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Autore: Nidalhaidis    27/09/2015    2 recensioni
[STORIA IN COLLABORAZIONE TRA ADALHAIDIS E NIDAFJOLLLL]
Sin dall'antichità si distinguono due grandi Regni, in costante conflitto tra loro: il Regno di Alisalus, dominato da luce eterna; e il Regno di Alisdesperationis, dove le tenebre regnano sovrane.
Cordelia e Amelia sono le due principesse del Regno Alisalus; due gemelle dal carattere molto simile. Il venir costantemente rimproverate dalla madre per il loro comportamento poco maturo e infantile, non è fatto raro: infatti le due ragazze non riescono ad accettare l'idea che un giorno diventeranno due Regine.
Una serata in particolare decidono di infrangere le regole e recarsi alla cosidetta "Città Fantasma", ma un improvviso incontro cambierà per sempre la loro destinazione.
Strani personaggi s'isedieranno nelle loro bizzarre avventure, e all'esercito del Regno Alisalus verrà assegnato il compito di ritrovare le due pricipesse.
...
Tenetevi pronti... l'avventura assieme alle nostre principesse ha inizo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Castiel, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo secondo


 


Per tutta la notte non riuscii a chiudere occhio, e il rumore assordante dei tuoni non faceva altro che peggiorare la mia insonnia. 

La mia mente era completamente occupata da un'unico pensiero fisso: mamma.
Più di una volta mi ero messa a pensare se lei volesse almeno un po' di bene a me e mia sorella, e so che poteva sembrare un pensiero stupido e insensato, ma dal suo comportamento il più delle volte mi faceva arrivare alla conclusione che per lei noi due contassimo poco e niente. La differenza tra noi due e i nostri fratelli era chiara come il Sole: loro facevano buon viso a cattivo gioco davanti i nostri genitori, guadagnandosi così la loro simpatia,  mentre noi due semplicemente agivamo d’istinto causando così la disperazione della nostra genitrice. 

Ma non tutti erano tagliati per la parte della Principessa educata e sempre sorridente...

Il ticchettio regole delle goccioline d'acqua che picchiettavano sul vetro freddo delle finestre non si sentiva più da svariati minuti e i tuoni si facevano, a mano a mano, meno intensi e rumorosi: Il temporale, finalmente, stava sparendo.
Meglio così, no? Sennò saremmo dovute andare alla Città Fantasma sotto la pioggia scrosciante, e Rosalya non sarebbe stata affatto contenta di bagnarsi e sporcarsi di fango.

Dopo che un piccolo sospiro mi sfuggì dalle labbra decisi di svegliare mia sorella e andare a chiamare le nostre due amiche per iniziare la prima fase del nostro geniale piano di fuga. 
Ci avevamo messo una sacco per escogitare qualcosa di decente, ma alla fine io e Amelia avevamo un’illuminazione degna del più grande stratega di tutti i tempi! 
Eravamo due geni!
Rosalya però non era affatto convinta del nostro piano, era credeva fortemente che saremmo state scoperte immediatamente, procurando così guai non solo a noi stesse ma anche a lei e Iris che erano nostre complici.

Amelia si rigirò un paio di volte nel letto facendomi segno con la mano di lasciarla in pace, ma quando le mollai un pizzicotto al fianco sinistro si svegliò completamente mandandomi al diavolo per averla svegliata bruscamente, e per il pizzicotto.

Le rivolsi un sorrisino innocente. – Dai sorellina, è ora di far visita alla Città Fantasma! – Sussurrai a bassa voce buttando a terra le coperte e andando alla ricerca di qualcosa di adeguato da indossare. – Allora? Cos'è quella faccia? Alzati, su. – La incitai pazientemente sorridendo divertita. 
Era ancora troppo frastornata dal sonno che per un paio di minuti rimase immobile sul letto a seguire ogni mia mossa. 

Quando finalmente anche la mia gemella abbandonò pigramente il letto, io ero intenta a scribacchiare rapidamente un messaggio per Rosa e Iris. 
Nella fretta scrissi malissimo e commisi tanti di quegli errori d’ortografia, che se il mio insegnante di calligrafia li avesse scoperti mi avrebbe fatto ripassare l’ABC tutto da capo.

