qualora avesse deciso di scegliere Draco e non lui, di sopportarne le conseguenze? Avrebbe rovinato la sua famiglia, lo sapeva. Rose ed Hugo ne sarebbero usciti distrutti, da tutta quella storia. E lei?, si domandò Hermione. Anche lei se ne sarebbe dispiaciuta, se il matrimonio con Ron avesse smesso di esistere? Sarebbe stata capace di mandare tutto all’aria per Draco Malfoy, e per quello che sentiva verso di lui?
Hermione si chiese cosa sentisse davvero, per quel biondo. La attraeva, senza dubbio. Non era un mistero, né per lei né per lui. Si era trovata infinitamente bene, poche ore prima, tra le sue braccia e nel suo letto. Aveva vissuto ogni istante di ciò che avevano condiviso, l’aveva fatta sentire bene. Si era sentita desiderata, come ormai non le accadeva più da molto tempo con Ron.
Hermione si alzò dal letto su cui era sdraiata e che condivideva con Hugo, quando sentì Ginny chiamarla allarmata. Si precipitò da lei, bloccandosi di colpo quando vide Astoria Malfoy ferma al centro del salotto. Guardò interrogativamente sua cognata, scoprendola con un colorito quasi bianco. Aveva quasi paura di farla, quella domanda, ma non poteva evitarla.
«Cos’è successo? Perché Astoria è qui?
»
«È accaduta una cosa.» fu Ginny a parlare, scambiandosi veloce un’occhiata con l’altra donna. «Ron ha…»
Hermione strinse gli occhi, per nulla tranquillizzata dal clima gelido che percepiva nella stanza. «Cos’ha fatto Ron?»
«È a casa di Draco.» le spiegò Astoria, la voce freddamente arrabbiata come la sua espressione. «È svenuto, dopo averlo colpito con un pugno. Ed è ubriaco.»
Hermione aggrottò le sopracciglia, confusa. Per quale motivo Ron aveva colpito Draco, e perché si trovava a casa sua? Immaginava - sapeva, in fondo - che non era solo colpa dell’alcool, se Ron si era comportato in quel modo. Guardò Astoria, e il viso tirato della donna le suggerì la risposta. Per lei. Ron aveva fatto tutto quello per lei.
Rilasciò un sospiro, avvicinandosi alle due donne.
«Ginny, potresti guardare Hugo?» le chiese, decidendo velocemente la sua prossima mossa. Sarebbe andata a prendere Ron e a scusarsi con Draco al posto suo per quello che gli aveva fatto. Successivamente, avrebbe portato Ron a casa, e…
«No.» Astoria la fermò prima che potesse muovere anche un solo passo. «Draco ha chiesto di Potter. Di Ginny.»
«Ed invece dovrà accontentarsi di me.» ribatté Hermione, fissando con un espressione severa Astoria, la quale le sorrise benevolmente, apparendole improvvisamente sollevata. Che andasse lei al posto di Ginny? Le annuì, sparendo subito dopo. Hermione era pronta a seguirla, ma sua cognata la fermò.
«Hermione.» la chiamò, riprendendo colore in volto. «Dì a Malfoy che mi dispiace.»
Lei la guardò stupita, incredula a ciò che le aveva appena sentito dire, e la ringraziò con un cenno.

, pensò un attimo prima di smaterializzarsi, il mondo stava davvero andando al rovescio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note.


Povero Ron. Quasi mi dispiace per lui. Quasi. Usare le mani non è mai la soluzione, sebbene talvolta possa essere alquanto liberatorio.
Piccola curiosità : fosse accaduto a voi, di trovarvi nella posizione di Ron, come avreste reagito?

Un grazie infinite come sempre alle persone che seguono e commentano gentilmente questa storia. Alla prossima.

   
 
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