3.
LA SUASINCERITA'
Se n'era innamorata.
E l'amava, perdutamente e disperatamente.
Questa consapevolezza l'aveva investita improvvisamente, con la forza devastatrice di un uragano, e l'aveva lasciata boccheggiante e frastornata.
Se n'era resa conto quella sera, tra l'aria frizzante di fine aprile e gli effluvi fruttati del thè agli agrumi che servivano all'inaugurazione del negozio di fiori dello zio di Sofia.
Si era trovata a un soffio da lei, il volto pallido che faceva capolino tra i lunghi capelli scuri, le guance arrossate dal vento freddo e baciate dagli ultimi raggi di sole, le labbra socchiuse a sorbire lentamente la calda bevanda, e in quel momento aveva sentito un intenso e improvviso impulso di baciarla. La sensazione era stata talmente forte da lasciarla completamente confusa e senza fiato: non aveva mai desiderato tanto baciare qualcuno come lei in quel momento. Si morse le labbra, cogliendo solo il fantasma del sapore agrumato del thè.
Aveva praticamente passato tutta la giornata con lei, dopo che Davide le aveva dato buca, per l'ennesima volta, e Sofia era stata estremamente dolce, gentile e attenta. In particolare, aveva fatto in modo che si sentisse sempre a suo agio e non si sentisse fuori posto in mezzo a quell'enorme schiera di parenti e sconosciuti che avevano invaso il piccolo negozio. L'aveva presentata a tutti e aveva cercato di coinvolgerla in ogni conversazione.
Iris era da sempre stata irrimediabilmente timida, a differenza di Sofia, che grazie alla sua spontaneità ed esuberanza, riusciva a stringere subito nuove amicizie.
Era stata lei a fare il primo passo, quando, a causa (o grazie) alla professoressa di latino si erano ritrovate vicine di banco, il primo anno di liceo. Era stata lei a oltrepassare cautamente l'alone di timida ritrosia e diffidenza che avvolgeva Iris, come un velo protettivo, e da allora, lentamente e delicatamente, l'aveva pian piano squarciato, diventando sua amica.
Ma Iris si era resa conto, con sorpresa e spavento, che era subentrato qualcosa d'altro.
«Vuoi un altro thè?» le domandò, per avere una scusa per allontanarsi e cercare di mettere chiarezza in quel guazzabuglio di sentimenti e pensieri contrastanti che le si ingarbugliava nella mente; Sofia annuì con un sorriso e Iris, presole dalle mani il bicchiere di plastica si diresse verso il tavolo dei rinfreschi
«Già che ci sei, mi prenderesti anche un biscotto?»
Iris versava lentamente il thè nel bicchiere, per evitare che fuoriuscisse, mentre si rendeva progressivamente conto che il sentimento vago e amorfo che in quell'ultimo periodo l'aveva attanagliata non era stato altro che amore; si rese anche conto che aveva paura di dirglielo, aveva paura di rovinare la loro splendida e lunga amicizia. Inoltre, ora, stava con un ragazzo meraviglioso che nonostante tutto la rendeva felice e luminosa come non mai. Lei non sarebbe mai stata in grado di darle quella felicità.
Una goccia di thè schizzò sulla mano della ragazza, bruciandola e ridestandola da quel mare denso di pensieri. Con un sospiro le prese un biscotto e si diresse di nuovo verso di lei: Sofia stava allegramente chiacchierando con suo zio, un uomo alto e filiforme, estremamente affabile e vagamente eccentrico, un po' come Sofia.
«Il tuo thè» le disse timidamente offrendole il bicchiere
«E' davvero una ragazza carina» stava dicendo lo zio, facendola arrossire
«Lo so» rispose Sofia, con i suoi modi spicci e franchi «Sto cercando di trovarle un ragazzo, ma se lei non collabora è difficile» Iris divenne ancora più rossa.
Era una fissa di Sofia, venutale a inizio anno: si era assunta come missione quella di trovarle un ragazzo. Un'impresa davvero ammirevole ma, purtroppo, impossibile e vana.
«E cosa dovrei fare?»
«Tirarti insieme» replicò la ragazza senza mezzi termini. Nonostante a volte fosse un po' brusca, era una ragazza estremamente sincera, l'unica che sapeva che non le avrebbe mai mentito e le avrebbe spiattellato in faccia la verità senza indorare la pillola, anche se avrebbe potuto farle male.
Forse era anche per questo che non gliel'avrebbe mai detto, aveva paura di un suo possibile rifiuto.
