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Autore: MelimeJH    02/11/2015    0 recensioni
Michael ha diciotto anni ed è un liceale come tutti,ha degli amici,va bene a scuola, ha una vita tranquilla. Tuttavia,non è sicuro sulla sua sessualità ma non ne parla con nessuno. Cosa succederebbe se il ragazzo più popolare della scuola gli chiedesse un aiuto?Cosa succederebbe se i due si innamorassero?
Questo è come mi sono immaginata l'avvio al debutto di Mika e la storia con il suo compagno. Ci sono dei riferimenti a fatti realmente accaduti,ma molti di questi li ho cambiati secondo la mia immaginazione e li ho adattati alla storia.
Spero che vi piaccia!
Melime
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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A Imma,
Grazie per essere sempre stata lì, al mio fianco.


Mark chiuse la porta di casa sua e si diresse ad accendere l’interruttore della luce, vicino alle scale che conducevano al piano superiore. Era stanco, anche nel giorno del suo compleanno il suo datore di lavoro non aveva avuto la minima intenzione di risparmiarlo. Così, era stato costretto a restare in ufficio fino a tarda sera, nonostante quella sera compiesse ventidue anni.
Ma non era preoccupato, sapeva che ad aspettarlo c’era il suo bellissimo marito, pronto a riempirlo di una cascata di informazioni sul suo primo, imminente concerto. Da quando avevano finito il liceo, lui si era buttato a capofitto nel lavoro con la sua azienda ed aveva postato altri video su internet che nel giro di tre anni l’avevano reso il famoso Mika.
All’inizio era divertente come storia, le persone che lo fermavano per strada per chiedergli le foto, i regali che gli inviavano le fan e i soldi dell’azienda che permettevano alla giovane coppia di avere tanti piccoli lussi in più. Poi però la situazione era sfuggita di mano, e arrivavano periodi in cui i due ragazzi riuscivano a vedersi solamente per due ore al giorno o poco più. Avevano litigato, Michael era andato via dalla loro casa, la stessa dove in quel momento si trovava Mark.
Era stato un periodo difficile, ma non fu l’unico. Mika decise di tornare a casa, si chiesero scusa all’unisono ma tempo una settimana che arrivò la discussione più grande della loro vita, così grande che per un momento Mark aveva pensato di aver perso il suo ragazzo per sempre.


“Avevi detto che saresti stato con me a Natale. Perché mi fai delle promesse che poi non puoi mantenere?” gli aveva gridato addosso incurante del viso rigato dalle lacrime. Gli aveva puntato l’indice al centro del suo petto, dandogli delle spinte cercando di allontanarlo. Il suo sguardo accusatorio puntato dritto nei suoi occhi.
“Perché adesso stai iniziando a mentirmi? E tutte le promesse che ci siamo fatti?”
Era vero. Michael gli stava mentendo, perché non voleva appesantire Mark con i suoi problemi e incertezze. Erano cose frivole che credeva che avrebbe potuto risolvere da solo. Lo sapeva, ci sperava.
“Mark, ti prego. Lo sai che non ti tradirei per nessun altro al mondo” era stanco però di quelle accuse e si liberò dalla sua presa facendo pressione sulle sue braccia e allontanandolo. Adesso le lacrime minacciavano di attraversare anche il suo di viso.
“Chi sono allora quelli con cui esci ogni fottuta sera? Ti ritiri tardi e non ti ricordi nemmeno quello che hai fatto la sera precedente, cazzo Michael!” si accasciò sul divano, la voce rotta. Al suono di quel sospiro smozzato, Mika sentì qualcosa dentro di sé spezzarsi.
“Mark… io… è solo il lavoro. Te lo giuro, non c’è nessun altro” si avvicinò a lui e gli prese le mani tra le sue. Il moro alzò lo sguardo.
“Che cosa sta succedendo, Michael?” ormai la voce era ridotta a un sussurro, Mika poteva sentire le sue lacrime abbandonarsi alla discesa lungo le sue guance.
“Sono solo… piccole cose…. Piccole cose che...”
“Non siamo più al liceo, Michael!” sbottò lui.
“No, solo piccole cose che io sto per raccontarti e che a furia di tenermi dentro hanno creato questo. Piccole cose… che insieme hanno fatto tanto, Mark”

