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Autore: JPav    25/10/2015    1 recensioni
Un Harry Potter proiettato in un mondo dove dovrà combattere di nuovo la sua nemesi. La disperata battaglia tra lui e Voldemort per chi riuscirà a sopravvivere. Un Harry diverso dal canon.
Genere: Dark, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte, Ordine della Fenice | Coppie: Harry/Hermione, James/Lily
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
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THE SURVIVOR

 

Capitolo 21: Il potere che l'Oscuro Signore non conosce

 

Godric's Hollow, 2 Ottobre 1998

 

Un tiepido sole autunnale splendeva sul cimitero del piccolo paese, incapace di scaldare i cuori delle poche persone lì presenti. Quella giornata tersa era in netto contrasto con il clima solitamente piovoso della Britannia in quel periodo e, in qualche modo, questo raddoppiava il senso di sbagliato che aveva quella giornata. Il corpo di Harry non avrebbe dovuto giacere in una bara, tanto per cominciare. Avrebbero dovuto festeggiare la dipartita di Voldemort insieme e liberare l'Inghilterra. Avrebbero dovuto ricostruire la scuola, adesso diventata il nuovo covo del nemico, dove lui gli avrebbe offerto un posto da insegnante. Harry sarebbe stato perfetto come professore di Difesa contro le Arti Oscure, non solo per la sua competenza in materia, ma soprattutto perchè avrebbe infranto la maledizione di Riddle su quel ruolo con l'uomo che lo aveva fisicamente eliminato.

 

Nulla di tutto questo sarebbe accaduto. Non più.

 

Silente ragionava su questo mentre la bara veniva calata nella fossa, chiedendosi come e dove avesse fallito questa volta. Non era riuscito a raggiungere Harry in tempo, in breve. Il Campo di Disturbo eretto dai Mangiamorte per l'occasione aveva impedito l'invio di rinforzi. Si maledisse per non essere accorso subito, non appena il giovane Paciock aveva inviato il segnale d'aiuto. Avrebbe potuto proteggere Harry o sacrificarsi per lui. Maledisse la sfortuna, perchè Fanny aveva appena avuto il giorno del falò e non poteva ancora materializzarlo a Diagon Alley, ed infine maledisse segretamente Harry, per non essersi ritirato da un campo di battaglia svantaggioso, come gli aveva più volte raccomandato.

 

Ora, le sue speranze ed i suoi sogni venivano seppelliti insieme al corpo dell'unica persona che avrebbe potuto ucciderlo. Questo in verità non era corretto -lui lo sapeva - perchè la Profezia era applicabile solo fin quando entrambi fossero rimasti in vita. Dato che Voldemort aveva ucciso Harry quando era un neonato, erano già diciassette anni che chiunque altro avrebbe potuto finirlo. Ad ogni modo, questo non cambiava nulla. Harry aveva portato una speranza... meglio, una certezza di vincere questa guerra. Ora invece, tutto ciò che rimaneva per combattere era un pugno di persone psicologicamente vinte.

 

Si fermò ad osservare i volti di Lily e James. Erano entrambi distrutti. Il loro livello di dolore trascendeva le lacrime. Abbassò lo sguardo per evitare di incrociarlo con i loro, temendo di vederli traboccare di accuse. Se solo fosse stato l'Albus Silente di una cinquantina d'anni prima, sarebbe stato tutto diverso. Avrebbe avuto facilmente la meglio sull'arrogante Riddle così com'era stato per Gellert Grindelwald, ma il triste stato di cose era che il suo corpo più che centenario non aveva più riflessi allenati. La sua magia non era più quella di un tempo. Era ancora temuto dai cosiddetti 'Mangiamorte', ma non era ovviamente più in grado di misurarsi con il loro padrone.

 

Mentre Albus Silente lasciava a dubbi e sconforto impadronirsi di lui, avvertì un cambiamento nella magia dell'aria. Piccole fluttuazioni del campo di magia che una vecchia leggenda come lui non mancava mai di cogliere. A giudicare dai rumori che accompagnavano questa sensazione, doveva trattarsi di materializzazioni multiple attorno a quel luogo. Non estrasse la bacchetta, ne lanciò un qualsivoglia segnale di allarme. Se erano Mangiamorte venuti a terminare il lavoro, che facessero pure. Resistere, soffrire e combattere a cosa potevano servire, ormai? I trenta membri dell'Ordine della Fenice attorno a lui erano gli ultimi rimasti al suo fianco. Gli altri, troppi, erano morti ad Hogwarts, o a Diagon Alley, o nelle mille battaglie che avevano combattuto in quegli anni. Permise al suo sguardo di vagare lungo il perimetro del cimitero, aspettandosi di vedere il nemico.

