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Autore: Jenny Ramone    26/10/2015    2 recensioni
Jean Paul Marat.
Camille Desmoulins.
Georges Jacques Danton.
Louis Antoine Saint Just.
Maximilien Robespierre.
La Rivoluzione divora i suoi figli.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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15 Germinale dell'Anno II
(5 Aprile 1794)

                                                              « Audacia, ancora audacia, sempre audacia e la Francia sarà salva
                                                                                              Georges Jacques Danton.
 

“Georges Jacques Danton.
Avvocato.
Deputato alla Convenzione Nazionale”-ho appena iniziato quella che dovrà essere la mia difesa e già un fragore di applausi e grida si leva dalla folla che è presente nell’aula per assistere al processo.
Sembra incredibile, non avrei mai pensato di poter finire io stesso davanti al tribunale rivoluzionario!
Robespierre, Saint Just… e il loro onnipotente Comitato!
Io me ne fotto dei Comitati!
Non sono altro che una struttura ridicola con una parvenza di legalità e rispetto della Virtù che a Maxime preme tanto ma in realtà tutto ciò si traduce in gruppi di furfanti alle dipendenze di quell’essere con la parrucca incipriata che io non definisco nemmeno più uomo; questi personaggi che prima combattevano per la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza, adesso non si fanno più alcuno scrupolo a passare dalla parte del Dittatore.
Io vorrei solo capire cosa pensa di ottenere con la mia morte.
Il popolo mi ama ancora, lo ha dimostrato ampiamente durante il processo: al punto che Fouquier ha chiesto di far sgombrare l’aula sia al pubblico che ai giornalisti che erano venuti ad ascoltare per prendere appunti e imprimere questo momento nella Storia.
Osservo i miei compagni di sventura: la mia attenzione si posa soprattutto su Camille.
Il pazzo all’ultimo si è pentito e ha cercato di evitargli la ghigliottina ma lui non si è lasciato corrompere in alcun modo e ha preferito seguirmi, anche se è consapevole di quello che comporterà questa scelta: lo ammiro per questo.
Ci vorrebbero vedere illusi, ancora illusi di poterci salvare ma io so che tutto ciò non accadrà e non esito a rivolgere ai giudici parole infuocate:
” Non ci sarebbe stata alcuna Rivoluzione senza di me, non ci sarebbe la Repubblica senza di me… so che siamo condannati a morte, conosco questo tribunale, sono stato io a crearlo e chiedo perdono a Dio ed agli uomini… non era nelle intenzioni che divenisse un flagello per il genere umano, bensì un appello, un'ultima disperata risorsa per uomini disperati e gonfi di rabbia…non sarà necessario trascinarmi a forza sul patibolo… se io ora difendo me stesso è per difendere quello cui aspiravamo e, più ancora, che abbiamo conseguito e non per salvare la mia vita".
E’ vero.
A me non importa poi nemmeno tanto di morire.
Mi sono rassegnato.
Quello che ha veramente importanza è che se io muoio, cosa ne sarà degli ideali per cui ho combattuto?
Sarebbe facile pensare che vivranno ma è improbabile che succeda: il popolo da solo non può farcela, ha vitale bisogno di un leader, uno che sia abituato ad avere a che fare con la gente, che la capisca e la possa aiutare davvero, cosa che nè Robespierre nè la sua cricca saranno mai in grado di fare concretamente.
Io amo il mio popolo e amo il mio Paese.
Per questo non voglio abbandonarli e non accetto false accuse come quella secondo cui sarei corrotto e avrei cospirato per salvare il re, arricchirmi e far fallire la rivoluzione!
Mi stupisco sempre di più di quello che sono stati capaci di inventarsi… devo riconoscere che in quanto ad originalità posso complimentarmi con loro.
Continuo a urlare da giorni ormai, non ho nemmeno più la voce, sono stanco.
Non vogliono concedermi testimoni (forse non ne hanno?), non mi ascoltano… rinuncio a difendermi.
E’ una partita persa.
Ho trentacinque anni e ne sento sessanta, sono stanco di combattere, vorrei solo poter vivere in pace e vedere i francesi fare lo stesso.
Niente più guerre, niente più diseguaglianze; esattamente ciò che ci stava tanto a cuore: se si potesse realizzare!
Io non lo vedrò, non vedrò una Francia libera e democratica come ho sempre desiderato; ormai la carretta dei condannati sta attraversando Rue Saint Honoré per poi giungere alla destinazione ultima: Place de la Révolution.
Passa davanti a casa dell’Incorruttibile e non so per quale motivo ci fermiamo sotto le finestre.
Io alzo lo sguardo: “La tua casa verrà cosparsa di sale e tu presto mi seguirai”-penso, amareggiato.
So che in questo momento tu sei a letto, in preda a una indefinita malattia nervosa: lo so io di che malattia si tratta: il senso di colpa.
Il senso di colpa per aver fatto uccidere degli innocenti ti divora.
E’ il minimo che ti possa succedere e devo dire che mi sembra strano che tu abbia ancora una coscienza in grado di provarlo: pensavo che ormai non avessi più rimorsi di alcun genere.
E’ dunque il momento, non mi resta che guardare un’ultima volta il cielo, lasciarmi legare all’asse e morire.
Anzi, no, rivolgo le ultime parole al boia!
Non ho dubbi su quali debbano essere:” Non dimenticare di mostrare la mia testa al popolo: ne vale la pena".

ANGOLO AUTRICE:
Bonsoir! :)
Oggi è il compleanno di Danton(e l’ho scoperto solo stamattina su Facebook!) quindi auguri Georges, ovunque tu sia. <3
Questo capitolo… io non sono particolarmente convinta.
Non mi piace molto… ma onestamente non credo che avrei potuto fare di più per quanto riguarda Danton, come ho già detto è quello che mi ha sempre interessato meno, senza nulla togliere al personaggio che sicuramente meriterebbe più attenzione.
Vi piace?
Fatemi sapere, il prossimo sarà Saint Just!
Awww quell’uomo… su di lui avrò da scrivere parecchio. <3
Da questo capitolo alcune frasi sono tratte dal vero processo a Danton... mi sembrava che creassero un effetto più bello.
Non credo di dover dare delucidazioni ma se servissero non esitate a chiedere.
A presto e grazie!
Jenny

  
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