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Autore: Fonissa    09/10/2015    0 recensioni
"Il rosso è il mio colore preferito. Ma non il rosso di un pennarello o il rosso del tramonto, ma il vivido rosso del sangue che scorre. Quel bel colore che esce quando il mio coltello affonda nella carne delle mie vittime. Mi sento così bene quando lo faccio, mi sento finalmente me stessa.
Questo lato di me appena conosciuto... perchè non è venuto fuori prima? Eppure è questo che io sono. Non posso scappare a me stessa, devo accettarlo e andare avanti.
Io sono un'assassina"
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio sbadigliando, legandomi i capelli bianchi in una coda di cavallo. Vado in bagno e con l'aiuto di un secchio d'acqua mi lavo la faccia e i denti. Indosso subito le lentine rosse. Oggi devo uscire di nuovo. Ho bisogno di un caricatore solare per il mio cellulare, visto che in questa casa l'elettricità manca, e di alcune provviste. Ritorno in camera e metto una canotta nera, un jeans e le scarpe, per poi coprirmi con la felpa. Dopo aver preso il mio coltello, esco. Cammino a testa basta, per paura che qualcuno veda il mio viso. Nonostante io abbia cambiato colore di capelli e occhi, qualcuno molto attento potrebbe riconoscermi dai lineamenti. 
Entro nel mio negozio di alimentari che trovo, dopo circa dieci minuto di cammino. Afferro un cestino e inizio a scegliere cosa prendere. Devo comprare molto cibo, non posso permettermi di uscire tutti i giorni. 
Scarto subito gli alimenti troppo complicati o lunghi da preparare. Mi serve qualcosa di veloca, che io possa mangiare anche prima di una fuga. 
Opto per una dozzina di tramezzini, qualche secondo già pronto, dei pacchetti di patatine, qualche confezione di biscotti e, giusto per viziarmi, un paio di pranzi già pronti. Poi prendo molte bottiglie d'acqua e dei succhi. Mi dirigo verso la cassa e inizio a posare il tutto sul bancone.
"Sei venuta a fare la spessa per la mamma?" mi chiede la cassiera. Io annuisco, consapovelo della grossa bugia.
"Ma che bel gesto. Come ti chiami?"
Solo allora mi rendo conto che non posso continuare ad utilizzare il mio vero nome. 
"Yaomi Iukiteru." rispondo.
"Che bel nome..." 
Alla fine pago e la saluto, allontanandomi il più velocemente possibile da quel posto. 
Pochi metri più avanti vedo un piccolo negozietto d'elettronica. Entro, iniziando a sbirciare tra gli scaffali alla ricerca di quel che mi serve.
"Salve, serve aiuto?" mi dice un commesso che prima non avevo notato. Lo guardo per qualche secondo, per poi annuire.
"Sto cercando un caricatore a energia solare per il mio telefono." e nel frattempo, gli mostro il mio cellulare.
"Mh...si. Dovremmo averne uno in magazzino. Aspetti un pò."
Il commesso se ne va, ritornando dopo qualche minuto con una scatolina.
"Eccolo!"
"Grazie mille." dico, per poi pagare e uscire fuori. 
A passo veloce ritorno in quella che per adesso è la mia casa. Scavalco la recinzione, entro facendo attenzione a non rompere la porta e caccio dalle buste tutti i miei acquisti, per poi mettere il telefono in carica e iniziare a fare una specie di inventario:

10 magliette
8 pantaloni
1 paio di scarpe
Felpa 
Il mio vestito speciale 
1 caricatore a energia solare

12 tramezzini 
6 secondi 
13 pacchetti di patatine
9 pacchi di biscotti
2 pranzi.

Coltello
Lentine rosse
Borsone

Salvo il file, sorridendo. Mi sarà molto utile quando dovrò cambiare nascondiglio.
Metto il tutto nel borsone, lasciando il caricatore del cellulare al sole per farlo ricaricare. Mi stendo sul letto, incrociando le braccia dietro la testa. È quasi mezzogiorno. 
Cosa starà facendo ora Hiroji?
Mi starà pensando? 
Solo l'idea che possa pensare a qualche altra ragazza mi consuma dentro. Vorrei sapere cosa fa, ma non posso uscire di qui. 
Perchè mi ha urlato contro l'altro ieri? Io gli ho salvato la vita. Ho salvato la vita al mio Hiroji. Lo amo.
Mi perdo nel ricordo dei suoi occhi verdi, quando sento un rumore provenire dal corridoio. Subito mi alzo, prendo il coltello e mi avvicino alla porta, tentando di sentire.
"Perchè sono entrato qui? Stupidi amici e stupida scommessa..." 
È una voce maschile a parlare. Qualcuno è entrato nel mio rifugio. Spalanco la porta, e il ragazzo sobbalza all'improvviso, facendo cadere una torcia che aveva in mano.
"Oh, sei solo una ragazzina... che ci fai qui?" 
Non rispondo. Di nuovo, tutto si oscura davanti a me. Sento il viso bagnato da gocce di sangue, e l'urlo del ragazzo. Quando riesco di nuovo a vedere, noto che ho impiantato il coltello in mezzo al petto, quasi vicino al cuore, facendolo cadere a terra. Lo guardo per bene. Avrà avuto massimo 17 anni. Gli occhiali che indossava sopra gli occhi castani si sono rotti e alcuni schizzi di sangue sono arrivati sui capelli nero pece. 
"Yumoto! Cos'era quell'urlo?" 
Altri ragazzi fuori dalla casa lo chiamano, preoccupati per il loro amico. Ma non entrano, non ne hanno il coraggio. 

Non posso lasciare il corpo nel bel mezzo del corridoio, quindi lo trascino in cucina, appoggiandolo al muro. Fa proprio un bel effetto, con quel buco nel petto.

È la mia seconda vittima. 
Ghignò, prendendo con un dito una goccia di sangue che ancora fuoriesce e assaporandola. Mi piace. Molto.

  
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