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Autore: GirlWithChakram    25/10/2015    3 recensioni
Pochi mesi sono passati dalla morte di Xena e Gabrielle deve trovare il coraggio di andare avanti per dimostrare al mondo di essere la degna erede della Principessa Guerriera. Ma cosa accadrebbe se, in una terra lontana, trovasse qualcuno disposto a darle una seconda possibilità per stare con la donna che ama?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Gabrielle, Un po' tutti, Xena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 25: Di nuovo all’inizio
 
Tell me you love me
Come back and haunt me
Oh and I rush to the start
Running in circles, chasing our tails
Coming back as we are
Nobody said it was easy
It’s such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it would be so hard
I’m going back to the start
(Coldplay  – The Scientist)
 
«Meskhenet…» sussurrò Gabrielle «O preferisci Sekhmet di questi tempi?»
«Non sembri tanto sorpresa» si rabbuiò la leonessa «Speravo in qualcosa di più…»
«Teatrale?» provò a terminare il pensiero la poetessa, con tono sarcastico.
«Che intesa perfetta» commentò Mesk «Saremmo state un duo formidabile.»
«Peccato che tu sia malvagia» replicò con stizza il bardo.
«Questo dipende dai punti di vista, come ogni cosa» rispose la semidea «Tu che opinione hai in proposito, Xena?»
La Principessa Guerriera rimase in silenzio, limitandosi ad assumere un’espressione severa.
«Sono molto felice di conoscerti, comunque» riprese l’egizia «Ho sentito tanto parlare di te: la crudele ed invincibile signora della guerra, poi riformata e divenuta paladina dei deboli, talmente potente da eliminare persino gli dei. Qual è il tuo segreto?»
«Chi sei e che cosa vuoi da me?» ringhiò l’interpellata, ignorando la domanda.
«Quanta scortesia…» commentò la semidea scuotendo leggermente il capo «In tutta onestà mi sarei aspettata una qualche risposta ironica e brillante. Mi risulta difficile credere che di voi due sia Gabrielle quella divertente.»
La bionda si sentì offesa, ma mantenne il controllo. Non le avrebbe lasciato avere la meglio con quel piccolo gioco mentale. Cercò di ritrovare la calma lanciando una rapida occhiata in direzione della Principessa Guerriera, ma gli occhi della donna erano incollati a quelli della nemica, intenti a studiarla.
Immobili e avvolte dal silenzio, le due figure sembravano pronte a scatenare uno scontro di dimensioni epocali. L’agnello sarebbe stato l’unico testimone dello scontro tra il lupo e il leone.
Xena, con estrema naturalezza, portò la mano destra dietro la schiena e fece scivolare la spada fuori dal fodero con un movimento fluido, mentre di fronte a lei Sekhmet liberava il proprio khopesh dalla cinta a cui era appeso.
La poetessa fece un passo indietro, pronta a togliersi di mezzo per non intralciare la compagna, ma, così facendo, notò un lieve tremore alle gambe della mora.
Forse non si è ancora ripresa del tutto dall’incantesimo. Magari non ha riacquisito il pieno controllo del proprio corpo! Non posso lasciare che combatta se non può dare il meglio di sé. Devo guadagnare tempo.
Avanzò, riguadagnando il poco terreno perso, e si parò tra le due guerriere.
«Cosa c’è, Gabby?» chiese Mesk, abbassando la lama che era già pronta a colpire
«Prima che questa vicenda si concluda nel sangue, voglio parlare» disse la bionda «Anzi, voglio capire. Ho alcune domande che meritano una risposta.»
La leonessa rise. «E per quale ragione dovrei accontentarti?»
L’aedo non fu in grado di replicare prontamente, voleva temporeggiare ed era anche curiosa, eppure nessuna di queste due motivazioni era effettivamente valida. Desiderava più di ogni altra cosa comprendere come avesse potuto essere tanto stupida da non accorgersi prima del doppiogioco con cui era stata ingannata.
