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Autore: Barbara Baumgarten    14/11/2015    1 recensioni
In un universo Cyberpunk, Ruby lotta per sopravvivere. L'umanità è stata costretta a vivere nei Quartieri: zone isolate sparse nel sottosuolo della Terra. La criminalità organizzata è gestita da Fobetore, capo del Quartiere 1, e si svolge per lo più in Icelus, una realtà virtuale. Ma un giorno, quella vita sempre uguale, verrà stravolta e Ruby si troverà a dover fare i conti con se stessa.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con la bocca da fuoco aprì cautamente il battente e gettò uno sguardo all’interno. Da quello che riusciva a scorgere, l’intero ambiente era a soqquadro e diversi cortocircuiti provocavano continue scintille. Le luci funzionavano ad intermittenza, vi erano fogli sparsi sul pavimento e svariati cassetti erano stati divelti e buttati alla rinfusa. Uno sguardo corse alla figura riversa a terra. Era Tody, il suo androide multifunzione. La testa era stata staccata dal busto e giaceva a qualche metro di distanza da lei. Cazzo! imprecò fra sé. Ruby s’inoltrò lentamente, facendo scricchiolare pezzi di vetro sotto le suole dei propri stivali. Tutto era fuori posto, i suoi computer distrutti. Una mano corse istintivamente alla tasca della cintura dove aveva riposto l’hard disk con i file rubati in Superficie, per accertarsi che fosse ancora lì. Mentre scrutava la scena, imprecando contro qualunque forma eterea vi potesse essere nell’Universo, una figura emerse dall’ombra alle sue spalle. Quando Ruby avvertì la sua presenza si voltò velocemente puntandole contro la pistola, ma la figura, con un rapido gesto della mano, fece volare l’arma a qualche metro da lei.

“Non voglio farti del male” disse l’uomo che poco prima si nascondeva nell’ombra, alzando le mani in segno di resa. Era vestito in modo bizzarro: aveva un lungo mantello con un cappuccio che gli coprivano quasi l’intero volto, facendo intravvedere soltanto una lunga barba bianca. Ruby respirava con affanno. Lo sconosciuto l’aveva appena disarmata senza nemmeno sfiorarla ed era vestito in un modo che non presagiva nulla di buono. L’uomo avanzò verso di lei, entrando in un cono di luce intermittente.

“So a cosa stai pensando” disse, cercando di usare un tono rassicurante “Non sono stato io a fare questo” e indicò con una mano la stanza. La ragazza indietreggiò fino a sbattere contro la scrivania.

“Chi sei?” gli chiese, cercando di nascondere la paura.

“Il mio nome è Gayle, Gran Maestro dell’Ordine Draeloran” disse misurando le parole e dando ad esse una certa imponenza. Ruby aveva sentito parlare dell’Ordine: si raccontava che fosse un’organizzazione di svitati, una sorta di setta, che credeva nell’Energeia, o energia universale.

“Un invasato, insomma” concluse ad alta voce Ruby, dando credito alle dicerie. L’uomo sorrise, felice che la paura della ragazza fosse scemata, anche se di poco.

“Preferisco vecchio pazzo, se proprio non vuoi chiamarmi Gayle”

Ruby si tranquillizzò, dopotutto, quell’uomo non sembrava avere l’atteggiamento di uno pronto a saltarle addosso.

“Cos’è accaduto qui?” chiese la ragazza, tornando a guardarsi in giro.

“Fobetore” disse l’uomo, facendo cadere la mascella a Ruby.

“Fobetore?!” urlò “E perché mai?”

“Hanno saputo del tuo doppio gioco” rispose laconico e diretto Gayle. Possibile? Si chiese Ruby, cercando di pensare al modo in cui la missione potesse essere trapelata al di fuori della base operativa. Gayle sembrò averle letto nel pensiero.

“Avevi una spia all’interno” precisò l’uomo. La rivelazione fece increspare leggermente la bocca della ragazza.

“Tu cosa c’entri? Cosa ci facevi qui, prima del mio arrivo?” domandò, tra il furibondo e il terrorizzato.

“Da diverso tempo stiamo… monitorando i tuoi progressi. Quando abbiamo saputo che Fobetore ti aveva scoperta e stava per mandare gli Spazzini, mi sono precipitato qui. In effetti” concluse guardandosi attorno “sono arrivato tardi”

Ruby serrò visibilmente la mascella. Fobetore aveva inviato gli Spazzini, esseri per metà umani e per l’altra metà macchine, che ripulivano i covi dei clan ribelli da tutte le informazioni, uccidendo chiunque trovassero. Ecco perché Tody era stata disattivata in quel modo truce.

“Ascolta, Ruby, dobbiamo andare via da qui. Non hanno trovato ciò che stavano cercando, ma torneranno” disse porgendole una mano.

“Vieni con me” la invitò “Abbiamo molto di cui parlare”

Sebbene riluttante, Ruby decise di seguire quell’uomo e, insieme, si trovarono a camminare per le strade del quartiere 66.

“Dobbiamo andare in Superficie” disse Gayle “Da lì sarà più facile muoversi”

Perfetto, un’altra camminata sotto la pioggia malata pensò la ragazza.

“Dove stiamo andando?” gli chiese.

