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Autore: AlyTae    28/09/2015    2 recensioni
[SCANDAL]Haruna non è una ragazza come le altre: non pensa con la testa degli altri, ma con la sua. Non vuole studiare, e non vuole seguire le orme dei genitori. Vuole solo suonare la sua chitarra, e trovare qualcuno con cui formare una band. Ma Haruna è da sola. Esaudirà i suoi sogni?
**Storia ISPIRATA alla vera storia delle SCANDAL; sono presenti alcuni fatti imprecisato e/o inventati**
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 15, We Are...
"Amiamo la musica,
amiamo cantare,
S-C-A-N-D-A-L! "


 
Agosto 2006 , ore 20:30, Osaka (Giappone)
Mancavano pochi minuti alla chiusura della saletta. Il sole stava tramontando, tingendo il cielo scuro con qualche schizzo di rosso e arancione. Le giornate si stavano facendo sempre più corte, segno che l’autunno stava per giungere. Sebbene ci fosse ancora un po’ di luce, i lampioni stavano già iniziando ad accendersi, e la scritta SCANDAL del night-club che s’intravedeva dalla finestra brillava e lampeggiava di un neon colorato di rosa fucsia. All’interno della saletta, ricoprendo ogni cosa, rimbalzando tra le pareti, penetrando nei muri, regnava la musica. Ricca, assordante, piena, gratificante.
Tomomi era intenta a pulire le finestre, e mentre lo faceva ballava scatenata a ritmo, cantando la canzone a memoria con quella sua solita voce potentissima. Mami era sul pavimento a gambe incrociate e guardava gli Young Death mentre provavano, muovendo le labbra, anche lei, seguendo perfettamente le parole cantate da Kiichi. Haruna contava i soldi della giornata, controllando che corrispondessero al numero di clienti, e, non conoscendo la canzone a memoria, si limitava a muovere la testa seguendo il ritmo. Le piaceva molto, quella canzone. A quanto pare doveva essere la hit più conosciuta degli Young Death, almeno, loro puntavano molto su quel pezzo. Lo sapeva perché la suonavano spessissimo, praticamente ogni volta che venivano lì a provare. E vedere Mami e Tomomi cantarla in modo così naturale, loro che erano state più volte ai loro concerti, allora significava che dovevano averla suonata tantissime volte anche ai live.
 

Perché odio vederti sola
Odio vederti senza me, babe
Perciò non rifiutarmi, non andare via da me
Carpe diem, carpe diem baby
 

Mentre ripeteva il ritornello, Kiichi rivolse uno sguardo profondo e nero ad Haruna. Lei arrossì all’istante, ed abbassò gli occhi sui soldi.

Cavolo, lo stavo fissando ancora! Ma quanto sono idiota? pensava.

Cautamente, provò a rialzare nuovamente la sguardo. Kiichi non  la guardava più. Stringeva il microfono e cantava ad occhi chiusi, cercando di trasportare sulla canzone tutta l’energia e l’enfasi che aveva in corpo.

Che bella voce  Haruna non riusciva a smettere di guardarlo con occhi sognanti e che bella canzone! Chissà se l’ha scritta lui…

Tomo le aveva detto che Kiichi aveva un sacco di ammiratrici, tra le fan degli Young Death, e Haruna non poteva stupirsi di ciò: lui era così bello, così affascinante, e quelle canzoni era dolci e romantiche. Chiunque ragazza sarebbe stata rapita da quelle parole. Ma era parole vere? Le pensava davvero, quelle cose?
Di colpo, ad Haruna tornò in mente il giorno in cui aveva provato a baciarla. Arrossì ancora di più a quel pensiero. Kiichi era davvero innamorato di lei?

E io? Sono innamorata di lui? si chiese.

Con un sospiro, richiuse la cassa con dentro i soldi, e si massaggiò la testa. La verità è che non lo sapeva. Lui decisamente l’affascinava, la faceva fantasticare e spesso sorrideva quando pensava alle loro labbra che quasi si stavano per toccare.