«Non importa» continuò l’egizia «Rimandare la vostra morte di qualche minuto non manderà a monte il mio infallibile piano di conquista.»
Gab accennò un sorriso, rendendosi conto che indurre l’avversaria a fare quattro chiacchiere era stato più semplice del previsto. I cattivi con manie di egocentrismo sarebbero sempre cascati in quel vecchio trucco.
«Allora, cosa ti preme sapere?»
«Innanzitutto» cominciò con voce decisa «Dove sono Isis e la piccola Masika?»
Meskhenet fece spallucce, bofonchiando: «Non ne ho la minima idea e non mi importa. Se questo è il genere di domande che hai in mente, potrei decidere di cambiare idea.»
La poetessa, per non rischiare di tirare troppo la corda, decise di andare sul sicuro: «Che cosa ti ha spinta a fare tutto questo?»
Gli occhi d’oro ebbero un guizzo all’udire quelle parole. Sekhmet si dilungò a narrare la storia di Ra e dei quattro fratelli, fino ad arrivare alla sconfitta che aveva subito da parte di Horus, ma a quel punto l’interesse di Gabrielle per la conversazione si era fatto più genuino.
«Quindi il tuo scopo è ottenere il Chakram per reclamare il trono d’Egitto?» domandò, dopo una breve pausa della semidea.
«Non dovrei essere costretta a tanto, dato che sarebbe mio di diritto» replicò Mesk.
«Ma la morte di Xena ha mandato a monte il tuo piano originale di attirare lei e il cerchio qui…» commentò l’aedo, riflettendo ad alta voce.
«Ed è per questo che ho avuto bisogno di te.»
«Allora non vedo per quale ragione farci attaccare di notte dai tuoi seguaci» rispose la bionda.
«Oh, beh, in realtà il motivo è piuttosto ovvio. Quale miglior modo per guadagnarmi appieno la tua fiducia se non difendere te e la mocciosa da un attacco dei predoni? E poi dovevo assolutamente fare in modo che avessi uno di quei medaglioni.»
Gabby aggrottò le sopracciglia e ripensò al “Voto” che aveva recuperato da uno dei cadaveri e che aveva tenuto con sé per tutto il resto del viaggio.
«Ci sono molte cose che non sai, mia poetastra, una di queste è che, dal mio caro padre, ho ereditato l’abilità di interferire con i sogni degli esseri umani. Purtroppo, però, ho bisogno che la mia vittima designata sia a contatto con un oggetto legato a me.»
Le iridi smeraldine arsero di rabbia, mentre la donna giungeva ad un’amara conclusione. «Quindi, ciò che ho sognato quando tenevo in mano quello stupido gioiello…»
«Erano scene che ho elaborato per manipolarti, sì» ammise tranquillamente la leonessa «Ma ti assicuro che non ho dovuto sforzarmi più di tanto… Mi sono addirittura divertita a creare quel finto ricordo con la confessione di Xena nella radura. Per non parlare di quando, dopo il nostro piccolo intermezzo romantico, ho dovuto aiutarti a ritornare sulla retta via e a ritrovare fiducia in te stessa e nella missione.»
Le guance di Gabrielle si tinsero di rosso, un misto di imbarazzo e di collera. Non aveva il coraggio di voltarsi ad osservare la reazione della compagna a quell’ultimo scambio di battute.
«Ma non credere che facessi la tenera solo per piacere personale» continuò l’egizia «Era tutto calcolato. Il nostro bacio, ad esempio, mi ha permesso di raggiungerti all’interno del flusso magico di Isis e mi ha garantito il controllo che tu stessa hai potuto sperimentare.»
Gabrielle serrò i pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi. Non era mai stata raggirata a quel modo e, per quanto lo odiasse, non poteva fare a meno di sentirsi ferita.
«Basta chiacchiere» intervenne inaspettatamente la Principessa Guerriera «Comincio ad annoiarmi.»
Il volto di Sekhmet venne invaso da un inquietante sorriso. «Allora diamo inizio alle danze!»