Finito finalmente di scrivere tirai un sospiro di sollievo e m’avviai verso la gabbietta di Athena, la civetta mia e di Amelia. 
Athena era un uccello davvero meraviglioso! Le candide piume color avorio facevano invidia perfino a quelle delle colombe, e gli occhi dorati erano paragonabili a quelli di un felino.
Con cura e delicatezza tirai fuori il maestoso uccello dalla gabbia dorata, legando poi il messaggio scritto poco prima alla sua zampina destra.

– Ora, da brava, consegna questo messaggio a Iris e Rosalya. – Ordinai scandendo bene i nomi delle mie due amiche, liberando in volo il rapace fuori dalla finestra.
Quella meravigliosa creatura alata ci fu regalata al nostro tredicesimo compleanno, e fu così ben ammaestrata che ora era in grado di compiere lunghi viaggi per recapitare messaggi importanti da un regno all'altro. 

Un leggero venticello notturno mi fece salire i brividi per tutta la schiena, ma ancora non potevo chiudere la finestra lasciando Athena fuori a gelare. 
Alzando lo sguardo al cielo mi accorsi della miriade di puntini luminosi che tempestavano il cielo scuro. Il temporale era passato del tutto, e i nuvoloni grigi avevano lasciato spazio alla volta celeste e a delle meravigliose costellazioni.

Il leggero bussare alla porta e Athena che rientrava in stanza dalla finestra annunciarono l'arrivo delle nostre due dame da compagnia e l'inizio del nostro piano.

Amelia, in punta di piedi, s’affrettò ad aprire la porta evitando così di attirare l'attenzione delle guardie. Entrambe le due ragazze erano già perfettamente vestite con in spalla una borsa in pelle ciascuna, contenente chissà cosa. 

– Rosa, ehm... non potevi mettere qualcosa di più... adeguato? – Chiese mia sorella con fare leggermente intimidito, osservando attentamente la figura dell’elegante Gatta. 
Ora, pensandoci... Amelia non aveva poi così torto: l'albina indossava una camicetta candida in seta bianca assieme ad una lunga e ampia gonna nera, con ricami in filo argentato.

La dama dagli occhi dorati, sentendo quelle parole, si girò in direzione di mia sorella scrutandola con cipiglio alzato. – Hai detto qualcosa, scusa? – Chiese acidamente con un'espressione tremendamente seria in volto, incrociando le braccia al petto.

Come mi aspettavo Amelia fece finta di niente, affermando che molto probabilmente l'albina sentiva cose che non esistevano.

– Tu piuttosto, come ti sei conciata? – Esclamò ad un certo punto Rosalya, scrollando la testa e indicando la mia gemella. – Per non parlare di te, Cordelia. – Aggiunse subito dopo, posando il suo sguardo felino su di me. 

Io e Amelia, a differenza sua, eravamo a conoscenza di quanto fossero poco comode e irritanti le gonne, così optammo entrambe per indossare una semplice canotta con un paio di caldi pantaloni, molto comodi!

– Ma anche Iris è vestita come noi! – Si lamentò allora mia sorella, in modo infantile, indicando la rossa che, in tutto questo tempo, non aveva ancora aperto bocca. 

– I pantaloni che indossa Iris sono di un’ottima qualità, cuciti a mano dai più famosi e rinomati sarti! E, ciliegina sulla torta, sono fatti di un ottimo materiale che si trova solo in pochissimi paesi di tutto il Regno! Sono stata abbastanza chiara, o devo continuare?! – Spiegò spazientita la Gatta, gesticolando animatamente e cercando di mantenere un tono di voce basso nonostante fosse in preda ad un attacco d’isteria. 

Terrorizzate, io e mia sorella annuimmo con vigore non staccando gli occhi da quelli furiosi della nostra amica. 
Ogni volta che vedevamo Rosalya in preda ad una crisi isterica, iniziavamo a temere per l’incolumità delle nostre vite; dato che una volta da piccole, in preda alla collera, ci aveva minacciate di morte con un coltello da cucina in mano. Ricordo solo che quando mi fui ritrovata col coltello puntato in faccia svennì dalla paura. 