Cazzo, mi sa di sì concluse Sono innamorata
 
 


- Uuuuh, bravi Young Death, uuuuuh!-

- Bis! Bis!-

Mami e Tomomi battevano le mani entusiaste.  Il ragazzo che stava alla batteria – che se Haruna non ricordava male si chiamava Soma – si alzò e s’inchinò, facendo un sorrisetto ironico.

- Grazie, grazie! Ci fate sentire troppo onorati!-

- Un applauso anche alle nostre due più grandi fan! – disse Kiichi. Mentre applaudiva, mollò una gomitata a Shino che stava accanto a lui. Il chitarrista fulminò l’amico con uno sguardo. Mami notò quel gesto e abbassò lo sguardo, riacquistando la sua solita espressione fredda ed imbronciata.

- Graaande Taro! – Tomomi diede il cinque al bassista – Sbaglio o hai modificato il giro di basso? È molto più complicato adesso!-

- Già, non mi piace che il basso sia troppo banale così ho deciso di rifarlo.-
Taro aveva i capelli di un castano chiarissimo, molto probabilmente tinti, e in più erano talmente folti che si poteva affondare le mani come in una ciotola di spaghetti di soia. A causa di quel colore particolare era quello che, a colpo d’occhio, si notava per primo nel gruppo.

- E tu, Timo? Come sta andando col basso?-
La ragazza sbuffò :- Lo posso usare solo qui. Finché non ne ho uno mio non posso esercitarmi.-

- Finché non lavori seriamente non riuscirai mai ad averne uno tuo.-

- Che palle, Taro.- la ragazza mollò un pugno amichevole al braccio dell’amico. Taro ridacchiò, facendo finta di farsi male.
Haruna guardò le ragazze mentre chiacchieravano con gli Young Death, un po’ a disagio. Per fare qualcosa, decise di cominciare ad andare a prendere gli strumenti. La saletta ora doveva chiudere, e toccava a loro suonare. Mentre si dirigeva verso lo sgabuzzino, passò vicino a Mami e Soma che stavano chiacchierando, e riuscì a percepire un pezzo della loro conversazione:

- Allora, come sta andando con quella tua nuova fiamma?-

- Bhe, a dire il vero… alla fine non ha funzionato. Non era quella giusta per me. L’ho lasciata prima che cominciasse la scuola.-

- Sei seria? Oh, Mami, ma sei terribile…-  
Una volta nella stanzetta, tirò fuori dalla custodia la sua Fender, si sedette per terra ed iniziò ad accordarla senza collegarla all’amplificatore.

- Haruna?-

La ragazza sussultò. Kiichi era entrato. L’aveva seguita.

- Ehm…- riuscì solo a dire lei. Si sentiva troppo in imbarazzo. Giusto qualche secondo prima stava pensando di essere innamorata di lui, eppure non voleva parlargli, non voleva averlo vicino e si sentiva a disagio ogni volta che lo guardava.

No, allora non sono innamorata pensò nuovamente. Dio, quanto si sentiva confusa!

- Ti disturbo? Vorrei parlarti un momento.-

- Ecco…- balbettò lei – No, no figurati. Vieni pure.-

Kiichi si sedette accanto a lei. Haruna continuò a pizzicare le corde in un arpeggio improvvisato, nonostante non si sentisse granché se non il debole e stridulo suono del nailon. Sentiva lo sguardo di lui su di sé, e questo la rendeva parecchio nervosa.

Fa’ finta di niente, cerca di sembrare calma… si ripeteva nella mente, ma non servì a molto.

- Ti è piaciuta la canzone? – disse, alla fine, il ragazzo.

Oh, dai. Non volevi davvero parlarli di questo.

- Sì. È bella. L’hai scritta tu?-

- Sì, scrivo sempre io i testi delle canzoni. La musica di solito la fa Shino…-

Calò il silenzio per un attimo. Haruna decise di smettere di suonare, altrimenti si sarebbe notato di più il tremolio della sua mano.