La poetessa fece un balzo indietro per veder sfrecciare la lama del khopesh in un ampio colpo laterale. L’intento non era stato chiaramente quello di ferire né lei, né la compagna, sembrava più che altro quello di allontanarle.
A pochi passi dalle spalle di Xena, si mise ad osservare l’evolvere dello scontro.
La mora rediviva parava senza difficoltà gli assalti portati avanti dall’altra, eppure non riusciva a contrattaccare con efficacia. Stava cercando di individuare un ritmo nella successione di colpi, per tentare di spezzarlo destabilizzando così la nemica, ma i suoi sforzi non stavano portando a niente. All’aedo parve che la Principessa Guerriera ancora non fosse nella propria forma migliore. Era certa che potesse combattere meglio di come stava facendo.
Dopo l’ennesimo fendente andato a vuoto, Mesk azzardò un movimento dall’alto, tentando di far impattare l’elsa dell’arma con il capo scoperto di Xena, ma la combattente fu pronta a rispondere, abbassandosi, e facendo fulminare a propria volta il pomolo della spada in direzione delle ginocchia nemiche.
Un ringhio sordo esplose dalla gola della leonessa, mentre, ferita, fu costretta ad indietreggiare leggermente.
L’altra ne approfittò per ristabilire equilibrio nello scontro. Prese a tenerla a distanza, colpendola con qualche calcio e vorticando la lama attorno a sé. La voleva portare con le spalle al muro.
Era quasi riuscita nel suo intento, quando un improvviso tremore alla gamba sinistra la fece vacillare, portandola a piegarsi sul ginocchio incriminato.
Con un urlo rabbioso, l’egizia tentò di contrattaccare, calando il letale khopesh verso il collo esposto della Principessa Guerriera, la quale fu costretta, per evitare il peggio, a fare leva sull’arto intorpidito pur di tentare un’acrobazia. Si appoggiò con la schiena ad una delle statue votive presenti e, con la sua proverbiale e sovrumana forza, afferrandola, riuscì a capovoltarsi dall’altra parte. L’atterraggio fu, però, più doloroso di quanto avesse calcolato. Anche la gamba destra, che fino ad allora si era fatta carico di quasi tutto il peso del corpo, iniziò ad essere percorsa da spasmi.
Gabrielle notò come i movimenti della compagna si facevano via via più incerti con il proseguire del duello e ciò non fece che aumentare la sua ansia. Sapeva che quello era l’ennesimo momento di Xena, quello in cui avrebbe malmenato il cattivo di turno, come da sempre aveva fatto. Ma qualcosa dentro di lei si smosse, forse un briciolo di coraggio e impulsività ereditato dalla Conquistatrice, portandola a domandarsi se, in quel caso, potesse agire più che da semplice spettatrice.
Sempre senza distogliere lo sguardo dalla lotta che imperversava davanti a lei, portò le mani agli stivali ed estrasse le fidate armi. I sai non erano una scelta saggia nel confronto con una lama lunga come quella di Meskhenet, ma non aveva scelta. Dalla sua decisione di intervenire o meno sarebbero potute dipendere non solo la vita della donna che amava, ma il destino dell’Egitto e forse persino dell’intero mondo.
La Principessa Guerriera, nel frattempo, era riuscita a rovesciare uno dei bracieri addosso all’avversaria, ma nonostante più di un lembo dei suoi abiti emettesse fili di fumo, Sekhmet non si era lasciata intimidire o sopraffare, anzi, proseguiva imperterrita nella sua sequenza di pericolosi fendenti.
Il cozzare delle lame dettava il ritmo serrato di una macabra canzone di morte, che più procedeva nella sua esecuzione, più faceva crescere l’apprensione del bardo.
All’improvviso, un gemito lasciò le labbra di Xena, mentre un lungo segno rosso compariva sul suo braccio.
«Dopotutto sei solo una comune mortale» commentò l’avversaria, osservando una goccia cremisi percorrere il filo del khopesh.