“Nel quartiere 86” rispose laconico. Degli 89 quartieri, solo 67 erano controllati da una qualche forma di legge, fosse di Fobetore o dei Ribelli, mentre i restanti erano per lo più terre di confine, di nome e di fatto. Tutti i quartieri avevano, geograficamente, uno sviluppo concentrico: al centro vi era il quartiere 1, seguito dal 2 e così via. Il quartiere 86, dove erano diretti, si trovava, dunque, all’estrema periferia. Per attraversare una distanza così grande, avrebbero avuto poche opzioni: usare le Porte ed essere rintracciabili, oppure salire in Superficie e spostarsi con i Bolidi. Ruby raramente usava le Porte. Erano dei veri e propri accessi ai diversi quartieri, ma per poterle usare, bisognava ricorrere alla scansione della retina facendosi, così, schedare. Erano un mezzo sicuro per far sapere a chiunque i propri spostamenti. Le persone come Ruby, preferivano di gran lunga salire in Superficie attraverso i tunnel di aerazione: vere e proprie gallerie che permettevano il ricambio dell’aria nei quartieri e garantivano un accesso sicuro a chi, come loro, non voleva farsi rintracciare.

“Da questa parte” disse Gayle, indicando l’ingresso al tunnel di aerazione. Prima di entrare, Gayle diede un’occhiata fugace intorno, subito imitato da Ruby, per evitare di essere notati. La cosa affascinante degli esseri umani è che sembrano dare conto solo delle cose che ritengono interessanti, così che due persone intente ad entrare nei tunnel, non erano degne di attenzione.

Una volta entrati, si lasciarono il caos del quartiere alle spalle.

“Quartiere 89, giusto?” chiese Ruby, approfittando della privacy. Gayle annuì, senza tuttavia dare maggiori informazioni.

“Una volta sono stata nel 70” disse la ragazza, sperando di avviare una conversazione che le desse maggiori informazioni, ma l’uomo non collaborava.

“Fobetore mi aveva dato un incarico, dovevo convincere un tipo, un certo Norton, a collaborare con il clan”

“Collaborare” chiosò Gayle, conoscendo perfettamente le tecniche avanzate di persuasione degli affiliati di Fobetore. Ruby incassò il colpo.

“Beh, Gayle, questo è quello che sono” disse Ruby quasi amareggiata dal fatto che l’uomo non comprendesse.

“Una criminale?” chiese Gayle, non senza un certo sarcasmo.

“Definiscimi come meglio credi. Io, come tutti, devo sopravvivere e l’unico modo efficace che ho imparato è fotti il prossimo prima che lui fotta te” disse sprezzante. “Può non piacere, ma per me ha sempre funzionato così”

Gayle non rispondeva alle sue provocazioni e ciò la irritava parecchio. Detestava l’aria di sufficienza dell’uomo, perché la faceva sentire degna di commiserazione.

Giunsero alla chiusa del tunnel, dove una grande ventola lasciava uscire i caldi vapori del quartiere. Ruby fece per estrarre la chiave universale e interrompere il meccanismo, ma Gayle la precedette. L’uomo si fermò in prossimità della ventola e allungò una mano davanti a sé. Una grande bolla, simile a quella che lei stessa aveva usato contro il Viper, si sprigionò dal palmo aperto e avvolse il meccanismo, interrompendone il funzionamento. Ruby alzò entrambe le sopracciglia, stupita. Gayle sorrise divertito.

“Non penserai, davvero, di essere l’unica, per così dire, speciale?” le chiese. Ruby scosse la testa: quell’uomo si stava rivelando interessante.

Superata la ventola, si trovarono in Superficie. Lì, ad attenderli, vi era un Bolide, il mezzo mimetico, messo a punto dai laboratori della BioCave i cui progetti vennero trafugati e migliorati negli anni. Il mezzo si muoveva velocemente, a circa mezzo metro dal suolo grazie ad un sistema di bolle d’aria che creavano una sorta di cuscinetti sotto la chiglia. Il viaggio trascorse in silenzio, dopotutto, Ruby aveva di che pensare. Qualcuno l’aveva tradita e lei sapeva perfettamente chi era stato. Solo due persone erano a conoscenza del piano per rubare il progetto Beta di Icelus: lei e Nick. Quello stronzo pensò, corrugando la fronte. Perché? si chiese, ma la risposta era evidente: soldi. Maledetto bastardo. Gayle parve notare i pensieri della giovane.

“Non stare a crucciarti per il tradimento, Ruby. L’hai detto tu stessa: fotti il prossimo prima che lui fotta te” le parole dell’uomo la colpirono come uno schiaffo. Ridusse gli occhi a due fessure e fu davvero tentata ad usare il Physiox per mutare il suo aspetto e accanirsi su Gayle.

“La rabbia non ti aiuterà, Ruby” continuò l’uomo, intuendo i pensieri di lei, ancora una volta. “Non ti renderà migliore” concluse toccandosi la barba. Ruby rivolse lo sguardo altrove.

 Non avrebbe saputo dire da quanto tempo fossero in viaggio, ma quando il Bolide arrestò la sua corsa, ne fu sorpresa. Il portellone si aprì, facendo entrare l’aria fetida della Superficie e mostrando l’ingresso ad un altro tunnel d’aerazione.

   
 
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