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Autore: La Setta Aster    18/10/2015    1 recensioni
Vi è mai capitato, scrutando il cielo, di sentire dentro di voi la sensazione che altri occhi come i vostri siano puntati al firmamento in cerca di risposte? E se vi è capitato, avete provato a parlare con le stelle? Aster, una ragazza aliena di Neo Cydonia, e James, un giovane terrestre come voi, a distanza di anni luce hanno in comune un cuore sempre in fuga dal mondo, in direzione dell'universo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza se ne stava seduta sua una sedia di plastica, bagnata fradicia, infreddolita – più per lo sforzo e per lo shock che per la temperatura – e con un asciugamano sulle spalle, in vece di coperta. Fissava un po’ il vuoto e un po’ la scena che le si pareva davanti: era circondata da alieni, che si agitavano e parlavano. Una di loro si avvicinò, tenendo in grembo dei vestiti ben piegati.

“questi dovrebbero andarti bene, anche se sei decisamente più magra di me” disse la ragazza dai lunghi capelli castani “a proposito, hai un fisico da paura!”

“ce l’hai anche tu, Ali, piantala” la rincuorò un’altra.

“da che pulpito, Natalie Portman!” scherzò colei che fu chiamata ‘Àli’.

“hey, devo essere gelosa?” fu una terza femmina a parlare.

“sai, Monica, che il mondo è pieno di bellissime donne” le parlava con voce suadente “ma nel mio ce n’è una sola” da queste parole scaturirono incredibili dolcezze, frasi da innamorati e un fugace bacio, prima di tornare alla coscienza di ciò che stava accadendo e ricomporsi.

Due femmine che si amano, e stanno insieme! Accidenti, sarebbero condannate dalle mie parti! Eppure sembrano così felici, così attratte l’una dall’altra.

Nella galassia, infatti, vi era qualcosa di tremendamente marcio, che Aster aveva ignorato. Era tutto ‘normale’, tanto che ormai da diversi secoli non erano apparse domande o addirittura forme di ribellione. O, almeno, così si credeva. La ragazza extraterrestre sarebbe andata a fondo di quella faccenda, avrebbe scoperto cosa c’era sulla Terra che tanto qualcuno cercava di nascondere e poi avrebbe puntato ai misteri della galassia, sempre che i due non fossero collegati. Era quello il suo obiettivo, e sentiva che quei baci fra ragazze era il primo passo. Aster trovava quell’atto innaturale e ripugnante, ma dentro di se percepiva come una sensazione di sbagliato, come se qualcosa in quel suo modo di pensare fosse tremendamente sbagliato, come se le fosse stato messo a forza nella testa da parole gentili e amichevoli.

Il ragazzo che l’aveva salvata se ne stava sulla porta della stanza. A lui si avvicinò Ali, e alla ragazza fu offerta una di quelle stecche che si usavano sulla Terra: spuntava da un contenitore rettangolare decisamente primitivo. “stizza?” domandò lui.

“sì, grazie” rispose lei, accettando, e quindi afferrando la stecca che sporgeva. Era bianca per circa quattro quinti e color ocra per un quinto.
‘stizza’? questo è il nome di quella cosa?

Aster si rese conto che quel corpo umano, nel quale era camuffata, le conferiva una basilare conoscenza delle lingue terrestri, o almeno di alcune, e una pronuncia perfetta per ognuna di loro. Deve essere l’imprinting della Ziggy Stardust, ma è incompleto. Molti vocaboli mancano, e non sono in grado di strutturare frasi complesse. Per fortuna che ho studiato la lingua terrestre italiana per conto mio, almeno quaggiù sarò più sciolta nel parlare. Quella inglese è forse quella nella quale sono più sciolta, ma non mi servirà, entro questi confini.

“come sta?” chiese un ragazzo sconosciuto, robusto nella muscolatura, di statura media e con la barba sfatta.

“chi è?” fu la domanda di un altro, basso e assai magro, con un paio di arcaici occhiali con lenti di vetro.

“è single?” domandò un altro ancora, pingue e anch’egli occhialuto, prima di beccarsi una pacca dietro il capo da un compagno, alto più di tutti gli altri.

Il salvatore di Aster le si avvicinò.

Dio, è terrorizzata! Guardate la sua faccia, sembra che sia appena stata stuprata, o che sia circondata da alieni! Pensaci tu a consolarla, no? Prima di tutto scopriamo che ha passato, questa poverina.

“stai bene, ragazza?” le chiese.