«Sei mortale anche tu» le ricordò Gabby, pronta a difendere la compagna.
«Oh, che scenetta commovente: l’agnellino che tenta di proteggere il lupo ferito» la canzonò, mostrando le zanne feline in quello che doveva somigliare ad un sorriso.
La bionda ignorò quelle parole e mantenne salda la propria posizione. Forse la Principessa Guerriera aveva solo bisogno di qualche altro minuto per riguadagnare il pieno controllo sul proprio corpo, doveva tenere occupata Mesk ancora un po’, ma non sarebbe bastato rigirarla nel fare quattro chiacchiere.
Avanzò con un salto piuttosto audace, guidando il sai nella mano sinistra verso il petto dell’egizia. La leonessa fu rapida a scartare di lato per evitare la punta affilata che la minacciava, ma Gabrielle non si lasciò scoraggiare. Doveva tenersi a distanza ravvicinata, se voleva avere qualche speranza di colpirla.
Così braccata e limitata nei movimenti, la semidea si ritrovò ad agire in modo impreciso. Non riusciva ad indirizzare i colpi con precisione, finendo per mutilare gli oggetti decorativi intorno e senza mai far sì che il metallo mordesse la carne dell’altra.
La poetessa sorrise compiaciuta. Per quanto assurdo potesse essere stato vivere come Medora in quel bizzarro mondo frutto della magia, qualcosa le era rimasto, come se si fosse sottoposta ad un allenamento intensivo da cui era uscita rinvigorita e con una invidiabile fiducia nelle proprie abilità di combattimento.
Non montarti la testa si disse, rievocando uno dei classici suggerimenti di Xena. Mantenne la concentrazione e continuò tenacemente ad incalzare l’avversaria, infliggendole danni considerevoli.
Sekhmet si ritrovò a ringhiare con le spalle al muro. Le unghie affilate della mano destra rasparono la parete, lasciandovi una macchia scura. Il sangue le colava lungo tutto l’avambraccio che era stato perforato da uno dei sai dell’avversaria, costringendola ad impugnare l’arma con la sinistra. Non aveva mai provato tanto dolore a livello fisico, ma ciò, invece che infiacchirla, non faceva che alimentare il suo odio e la sua determinazione. L’avrebbe fatta pagare a quelle due, a qualunque costo.
Gli artigli emisero un rumore stridulo cozzando contro la pietra e ciò le diede un’idea.
La poetessa tornò alla carica, facendo fulminare i sai per concludere quanto iniziato con il primo assalto. Indirizzò il colpo verso il fianco destro, ma il metallo cozzò contro il khopesh.
La semidea e Gabrielle si trovarono praticamente incollate. Tutto rimase sospeso per un momento, mentre le due si scambiavano uno sguardo carico di tensione. Poi l’improvviso silenzio fu spezzato dall’urlo dell’aedo. Le pericolose unghie della leonessa le si erano conficcate nella coscia sinistra, per poi risalire verso il busto, lacerando la carne con un’inquietante facilità.
La mano artigliata risalì fino al viso della bionda, allontanandosi solo dopo aver lasciato quattro segni paralleli che si estendevano lungo tutta la guancia.
Mulinando l’arto ferito, cercando di lasciare altri segni indelebili, Mesk recuperò a poco a poco la propria grinta, ribaltando la situazione.
La bionda zoppicava e a fatica si reggeva in piedi. Si sforzava per evitare il più possibile i colpi dell’altra, ma tutta la sicurezza accumulata si era dileguata in un soffio. La vista si andava appannando a causa della fatica e delle lacrime che, involontariamente, aveva iniziato a versare. Le piccole gocce salate si infiltrarono nei graffi aperti sul suo viso, causandole un’ulteriore ondata di fitte.
«Xena…» trovò la forza di articolare in un rantolo «Aiuto…»
La Principessa Guerriera udì quella disperata richiesta di soccorso, ma non si mosse, rimase immobile, con la spada ancora stretta in pugno, a fissare il vuoto.
