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Autore: Skrill rider    20/10/2015    4 recensioni
(Sequel di "Eroi di Berk", leggete il primo libro, altrimenti non capirete niente di questa storia)
In questo secondo libro delle Cronache di Berk, si vedranno Arkius ed Eyvind ormai ventenni, alla ricerca della loro terra nativa, la terra del sud, la Southern bakken.
Durante il viaggio verranno a conoscenza di verità che segneranno per sempre le loro vite, stringeranno amicizie, combatteranno per la libertà, si faranno carico di una missione, cercheranno la loro vendetta...e dopo tutto questo? Resteranno nella loro patria o seguiranno il loro cuore, tornando a Berk?
Vi ho incuriosito abbastanza? Allora venite a leggere questa nuova avventura!
Buona lettura!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Drago Bludvist, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Berk'
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~Nelle notti più calme, quando il cielo stellato si riflette nel mare privo di increspature, le grandi navi mercantili cariche dei beni da portare alla loro patria, navigavano pacifiche e sicure.
Non sospettando minimamente di essere inseguite dai pirati.
Il più astuto e crudele di tutti loro era il capitano detto Occhio di demone. Erano cinque anni che terrorizzava i mari, senza mai venire catturato né visto. Si raccontava semplicemente che fosse molto giovane, che arrivasse dal nulla, razziasse le navi e svanisse. Non lasciava tracce, né prigionieri.
Per quanto le sentinelle abbiano tenuto gli occhi aperti, nessuna di loro è mai riuscita a intravederlo in avvicinamento, con il suo veliero chiamato “Furia del fulmine”.
Molti sono convinti che sia un flagello delle acque, un uomo assetato di sangue che terrorizzerà i mari finchè avrà vita. Altri pensano che sia solo un folle che va alla ricerca di tesori nascosti e razzia navi per divertimento.
Nessuno di loro dice il vero.

