Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Avenal Alec    19/11/2015    1 recensioni
Sebastian e Isabelle hanno sempre saputo quale fosse il loro destino, sono nati per una missione, sono stati cresciuti e addestrati per adempiere ad un profezia che lega le loro famiglie. Sono stati separati da piccoli ma, ora che si sono nuovamente incontrati, il loro viaggio potrà cominciare e la leggenda che ha forgiato il loro legame potrà finalmente compiersi.
La storia partecipa al contest Trailer di Carta e si ispira al trailer di Assassin Creed "The fiery templar".
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 2

Camminiamo ormai da giorni, siamo usciti dalla città in subbuglio con facilità, abbiamo parlato poco durante le lunghe camminate e, la sera, troppo stanchi cadevamo in un sonno senza sogni.
Il tempo è ancora dalla nostra parte.
Isabelle ha dimostrato delle capacità rigenerative insperate.
Morte non vuole che il suo frutto sia avvelenato dalla mortalità umana. 
Superiamo il declivio di una collina erbosa, oltre finalmente troveremo il luogo della profezia. 
Il luogo in cui Morte risorgerà e il nostro destino si compirà.
Man mano che ci avviciniamo alla macchia boschiva dove il rito avverrà sento Isabelle rallentare il passo. Una cosa impercettibile, eppure è lì, comincia a crearsi una distanza fra noi. 
Una forza mi spinge ad andare avanti eppure, qualcosa mi trattiene, ciò che mi lega a lei.
Rallento il passo, volgo lo sguardo. 
Un cenno a volerle dire di affettarsi ma lei sposta lo sguardo verso l’orizzonte alla sua sinistra. Non vuole incontrare i miei occhi.
Mi fermo l’aspetto.
“Cos’hai?” le chiedo aspro, infastidito da quel comportamento.
Non mi guarda, preferisce osservare l’erba che calpesta.
L’istinto mi guida, mi avvicino a lei, le blocco il braccio e la obbligo a girarsi verso di me.
Isabelle alza il suo volto, due occhi colmi di lacrime trasformano le sue iridi in smeraldi.
La lascio andare, barcollo all’indietro come se qualcuno mi avesse schiaffeggiato con forza.
Chiudo gli occhi, dov’è lei, non la sento, solo i suoi occhi piangenti riempiono la mia mente.
Li apro terrorizzato.
No, non accadrà!
Devo lottare contro il panico che mi assale.
Non sento Morte, non vedo la morte, solo il viso di una giovane terrorizzata.
Sento il mio respiro farsi affannoso, il mio cuore è in tumulto.
Apro gli occhi.
Lei mi guarda, la paura nei suoi occhi.
Devo essere forte, per me, per lei, per la profezia, per il mondo che verrà.
“Perché?” chiedo in un sussurro, so la risposta, ma ho paura di sentirla.
Il suo sguardo mi trafigge, una decisione nelle sue parole “Non voglio morire”.
Il tempo rimane sospeso fra noi, la mia bocca è serrata, non riesco a proferire parola. Una voragine si è aperta nella mia anima, risucchiata in qualcosa di sconosciuto. Sento Morte aggrapparsi con i suoi artigli ai margini di quella voragine, mi lacera l’anima scalfendola in profondità.
Ho sempre preso la vita fra le mie mani con decisione, niente ha mai intaccato la mia sicurezza fino a questo momento. Ora sento il mio animo fragile sgretolarsi sotto i suoi occhi circospetti.
Inghiotto, cerco le parole ma non le trovo.
Scappo, come sono scappato il giorno in cui l’ho salvata dall’impiccagione. 
Ora le ho voltato le spalle e cammino per raggiungere il luogo che è sempre stato la nostra ultima meta.
Non voglio sapere se mi segue.
Voglio credere che lo farà.

 
La mente, il braccio, l’onice e la giada
Lotteranno, cambieranno,
parole non dette li divideranno
parole mai urlate li uniranno
un unico sentimento, un unico tormento
un unico inganno
Morte non è morte..