Meskhenet rise, continuando con la propria offensiva. «Questa volta non ci sarà il tuo grande amore a salvarti da me» ghignò «È l’ora di scrivere la conclusione alla tua storia, poetastra.»
Gabby sentì il cuore sprofondarle nel petto. Era la fine. Il suo angelo caduto non sarebbe venuto a tirarla fuori dai guai. Avrebbe voluto voltarsi, per capire per quale ragione Xena avesse deciso di non intervenire, neppure con qualche parola di incoraggiamento.
Un’altra artigliata andò a segno, facendole volare via uno dei sai e facendo inzuppare di nuovo sangue i suoi abiti. La presa sull’altra arma si fece meno sicura e bastò un calcio a ridurla indifesa.
Si ritrovò in ginocchio, in quello stesso punto in cui si era ripresa poco prima, lo stesso punto in cui aveva riabbracciato la sua amata dopo lungo tempo, il punto in cui era stata catapultata dopo un’impresa che l’aveva spinta a sacrificare tutta se stessa. Lì avrebbe lasciato il mondo sensibile.
Ricordò il freddo della neve sulle montagne e il dolore perforante dei chiodi che l’avevano accompagnata durante la sua prima esperienza di morte. Quella volta sarebbe stato diverso. Era madida di sudore e sangue, sconfitta, devastata, ma soprattutto sola.
«Xena…» mormorò ancora una volta, chiudendo gli occhi in attesa del colpo di grazia.
«Ti concedo di guardare un’ultima volta la tua compagna, voglio vedere la pura disperazione sul tuo volto» disse la leonessa sfiorandole la guancia ferita con il khopesh, invitandola a voltarsi.
Il bardo accettò silenziosamente l’ultimo desiderio concesso. La mora era là, in tutto il suo mitico splendore, statuaria, indifferente, assente, insofferente di fronte al dolore dell’altra. Chiaramente qualcosa non andava, ma Gabrielle non avrebbe mai potuto scoprire cosa.
Mille frasi si composero nella sua mente, interi poemi pretendevano di essere recitati per addolcire quell’addio, ma la bocca fu in grado di pronunciare solo una manciata di sillabe: «Ti amo, ora, da sempre, per sempre.»
Le iridi cerulee brillarono, risvegliate dal torpore.
Un sorriso nacque spontaneo sulle labbra di Gab. Si era sbagliata, anche in quell’irreale e tragico frangente, la sua donna non l’aveva abbandonata.
Sekhmet caricò l’ultimo, decisivo, fendente. L’ora del giudizio era giunta.
Un lampo verde speranza illuminò gli occhi del bardo di Potidaea. Il Fato le mise in mano la chiave per essere l’eroe della situazione. Dalla sua posa da condannata, riuscì ad allungare le dita intorpidite fino ad un oggetto che brillava tra le macerie di una delle statue cadute.
La lama del khopesh stridette un’ultima volta, prima di spezzarsi contro il Chakram. Il cerchio proseguì, senza lasciare la mano che lo impugnava. Gabrielle si risollevò con una forza che non sapeva di possedere, portando la lama circolare a tranciare la base del collo della semidea.
Un rantolo, accompagnato da fiotti di viscoso liquido cremisi, lasciò la bocca di Meskhenet. Il corpo perse tutta la propria stabilità, crollando sulla bionda, che per poco non ne rimase interamente schiacciata.
Il silenzio piombò nuovamente sulla sala cerimoniale.
L’aedo attese per lunghi minuti che accadesse qualcosa. Era tornata per terra, stravolta, affiancata dal cadavere della sua più difficile avversaria. Faceva respiri profondi, cercando di fare chiarezza sugli eventi degli ultimi minuti.
Dopo quella che parve un’eternità, captò un lieve rumore di passi. Tirò su la testa e osservò la Principessa Guerriera avvicinarsi. In un primo momento, la mora le tese la mano per aiutarla a mettersi in piedi, ma con un cenno della testa fece capire di non essere in grado di alzarsi.
