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Autore: Fonissa    09/02/2016    0 recensioni
"Il rosso è il mio colore preferito. Ma non il rosso di un pennarello o il rosso del tramonto, ma il vivido rosso del sangue che scorre. Quel bel colore che esce quando il mio coltello affonda nella carne delle mie vittime. Mi sento così bene quando lo faccio, mi sento finalmente me stessa.
Questo lato di me appena conosciuto... perchè non è venuto fuori prima? Eppure è questo che io sono. Non posso scappare a me stessa, devo accettarlo e andare avanti.
Io sono un'assassina"
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sistemo la scheda nel cellulare, per poi accenderlo. Qualche minuto dopo mi accorgo che funziona. Mi ero ripromessa di non uscire, ma non ho potuto far a meno di compare una scheda telefonica con un numero diverso. Appenail telefono legge la scheda, memorizzo il numero di Hiroji, mandandogli un messaggio con lo sconosciuto.

Da: Numero sconosciuto

A: Hiroji

Ti amo. Non starai mica pensando a un'altra ragazza?

Soddisfatta, mi appresto ad andare in cucina. Sono le quattro del pomeriggio e ho bisogno di uno spuntino. Appena entro noto con soddisfazione il cadavere del ragazzo ucciso un paio di giorni prima, ancora messo vicino al muro con gli occhi spalancati e la bocca da cui colava del sangue ormai seccato. L'unica cosa che mi rammarica è non aver usato dei guanti quando l'ho ucciso, ma purtroppo lui era entrato all'improvviso. Ora ne indosso un paio costantemente.

"Ti chiamavi Yumoto, giusto? Quei ragazzi che erano fuori casa, l'altro ieri, erano tuoi amici. Beh, penso che ora si siano pentiti di averti mandato qui dentro solo per divertirsi un pò. Forse avevi anche una famiglia, magari una fidanzata. Beh, non ho niente di ciò. Non ho amici, fa,iglia e nemmeno un ragazzo. Ho solo il mio Hiroji." suussurrò acida al cadavere, mangiando un paio di biscotti e devendo un sorso d'acqua.

"Nessuno è venuto a reclamarti? Mi sembra strano..." ma appena prnuncio quelle parole, un suono attira la mia attenzione facendomi andare di traverso il biscotto. Spio dalla finestra della cucina, coprendomi con le tende impolverate. Proprio come pensavo: le macchine della polizia stanno correndo verso la mia abitazione. Quei ragazzi finalmente hanno trovato ill coraggio di dire della scomparsa di Yumoto.

Prendo la busta contenente il cibo, buttandola nella borsa dove già si trovavano i vestiti. Mi copro con la felpa, mettendomi le lenti a contatto e afferrando il cellulare  e il caricabatterie per poi riporli nelle tasche. Alla fine impugno il coltello e corro nella camera da letto, aprendo la finetra. Non ho tempo di occuparmi del cadavere e del resto.  einfatti, non appena esco fuori dalla finestra che da sul retro dell'abitazione, la polizia entra in casa. Io scavalco la staccionata e inizio a correre via, lontano da tutte quelle sirene e qelle grida. Corro, sempre più lontano, fino a quando non risento le macchine alle mie spalle. Non mi hanno ancora riconosciuta, ma lo faranno presto s enon mi sbrigo. Giro in un vicolo, convinta di averli seminati e scoprendo invece che era un vicolo cieco. Presa dal panico opto per l'unica via di fuga disponibile. Con non poca fatica sollevo il tombino su cui avevo messo i piedi poco prima, poi inizio a calarmi giù per la scaletta risistemando il coperchio sulla mia testa. Salto giù, iniziando a correre di nuovo per la stretta via. L'odore mi fa contorcere lo stomaco e devo per forza fermarmi a vomitare. Subito dopo riprendo, fino a quando non sono sicura che la polizia non sappia dove sono finita. A quel punto mi fermo a riposare, accasciandomi contro il muro e osservando il fiume di schifezze che scorre.

Come sono finita in questa situazione? Solo dieci anni fa ero una bambina di sei anni sempre sorridente. E poi? Cos'era successo?

Uno stupido killer si era infiltrato in casa, uccidendo i miei genitori e risparmiando me, per un motivo ancora sconosciuto. Ho vissuto in una casa famiglia per otto lunghi anni, per poi scappare e vivere da sola. Nessuno si è degnato di venirmi a cercare.

Strano, come le cose possano cambiare nel giro di qualche ora.

Un gruppo di grossi topi mi passa accanto, facendomi rabbrividire. Vengono seguiti da un topolino bianco più piccolo, che si ferma di fronte a me. E' molto magro e quasi non riesce a muoversi.

"Ehi piccolo." dico, sorridendogli e prendendolo in una mano. Caccio dalla borsa un biscotto ai semi di girasole che lui inizia a mangiare avidamente.

"Ti lasciano in disparte, vero? Perchè sei più debole, perchè sei diverso. Conosco la sensazione."

Subito dopo aver mangiato, il topolino si infila nella mia tasca. Adesso almeno ho un amico. Sospiro, alzandomi e sgranchiendomi le gambe. Non posso restare li per sempre. Mi incammino verso il lato opposto da dove sono entrata, non sapendo nemmeno dove la strada mi avrebbe condotta. Appena vedo una scala che porta fuori da quel posto, inizio a salire. Sposto il tombino di pietra, facendo attenzione a non far troppo rumore. Appena esco, spalanco gli occhi e rimango pietrificata per talmente tanto tempo che il topolino bianco mi si arrampica sulla testa come se niente fosse.

Sono spuntata davanti casa di Hiroji.

 

  
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