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Autore: la luna nera    06/11/2015    4 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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James aveva impiegato tutta la mattina per espletare le mansioni affidategli dal padre, aveva la testa altrove e faticò non poco a concentrarsi sul lavoro per non commettere errori. Come se non fosse abbastanza fu costretto ad accompagnare sua madre in città per alcune commissioni che gli fecero tardare a raggiungere la villa. Erano da poco passate le quattro del pomeriggio quando finalmente varcò la soglia della camera da letto di miss McEvans, dove già da ore Albert stava tentando invano di scardinare quel maledetto cancello. Aveva colpito più volte la serratura sperando di spaccarla e raggiungere la nipote in quel mondo sconosciuto e potenzialmente pericoloso.
Tutti i suoi sforzi si erano rivelati inutili.
“Ah James, alla buon’ora!” Si asciugò il sudore che gli aveva bagnato tutta la fronte.
“Non fatemi sparlare per favore!” Era piuttosto su di giri per tutto ciò che lo aveva fatto tardare a quel modo. “I miei mi hanno incastrato a dovere proprio oggi che Rose è fra le grinfie di quello!”
“Non sono stato capace di aprire questo dannato cancello, ho provato di tutto… Non cede, accidenti!” Afferrò con le mani quel pezzo di ferro che impediva l’accesso a Neo Phaerd sbattendolo con rabbia e vigore. “Se Rose cede alla corte di Heaven l’avremo persa per sempre.”
“Che significa?!”
“Significa che per compiere quel maledetto percorso di purificazione deve pian piano isolarsi dal resto del mondo. Deve dedicarsi anima e corpo a loro, capite?”
“Quindi dovrà rinunciare a tutto, ai suoi sogni, ai suoi desideri…” Un pensiero inquietante gli trapassò mente e cuore. “E pure all’amore?”
“Già. Mia zia non si è mai sposata perché doveva dedicarsi totalmente ad Himmel che avrebbe raggiunto solo alla fine dei suoi giorni.”
James era rimasto allibito. “Una vita solitaria e senza un briciolo di emozioni… Ma che vita è?”
“Non so cosa l’abbia spinta a fare questa scelta, ma so che è quello che stanno proponendo a Rose.”
“Ne siete proprio certo?”
“Purtroppo sì. Ho tradotto un’infinità di volte le carte che ne parlano e il significato di quei termini porta sempre allo stesso risultato.”
“Eh no, accidenti a loro! Non possono! Non possono portarmi via Rose in questo modo!” James era come una tigre in gabbia che girava senza una meta.
Poi si fermò e piombò il silenzio.
Erano a pochissimi passi da lei e non potevano raggiungerla.
Rischiavano seriamente di perderla, volevano fare qualcosa, ma non potevano.
 
