So che è tardi quando busso al camerino di Morgan, ma so che è tornato dopo cena perchè l'ho visto sgattaiolare qui dentro poco fa. Non ottengo alcuna risposta: che si sia addormentato? Busso di nuovo, questa volta con un po' più di forza, e sento dei passi strascicati venire verso la porta.
Marco mi apre e mi osserva per un attimo con l'espressione confusa, prima di decidersi a spostarsi di lato per invitarmi a entrare.
- «Hai bisogno?» mi chiede lasciandosi cadere a peso morto sul divano.- «Cercavo quei fogli che ti sei portato via ieri sera, dove li hai messi?» sposto lo sguardo in giro, perlustrando la stanza alla ricerca del fascicolo.
- «Sono qui da qualche parte … guarda sul piano, credo di averli buttati lì sopra»
Annuisco e mi avvicino al maestoso strumento che occupa gran parte della parete, cominciando a rovistare tra le molte scartoffie che sono vi state abbandonate sopra.
- «Dovresti proprio deciderti a mettere ord- … – non finisco la frase, perchè le mie dita, toccando la superficie del pianoforte, rimangono invischiate in qualcosa di appiccicoso: mi giro verso Marco con la mano sollevata e lo interrogo con lo sguardo – che cavolo ci hai rovesciato qua?»
Il suo sorriso si spegne e le sue guance si colorano di un rosso porpora; deglutisce un paio di volte e mi risponde che non se lo ricorda, ma che pulirà al più presto.
Sto per chiedergli se devo preoccuparmi di aver toccato qualcosa di velenoso, quando la porta si spalanca e Mika entra con un balzo gridando “CIÀO UOMO PÀZO!”.
Appena si accorge della mia presenza, i suoi occhi corrono alla mia mano sollevata e la sua espressione passa dalla sorpresa al panico e comincio davvero a preoccuparmi per quello che posso avere sulle dita.
D'un tratto un'idea mi passa per la testa, qualcosa di assurdo, qualcosa di impossibile … insomma, non sarà mica … li guardo, cercando di capire cosa possa stare passando nelle loro menti, e cerco con tutto me stesso di trovare una motivazione – una qualsiasi – che possa spiegare le loro espressioni e che non sia l'idea che si sta formando nella mia testa.
Guardo la mia mano, guardo loro, loro guardano me.
Decido d'impulso che non lo voglio sapere: afferro in fretta il fascicolo che stavo cercando e mi dileguo, chiudendomi la porta alle spalle.
Torno nel mio camerino, butto i fogli sul divano, mi chiudo in bagno e comincio a disinfettarmi la mano.
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Chiediamo scusa perchè ci è voluta un'eternità a finirla, ma ora siamo tornate e speriamo che l'attesa ne sia valsa la pena.
Fateci sapere cosa ne pensate