– E ora andate a cambiarvi. – Ordinò poco dopo l’albina puntandoci il dito indice con fare minaccioso.

Senza proferir parola sia io che Amelia ci catapultammo nella nostra cabina armadio alla disperata ricerca di un capo abbastanza elegante e allo stesso tempo sobrio e comodo.
La ricerca non fu così facile come credevamo, Rosalya era molto esigente e ad ogni cosa che indossavamo aveva come minimo qualcosa da ridire; ma non potevamo fare altro che ubbidire perché la perfida e diabolica dama albina aveva minacciato di andare a fare la spia coi nostri genitori. 

– La gonna è troppo... semplice. – Meditò ad alta voce la patita di moda, portandosi una mano sotto al mento mentre guardava con sguardo critico mia sorella.

Quest’ultima a quelle parole per poco non ebbe, anche lei, una crisi isterica.
E chi la biasimava? Anche io al suo posto avrei perso la pazienza iniziando a dar di matto.
Ma per fortuna avevo preceduto Amelia fregandole da sotto il naso l'unico paio di pantaloni eleganti che possedevamo, dato gli altri pantaloni che avevamo erano stati tutti sequestrati da mamma che li accusava di essere troppo poco femminili.

 – Ehm, Rosa... secondo me questa gonna è carina. In fondo stiamo andando solo in un paese abbandonato a se stesso, di notte; non credo possiamo incontrare qualcuno di così importante da dover apparire eleganti. – Ebbe il coraggio di commentare Iris, arruolandosi dalla parte della mia gemella che, in risposta,  esibì sul volto un'espressione sollevata e felice.

L'albina, però, sembrava non pensarla come la sua compagna. Infatti lanciò uno sguardo assassino alle sue due vittime, che per poco non se la facevano addosso per il terrore.
La scena, vista dal mio punto di vista, che me ne stavo tranquilla sul grande letto a baldacchino, aveva dell’esilarante. 
Un po’ di pena per quelle due povere ragazze però la provavo... nessuno desidererebbe essere ucciso da una ragazza maniaca della perfezione. 

– E tu cos’hai da ridere?! – Sbraitò Rosalya, ignorando per un breve momento le sue due vittime rivolgendosi a me. – Trovi questa situazione divertente?! –

Il sangue mi si gelò letteralmente, nelle vene, mentre il sospiro di sollievo delle due ragazze in stanza con me mi arrivava alle orecchie.
E mi chiedo seriamente come fosse stato possibile che nessuna guardia avesse sentito le sue urla isteriche. 

La pazza furiosa dai capelli color neve, dopo un lungo minuto di silenzio, si portò una mano alla fronte, esasperata. – Siete un caso perso... ci rinuncio. – Sospirò esausta lasciandosi andare sul divanetto rosso sistemato alle sue spalle.

 – Questo significa che... – iniziò timorosa Amelia facendo sbucare la testa dietro la schiena di Iris. - ...posso andare a mettermi un paio di pantaloni? – 
Lo sguardo omicida della Gatta, tuttavia, fu più chiaro di mille parole. – Ora che ci ripenso, questa gonna va benissimo. – S’affrettò ad aggiungere annuendo con veemenza.

Una sorriso traditore si andò a formare sulle mie labbra. – Ora possiamo andare? – Chiesi rivolgendo un’occhiata ad Athena, intenta a beccare del mangime nella sua gabbia.

 – Certo, ma prima dobbiamo mettere in chiaro un paio di cose. – Esordì la ragazza dagli occhi felini, assumendo un'espressione seria. – Primo: indossate questi. – Disse estraendo dalla sua borsa un paio di anelli colorati. 
Notato il nostro sguardo confuso, sospirò per l'ennesima volta, e spiegò: – Sono gli anelli ricercatori. Io e Iris ne abbiamo già uno, questi sono i vostri. – E allungò la mano per consegnarceli.

Entrambi gli anelli erano adorabili, fatti in oro bianco con in mezzo incastonata una pietra di smeraldo e d’ametista. Io mi affrettai a prendere quello con la gemma verde, mentre mia sorella di prendeva quello rimasto, che era del suo colore preferito.
Osservando con attenzione notai che, come aveva detto, anche Rosa aveva un anello ricercatore con una gemma di topazio, mentre Iris di rubino. 

