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Autore: Tonks98    14/11/2015    2 recensioni
L'effetto Giratempo, il titolo dice molto. Cosa succede ai maghi che si intromettono nel tempo? Cose terribili, e se si volesse cambiare il proprio destino e quello di tutto il mondo magico? Un nobile obbiettivo. Ma si sa, a volte non tutto va come ci aspettiamo, allora l'unica scelta che resta è quella di tornare indietro e...cambiare il passato.
Buona Lettura!
Tonks98
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton, Tom O. Riddle, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, Più contesti
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5 LUGLIO 1936
Ore 20:07
Orfanotrofio Wool, Londra

Bollito. Bollito e carote. Ancora bollito e carote. Era da quando aveva memoria che in quel posto si mangiava solo bollito e carote. Se avesse dovuto scommettere su qualcosa tutto ciò che possedeva, cioè ben poco e a cui era molto attaccato, avrebbe scommesso che il giorno dopo avrebbe mangiato ancora bollito e carote. Si sentiva infastidito e arrabbiato, forse se avesse fatto due chiacchiere con la cuoca...se le avesse fatto trovare le interiora del suo adorato micio nel suo disgustoso bollito...
Con stizza iniziò a mangiare, solo come al solito seduto sull'ultima panca della sala da pranzo dell'orfanotrofio in cui era nato dieci anni prima. I suoi compagni si tenevano sempre a distanza da lui, e facevano bene, sapevano che lo infastidiva la loro presenza mentre mangiava, o giocava, o leggeva o in qualsiasi altro momento della giornata. I pochi che hanno provato a entrare in contatto con lui e che l'avevano deluso o tradito se ne erano pentiti amaramente. Compreso il suo compagno di stanza e il suo fastidiosissimo coniglio. Terminò la sua cena e poi tornò nella sua stanza, solo sua per il momento, il suo compagno era stato adottato due giorni prima. Si sentiva quasi solo, ma non gli importava, c'era abituato, era lui che spesso e volentieri cercava la solitudine. Aveva compreso che spesso era preferibile alla compagnia di persone che non lo capivano o che lo consideravano strano, non aveva bisogno di nessuno. E poi, approfittando della momentanea assenza di un compagno di stanza, avrebbe potuto leggere quanto gli pareva senza che nessuno si lamentasse per la luce del suo comodino accesa fino a tarda notte. Ogni tanto però si perdeva a pensare come sarebbe stato...avere una famiglia. Specie quando qualcuno degli altri veniva adottato. Insomma se tutti la volevano doveva esserci un motivo. Nei libri molto spesso le famiglie erano felici, magari a volte si allontanavano o litigavano, ma erano sempre unite. Ma la vera domanda era se esistesse davvero qualcuno di cui potersi fidare così tanto come di se stesso...per ora si sentiva di rispondere "no", ma chi lo sa, magari col tempo avrebbe trovato qualcuno che non gli venisse voglia di far soffrire. Qualcuno come lui...
Tom era sdraiato nel letto, quando sentì un rumore, come di un sassolino che colpisce la finestra. Pensò di essersi sbagliato, poi eccolo di nuovo. Certo di non ingannarsi sta volta, si avvicinò alla finestra e la spalancò. La fresca aria della sera lo investì. L'odore di piena estate gli riempì i polmoni. Cercò di guardare nel giardino dell'orfanotrofio per scorgere qualcosa, era illuminato appena dalla luce di un lampione che lo faceva sembrare ancora più spettrale e brullo del solito. Un brivido percorse la schiena del bambino. Odiava il buio, il non sapere che cosa celassero le ombre e cosa si nascondesse nelle tenebre striscianti. Appena pensò questo vide una di queste ombre muoversi furtiva. Si allontanò dalla finestra spaventato. C'era qualcuno o qualcosa lì fuori.
                                                           