 
Posò la sua valigetta sul divano di pelle nera che sua madre Margaret aveva preso per loro quando avevano deciso di andare a vivere insieme. Fece scivolare via anche il leggero cappotto, posandolo sullo schienale. Un sorriso gli scappò dalle labbra alla vista di quell’ordine in casa, dopo il chiasso e il divertimento che quei due avevano combinato la sera prima, di certo non si sarebbe aspettato di trovare tutto così perfettamente al proprio posto.
Strattonò un po’ la cravatta, dirigendosi verso le scale, sapeva che lì avrebbe trovato Michael al pianoforte, nella sua stanza insonorizzata. Dal primo piano Mark notò che non c’era alcuna luce accesa su quello superiore, così decise di accenderle lui stesso una volta che sarebbe salito.
Mosse un passo verso le scale e poté giurare di aver sentito una voce stridula che sussurrava, ma quando si girò in torno, non vide nessuno. Scrollò le spalle, doveva esserselo solo immaginato.
Proprio come credette di immaginarsi la voce di Karen che mimò un “Arriva” alla sua festa a sorpresa di diciotto anni. Una festa che gli organizzò Mika, che non voleva accettare la sua decisione di voler passare un pomeriggio tranquillo, lontano dalla scuola e solo vicino   a lui.
Era stata una serata che lo aveva fatto sentire per la prima volta al centro delle attenzioni ma contemporaneamente a suo agio. Non c’erano molte persone, solo sua madre, il suo ragazzo, Karen e ... James.
Il ragazzo che aveva definito il suo migliore amico fin quando non andò all’ospedale, era proprio lì. Alla sua intima festa di compleanno. Avevano parlato dopo che era uscito dall’ospedale, il biondo sembrava davvero dispiaciuto per l’accaduto e aveva promesso che si sarebbe scusato anche con Michael. Non si sarebbe mai immaginato la scena ma comunque alla sua richiesta di scuse, lui non riuscì a non stringergli la mano e regalargli un sorriso breve, ma rassicurante.
Parlarono per ore, poi. James gli raccontò come giravano le voci su di lui, ma specialmente sulla sua ex ragazza, Jessie.
Era andata al ballo da sola, con la scusa che voleva godersi un periodo da single, anche se ora aveva la nomea di puttana piuttosto che principessa della scuola. Non l’aveva più sentita quando era finita la scuola, non aveva risposto nemmeno ai suoi messaggi quando gli aveva chiesto come stesse, due anni dopo la fine della scuola.
Quando l’aveva incontrata quasi non la riconosceva. Era diventata più grassa, rimanendo comunque in forma, ma aveva delle grosse borse sotto agli occhi e uno sguardo da pazza. Le sigarette che si fumava si accendevano e si spegnevano nel giro di pochi minuti, così pochi, che se Mark non la vedeva continuamente aspirare e inalare continuamente fumo, avrebbe pensato che stesse fumando la stessa, infinita, sigaretta. Stringeva tra le mani anche una busta unta di un fast food lì vicino e indossava una tuta che le andava troppo larga.
“Vendo biglietti per il cinema al botteghino” gli aveva spiegato quando lei gli si era avvicinata per salutarlo. Gli sorrise timidamente, e Mark quasi trasalì quando scoprì che il bel sorriso della reginetta della scuola si era trasformato in quello giallo e maleodorante di quello di una sgualdrina nascosta nei bagni pubblici.
Masticava a bocca aperta adesso, giocava a giochi stupidi con il cellulare, ed era madre di una bellissima bambina che le strattonava la felpa e le chiedeva di andare a casa. Gli stessi capelli biondi della madre, erano raccolti in una treccia elegante. Gli occhioni stanchi, erano diversi da quelli della madre, di un bellissimo verde ambrato. Probabilmente, li avrà presi dal suo ignoto papà.
“No, non è di John se è quello che stai pensando. Non lo sento da più di un anno” continuò lei, incurante del silenzio stordito di Mark.
Alla fine la salutò senza troppe cerimonie, deciso ad andare più lontano possibile da quella giovane donna. Gli aveva reso il liceo impossibile, per questo non ci curò di nascondere un sorriso quando le disse che si sarebbero visti quando avrebbe portato suo marito al cinema. Se ne andò poi, ma non prima di essersi goduto l’espressione stupita che la ragazza fece alla parola marito.
Non erano più al liceo, non doveva preoccuparsi di come le persone lo guardavano o cosa pensassero di lui. Era fiero di sé stesso e di quello che era diventato, il ricordo del suo matrimonio per lui era il migliore che potesse mai avere. Non nascondeva più a nessuno la sua omosessualità, non se ne vergognava, non ne avrebbe avuto motivo.

“Mi farai da testimone, vero James?” lo sguardo di Mark incontrò quello dell’amico. Erano in una caffetteria nel centro di Londra, tra le preferite del moro. Piena di libri, tranquillità e wifi.
“Oh, cazzo. Ci puoi contare, amico” sogghignò complice.
“Come va con Karen?” disse Mark dopo aver preso un lungo sorso dalla sua cioccolata calda, l’altro trasalì.
“Dopo due anni, mi ha detto che mi ama.”