– Poi, essendo cosciente che il vostro piano fosse pessimo, ho escogitato io qualcosa. – Continuò la Gatta albina, con un sorriso furbo a incresparle le labbra rosee e con le braccia intrecciate sotto al petto. – E, modestamente, come idea è geniale. – Si congratulò con se stessa, scostando una ciocca argentata da davanti al viso.

Sinceramente, non sapevo se offendermi o meno. 
Il nostro piano era perfetto! 

Amelia fece per ribattere, irritata, che venne interrotta da Iris che diede man forte alla sua amica dagli occhi dorati, sostenendo che il suo piano fosse semplice e geniale. 

– Ci caleremo giù dalla finestra. – Scroprì le carte Rosalya, con sorriso vittorioso dipinto sul volto. 

Mia sorella sbatte le palpebre un paio di volte, visibilmente sconcertata. – Ma sei pazza?! Vuoi che crepiamo?! Saltare giù dalla finestra equivale al suicidio! – Sbottò con gli occhi nocciola intrisi di paura. 

– Lo so, sciocchina; ma possiamo legare tra loro le lenzuola e calarle dalla finestra come una fune. Ammettetelo la mia idea è migliore della vostra: chi volete che ci caschi alla vostra scenata? – 

Bé, come piano ammetto che era migliore del nostro... ma non esisteva che io lo ammettessi o che mi calassi nel vuoto su dei lenzuoli che minacciavano di sciogliersi e farci schiattare al suolo! 

– Scordatelo, non voglio morire! – Esclamai contrariata, incrociando le braccia sotto al cielo, venendo imitata da mia sorella. 

Quando le principesse gemelle del Regno di Alisalus incrociavano le braccia il discorso era chiuso. 

...

Evidentemente, peró, Rosalya era molto convincente dato che, dopo neanche cinque minuti, ci trovavamo tutte e quattro a intrecciare tra loro tutte le lenzuola che avevamo in camera.

 – Ma perché ogni volta finiamo per ubbidire a lei? – Brontolai piagnucolando, mentre mi assicuravo che il nodo tra i due lenzuoli fosse ben saldo. 

Amelia si girò verso di me, con le lacrime agli occhi. – Te lo dico io! Perché lei è un mostro... – Sussurrò l’ultima frase cercando di non farsi sentire dalla Gatta, invano. 

– Hai detto qualcosa, cara? – Chiese quest'ultima alzando un sopracciglio chiaro e guardando la corvina, che negò ogni cosa. – Poche chiacchiere e più lavoro. Abbiamo già perso abbastanza tempo a discutere. – Ordinò successivamente, riprendendo il suo lavoro, venendo aiutata da Iris. 

– E chissà di chi è la colpa... – Ebbi il coraggio di commentare, sottovalutando l'udito dell’albina che sembrava un felino in tutto e per tutto. 
L’occhiataccia che mi lanciò fu piuttosto eloquente: me ne ritornai con la testa china ad annodare le lenzuola. 

Annodare e intrecciare coperte, piumoni e lenzuola tra loro non fu affatto facile. Avevamo tutte il terrore che qualche nodo fosse fatto male e che si allentasse durante la scesa, facendoci così precipitare nel terreno. Io già mi facevo filmini mentali in cui cadevo nel vuoto per cadere al suolo esanime; dire che ero terrorizzata sarebbe stato un eufemismo.

 – Direi che può bastare. – Disse la dama dai capelli rossi, rivolgendosi a Rosalya che annui. 

Quest'ultima, facendosi aiutare dalla Tenera Carota, aprì la finestra della nostra stanza assicurando un estremità di quella corda improvvisata ad una gamba del letto, che era saldamente piantato a terra, buttando il resto giù dalla finestra.
 – Chi va per prima? – Chiese poi, innocentemente. 

– A te l'onore Rosa, in fondo l'idea è stata tua. – Sorrisi melliflua, venendo immediatamente appoggiata dalle altre due ragazze che, anche loro, non fremevano all'idea di trovarsi a dieci metri sospesi da terra. 