Il ragazzo dai lunghi capelli stava appeso alle sartie del suo veliero. Solo la gente del suo popolo aveva sviluppato quel tipo di navi, mentre in qualsiasi altro luogo era ancora usato il drakkar vichingo.
Ranera era il suo nome e Peco il suo cognome. Peco Ranera. Era un figlio di pastori di un’isola a sud, ma spesso si imbarcava sui mercantili, per il puro piacere di vedere il mondo.
Aveva vent’anni ed era alto e robusto, con lunghi capelli corvini e spettinati, legati da una fascia. Una barbetta nera gli cresceva sul mento e aveva un grosso neo sullo zigomo sinistro. Gli occhi erano castani.
Per quanto riguarda l’abbigliamento, dato che era figlio di pastori, vestiva di abiti poveri. Un paio di pantaloni logori neri, stivali neri, una casacca grigio scuro, una vecchia cintura di cuoio e un giubbetto senza maniche di pelliccia nera.
Stava con gli occhi scuri fissi nel buio di quella notte così tranquilla, pensando alle prime cose che gli passavano per la mente.
Un attimo dopo, dal nulla, arrivò un colpo e la nave rollò lateralmente. Il ragazzo cadde dalle sartie. Eccolo lì! Il veliero più temuto dei mari stava attaccando la loro nave.
Nessuno corse alle armi, sapevano che era inutile, quindi si buttarono tutti in acqua, mentre la ciurma nemica si lanciava all’abbordaggio, incendiando la nave e prendendo tutte le provviste.
Ranera nuotava disperatamente, per cercare di allontanarsi, ma invece venne preso da delle forti mani che lo issarono a bordo della nave ostile. L’avrebbero ucciso? Lui non lo sapeva. Si diceva che non facessero prigionieri.
Tutta la ciurma del mercantile venne catturata e tirata a bordo. Poi li fecero inginocchiare in fila, mentre un energumeno coi capelli lunghi e la testa rasata ai lati, con un tatuaggio sulla spalla, gli camminava davanti, pulendo un coltello da macelleria.
-Capitano! Cosa ne facciamo di questi?- gridò.
Passò qualche attimo di silenzio e la porta della cabina del capitano si aprì, rivelando il terrore del mare, Occhio di demone.
Avrà avuto vent’anni all’incirca. Era alto e muscoloso, con due spalle possenti. I suoi capelli erano castani, lunghi, abbandonati all’incuria e tenuti da una bandana nera. Aveva una barba rada e gli occhi castani…o almeno, l’occhio castano. L’iride dell’occhio sinistro era completamente sbiadita fino a diventare bianca, era rimasta solo la pupilla al centro, come un piccolo buco nero. Da qui il suo nome, Occhio di demone. La visione era resa ancora più raccapricciante da tre cicatrici scarlatte, che tagliavano verticalmente il lato sinistro del suo volto.
Era quella cicatrice che gli aveva provocato lo sbiadimento dell’occhio.
Dopo l’impatto visivo con il ribrezzo di quel viso sfregiato, veniva da chiedersi, ma sarà cieco o ci vedrà ancora? La risposta è: ci vedeva benissimo.
Avanzò verso i prigionieri e si voltò, mostrando l’altra parte del volto. Furono sorpresi nel vedere che se non fosse stato sfigurato da quella ferita, sarebbe risultato un ragazzo di bell’aspetto.
Vestiva con una trasandata casacca color verde bosco senza maniche, dei pantaloni neri e degli stivali marroni corteccia, con la pelliccia marroncino chiaro. Legati a essi, portava due coltelli.
Aveva una cintura di cuoio nero, alla quale erano attaccati dei gambali di armatura laterali e snodabili, che gli proteggevano la parte esterna delle cosce.
Tra i capelli aveva tre piume, di tre uccelli diversi.
Sugli avambracci portava dei bracciali con tre spuntoni affilati e aveva dei leggeri guanti neri senza dita.
Sulla spalla destra aveva una spalliera di armatura con tre punte.
Infine indossava un mantello da viaggiatore nero, con un collo largo, che poteva diventare un cappuccio. Tale mantello era tutto strappato e gli copriva solo la spalla sinistra.
Avanzava silenzioso scrutando in faccia ad uno ad uno i prigionieri, che ogni volta distoglievano lo sguardo per la paura.
-Cosa ne facciamo di questi signor primo ufficiale?- gridò in direzione della cabina del capitano, dalla quale uscì una donna, anche lei sui vent’anni, dai lunghi capelli rossi. Era il primo ufficiale.
Tra i capelli, tenuti da una fascia, aveva un paio di catene di gioielli.
Vestiva di una maglia di tessuto grossolano color marrone legno. In vita aveva legata una cinta di cuoio.
E a rivestire la sua gonna rossiccia e strappata in più punti, aveva una cotta di maglia.
Portava delle ginocchiere di ferro, spalliere anch’esse di ferro e foderate di pelliccia, bracciali marroni scuro, con delle borchie smussate sulla parte in alto e con una leggera seghettatura sul lato esterno.
Per finire aveva i pantaloni neri, un po’sbiaditi e stivali marroni e neri, con quattro piccole punte acuminate laterali.
-Direi che li trattiamo come abbiamo trattato tutti gli altri.- disse lei con un sorriso furbo su quella bocca sottile.
-Molto bene.- disse il capitano –ciurma! Accogliete degnamente i nostri nuovi amici!-
Quelli che prima si credevano prigionieri, all’improvviso si ritrovarono a mangiare, bere e cantare con i pirati. Si sorpresero molto nello scoprire che Occhio di demone in realtà non faceva prigionieri perché semplicemente li accoglieva sulla sua nave, offrendogli più libertà e una vita migliore. Il capitano inoltre non faceva mai vittime, bruciava le navi per far credere questo, ma uccidere non era nella sua natura.
Ranera era seduto su una panca con un boccale di idromele, che rideva con i suoi compagni, quando si accorse che qualcuno si era seduto vicino a lui. Era il capitano. Tutti tacquero.
-Signori.- disse lui con calma, guardandoli uno ad uno –voglio dirvi una cosa, per essere chiari. Su questa nave siete tutti a pari livello. A nessuno spetta una parte più grande di bottino, perché noi non rubiamo gioielli. Noi rubiamo provviste, perché dobbiamo raggiungere la Southern bakken. Sono anni che la cerchiamo. Quindi se qualcuno di voi non volesse venire, al primo scalo che facciamo sarà libero di sbarcare e andare per la sua strada.- fece una pausa –ora mi presento, perché il nome Occhio di demone me l’hanno affibbiato quei mercanti da strapazzo che si impressionano quando vedono una cicatrice. Il mio vero nome è Arkius Granit.- ci furono vari mormorii, che dopo un po’ si zittirono.
-E lei…- disse poi, circondando con il braccio le spalle della donna dai capelli rossi –è Eyvind Lokiston.-
Altra pausa di mormorii.
-Adesso, immagino che desideriate delle spiegazioni, quindi risponderò alle vostre domande.-
Un uomo tarchiato e coi capelli ramati alzò la mano:- Ma chi sei tu?- disse –che verità celi?-
Arkius lo squadrò:- Verità?- si tirò su la maglia, rivelando un fisico snello, ma muscoloso, solcato da miriadi di cicatrici, grandi e piccole, da tagli a bruciature.
Riabbassò la maglia:- Nessunissima verità.- rispose calmo.
Il seguente a parlare fu Ranera:- Cosa hai fatto all’occhio?-
-Beh, ecco una domanda che mi fanno spesso. Ti racconterò la storia…
Arkius ed Eyvind volavano sui loro draghi, lanciando sfere distruttive contro la nave avversaria, la nave comandata da colui che, anni prima, aveva portato via a Anders la donna amata.
Un abile spadaccino, a quanto pareva, al soldo di un contrabbandiere della Southern bakken. Erano sulle sue tracce da tempo, sperando che li avrebbe condotti alla sua terra, ma purtroppo vennero intercettati e si ritrovarono a combattere.
Fu così che Arkius si procurò quella ferita.
Stava cavalcando Fulmine, colpendo ripetutamente la nave, quando vennero colpiti da un arpione che perforò la zampa al povero skrill, che andò a precipitare.
Arkius si trovò solo davanti allo spadaccino misterioso, il cui volto era nascosto da un cappuccio nero. Iniziarono a combattere, ma a quel dannato sicario piaceva il gioco sporco, quindi colpì il ragazzo alla faccia, con delle piccole lame che aveva sulle nocche dei guanti.
Arkius ci mise un po’a capire che era ferito, perché il dolore non arrivò subito. Prima vide il sangue colare, poi gli si offuscò la vista e iniziarono delle fitte lancinanti, come se una lama rovente gli passasse la testa da lato a lato.
Cadde svenuto e quando si svegliò era sulla nave, circondato dalla ciurma e con l’occhio bendato. Martin, la vedetta esperta di veleni, ma anche di medicina, aveva curato l’occhio come aveva potuto. Era riuscito a fare in modo che Arkius potesse vederci ancora, ma purtroppo non aveva potuto impedire che l’iride sbiadisse fino a diventare bianca.
L’occhio impiegò due mesi a guarire del tutto.
Così terminò il racconto di Arkius, in un silenzio generale, che rese la notte ancora più fredda.
-Ma quindi avete dei draghi? E li cavalcate?- chiese stupito Ranera.
-Esatto.- rispose Eyvind.
-Allora venite dai territori vichinghi! E se quello che dite è vero, anche le leggende sono vere e i draghi esistono!-
-Già, i nostri sono a dormire nella stiva.- sorrise Arkius.
Ranera si inserì molto bene nella ciurma e Arkius gli diede il ruolo ufficiale di custode delle mappe, perché il fato voleva che quel ragazzo dai capelli corvini venisse proprio dalla Southern bakken e sapesse la direzione da prendere.