                                                                                  ***

Piton aveva trovato l'orfanotrofio in fretta e aveva passato il tempo a cercare di identificare il bambino che sarebbe diventato il più terribile, e potente, mago oscuro di tutti i tempi. Tom Riddle. Alla fine aveva capito qual'era in mezzo a tutti quei mocciosi. Un bambino un po' strano, decisamente solitario, per sua scelta, e che passava gran parte del suo tempo a leggere. Lo aveva seguito tutto il giorno, protetto da un incantesimo di Disillusione. Cercò di accostare il volto del bambino che aveva visto con quello dell'uomo che aveva servito, del mostro che aveva brutalmente reciso tante vite. Ben poco di quel volto era rimasto immutato. Ricordava bene l'ultima volta che aveva visto il "suo Signore". Era mortalmente pallido, emaciato, i capelli corvini che iniziavano a cadere, le iridi erano rosso sangue, le sue labbra erano piegate in una costante piega crudele che deformava quel poco di bello che era rimasto nel suo viso. Il volto del bambino che vedeva adesso era quasi totalmente diverso, certo sempre pallido, ma ancora pieno e fondamentalmente sano, serio per la maggior parte del tempo, ma mentre leggeva a volte esibiva un sorriso genuino, prontamente nascosto subito dopo. Un comportamento fin troppo adulto per un bambino di soli dieci anni. Nocciola, aveva le iridi nocciola. Non aveva mai saputo quale fosse il colore degli occhi di Voldemort, e nessuno pareva saperlo o ricordarlo. "Cosa è successo a questo bambino?" si chiedeva mentre lo fissava, celato dalla magia, cosa poteva averlo fatto diventare quello che era? E ora, c'era un modo per...salvarlo? Oppure magari si stava facendo ingannare anche lui dal suo fascino, da quel suo carisma, da quell'aria apparentemente innocua, e lui era sempre stato un mostro fin da bambino? Ne dubitava. Certo, magari si divertiva a fare degli scherzi di cattivo gusto e a spaventare gli altri coi suoi poteri, che aveva notato sapeva già controllare. "E' precoce, potente, intelligente, bello e sadico." pensò Piton...doveva eliminarlo, avrebbe ingannato e ucciso maghi, streghe e babbani senza nessun rimorso, avrebbe ucciso Lily, la sua Lily. Era un folle, con una psiche debole. Non sapeva cosa fosse l'amore o l'affetto. Questo sussurrava alla mente la sua parte razionale. La sua coscienza, con una voce fin troppo simile a quella di Albus, invece dall'altra parte sussurrava qualcosa di ben diverso. Come può uno che non ha mai conosciuto affetto e amore, provarli? Potrebbe non essere del tutto colpa sua, potrebbe non essere ancora tardi. Si potrebbe ancora salvare. 
Era di nuovo preso dai dubbi. La coscienza sussurrava che tutti meritano una seconda possibilità. La ragione gli diceva di fare attenzione, che non è così semplice. Il cuore urlava vendetta, di infischiarsene di ragione e coscienza e di fare giustizia! Ma lui, il Tom di dieci anni, non aveva ancora fatto nulla di terribile, non aveva ucciso nessuno, gli si poteva ancora insegnare a essere buono. Si può insegnare a qualcuno a essere buono? "Io potrei insegnare a questo bambino a provare affetto? No. Decisamente sono la persona sbagliata." Aveva pensato che sarebbe stato semplice ucciderlo, dopo tutto era un bambino indifeso, assurdamente semplice. Inoltre questo bambino un giorno lo avrebbe portato a diventare un Mangiamorte e avrebbe ucciso Lily e sarebbe stata la causa di tutto il male che è capitato al mondo magico. Nonchè dei suoi rimorsi. Ma era così impossibile che al posto suo sorgesse qualcun'altro di ancora più terribile? "Non lo dici anche tu, Severus? Il Male è come un mostro, se gli viene tagliata una testa al suo posto ne cresce un'altra ancora più agguerrita e malvagia?" 
Ci può essere qualcuno peggio del Signore Oscuro? Gli si parò involontariamente in testa l'immagine di un'orda di conigli mannari..
Questi pensieri lo assillarono fino a quando, quella notte, non si trovò sotto la finestra del ragazzino. Aveva preso una decisione che secondo lui stava un po' mediana tra "uccidilo!" e "Adottalo tu.", senza però rientrarci direttamente. "Insomma," aveva pensato, "alla fine è solo un bambino di dieci anni, bisogna solo...indirizzarlo per la giusta strada. Impressionarlo un po'." E se si fosse sbagliato...niente, non avrebbe compromesso l'ordine naturale delle cose, le avrebbe lasciate così come stavano. Tutto sarebbe stato come prima, non sarebbe più intervenuto. Ma se avesse avuto ragione...se per una volta avesse fatto la cosa giusta...non volle pensarci, preso da una botta di superstizione.