“Bravo Albert, i miei complimenti.”
Al suono di quelle parole i due uomini si voltarono in direzione dell’ingresso di Neo Phaerd: il cancello si aprì da solo e videro sbucare dal portale Jhea in compagnia di un’altra ragazza bellissima molto somigliante a lei; più indietro stavano Himmel e Heaven.
“Sei stato veramente abile a tradurre così rapidamente l’eredità della piccola, ho sempre saputo che sei un tipo in gamba.” Jhea si fermò a poca distanza da lui ed incrociò le braccia. “Tuttavia devo pregarti di stare alla larga dalla ragazza, potresti influenzarla negativamente.” Portò poi il suo sguardo penetrante su James. “Tu.” Ridusse gli occhi a due fessure. “Tu devi sparire dalla sua vita.”
“E perché, di grazia?” C’era solo strafottenza nelle sue parole.
“Rischi di farle perdere un’occasione irripetibile. L’hai guidata fino al limite massimo raggiungibile dai mortali corruttibili, il tuo compito si è esaurito e devi farti da parte.”
“Sentite un po’, se volete che mi faccia da parte datemi una spiegazione chiara ed esauriente. Basta discorsi contorti, frasi confuse e indovinelli! C’è troppo in gioco!” Istintivamente batté per due volte la mano sul suo cuore.
Jhea piegò il labbro in un sorrisetto. “Stupido maleducato, pensi forse di farla rinunciare a quello che le possiamo offrire solo con due parole carine? Povero illuso, mi fai quasi pena.”
James alzò gli occhi al cielo, non c’era verso di farla esprimere a parole chiare.
“Guarda! Guarda cosa diventerà Rose una volta parte del nostro mondo!” Fece sopravanzare l’altra figura femminile. “Quando Ruhna si sarà impossessata del suo corpo, la renderà perfetta sotto ogni aspetto. Non avrà più problemi, dovrà solo essere felice al fianco del suo sposo celeste Heaven.”
“E desiderate la sua morte perché sia felice?”
“La perfezione che raggiungerà non è del vostro mondo, ma solo del nostro.”
Jhea fece cenno ai suoi simili di avvicinarsi, Himmel accanto a lei ed Heaven accanto a Ruhna… Rose insomma. James era trattenuto a stento da Albert, voleva prenderla e portarla lontano da quel luogo assurdo che l’aveva fatta diventare un automa. Perché questo sembrava ai suoi occhi: lei era bellissima, di una grazia ed una perfezione mai viste prima, però i suoi occhi adesso verdissimi non sprizzavano la gioia e la furbizia che lo avevano conquistato, non c’era nelle sue labbra la voglia di controbattere alle solite battute che spesso si scambiavano prendendosi l’uno gioco dell’altra. Insomma, la sua adorata Rose sembrava essere scomparsa sotto l’influenza della pericolosa e sensualissima Ruhna. Quest’ultima sembrava l’esatta incarnazione della donna senza difetti, dalle curve abbondanti e generose, dall’aspetto piacente e a tratti pure dominante. Rose non era affatto in quel modo: era determinata, sì, ma il suo sorriso denotava un animo gentile e cortese, voleva mostrarsi forte e coraggiosa, nonostante avesse più volte mostrato quel lato di umana debolezza che l’aveva portata a cercare nelle braccia di James sicurezza e protezione.
“Che accidenti le avete fatto, maledetti?!”
“James, vi prego! Cercate di controllarvi!” Albert lo tratteneva sempre con maggior fatica.
Heaven si voltò verso di lui mentre portò la mano di Ruhna alle labbra baciandone il dorso. “Sei solo invidioso tu. Ma guardati, come speri che lei preferisca te quando può avere uno come me? Uno che non la tratterà mai male, che non la farà mai arrabbiare e che le donerà una lunga e serena esistenza? Dimmi, insulso mortale, cosa credi di fare?”
“Aspetta e vedrai!” Con un rapido gesto si liberò dalla presa di Albert e si diresse come una furia verso quel bamboccione dalla faccia d’angelo e dall’animo di un diavolo. Era pronto per sferrargli un pungo quando il cancello si chiuse all’improvviso, James ci andò a sbattere contro procurandosi qualche piccola ferita al volto nonché una forte emorragia dal naso. Il ragazzo si piegò sulle ginocchia tenendo le mani sul viso, fra le dita c’era del sangue dal colore rosso vivo, un colore solo in parte simile alla rabbia che covava dentro.
Teneva gli occhi chiusi per non vedere altre scene che avrebbero solo aumentato la sua ira, sentiva solo le risate superbe dei tre ferirlo ancora più nel profondo mentre si facevano sempre più deboli. Pochi secondi dopo c’era solo silenzio attorno a lui, interrotto bruscamente da un tonfo sordo: riaprendo gli occhi vide fra le lacrime Rose svenuta a pochi passi da lui. Albert si precipitò a prendere in braccio la nipote pallidissima, insieme poi scesero al piano inferiore e raggiunsero la grande cucina dove James trovò del ghiaccio utile per arrestare l’emorragia del naso.
 