Arkius non aveva mai smesso di fare due cose da quando aveva lasciato Berk: tenere il conto del tempo che passava e calcolare sulla mappa quanto tempo ci avrebbe messo a tornare dalla sua posizione.
In nave ci avrebbe impiegato almeno tre anni a tornare Berk, ma in volo sui loro draghi in due mesi ce l’avrebbero fatta.
Un’altra cosa che non aveva mai smesso di fare era incontrarsi col mercante Johan sulla sua rotta e di chiedergli notizie dei suoi amici.
L’ultima volta che l’aveva incrociato era in un piccolo porto, tre mesi prima, ma dopo non ricevette più notizie.
Fu quell’ultima volta che il vecchio mercante lo mise al corrente della sconfitta dell’alfa e di un pazzo chiamato Drago Blüdvist, che intendeva distruggere i draghi. Venne così a conoscenza anche della morte di Stoick, che gli provocò un gran dispiacere. Seppe anche che Hiccup era il nuovo capo di Berk, cosa che invece lo fece sorridere.
Nei mesi successivi sentì una voce, in un porto, che diceva che Drago Blüdvist era vivo e si era diretto alla sua terra, la Southern bakken.
Arkius decise che era il momento di capire che cosa stava accadendo.
Un uomo che voleva distruggere i draghi, si era fatto nemica Berk e abitava nella terra di Arkius, doveva assolutamente essere trovato e sconfitto una volta per tutte.

ANGOLO AUTORE

Eccomi qui, bella gente, con il sequel di Eroi di Berk.
Che ne pensate come inizio?
Spero che andrete avanti a leggere a che recensirete numerosi!

A presto!
Skrill rider

   
 
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