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Autore: NightWatcher96    07/11/2015    1 recensioni
Spesso le malattie ritornano e talvolta più forti di prima. Mikey è stato un bambino colpito dalla leucemia infantile, si sa... ma sarà in grado di sconfiggere il vecchio nemico adesso che è molto più forte? Sequel di "My Peace of Heart"
Genere: Azione, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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N/A  Salve, tartapopolo! Prima di postarvi il capitolo, ci tenevo a dirvi che mi fa davvero piacere avere tanta considerazione da parte vostra e questo fa di me una bambina felice... sì, perché nella scrittura non si cresce mai, giusto? La vena poetica di questo momento è nata dopo aver visto alcuni episodi dell'anime "Clannad" che apprezzo davvero tanto.  Inoltre è doveroso un abbraccio forte e intenso alla "Grande Famiglia Dango" per le dolcissime Abyss, Zoey_Charlotte_Baston, LaraPink777, Gru e tante altre!
Detto questo, buon corto capitolo sul dottore di Mikey! 
P.S: Anticipazioni - Nel prossimo episodio, Michelangelo comincerà a sperimentare le Chemio. Molto Feels, Tears e Brotherly Moments!



Al Padiglione Medico...
 
Un vero deja-vu.
Un'autentica nuotata nel mare dei ricordi più tristi.

Per gli Hamato camminare sui corridoi affollati dal personale medico del miglior ospedale del Nexus era come rivedere se stessi da bambini, quando Mikey non era che un fagottino avvolto in un golfino vaniglia e restava tra le braccia protettive di Splinter.

Adesso, a malapena sulle proprie gambe, la tartaruga padrona dei nunchaku fissava ogni singola stanza, ogni cartellone informativo e ogni Guaritore dal volto variopinto, secondo le usanze del Nexus, con una certa apatia.

Non gli sembrava vero essere lì, in un mondo dove l'onore era essenziale come l'acqua per ogni singola creatura vivente, pronto per immergersi quasi in un altro calvario. L'unica cosa che lo sollevava era non ritrovarsi da solo.

"Chissà se..." pensò, mentre seguiva silenziosamente la sua famiglia. "Chissà se davvero ho la leucemia...".

"Guarda, guarda chi si vede!".

Gli Hamato si voltarono verso un ascensore, alla fine del corridoio ospedaliero dove l'argentea luna bianca irradiava il suo bagliore attraverso i finestroni disposti sul lato sinistro e offrivano una vista mozzafiato.
L'ospedale sembrava galleggiare quasi perpendicolarmente all'Arena, illuminata da fuochi e luci azzurrate, frutto della magia degli stregoni del Daimyo e avvolto da un mare blu chiamato cielo, stelle luminose spolveravano l'orizzonte dando l'impressione di ritrovarsi nel cosmo.

Un vero spettacolo.

Un uomo dai capelli rosso fuoco, con punte ispide rivolte verso l'altro, un ciuffo ribelle che solcava il setto nasale, toccando apparentemente lo zigomo sinistro; occhi smeraldo, un fisico palestrato nascosto sotto l'abituale camice bianco da dottore, un sorriso davvero gentile e professionale.

"Chiedo scusa, ma ci conosciamo?"- fece Leonardo, sospetto.

"Non mi sorprende che non vi ricordiate di me. In fondo eravate così piccoli..."- rispose bonario l'uomo, guardando poi Mikey.

Raphael scoprì leggermente i denti bianchissimi e fece spostare il fratellino avvolto nella sua solita giacca arancio tenue dietro il suo guscio: non si fidava molto!

"Un momento... io mi ricordo!"- espirò Michelangelo. "Sì! Lei è Ivan Jefferson, il dottore che si è preso cura di me in sala operatoria al momento del trapianto del midollo osseo! Sì, non ho dubbi!"
.
L'uomo si infilò semplicemente le mani in tasca e sorrise con maggior felicità: "Allora ti ricordi di me? Mi fa piacere. Michelangelo, cosa ti porta qui?".

"Beh, un problema grosso."- rispose Donatello.

Ivan si rabbuiò per qualche istante: dagli sguardi degli Hamato intuiva qualcosa inerente a un possibile ritorno della malattia.

"Eri solo una tartarughina all'epoca... povero bambino..." pensò, indicando poi il suo studio poco prima dell'ascensore. "Su. Venite con me ed esponetemi il problema"...
 


La stanza leggermente azzurrata era calda, ornata con qualche pianta finta vicino al balconcino proprio dietro la scrivania ampia e ordinata. Dietro una porta si celava il bagno, dietro l'altra un macchinario per le radiografie.

Lo studio di Ivan era davvero molto accogliente ma avendo ascoltato la storia di Mikey si era notevolmente raffreddato.

"Per questo siamo venuti qui. Abbiamo il sospetto che, considerando i sintomi di Mikey, la malattia possa essere tornata e vorremmo impedirlo a tutti i costi, dottore."- concluse Donatello.

Ivan annuì piano, rigirando una penna tra le dita con fare pensieroso, poi rispose: "Ovviamente, per accertarci di questo sono necessarie le analisi. Però, suggerirei immediatamente un ricovero di tre giorni per, appunto, accertamenti".

Donnie allargò un ghigno soddisfatto per essersi precedentemente premunito dello zainetto di Mikey, che adesso teneva sulle ginocchia.

Il giovane ninja in arancione chinò lo sguardo, sospirando un po'; non poteva scampare, purtroppo, al ricovero.