Era calata la sera, Albert e James avevano riportato Rose a casa. I genitori erano piuttosto preoccupati perché la ragazza negli ultimi tempi si comportava in modo strano, spesso mentiva e non per ultimo era quasi sempre pallida e inappetente. Il suo stato di salute non aveva mai destato preoccupazioni prima di allora, Albert sapeva benissimo chi erano i responsabili di questi suoi malori, tuttavia preferì tacere al fratello e alla cognata la verità, malgrado il loro forte disappunto.
Fuori faceva freddo, il cielo era tempestato di stelle e questo meraviglioso spettacolo aveva fatto precipitare la temperatura ben al di sotto dello zero.
Mr.William Morrison, il padre di Rose, invitò il fratello e mr.Bradley a fermarsi presso di loro per la notte, ordinando al personale di servizio di preparare due camere per gli ospiti. La ragazza invece fu portata nella sua stanza dalle cameriere che l’aiutarono a mettersi a letto. Aveva ripreso i sensi, ma nonostante ciò era ancora troppo debole per provvedere a se stessa da sola. Tentò di dormire ma ogni suo sforzo si rivelò vano perché nella sua mente risuonava la voce di Heaven che con fare incalzante la esortava ad unirsi a lui. La stava infastidendo, si sentiva quasi molestata e ciò che maggiormente le toglieva la serenità era il sentirsi incapace di farlo tacere. Si stava ripresentando l’esatta situazione vissuta il giorno precedente nella vasca da bagno, quando lui la chiamava e aveva smesso di tormentarla solo dopo aver ottenuto ciò che voleva. Rose si tirò su, mettendosi seduta sul letto con il volto immerso nelle mani dalla disperazione, i suoi occhi erano gonfi di lacrime e lui pareva non curarsene continuando imperterrito a chiamarla.
“Vattene via! Vattene via una volta per tutte! Lasciami in pace!” Cacciò un urlo disperato prima di scoppiare a piangere a dirotto. Sfogò tutta la tensione  accumulata nelle ultime ore inzuppando di lacrime il cuscino. Oltre a tutto questo aveva sempre fissa negli occhi l’immagine di James ferito nel tentativo di salvarla e difenderla senza che lei potesse muovere un solo muscolo. Sapeva che il ragazzo si trovava a casa sua, aveva sentito suo padre offrirgli ospitalità per la notte e sentì crescere dentro di sé un fortissimo desiderio di sincerarsi delle sue condizioni. Forse James aveva bisogno di aiuto, forse era ancora dolorante e impossibilitato a riposare: animata da questi pensieri Rose scese da letto, indossò la sua vestaglia bianca e, con passo incerto, scese nelle cucine dove chiese alla vecchia e fidata cuoca Jeanette di prepararle quell’infuso rilassante che soleva bere da piccola. Si fece confidare pure quale fosse la stanza assegnata a mr Bradley che raggiunse poco dopo in punta di piedi aiutata dalla fioca luce di una piccola lanterna, portando una tazza con quella tisana che aveva intenzione di offrirgli. Raggiunse quella porta, sentiva il cuore batterle forte ed un nodo crescente iniziava a stringerle la bocca dello stomaco. Fissava il legno chiaro che la divideva dalla stanza in cui James dormiva, almeno in teoria doveva essere così, e appoggiò la mano sulla maniglia stringendola delicatamente. L’abbassò senza fare rumore e spinse pian piano la porta: nella penombra scorse il letto su cui era disteso il ragazzo, sentiva le gambe tremare leggermente, ma chi  me l’ha fatto fare di venire qui?!  Entrò con una lieve esitazione e la porta si chiuse alle sue spalle causando un leggerissimo rumore. Contemporaneamente vide James mettersi seduto sul letto e portarsi una mano alla fronte, si voltò verso di lei che non sapeva cosa fare né cosa dire.
“Chi c’è?!” Il ragazzo balzò giù dal letto portandosi sulla parete opposta.
Lei indietreggiò fino a trovarsi con le spalle contro la porta. “Scusa…io non..”
“Rose? Sei tu?” Era incredulo, fece qualche passo barcollando nella sua direzione. “Così vestita di bianco sembravi un fantasma.” Sbuffò, si era spaventato sul serio!
Quest’affermazione fece sorridere la ragazza.
Le si avvicinò. “Come stai?”