Ella rispose “sì”, balbettando. I capelli tremarono, quando la bocca si aprì, mutando la quiete che la ragazza stava cercando di imporre al suo corpo, e una goccia di acqua cadde da una ciocca. Alcune erano appiccicate al volto, altre grondavano. Necessitava una doccia calda e poi qualcosa per asciugarsi. Per lei, quella notte estiva era particolarmente gelida.

“ce la fai a dirmi il tuo nome o prima vuoi bere qualcosa di caldo? O preferisci qualcosa di alcolico”

“alcolico?” chiese lei, con la voce sempre spezzata.

“sì, abbiamo qualche bottiglia di spumante comprata al discount, più utile se si è giù ubriachi, sa di plastica” rise lui.

“magari avessimo il Cartize che imbottigli tu, eh, Jim?” disse l’amico pingue.

Jim!

“in viaggio con noi? Una bottiglia di vetro? Sarebbe andata in frantumi”

Vetro, avevo letto di questo materiale!

“Zoe” rispose infine Zoe.

“Zoe?” ripeté “è un nome stupendo, sai che in greco antico significa Vita?”

Ma fai l’etimologia del nome a tutte le ragazze che vuoi rimorchiare?

“sul serio? Mi piace” iniziava a riprendersi “e io quindi posso chiamarti Jim, giusto?” lui annuì.

“sì, e poi ci sono…” Zoe gli troncò la frase, riconoscendo alcuni dei nomi degli individui presenti. “Monica” disse indicandola “Ali” poi rivolse lo sguardo ad Abigail “Natalie Portman”. Come qualunque altro terrestre, i ragazzi si misero a ridere di gusto.

“ha il senso dell’umorismo, però!” esclamò il ragazzo che svettava su tutti.

Mentre Monica preparava un tè alla nuova ospite inattesa, Jim le fece fare conoscenza con tutti gli altri, presentandoli uno ad uno come faceva spesso ai concerti, con una punta di scherzo. Poi, quando Zoe finalmente sorseggiava la bevanda, con un viso incredibilmente sorpreso e confuso, i compagni cominciarono a discutere intorno al dovere o meno dar tetto a Zoe per almeno una notte.

“sapete che se ci scoprono i tizi del campeggio ci fanno un culo come una capanna?”

“ma cosa vuoi che dicano? Male che vada aggiungo io dei soldi, se lei non se lo può permettere” disse Jim.

“poi credete davvero che ‘sti tizi siano tutto il giorno lì per controllare che la rock band abbia i membri giusti nelle case? Ma per favore, qui c’è un andirivieni di ragazzi e ragazze che si portano in stanza i loro ‘rimorchi’, e nessuno se n’è mai accorto!”

“ma la nostra amica è un tantino… vistosa, sai com’è: se in una casa ci sono solo bianchi…”

“ragazzi, ma vi sembra il caso di parlare con lei qui davanti?” mise tutti a tacere Abigail.

“Abigail ha ragione, per stasera nessuno avrà da obiettare se le cedo il mio letto” oppure lo condividete “e poi domani troveremo una soluzione” sentenziò Jim.

In tutto questo, Zoe rimase muta. Ad un certo punto, quando tutti iniziavano a smistarsi nelle proprie stanze e nelle rispettive abitazioni, il ragazzo che portava il nome ‘Graziano’, ma tutti chiamavano ‘Gra’, prese da parte Jim e gli parlò lontano dalle orecchie della ragazza ospite.

“Jim, ne sei certo? Non conosciamo la sua storia, non sappiamo chi sia”

“l’ho trovata mezzo annegata sulla spiaggia, coi polmoni pieni d’acqua, ed è spaventata a morte, non credo proprio che ci ammazzi nel sonno”

“va bene, magari non è pericolosa in se stessa, ma può portare guai. Non pensi che se era in quello stato forse qualcuno l’ha ridotta così? Magari c’è dietro una storia più complicata di quel che pensiamo”

“che intendi dire?”

Graziano sospirò. “non so,ma quella ragazza odora di problemi con la droga. Mi sembra che da quando quella ragazza sia arrivata debbano arrivare gli scagnozzi della camorra da un momento all’altro, o qualche altro sicario pronto a farle fare la fine che avevano in progetto”

“se arriva la mafia sarei ben felice di far fare a loro la fine che si meritano: annegati nel loro stesso sangue”

“questo fa molto heavy metal, ma loro hanno i cannoni”

“se avessero armi non l’avrebbero fatta annegare, la ragazza, no?”