Notato l'alone di cupezza, Raph urtò leggermente il gomito del minore e quando ricevette uno sguardo di confusione, gli sorrise amorevolmente. Il piccolo ninja lo imitò, anche se la tristezza albergava nel suo cuore.

"D'accordo. Datemi almeno un documento di riconoscimento e avvieremo il tutto."- spiegò Ivan, afferrando un modulo da compilare da un cassetto della sua scrivania.

Il sensei tirò fuori dal suo kimono un piccolo libricino nero in giapponese e appoggiò sulla scrivania un tesserino bianco molto simile a una patente.
Sopra c'era la foto del sensei in ologramma e sotto i relativi dati brillava un cip d'argento, tempestato di mezzelune ologrammate.
Dietro, una banda nera magnetica e un altro cip dorato facevano capolino.

"Sensei! Sei un cittadino nexusiano a tutti gli effetti, forse?"- esclamò Don, stupito.

"No, figliolo. Ma ho comunque qui la residenza, avendo partecipato anni addietro all'Interduello."- spiegò il topo.

"Michelangelo, la tua stanza e al piano trentadue, numero cinque. Aspettatemi tutti lì."- profferì Ivan.
 


La stanza del padroncino dei nunchaku era di un tenue verde acqua, con un solo lettino bianco, una coppia di tendine bianche, un comodino candido e un armadietto di ferro. C’era anche una pianta ammosciata in un angolo della stanza che sembrava proprio chiedere un po’ d’acqua.

Mikey si era seduto sul lettino e guardava solo le sue mani intrecciate insieme nervosamente, mentre il suo cuore batteva furiosamente nel petto, riecheggiando nelle sue orecchie ronzanti. Probabilmente era la febbre, ma si sentiva piuttosto stordito.

“Quanto dobbiamo aspettare ancora?”- sbuffò improvvisamente Raph, arrabbiato.

“Cerca di portare pazienza, fratello. Sono certo che Ivan arriverà tra poco.”- lo riprese Leo ma per tutta risposta ricevette un ringhio di rabbia.

Forse per sarcasmo del destino, in quel momento di tensione, alla porta bussarono e l’uomo che stavano aspettando entrò con urgenza, dicendo: “Chiedo scusa, ma ho preparato varie stanze che ci serviranno per tutte le analisi”.

Mikey spalancò semplicemente gli occhi, deglutendo un po’ di paura.

“Bene."- mormorò semplicemente Splinter.

"Non fare quel muso, Mikey! Sei in buone mani!"- ridacchiò Donnie, con la paura vivida negli occhi sapienti.

Il piccolo annuì semplicemente, senza neanche guardarlo.

"Per adesso non faremo nulla. Domattina, a digiuno, preleveremo un campione di sangue e di urine."- spiegò Ivan. "Le stanze di cui ho parlato mi servono per le varie radiografie e referti del passato".

Il cuore di Mikey svolazzò di sollievo; per un attimo aveva davvero temuto di doversi sottoporre a chissà quali angherie!

"Immagino che nostro fratello dovrà per forza rimanere qui, giusto?"- azzardò Donatello.

Ivan annuì, poi si diresse verso la porta: "Bene. Vi lascio da soli. L'orario delle visite si conclude alle 20:00, quindi abbondate con la compagnia!".

Rimasti da soli, la famiglia si focalizzò sulla situazione per nulla favorevole.

"Io voglio andare a casa..."- biascicò Mikey, arricciando un lembo delle lenzuola.

"Mikey, hai sentito il dottore. Quindi è inutile lagnare."- lo riprese Leonardo, anche se tuttavia il suo cuore spremeva nell'angoscia.

Voleva molto bene al suo Otouto e forse non era così aperto come Donnie o estremamente fedele come Raph ma a modo suo lo dimostrava. Immaginare la tana senza le sue allegre risatine, i profumini invitanti o le scorribande con il secondogenito dopo essere stato la vittima di qualche pasticcio, già gli doleva al centro del petto.
L'idea di farsi ricoverare gli balenò in mente per qualche secondo ma il suo forte onore la cancellò immediatamente; dopotutto, era Mikey la priorità assoluta. Non lui.

"Non voglio restare da solo... ho paura..."- squittì nuovamente l'arancione.

In merito a ciò, Donnie frugò nello zainetto del suo fratellino e gli si avvicinò con un sorriso furbetto.

"Chiudi gli occhi!"- ordinò giocosamente.

L'arancione obbedì.

"Riaprili!".

Quel musino dolce, il tessuto logoro, tanti bei ricordi rispecchiati in teneri occhietti realizzati con due bottoni neri... Mikey per poco non si commosse nello stringere il suo adorato Orsetto, il panda cucito dal maestro Splinter anni addietro.

"Pensavo che non l'avrei più visto qui!"- esclamò il piccolo ninja, commosso.

I tre maggiori allargarono un enorme sorriso, poi lentamente si incupirono e il ninja Leonardo prese subito la parola.

"D'accordo, ragazzi. Domani sarà il momento della verità. Dobbiamo essere forti in qualunque caso, per qualsiasi notizia. Io spero con tutto il mio cuore che sia qualcosa di leggero, come un malessere generale ma in caso contrario...".

"In caso contrario, niente. Saremo più uniti e forti che mai, giusto?"- continuò determinato Raph.

"Eh, già!"- concordò Don, guardando a sua volta Splinter.

Il saggio topo annuì bonariamente, mentre accarezzava la testa del suo figlio bambino.

"Noi siamo tutti con te."- sussurrò...

 
  
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