                                                                               ***

La luce nella stanza del giovane Riddle e il lampione in strada si spensero di botto e lui rimase al buio, immerso in quelle tenebre che tanto lo spaventavano, insieme a quel qualcosa. Poi, ecco apparire di fronte a lui un'eterea luce, talmente pura e talmente bella e rassicurante che il bambino rimase imbambolato a guardarla, incapace di provare altro se non sollievo. Si sentiva protetto nel cono di quella luce che pareva provenire dal nulla. Era una sfera luminosa che aveva attraversato la finestra e si era fermata al centro della sua stanza per poi prendere la forma di un animale, era una cerva. Rimase stupito quando questa parlò: "Tom?" era poco più di un sussurro. 
"S-sono io." rispose titubante il bambino. "Tom, ascoltami. Ti aspettano grandi prove e delusioni, presto scoprirai di avere davvero qualcosa più degli altri, che hai dei doni che nessun altro ha. Starà a te usarli per il bene, non lasciarti corrompere dalle lusinghe dell'oscurità, ricordati che anche quando sarai dentro alle più fitte tenebre, potrai sempre decidere di accendere una luce. Non lasciare che l'oscurità che tu temi ti avvinca nelle sue spire. Ricordatelo." il sussurro cessò e l'animale di luce iniziò lentamente a sparire e a diventare sempre più inconsistente e la sua luce si faceva sempre più fievole.
"Aspetta! Fermo!" 
L'animale in un attimo si rilluminò del tutto. "Che c'è?" chiese, quasi stizzito perchè il bambino gli aveva rovinato l'uscita di scena.
"Chi, o cosa sei tu? Cosa ti importa del mio destino? Come sai chi sono?" chiese diffidente.
"Ti conosco meglio di quanto credi ragazzino, il fatto è che tu sei speciale, tu puoi fare cose che non puoi nemmeno immaginare, che altri non possono fare, io sono qui solo per farti sapere che se userai le tue capacità per il bene troverai tutto quello che ti manca adesso, amici veri, amore e rispetto, forse una famiglia. Se non lo farai, beh il tuo destino sarà di solitudine, morte e distruzione, e soprattutto amara oscurità. E' questo che vuoi?"
"N-no, certo che no." rispose leggermente spaventato il bambino poichè il sussurrò si era fatto più cupo e risonante nell'ultima parte.
"Quanto a me...sono uno spirito che viaggia nel tempo, e perciò so bene che è importante che ti ricordi ciò che ti ho detto sta sera. Dammi la tua parola, Tom."
"Ti do la mia parola, spirito, non lo dimenticherò. Ti rivedrò?"
"Se tutto va come deve...no. Buona Fortuna, Tom Riddle."
Detto questo la cerva scomparve in uno sbuffo di fumo argenteo, e con lei l'oscurità che si era portata dietro. La finestra era ancora aperta, e il lampione illuminava di nuovo il giardino. Non c'era più nessuno. "Sono speciale allora, lo sono davvero." Tom sorrise genuinamente tra sè e sè, ed era destinato a grandi cose. Avrebbe seguito il consiglio dello spirito, gli aveva dato la sua parola, e Tom Orvoloson Riddle manteneva sempre la sua parola.
















Angoletto dell'Autrice: Salve lettori. Allora prima che mi tiriate tutte le fatture e tutta la frutta marcia di cui disponete aldilà di questo schermo...ho perso il filo. Insomma aspettate solo un attimo, tenterò di spiegarvi la mia scelta, o meglio quella di Severus. Innanzi tutto a mio avviso si è rivisto un po' in quel bambino solitario e un po' cattivello, inoltre, se avete seguito il filo dei pensieri di Sev e collegate anche con il resto della storia, uccidere un bambino che deve ancora crescere e ha tutto il tempo di cambiare non rientra nelle sue corde ( e nemmeno nelle mie). Inoltre ho sempre pensato che Voldy in realtà fosse capace di provare affetto, se pur minimo, era malvagio per sua scelta (come poi ha confermato zia Row) , anche perchè nessuno aveva mai provato ad avvertirlo, a indirizzarlo nel modo giusto a fare un buon uso dei suoi poteri, e non è che Silente si sia sprecato così tanto, con la scenetta dell'armadio in fiamme, secondo me l'ha più spaventato che altro. Per quanto riguarda la paura del buio e della morte, Silente ne parla nel sesto libro quando lui e Harry vanno nella grotta, in fondo sono le paure che si dovrebbero superare da bambini e che nessuno ha mai aiutato Tom a superare, perciò ha deciso una volta divenuto Voldemort di usare i suoi poteri per controllarle con la magia oscura e fare parte lui stesso di esse (della serie se non puoi batterli unisciti a loro). Ora questo è un piccolo spoiler, Sev tornerà nel futuro, e noterà alcuni piiiiicoli cambiamenti. Ma come promesso questo era l'ultimo viaggio. Lascio alla vostra fantasia l'immaginare cosa troverà al suo ritorno. I tre asterischi *** indicano semplicemente uno stacco da un punto di vista a un altro. Se avete ancora delle domande che non ho chiarito in questo commento lungo quasi come il capitolo, fatemele nelle recensioni! 
Alla prossima!
Tonks98

   
 
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