- Come sta andando con il gruppo? – riprese lui.

- Ci stiamo esercitando… Anche se stiamo facendo fin troppe modifiche. Almeno sappiamo quali pezzi suonare.-

- E un pezzo vostro non lo suonerete al Namba Hatch?-

- Cosa? Noo! È troppo presto. Non riusciremo mai a comporre una nostra canzone.-

- Hai ragione. Ma dopo?-
Haruna improvvisamente s’irrigidì, poi abbassò gli occhi.

Già. E dopo?

- Dopo niente.- rispose sconsolata. Kiichi la guardò con occhi spalancati.

- Come niente?-

- Niente.  Non siamo un gruppo, e non lo saremo mai. Mariko dopo il concerto concederà ad ognuna di noi di suonare separatamente e finirà lì. Le altre non sono interessate. Mami vuole suonare la chitarra, Tomomi non ha voglia di prendersi un impegno del genere e vuole solo comprarsi il basso, in quanto a Rina…-
Ma si bloccò immediatamente quando si rese conto che Kiichi aveva iniziato a ridacchiare, per poi perdere definitivamente il controllo e scoppiare in una risata fragorosa.
Haruna rimase allibita :- Cosa ci sarebbe da ridere?-
Kiichi si asciugò una lacrima :- Mariko vi ha detto questo? Che vi avrebbe permesso di suonare separatamente nella saletta?-
Haruna esitò una secondo, come se avesse paura a dare la ovvia risposta.

- Sì..-
Infatti. Kiichi scoppiò nuovamente a ridere, forse ancora in modo ancora più isterico e rumoroso di prima.

- Cavolo, quella donna è terribile!- disse, cercando di riprendere fiato.

- In che senso? Cosa avrebbe dovuto intendere?-

- Lo scoprirete da sole. Comunque non era proprio di questo che volevo parlarti.-

Haruna tornò nervosa come prima. Ecco. Ci siamo.

- Forse sono stato un po’… impulsivo, la scorsa volta. Non ti volevo spaventare. Mi sono preoccupato, dato che non parlavi più –

- Nemmeno tu mi hai rivoltò granché la parola, se è per questo. – sbuffò in tono scocciato la chitarrista.
Kiichi sembrò compiaciuto da quella reazione, perché sul suo viso apparve un sorriso soddisfatto. Haruna divenne rossa. Quelle fossette. Quelle dannate, dannatissime fossette.

- Lo so, mi dispiace.-  riprese – Ma proprio per questo volevo chiederti, non so, di provarci di nuovo. Se ti possiamo uscire, un giorno. Potrei aiutarti a scrivere una canzone.-
Haruna esitò. Non sapeva proprio cosa rispondere. Le faceva davvero piacere uscire con Kiichi? Rimpiangeva il bacio che non si erano dati? O semplicemente si stava lasciando solo abbindolare dal fascino di un cantante dannato, dalla bellezza delle parole che diceva?

- Io…- mormorò, insicura – Perché no? Voglio dire, si potrebbe f…-

- Haruna!-

Sia Kiichi che Haruna alzarono di colpo la testa, come colpiti da un fulmine. Shino era appoggiato allo stipite della porta, esattamente di fronte a loro.

Oh, cazzo. Da quanto tempo è qui?

- Shino! – Haruna si alzò in fretta, goffamente – Dimmi! Cosa…-
Shino guardò i due amici con sospetto ancora per qualche istante, poi disse finalmente : - Le altre ti stanno aspettando di là. È ora che proviate.-
 
 


- Ladies and Gentlemen, ragazzi e ragazze, musicisti e non…- urlava Tomomi, saltellando da tutte le parti, stringendo tra le mani un microfono non attaccato all’amplificatore (ma tanto non serviva, considerato il tono della sua voce) - … siamo fierissime di presentare, solo per oggi, in esclusiva, qui al Namba Hatch, una delle più grandi batteriste di Tokyo…. Un bel applauso peeeeeer Suuuuzuki Riiiii Naaaaa!-

- Dai Tomomi, smettila!- Rina si grattò la testa, imbarazzata. Quando arrossiva era ancora più carina.
Haruna e Mami applaudirono, stando al gioco della loro pazza bassista.