 

Non erano Mangiamorte. Erano ragazzi, donne e uomini che camminavano silenziosamente verso l'ingresso del piccolo cimitero. Qualcuno portava un fiore. Le famiglie si stringevano protettivamente tra loro, poco abituate a lasciare la salvezza della propria casa nascosta. Erano circa una trentina, ma ben presto altre persone apparvero. Albus Silente guardò silenziosamente lo strano corteo avvicinarsi, lasciare un fiore o una lacrima presso il luogo di sepoltura e poi fermarsi ai lati. In breve tempo, il piccolo cimitero si riempì come mai prima di allora.

 

Silente era confuso. Data la locazione più che ovvia, si era aspettato una visita dal nemico piuttosto che da una folla venuta a commemorare Harry. Questo riaccese qualcosa in lui. Si guardò intorno e, per la prima volta da molto tempo, capì perchè era davvero importante continuare a combattere. Non si trattava della sua vita, ne di quella dei membri dell'Ordine, ma di una nazione, un popolo. Dall'agguato fallito in cui persero la vita alcuni dei suoi uomini, tra cui Remus, non aveva più voluto combattere o uscire dal castello. I confini delle mura erano per lui i confini dell'Inghilterra. Ora capiva che fuori le persone continuavano a soffrire.

 

Quelle persone non sapevano che Harry Potter fosse un eroe, un Prescelto. Ignoravano il contenuto della Profezia, ma avevano visto un ragazzo appena maggiorenne sfoderare la bacchetta contro il mago più temuto di tutti i tempi. L'avevano visto resistere ai suoi attacchi e contrattaccare. Senza paura. Senza alcun timore. Lo avevano visto morire, si, ma avevano capito che Lord Voldemort era solo un mago, mentre loro erano un popolo. La storia di quel giovane ragazzo corse di bocca in bocca, di villaggio in villaggio, finchè decisero che era ora di muoversi. Reagire.

 

Mentre il senso di solitudine abbandonava Albus Silente, si fermò a riflettere sul verso della Profezia.

 

"Ma egli avrà un potere a lui sconosciuto..."

 

Non si trattava di potere vero e proprio, questo lo sapeva già da tempo. Aveva pensato per tanti anni che si riferisse all'amore. Forse, ma un'altra possibilità gli passò per la mente. Era il potere di smuovere le coscienze, di unire i maghi e le streghe sotto un vessillo comune. Da un lato, persino il venerabile Albus Silente non era riuscito a tanto. Eppure lo aveva visto con i suoi occhi, la prima volta che Harry si era mostrato dentro Hogwarts. Il suo discorso a proposito del sacrificio individuale. Aveva detto che lui si sarebbe occupato di Riddle, ma tutti avrebbero dovuto fare la propria parte contro il suo esercito. E qual'era stata la mossa degli abitanti del castello in risposta? Avevano chiesto addestramento, ed il povero Filius aveva iniziato a dare lezioni di duello in Sala Grande. Se non fosse stato per quello, il numero di combattenti in retroguardia non sarebbe stato sufficente a garantire l'evacuazione degli altri.

 

Si sentì profondamente in colpa. Aveva strappato un ragazzo da un mondo in cui era vittorioso e lo aveva trascinato di nuovo in battaglia. Aveva illuso i Potter di poter essere una famiglia ancora una volta, ed ora il loro tormento era raddoppiato. Non poteva fare ammenda per questi errori. Poteva solo giurare a se stesso che avrebbe fatto il possibile perchè il sacrificio di Harry non fosse vano. Lasciò le lacrime cadere di nuovo, per un'ultima volta.

 

XXX

 

Foresta di Hogwarts, 31 Ottobre 1998

 

Bill Weasley si asciugò la fronte con la mano. Aveva davvero un aspetto terribile. La pelle ancora pallida ed i costanti dolori al braccio maledetto gli ricordarono che sarebbe dovuto rimanere a letto per terminare il periodo di convalescenza, piuttosto che lanciarsi di nuovo in battaglia. Tuttavia, i suoi preziosi talenti come Spezzaincantesimi erano davvero necessari alla causa.