E l'amava, perdutamente e disperatamente.
Questa consapevolezza l'aveva investita improvvisamente, con la forza devastatrice di un uragano, e l'aveva lasciata boccheggiante e frastornata.
Se n'era resa conto quella sera, tra l'aria frizzante di fine aprile e gli effluvi fruttati del thè agli agrumi che servivano all'inaugurazione del negozio di fiori dello zio di Sofia.
Si era trovata a un soffio da lei, il volto pallido che faceva capolino tra i lunghi capelli scuri, le guance arrossate dal vento freddo e baciate dagli ultimi raggi di sole, le labbra socchiuse a sorbire lentamente la calda bevanda, e in quel momento aveva sentito un intenso e improvviso impulso di baciarla. La sensazione era stata talmente forte da lasciarla completamente confusa e senza fiato: non aveva mai desiderato tanto baciare qualcuno come lei in quel momento. Si morse le labbra, cogliendo solo il fantasma del sapore agrumato del thè.
Aveva praticamente passato tutta la giornata con lei, dopo che Davide le aveva dato buca, per l'ennesima volta, e Sofia era stata estremamente dolce, gentile e attenta. In particolare, aveva fatto in modo che si sentisse sempre a suo agio e non si sentisse fuori posto in mezzo a quell'enorme schiera di parenti e sconosciuti che avevano invaso il piccolo negozio. L'aveva presentata a tutti e aveva cercato di coinvolgerla in ogni conversazione.
Iris era da sempre stata irrimediabilmente timida, a differenza di Sofia, che grazie alla sua spontaneità ed esuberanza, riusciva a stringere subito nuove amicizie.
Era stata lei a fare il primo passo, quando, a causa (o grazie) alla professoressa di latino si erano ritrovate vicine di banco, il primo anno di liceo. Era stata lei a oltrepassare cautamente l'alone di timida ritrosia e diffidenza che avvolgeva Iris, come un velo protettivo, e da allora, lentamente e delicatamente, l'aveva pian piano squarciato, diventando sua amica.
Ma Iris si era resa conto, con sorpresa e spavento, che era subentrato qualcosa d'altro.
«Vuoi un altro thè?» le domandò, per avere una scusa per allontanarsi e cercare di mettere chiarezza in quel guazzabuglio di sentimenti e pensieri contrastanti che le si ingarbugliava nella mente; Sofia annuì con un sorriso e Iris, presole dalle mani il bicchiere di plastica si diresse verso il tavolo dei rinfreschi
«Già che ci sei, mi prenderesti anche un biscotto?»
Iris versava lentamente il thè nel bicchiere, per evitare che fuoriuscisse, mentre si rendeva progressivamente conto che il sentimento vago e amorfo che in quell'ultimo periodo l'aveva attanagliata non era stato altro che amore; si rese anche conto che aveva paura di dirglielo, aveva paura di rovinare la loro splendida e lunga amicizia. Inoltre, ora, stava con un ragazzo meraviglioso che nonostante tutto la rendeva felice e luminosa come non mai. Lei non sarebbe mai stata in grado di darle quella felicità.
Una goccia di thè schizzò sulla mano della ragazza, bruciandola e ridestandola da quel mare denso di pensieri. Con un sospiro le prese un biscotto e si diresse di nuovo verso di lei: Sofia stava allegramente chiacchierando con suo zio, un uomo alto e filiforme, estremamente affabile e vagamente eccentrico, un po' come Sofia.
«Il tuo thè» le disse timidamente offrendole il bicchiere
«E' davvero una ragazza carina» stava dicendo lo zio, facendola arrossire
«Lo so» rispose Sofia, con i suoi modi spicci e franchi «Sto cercando di trovarle un ragazzo, ma se lei non collabora è difficile» Iris divenne ancora più rossa.
Era una fissa di Sofia, venutale a inizio anno: si era assunta come missione quella di trovarle un ragazzo. Un'impresa davvero ammirevole ma, purtroppo, impossibile e vana.
«E cosa dovrei fare?»
«Tirarti insieme» replicò la ragazza senza mezzi termini. Nonostante a volte fosse un po' brusca, era una ragazza estremamente sincera, l'unica che sapeva che non le avrebbe mai mentito e le avrebbe spiattellato in faccia la verità senza indorare la pillola, anche se avrebbe potuto farle male.
Forse era anche per questo che non gliel'avrebbe mai detto, aveva paura di un suo possibile rifiuto.