- Benvenuta tra noi, Rina!- le sorrise Mami

- Grazie ragazze, troppo gentili. Ma io…-

- Sh!- Tomomi le mise un dito sulle labbra – Basta parlare adesso! Si suona!-

- Sono d’accordo!- Haruna si alzò da terra e prese tra la mani il microfono funzionante – Iniziamo con I Was Made for Lovin’ You?
Mami aveva portato la sua chitarra personale. Era bellissima, una Gibson bianca e personalizzata con alcuni brillantini d’argento. Haruna gliela invidiava tantissimo, anche se sarebbe stata sempre affezionata alla sua Fender nera.

- Haru, non la prendi la tua chitarra? – le chiese l’altra chitarrista.
Haruna la guardò, esitando : - Ne sei sicura? Io… bhe, non credo proprio di riuscire a starti dietro. Tu sei così brava!-

- Haruna, non dire sciocchezze! Anche tu sei bravissima! Solo sei, ehm, un po’ imbranata negli assoli.-

- Un po’ tanto imbranata, aggiungerei.- s’intromise Tomomi, mentre era intenta ad accordare il suo basso.
Rina, seduta alla batteria, non trattenne una risata. Anche Haruna e Mami risero. A breve, tutte e quattro erano scoppiata in un’unica grande e contagiosa risata.

- Comunque…- Mami prese per il manico la chitarra di Haruna, e gliela porse – con i power chords sei fortissima, e con due chitarre le canzone sembreranno molto meno deboli. E poi, si sa, una frontgirl che canta e suona la chitarra insieme è molto più figa di una semplice cantante.-
Haruna prese la sua chitarra tra le mani, e per un attimo non poteva credere alle parole che Mami aveva appena detto.

- Frontgirl?-

- Certo! – Tomomi si portò una mano alla fronte, come fosse un soldato che saluta il proprio comandante – Dicci cosa fare, bossu, e noi eseguiamo!-
Haruna non ci poteva credere. Sì, ok che era sempre stato il suo sogno far parte di una band, ma non si sarebbe mai immaginata di essere addirittura il capo. La cosa non la entusiasmava più di tanto, anzi, la spaventava tantissimo.

- No ragazze, non posso…- balbettò agitata – Insomma… il frontman ha una grande responsabilità! Devo presentare la band al pubblico, parlare alla gente che ci ascolta, saper intrattenere… Io non sono capace! Davvero…- improvvisamente le venne il panico. E la sera del concerto sarebbe stata la settimana dopo – Perché non può essere Tomomi, per esempio? Sei così sfrontata, non ti vergogneresti certo a dire una delle tue solite sciocchezze in pubblico.-

- Il bassista spesso è il membro invisibile del gruppo, ma io non ho bisogno di essere la frontgirl per farmi notare – fu la risposta della più pigra tra le amiche – E comunque tu sei la cantante, ed ha molto più senso.-

-Ce la farai, Haruna! – si girarono tutte verso Rina, quasi sorprese di sentire la sua voce. Da quando le aveva raggiunte alla saletta, aveva aperto bocca sì e no un paio di volte – Non è lo stesso che hai detto a me? Se posso suonare io su quel palco lo puoi fare benissimo anche tu! È il tuo sogno!-
Sorrise. E il suo sorriso contagiò tutte quante. Haruna si sentì improvvisamente meglio, spinta da una grinta tutta nuova. Posò di nuovo lo sguardo sulla sua chitarra.

Il mio sogno…

E, finalmente, la indossò.
- I WAS MADE FOR LOVIN’ YOU! – gridò al microfono, con una tutta la forza che aveva in corpo.