L'albina assottigliò lo sguardo, risultando minacciosa, stringendo i pugni. – ...Bastarde. – Sibilò prima di darci la schiena e, pregando, scavalcò la finestra tenendosi ben salda alla morbida corda. 

Iris corse subito alla finestra per controllare se la sua amica stesse bene, trovandola intenta a scendere lentamente tra una bestemmia e l'altra ogni qual volta che la gonna le intralciava le gambe. 

– Sei ancora dell’idea che quella gonna sia comoda? – Malignò mia sorella, prendendosi una piccola rivincita, affiancando la rossa. 

Solo quando ci fummo assicurate che Rosalya fosse salva e, sopratutto, con i piedi per terra, Amelia ebbe il coraggio di calarsi per seconda giù dalla corda, seguita da Iris.

Non restavo che io...

Dopo aver perso un paio di minuti in ginocchio a pregare tutte le divinità a me conoscenti, decisi di calarmi a mia volta giù dalla finestra. 
Il freddo venticello notturno mi scompigliava tutti i capelli facendomeli finire in bocca e negli occhi, dandomi un fastidio tremendo. E, come se non bastasse, per via dei miei movimenti bruschi la corda di lenzuola iniziò ad oscillare pericolosamente a destra e sinistra, procurandomi un infarto.

Perché cose del genere succedevano solo a me?!  

– Cordelia, smettila di dondolarti! Finirai per allentare i nodi e cadere! – Mi urlò Amelia da sotto nel vano tentativo di rassicurarmi, riuscendo soltanto ad allarmarmi maggiormente.

 – Chiudi il becco! Stai peggiorando la situazione! – Urlai di rimando, badando a tenere il tono di voce moderato per non svegliare nessuno.

La fortuna però, ovviamente, non era dalla mia parte. 
Mancavano ormai pochi metri e avrei raggiunto il suolo, ma all'improvviso sentii uno dei nodi del lenzuolo allentarsi e il terrore si fece largo in me. Prima che potessi avere il tempo di fare qualsiasi cosa, mi ritrovai a precipitare nel vuoto con un pezzo di lenzuola in mano.

Sentii le urla terrorizzate delle mie amiche, ma il volo a vuoto nell'aria finì prima di quanto immaginasse; e stranamente finii col sedere su qualcosa di estremamente morbido. 

– Ora che sei al sicuro, ti dispiacerebbe alzarti? – La voce della mia gemella mi arrivò alle orecchie, costringendomi ad abbassare lo sguardo e a scoprire che era stato grazie a lei e Rosa se non mi ero schiattata al suolo: avevano attutito la mia caduta e ora mi ritrovavo seduta su di loro. 

In preda al sollievo e alla felicità, mi alzai di scatto in piedi abbracciando le mie due salvatrici. – Mi avete salvato la vita! –  

– Sì sì, ma ora ci conviene andarcene: con tutto il casino che abbiamo fatto qualcuno si sarà pur svegliato. – Spiegò sbrigativa l’albina, alzandosi da terra e spazzolandosi la gonna dal fango con espressione schifata un volto.

Fummo tutte d'accordo con lei e, senza proferir ulteriori parole, c’incamminammo verso il confine del palazzo abbandonando successivamente il Regno, in direzione della Città Fantasma.

...Chi se l'aspettava però, che tra l'oscurità della notte, si celavano pericolo e strani personaggi. 
Questa sarebbe stata l'ultima notte trascorsa in allegria con mia sorella e le mie amiche a palazzo...









– Angoletto mio –

Bonjour mondo! 
Ecco qua il nuovo cappy, fresco fresco. 

Io sono Nida (per chi non se lo ricorda) e spero che questo capitoletto sia all’altezza del primo, scritto dalla mia tenera collaboratrice! E con qui mi scuso per il ritardo immenso della pubblicazione di ‘sto benedetto capitolo: doveva essere pubblicato la settimana scorsa ma a causa di forze maggiori questo non mi è stato possibile.

Ora, dopo che ho star parlato, mi dileguo e aspetterò con voi il prossimo cappy scritto dalla mia cara Alys!

Un bacione, a tutte!

P.S: sorry sorry per gli errori, ma vado parecchio di fretta: chimica mi sta aspettando! 

~Nida 
   
 
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