Sempre senza rompere la quiete, Xena si chinò per avvicinarsi alla bionda. Si fissarono silenziosamente, meditando su quali parole fossero le più adatte ad essere pronunciate.
«Stai bene?» chiese la mora.
Gabby provò una strana sensazione, quello non era esattamente l’esordio di conversazione che si aspettava. Tutti i bei sentimenti che l’avevano investita ad un passo dalla fine vennero messi da parte in favore di una collera sconosciuta. Realizzò di sentirsi tradita, perché nel momento di più genuino bisogno, la donna che amava era rimasta a guardare, indifferente. «È il meglio che sai tirare fuori?» commentò tra i denti «Che razza di domanda è? Ci è mancato un soffio che quella pazza mi decapitasse, dopo avermi squarciato una gamba e avermi sfigurato! Perché non sei intervenuta? Hai visto che ero in difficoltà! Mi avresti lasciata morire!?» sbottò.
Destabilizzata da quello scoppio di rabbia, l’altra indietreggiò di un passo.
«Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutto quello che ho fatto… Perché? Dimmi perché non hai reagito?» continuò «Ti prego, dimmi che c’è una spiegazione.»
«Io…» bisbigliò Xena, con un tremito nella voce «No… Non potevo. Non riuscivo a muovermi. Ero paralizzata.»
Gli occhi di Gabrielle si ridussero a due fessure. «E questo dovrebbe bastarmi?»
«Non capivo per quale ragione dovessi intervenire ad ogni costo… Sono confusa, Gabrielle. C’è qualcosa di sbagliato in me, lo sento.»
La poetessa assunse un’espressione di pura confusione.
«Finchè mi sono concentrata sullo scontro, mi sono sentita me stessa, ma appena i miei pensieri si sono spostati su di te… Ho avuto un blocco.»
«Perdonami, ma continuo a non capire.»
«È qualcosa che ti riguarda, credo…»
L’aedo scosse la testa, incapace di trattenere una risata. «È troppo assurdo. Non può esserci ancora qualcosa che non va.»
La Principessa Guerriera borbottò tra sé e sé qualche istante prima di dire: «La mia mente scherma qualsiasi pensiero inerente a te. Ricordo tutto quello che abbiamo passato insieme, ma c’è come un muro che mi impedisce di andare oltre… È come se avessi davanti a me un’estranea.»
«Oh, e dunque avresti lasciato perire la tua compagna solo perché sei ancora un po’ scombussolata dopo che lei stessa ti ha riportato indietro dal Regno delle Ombre?» domandò acida l’altra.
«Avrei voluto aiutarti, davvero!» replicò.
«E perché non l’hai fatto!?»
«Perché…» il resto della frase rimase bloccato nella gola di Xena, non aveva parole. Ciò che non era in grado di esprimere, si riversò sottoforma di pianto.
Gabby si sconvolse nel vedere quelle lacrime. La sua Principessa Guerriera non avrebbe mai pianto. Ma in quel viso così noto, bagnato di autentico dolore, vide riflessa il propria sofferenza. C’era davvero qualche problema con Xena e il suo atteggiamento ostile non avrebbe aiutato a risolvere la situazione.
Ancora una volta, un pensiero la colpì. L’incantesimo. Forse qualcosa era comunque andato storto. Aveva riportato indietro la persona che amava, ma non per intero. Mancava il pezzo più importante di quel difficile rompicapo.
«Xena» mormorò, cercando di addolcire il tono per celare il proprio timore «Ho bisogno di farti una domanda importante.»
La mora annuì, asciugandosi il volto.
«Scava in fondo al tuo cuore e dimmi: senti qualcosa, qualsiasi cosa, per me? Che sia odio, affetto, repulsione, una qualunque sensazione.»
«Io…» balbettò «No. So che ci dovrebbe essere qualcosa, ma non c’è.»