- One… two…- Rina batté le sue bacchette una contro l’altra – One, two, three, FOUR!-
E poi, iniziò. La magia. La magia degli strumenti che si uniscono tra loro, compatti, coordinati, potenti. E crearono la musica.
 
Ore 22:58
- Ragazze! Dio mio, come sono felice di vedervi qui!-

Mariko entrò nella saletta trafelata, con dei fogli in mano dal dubbio contenuto. Le ragazze erano ancora attaccate ognuna al proprio strumento, ed avevano smesso di suonare solamente appena videro la loro insegnante. Era tardissimo. Non si erano rese conto del tempo che passava.

- Sensei! Che ci fa a quest’ora? – chiese Haruna.

Mariko si mise una mano sul petto, cercando di riprendere fiato da una corsa. Nonostante avesse una certa età, era comunque una bella donna e persino per lei sarebbe stato pericoloso girare a quell’ora in una zona come quella.

- Ragazze…- la sua voce era stanca ed affannata. A giudicare dall’espressione dei suoi occhi, doveva essere abbastanza preoccupata per qualcosa – dobbiamo sbrigarci! Mi ha contattato lo staff del Namba Hatch. Hanno detto che tutte le band si sono già registrate alla serata. Tutte tranne voi. E se non date conferma al più presto, potrebbero prendere qualcun altro al vostro posto!-

- Accidenti!- anche Haruna sentì prendersi un attimo dall’ansia – Quindi cosa possiamo fare?-
Mariko, per tutta risposta, gettò i fogli che aveva in mano sul pavimento. Erano fogli da compilare. Schede tecniche, domande, questionari fatti dallo staff del locali ai quali dovevano rispondere.

-Dobbiamo compilarli adesso. –

Le quattro ragazze fissarono la loro insegnante, allibite.

- Adesso?-

- Sì, ragazze, sì. Devo consegnarle domani mattina. Non c’è assolutamente tempo da perdere.-

Si sedettero tutte per terra, in cerchio. Le ragazze erano stanchissime. Capivano quanto la situazione fosse urgente, ma il loro pensiero principale in quel momento era di tornare a casa a dormire.
Mariko prese il primo foglio, la penna pronta alla mano.

- Bene. Prima di tutto, ci dice di scrivere i membri. Ono Haruna, voce e chitarra. Ogawa Tomomi, basso. Sasazaki Mami, batteria…-

- Chitarra.- la corresse immediatamente Mami. Mariko alzò lo sguardo di scatto, stupefatta. La ragazza dalla frangetta bruna sussultò appena capì che l’insegnante era tutt’altro che contenta di quella piccola sorpresa. I suoi occhi sembravano volerla fulminare.

- Abbiamo una batterista nuova.- si affrettò a dire Mami – E poi, sensei, lo sa benissimo quando io sia molto più portata per la chitarra….-

Mariko rivolse uno sguardo minaccioso e pieno di dubbi su Rina. L’aveva notata solo in quel momento. Quella ragazzina giovane e magrolina, che a stento era capace di guardarla negli occhi, era la nuova batterista? Non possedeva nemmeno un quarto della freddezza di marmo di Mami. Quella cosina era veramente in grado di pestare un pedale?

- Come ti chiami?- chiese duramente.-

- Su… Suzuki Rina.- rispose lei, con voce tremante.

- Non farò domande. – scrisse il nome sul foglio – Spero solo che sappiate quello che fate, ragazze.- si rivolse poi alle altre tre, ignorando completamente la nuova arrivata.

- Poi… strumentazione! Batteria, due chitarre e un microfono… Uno o due microfoni?-

- Tomomi non riesce a cantare mentre suono.-

- Facciamo solo uno allora, per stavolta.-

Per stavolta?

Haruna si rese immediatamente conto che qualcosa non andava. Non era normale che Mariko fosse così tanto preoccupata. Non doveva essere un semplice concerto, solo per poter aver libero accesso alla sala?

Kiichi ha ragione. Nasconde qualcosa.

Era palese.

Ma cosa?