“forse non volevano farlo sembrare un omicidio”

“se non hanno il coraggio di accollarsi la responsabilità di un omicidio non ce l’hanno nemmeno di entrare in un bungalow di notte e trucidare i suoi occupanti”

L’amico prese a lisciarsi la barba corvina e mugugnare da perfetto sospettoso.

“secondo me ti fidi tanto perché ti piace, sei rimasto stregato”

“che? Ma va!” esclamò Jim.

“dài, è la copia di Zoe Saldana!”

“mi sento solo responsabile, insomma, l’ho salvata, dopotutto, non posso abbandonarla ora, non ti pare?”

“io dico solo che non mi sorprenderebbe trovarvi a letto, un giorno, un giorno non distante” ridacchiò.

Detta questa ultima battuta, Jim accompagnò Zoe mostrandole dove avrebbe dormito, ma non prima di essersi fatta l’agognata doccia calda ed essersi asciugata per bene. Le ragazze le fornirono asciugamani e phon per i capelli, oltre ad una veste da notte, e Zoe a quel punto non seppe quali parole usare per dire ‘grazie’.

“non basterebbe il più vasto degli imprinting per trovare le parole giuste per ringraziarvi!” disse. Quella frase suscitò una divertita perplessità, ma nessuno vi diede troppo peso.

Jim attese seduto al tavolo da pranzo che la sua ospite finisse la doccia, e nel frattempo scriveva e strimpellava motivetti con la chitarra acustica, suonando delicatamente con le dita per non fare troppo rumore. Quando Zoe aprì piano la porta del bagno, mostrò una chioma tanto scompigliata e gonfia che i capelli parevano asciugati da un individuo totalmente incapace di utilizzare un phon.


Per lo meno il pigiama è messo dritto. Glielo dovresti strappare di dosso, non controllare che sia dritto! Ma dico, a null’altro pensi? Altrimenti non sarei la parte istintiva e irrazionale di Jim, no? Mi farete diventare pazzo. Non hai nulla di più di ciò che hanno gli altri esseri umani, se non la fantasia di darci una voce nostra. 

“stai bene? Ti sei rilassata?”

“sì, quella doccia andava bene, e quel ‘phon’ è molto divertente” sorrise.

“dalle tue parti non si usa?”

Questa domanda fece ammutolire Zoe.

“non ti va di raccontarmi la tua storia? Da dove vieni, come sei finita su quella spiaggia, dove sei diretta… dove dovresti essere ora? Sai, le domande esistenziali di routine”

“adesso sono davvero stanca, perdonami, domani ti racconterò ogni cosa di me”

Jim concordò sul fatto che dovesse andare a dormire al più presto. E così fu. Quella notte, Aster, ora conosciuta come Zoe, non guardò le stelle: era immersa nella sua stella preferita, quella che fissava ogni giorno, quando il firmamento si mostrava nel buio. Ormai non si poteva tirare indietro, era in corsa, nella maratona del suo sogno. Era circondata da umani, il suo amico fra le stelle l’aveva salvata dall’annegamento, e adesso lui era fuori, seduto sulla veranda insieme a Graziano, e discuteva a proposito di un ‘Sol’ prima di un ‘Do’, o viceversa, seguito poi da un ‘Re’.

“no, io dico di metter prima il Sol, poi il Do, così viene più dolce e malinconica, si addice di più al testo”

“ma è più figa come dico io, Do, Sol e Re!”

“così ha il sound troppo energico, vivace”

“ma è perfetto, abbiamo una nota e poi due quinte! Sol è quinta di Do, Re è quinta di Sol, è una perfetta gradinata che sale verso le stelle!”

“va bene, proviamo così, ma se poi non mi convince cambiamo!”

“tuo il testo, tua la canzone”

Stanno scrivendo canzoni! È tutto così meraviglioso, è quello che ho sempre sognato! Sono certa che domani riuscirò a dialogare con tutti loro, voglio scoprire che tipi di persone sono.

Zoe era eccitata oltre ogni immaginazione, ma in quel momento la stanchezza vinse l’emozione, e chiuse gli occhi della giovane extraterrestre, al caldo fra delle coperte terrestri.

ANGOLO DEGLI AUTORI:
Zoe, alias Aster, ha conosciuto anche gli altri membri del gruppo di Jim, e si sforza di non apparire terrorizzata. Forse lei stessa credeva di reagire in maniera più spavalda, ma alla fine sembra sciogliersi un po', e ora non resta che vedere cosa accadrà il giorno dopo! 
_ La Setta Krypteia

 
  
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