 
Mark continuò a girovagare per il piano superiore della casa, accendendo man mano che avanzava le luci. Suo marito lo aveva sempre rimproverato per il suo inutile spreco di energie, ma la sua paura del buio aveva sempre la meglio.
Camminava così, un po’ intimidito, verso lo studio di Mika. L’ultima volta che ci era entrato era stata proprio quella mattina quando, prima di scendere per andare a lavoro, era andato a portargli la colazione e salutarlo.
Lo aveva trovato strano, impacciato. Si era persino dimenticato che era il suo compleanno.
“Michael?” aprì la porta dello studio e chiamò il nome di suo marito in un tono basso. La luce era spenta, non c’era nessuno.
Mark cercò a tentoni l’interruttore della luce, non sopportava il buio imminente di quella stanza.
Una melodia lo fece fermare. Proveniva dal pianoforte.
“Michael?”
La ricerca verso l’interruttore si fece più bisognosa, come se l’accensione di quella lampadina cambiasse la vita di Mark. Conosceva quella melodia, era quella della canzone che gli aveva dedicato Mika in uno dei suoi concerti, facendolo commuovere come un bambino.
The Origin of love.
“Tu sei pazzo!” Mark teneva ancora le mani strette sul viso, cercando di nascondere al meglio le lacrime di commozione che si facevano strada sulle sue guance. Michael gli prese le mani nelle sue e lo guardò negli occhi.
“Ti è piaciuta?” lo sguardo interrogativo cadde in quello appannato dalle lacrime. Sogghignò, costringendolo a confessargli quello che pensava.
“È la cosa più bella che potessi mai fare”


La voce cristallina di suo marito iniziò a cantare e finalmente, le sue mani si richiusero su un interruttore.
La luce venne così in fretta che quasi non si rese conto della scena che lo circondava: amici e colleghi erano intorno al pianoforte, con striscioni, pacchi di regali e sorrisi dipinti sul volto.
C’erano coriandoli dappertutto, persino sul pianoforte dove ora era seduto suo marito.
Oh, eccolo.
Indossava uno dei suoi completi più belli e aveva i capelli più ricci che mai. Sorrideva mentre cantava, guardava verso di lui. Da quando aveva acceso la luce, tutti gli invitati avevano iniziato a cantare con lui e muovere piccoli passi di danza sul posto.
Sembrava di stare al primo concerto di Mika, dove decisero di sposarsi.


“Michael! Sei stato fantastico!” corse verso di lui e gli gettò le braccia al collo. Mika era tutto sudato, non aveva fatto altro che ballare in continuazione e cantare fin quando non aveva più forze. I fan ballavano con lui, scherzavano, puntavano verso il palco luci colorate a tempo di musica.
“Vorrei che potesse essere così sempre!” esclamò stringendolo anche lui in un abbraccio affettuoso.
“Ma sarà così, è appena iniziato”
“Intendevo tu, che mi aspetti qui. Quando esco” il suo tono di voce si abbassò un po’, imbarazzato.
“Se è questo che vuoi, ti aspetterò alla fine di ogni tuo concerto”
“Anche se è lontano?”
“Sì”
“Anche se ti farò arrabbiare?”
“Sì”
“Anche con un anello al dito?”
“Cosa?” Mark si staccò dall’abbraccio e notò che Michael si stava allontanando per raggiungere uno dei cassetti della scrivania del suo camerino. Prese qualcosa di molto piccolo, una scatoletta. Mark era sul punto di piangere.
“Vuoi sposarmi, Mark?”



 
Michael aveva finito di suonare, ma Mark piangeva già. Karen stava arrivando con una torta al cioccolato, ricoperta con ciuffi di panna. James dietro di lei, la seguiva.
“Presto, Mark! Il tuo ultimo desiderio, prima che scada la mezzanotte!”
Sentì un braccio cingergli le spalle, uno sguardo color cioccolato posarsi su di lui.
“Qual è il tuo ultimo desiderio?” un sogghigno si fece spazio sul viso di Mika.
“Spiacente, è una piccola cosa che non puoi sapere” 




Saaaaaaaaaaaaalve!
Non ci credo. Ho finito. 
Mi sento stranissima, a metà tra il felice per il traguardo raggiunto, a metà già triste a chiudere questa mia prima ff. Non so come ringraziarvi per il vostro sostegno, le vostre belle parole lasciate nelle recensioni, per le vostre silenziose letture che crescevano a dismisura. Vi prometto che ci rivedremo presto con altre fanfictions. 
Intanto, vi lascio con un caloroso abbraccio e ancora un sentito Grazie.
Melime


 
  
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