- Bene. Poi… il vostro nome…-

Le ragazze si guardarono titubanti. I loro occhi guizzavano da una parte a l’altra, nervosamente. Nessuna di loro osava guardare l’insegnante negli occhi.

- Vi prego, non ditemelo! – commentò Mariko, esasperata – Vi esercitata insieme da quasi un mese e ancora non avete deciso un nome per il gruppo?-

- Ci abbiamo pensato, sensei, davvero!- provò a giustificarsi Haruna – Ma non siamo state d’accordo ancora su nulla.-

- Bhe, cercherò di non fare commenti sul vostro comportamento irresponsabile. La cosa importante adesso è trovare un nome.-

Durante i seguenti quattro quarti d’ora non fecero altro che camminare nervosamente per la saletta, cercando l’ispirazione. Ogni tanto Mami e Tomomi tiravano fuori nomi random, che Mariko bocciava puntualmente ritenendoli poco seri e assolutamente non adatti al loro gruppo. Rina provava a farsi venire delle idee, ma tra tutte era quella più a disagio e non riuscì mai ad aprir bocca. Haruna, stanca e confusa, rimase con la fronte appoggiata alla grande finestra, guardando l’esterno. Fuori ormai era buio pesto. L’unica fonte di luce era il neon della scritta SCANDAL che lampeggiava ritmicamente, rendendo l’ambiente circostante ancora meno rassicurante. La chitarrista cercava in quella luce intermittente una distrazione dal caos che da tempo regnava nella sua vita.

SCANDAL. SCANDAL. SCANDAL.

Le veniva il vomito solo ad immaginarsi cosa stessero facendo dentro quel postaccio. Comunque, le luci di quella scritta riuscivano in qualche modo a rilassarla.

SCANDAL, SCANDAL, SCANDAL.

- Idea! Questa è perfetta! Chiamiamoci “Le Ciambelle”-

- Tomomi, cerca di essere seria PER FAVORE! –

-Ehi, ho fame e voglio andare a casa, va bene? Cosa ce ne importa del nome che avremo? Tanto dureremo una serata sola.-

Mariko si prese la testa tra le mani :- Non capite, ragazze! Non capite proprio.-

- Allora ce lo spieghi lei, sensei. – intervenne Mami, calma, fredda e spigolosa come sempre – Qual è il problema se scegliamo uno di questi nomi che abbiamo appena scelto?-

- Non vanno bene! – ci mancava poco e avrebbe iniziato ad urlare – Un nome è tutto per un gruppo! Deve saper rappresentarvi tutte! Deve star bene con il genere musicale che suonate, con il concept che adottate. Nel vostro caso, deve essere femminile, graffiante, ribelle, qualcosa che dica al mondo “noi siamo così”…-

- Ce l’ho!- Tomomi alzò le braccia, come colpita da una luce divina – “We love Takoyaki”-

Mariko si accasciò a terra. Ormai era senza speranze.

- Siete scandalose! SCANDALOSE!-

Il suo comportamento era esagerato, ed ognuna di loro se n’era accorta. Haruna non era più l’unica a pensare che quella professoressa nascondesse un oscuro segreto.

- Scusate…-

Finalmente, dopo un lungo silenzio, Haruna si decise a parlare. Tutte si voltarono verso di lei. La risposta era lì, davanti a loro. Possibile che non se ne fossero accorte? Ognuna di loro aveva una storia da raccontare, una storia che avrebbe fatto storcere il naso alla maggior parte delle persone che l’avesse udita. Quasi le sembrava di sentire le urla dei suoi genitori, quando decise di andarsene di casa

‹‹ E’ uno scandalo! Uno scandalo!››

pensò Haruna, sorridendo è uno scandalo davvero. Tutte noi siamo uno scandalo.

Lentamente, staccò la fronte dalla finestra e si voltò verso le altre. Erano ancora immobili a fissarla, aspettando che dicesse qualcosa.

- Ho trovato il nome giusto per noi.-
   
 
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