Lo guardò negli occhi. “Come stai tu, piuttosto?”
“Oh, avverto solo un leggero mal di testa, niente di ché.” Si fece coraggio e le sfiorò una mano. “Che ti hanno fatto, Rose?”
“Mi hanno detto tutto….almeno credo.” Deglutì. “Scusami se mi sono intrufolata qui di soppiatto, pensavo che questa tisana potesse farti e quindi…”
Il suo volto si illuminò. “Grazie, sei stata davvero carina….”
Rose abbassò di nuovo lo sguardo mentre lui sorseggiava la bevanda. “ E poi..vedi…. ero preoccupata per te, per le ferite che hai riportato e….”
Il suo cuore ebbe un sussulto al suono di quelle parole. “Hai visto ogni cosa?”
“Sì." Lo guardò in volto. “Ero prigioniera in quel corpo che apparterrebbe a Ruhna e che mi impediva qualsiasi movimento, ma ho visto tutto.” Singhiozzò. “Mi sento in colpa James, mi sento in colpa per quello che ti è successo… Ti prego, perdonami….”
Mandò al diavolo ogni cosa, poggiò la tazza sul tavolino e la trascinò verso di sé stringendola forte accarezzandole i capelli. “Non devi farti perdonare proprio niente, non posso avercela con te.”
Portò con lieve titubanza le mani sulla sua schiena avvertendo il calore del suo corpo, era una sensazione tenerissima che le infondeva protezione. “Ho paura James, ho paura di loro.”
“Tranquilla, io ci sarò sempre e ti proteggerò.” Sì, l’avrebbe difesa a costo della sua stessa vita. Perché lei ore era il centro di tutto il suo mondo, stringerla finalmente fra le braccia con il solo ed unico scopo di sentire il calore del suo corpo fondersi con il suo era la realizzazione del suo più intimo desiderio. Se solo pensava ai loro primi incontri, ai battibecchi e alle velenose parole rivolte reciprocamente, ora gli sembrava di vivere in un sogno meraviglioso. Affondò il volto nei suoi capelli morbidi e inebrianti, li massaggiava dolcemente per tentare di infonderle tutta la tranquillità di cui aveva bisogno sfiorandoli con le labbra come ad aver timore di imprimervi quel bacio tanto desiderato.
Sciolsero l’abbraccio dopo lunghissimi minuti, le asciugò le lacrime calde che le avevano bagnato il viso. Se fosse stato così spudorato, avrebbe fatto sue quelle labbra tremanti ed innocenti. Se si fosse trattato di un’altra ragazza non si sarebbe tirato indietro, l’avrebbe divorata di baci, stesa sul letto e fatta sua nel giro di mezz’ora, ma era Rose e questo fu sufficiente per farlo desistere da ogni tipo di azione dettata dall’istinto. Aveva ben compreso che se era venuta da lui, sola e disarmata, tremante e in preda alla paura, vulnerabile e con le lacrime agli occhi, Rose aveva un disperato bisogno del suo aiuto, non dei suoi baci….almeno per il momento.
“Te la senti di raccontarmi cos’è successo là dentro?”
Annuì con la testa, si sedette sul letto ed attese che James si fosse accomodato accanto a lei; posò la lanterna sul comodino ed iniziò il suo racconto……
 
 



 
 
Buonasera a tutti, vecchi e nuovi lettori!
E’ vero, stasera ho aggiornato con un po’ di ritardo, spero non me ne vogliate, per tutta una serie di cose non ho potuto fare altrimenti.
 
Ho notato che molti di voi non vedono di buon occhio Jhea & C, se qualcuno ancora aveva titubanze credo che adesso siano quasi del tutto scomparse. Quando una persona si reputa perfetta sotto ogni aspetto, è troppo sicura di stare sempre dalla parte della ragione e non ammette nulla che vada contro al suo volere: questi in sintesi sono i Neo Phaerdiani e questo tendono ad inculcare nella mente di Rose. C’è però qualcuno che sta tentando di farla desistere dall’intraprendere quel cammino ed ovviamente non è ben visto…
Che cosa racconterà adesso la ragazza che attimo dopo attimo si avvicina sempre più a James?
 
Grazie a tutti voi che leggete e recensite, in particolare Emmastory, indeedofthem, eppy e nephylim88. Vi suggerisco di passare dalle loro parti, se vi piacciono le belle storie troverete pane per i vostri denti! ; )
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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