Quelle parole ferirono Gabrielle più di quanto potesse fare qualsiasi lama mai forgiata. La sua più grande, inespressa, paura si era realizzata. Era come se gli anni vissuti insieme, le esperienze condivise, il loro legame, costruito su piccoli gesti, e il loro amore, sbocciato a poco a poco quasi all’insaputa di entrambe, fossero stati spazzati via. Era tornata all’inizio. Per la donna che amava non era nulla più che la ragazzina incosciente che aveva deciso di seguirla tanto tempo addietro.
Quella realizzazione, per quanto atrocemente dolorosa, fu però presto soppressa da una ancora più forte.
«Non importa se ora non c’è niente» disse dolcemente, posando una mano sulla spalla dell’altra, dimentica di qualsiasi negatività «Anche se dovessi tornare al punto di inizio altre cento volte, anche dovessi farlo per ogni giorno rimanente, ti farò ricordare quello che una volta provavi e, se non dovessi riuscirci, ti farò provare qualcosa di nuovo. Non mi arrenderò. Non adesso. Questa non può essere la fine della nostra storia, deve essere un nuovo inizio.»
Aveva pronunciato quella frase quasi senza prendere fiato e non si era accorta delle ferite che a poco a poco si andavano rimarginando, delle statue che tornavano integre, delle tracce del duello che scomparivano, come se non ci fossero mai state.
Gabrielle non notò nulla di tutto ciò. Xena, spinta dall’istinto, l’aveva cinta in un abbraccio e aveva lasciato che le poggiasse la testa sulla spalla come, non riusciva a ricordare con chiarezza, ma era successo mille altre volte. Una valanga di sentimenti aveva investito la poetessa, tagliandola completamente fuori dal mondo.
Quando ogni cosa sembrò tornata al proprio posto, un rombo, come di tuono, scosse il tempio. Le due si separarono leggermente, incapaci di comprendere.
Parole di un canto mistico rimbombarono tra le pareti, mentre sugli occhi della poetessa calava ancora una volta l’oscurità, ma sulle sue labbra nulla avrebbe potuto cancellare la bozza di sorriso che solo la vicinanza della sua anima gemella poteva far nascere. Il loro amore si era dimostrato più forte anche dell’ultima prova.

NdA: che dire... sarò ripetitiva ma esordirò con le scuse. Scusate se ci ho messo tanto, scusate se vi ho costretti ad aspettare, scusate se probabilmente sarete costretti ad aspettare ancora. Non lo dico per giustificarmi, ma ho dovuto affrontare uno dei peggiori blocchi mai visti, per quasi quattro mesi non sono stata in grado di scrivere un paragrafo che non facesse totalmente schifo e sforzarmi non faceva che peggiorare le cose... Ma poi ho ritrovato un po' di ispirazione e questo è il risultato. Come credo di aver già detto, siamo ormai alla fine, mancano infatti solo due capitoli (perchè così saranno 27 che è un numero che asseconda il mio OCD), inutile dirvi che però neanche gli dei sanno quando questi fantomatici aggiornamenti arriveranno. Ora, i ringraziamenti: a wislava, per tutto, impressioni, supporto, correzioni, ogni cosa; ai recensori xena97 e grascalisi per i puntuali commenti; a Stranger in Paradise e BelleDameSansMerci un grazie speciale sia per le loro recensioni, ma anche per gli incoraggiamenti, le ho già ringraziate privatamente, ma mi sembrava doveroso ribadire che se il capitolo ha trovato la forza di nascere è anche un po' merito loro; non può mancare un grazie di cuore a tutti gli altri, perchè, come mi piace ripetere, una storia senza lettori non avrebbe ragione d'essere. E quindi, dopo questo sproloquio, è giunto il momento di congedarmi nuovamente. Non perdete le speranze, prima o poi avrete la conclusione che meritate.
P.S. ho modificato, come avrete forse notato, l'impaginazione, era una cosa che avevo deciso di fare tempo fa, ma solo ora ho trovato il tempo. Spero vi renda la lettura più scorrevole.
   
 
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