 

Finì di preparare il sessantottesimo Ariete di Cartagine e lo seppellì a pochi metri dal punto dove partivano le barriere del castello. Erano aggeggi davvero utili e tremendamente costosi, ma lui era in grado di fabbricarseli da se. I dispositivi erano in grado di prosciugare l'energia delle barriere protettive attorno ad un posto in pochissimo tempo, almeno finchè non si erano caricati totalmente. Poi, le barriere sarebbero tornate al loro stato naturale di piena efficenza. Era un modo veloce e sporco per evitare di abbattere strati su strati di barriere perimetrali; un lavoro che avrebbe richiesto forse giorni, nel caso di Hogwarts, ed avrebbe dato tutto il tempo disponibile al nemico per un contrattacco. Bill calcolò che il bypass delle barriere sarebbe durato fra i sei e gli undici minuti.

 

Il secondo punto era impedire ai Mangiamorte o al loro padrone di fuggire da Hogwarts una volta cominciato l'assedio. Per ovviare a questo problema, aveva dovuto costruire una serie di barriere addizionali a circa tre kilometri dai confini della scuola che impedissero la Materializzazione, le Passaporte ed i viaggi via camino. In totale, aveva dovuto lavorare sotto il Mantello dell'Invisibilità di James per quasi tredici giorni.

 

L'assalto al castello sarebbe stato unico nella storia. Le barriere bypassate sarebbero rientrate in piena efficenza dopo che tutto l'Ordine fosse entrato. A quel punto, sarebbero entrate in funzione le barriere Anti-Smaterializzazione attorno al castello. Questo creava una situazione pericolosa. L'Ordine non poteva ritirarsi in alcun modo. La Smaterializzazione era appunto impossibile e, se l'assalto fosse stato un fiasco ed avessero provato a fuggire a piedi o in sella ad una scopa, le barriere tornate in funzione li avrebbero massacrati. L'unica consolazione era che il nemico aveva gli stessi problemi.

 

Si alzò dal terreno e sentì qualcuno camminare verso di lui. "Siamo pronti?"

 

Si voltò, sebbene avesse riconosciuto la voce di Albus Silente. "Si, gli Arieti di Cartagine sono in posizione. Secondo i mei calcoli ne erano necessari cinquantotto per scaricare le barriere, ma ne ho creati una decina in più di backup. Aspetterò che siate tutti dentro e poi attiverò le barriere anti fuga. La frase d'attivazione per gli Arieti è 'nel nome di Harry'. Dovrà pronunciarlo lei."

 

Silente annuì e gli mise una mano sulla spalla. "Mi dispiace averti chiesto di rimandare le cure."

 

Bill sorrise. "Nessun problema. O avrò tutto il tempo per rimettermi o non ci sarà comunque più un futuro."

 

Silente annuì lentamente, poi si voltò verso le persone alle sue spalle. Non riusciva ancora ad abituarsi a tutta quella gente. Nonostante la loro appena decente preparazione al combattimento, nonostante la paura che il nome 'Lord Voldemort' ancora generava ed a discapito di sapere che molti di loro non avrebbero fatto ritorno a casa quel giorno, quasi tremila persone erano con lui quel giorno. Erano un esercito.

 

Silente si schiarì la voce. "Infine, l'ora è giunta. Anni passati nella paura e nell'angoscia ci hanno condotti a questo momento. Non ci sarà una seconda occasione. O scivoleremo nell'oblio, o tra cent'anni ricorderemo ancora questo momento glorioso. Non posso promettere ad ognuno di voi che stasera tornerà a casa, sano e salvo, ma posso assicurarvi che abbiamo una reale possibilità di mettere fine a tutto questo. Combattete per voi stessi! Combattete per i vostri figli ed il loro futuro! Combattete... nel nome di Harry!"

 

 

 

Note dell'autore: ci siamo! Ecco la fine! Ho deciso di non mostrare la battaglia e chi vince, lasciando alla vostra immaginazione la conclusione. Dal mio punto di vista, l'esercito di Silente ha i numeri per farcela. Suppongo che qualcuno di voi si sia aspettato che Harry in realtà fosse ancora vivo. Se è così, chiedo scusa per la delusione. Non tutte le storie sono favole con un buon lieto fine. Mi piace scrivere storie più per passione che per educazione, quindi 'e vissero felici e contenti' non è proprio il finale che mi entusiasma di più.

 

Per il momento, non ho nessuna idea in cantiere e penso che prenderò una piccola pausa, prima di cominciare a scrivere di nuovo. Un ringraziamento speciale va a Solido per l'importante lavoro di supporto e betaggio lungo la strada, ed il resto dei ringraziamenti va a voi per aver seguito e recensito questa storia. Spero di aver fatto un buon lavoro e di avervi divertito.

 

A presto, JPav. 

  
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