Cammino deciso, un passo alla volta, attratto dall’inarrestabile forza che mi spinge verso il bosco, in mezzo agli alberi, fra i ruderi di una città leggendaria distrutta dal tempo e dall’oblio del passato, nascosta dagli occhi indiscreti dell’umanità.
Più mi inoltro nel centro della vecchia città più essa sembra mostrare i segni della sua bellezza passata. Osservo ogni cosa con sempre maggiore stupore, gli arbusti, gli alberi e le rovine cedono il passo a edifici intatti e giardini curati. Nel silenzio innaturale della città i miei passi risuonano lungo le strade lastricate in pietra. Sono circondato da una città fantasma cristallizzata nel tempo. 
Un brivido mi scorre lungo la schiena, ma il mio corpo non teme quel luogo e i miei passi mi portano sempre più vicino al posto dove troveremo riposo prima che il sacrificio venga compiuto.
Sento la mia anima colma di tranquillità, il mio essere più profondo chiama casa  questo luogo. Spero che lo stesso sia successo anche ad Isabelle.
Mi volto istintivamente sperando che mi abbia seguito, che abbia sentito la forza attrattiva della città.
Un sospiro mi sfugge dalle labbra quando mi rendo conto che lei non è distante da me. Il suo volto scruta ogni casa, ogni tetto e finestra, ogni giardino e architettura. È così diversa da quella del nostro tempo, gli edifici ricordano gli antichi palazzi di pietra bianca dei nostri antenati.
Mi fermo ad aspettarla, so che non potremmo mai entrare nella casa di Morte se non siamo insieme. 
Così ci è stato insegnato, è per questo che siamo stati addestrati, ogni cosa deve essere fatta nel giusto modo se vogliamo che Morte risorga e la leggenda si compia. 
La Gilda del Drago Rosso protegge il sapere della Confraternita dei Templari. Sono stato cresciuto ed addestrato per proteggere la Isabelle, la Rosa dei templari ,che ha impiegato anni per conoscere, comprendere, capire le parole delle sacre profezie. 
La osservo incerto, lei è la chiave di ogni cosa, farà ciò che deve essere fatto?. 
Il viso di Isabelle è smunto, i suoi occhi privi di espressione, un corpo che cammina.
Un sussulto, non sento la sua anima, che tutto sia ormai perduto.
Mi si avvicina, vorrei dirle qualcosa ma mi supera senza rivolgermi nemmeno uno sguardo. Cammina decisa fra le strade, cambiando a volte direzione, un filo invisibile la muove.
La seguo a pochi passi di distanza. La mia mano stretta all’impugnatura della spada. Sono all’erta ma sto anche cercando conforto nella concretezza della spada in questo luogo così irreale.
Isabelle si ferma di botto, le sono subito alle spalle.
La strada si apre in una piazza circolare fiancheggiata da due ali di colonnati, di fronte un edificio squadrato e bianco sormontato da una cupola celeste. 
Sento Isabelle respirare profondamente.
Fa un passo, poi un altro, io sono sempre un passo dietro a lei. È quello il mio posto. 
Non capisco come sia possibile, per tutto il viaggio abbiamo camminato uno a fianco dell’altro, ma, ora, so che il mio compito è scortarla verso il nostro destino. 
Attraversiamo la piazza.
 Sono circospetto, il mio sguardo scandaglia e analizza ogni angolo dello spazio. Tutto mi appare così semplice, troppo.
Mi è stato insegnato ad essere sempre pronto ad ogni evenienza.
Isabelle davanti a me invece sembra essere calma. 
Così diversa da prima.
Arrivati di fronte al portone a due battenti, Isabelle si ferma, si volta verso di me.
Non ho bisogno che mi parli, qualcosa dentro di me ha sussurrato i comandi.
Faccio un passo e sono accanto a lei.
Alziamo all’unisono i palmi delle nostre mani e li poggiamo sul metallo brunito dell’ingresso. 
Rimaniamo immobili.
Chiudiamo gli occhi.
Uno strano tepore ci assale e percorre le nostre membra stanche dal lungo viaggio.
Sotto i nostri palmi sentiamo il solido battente di metallo mutare forma, consistenza, un sostanza vischiosa cattura le nostre mani.
Veniamo tirati contro la porta, istintivamente cerco di fare resistenza ma la forza che mi attrae è troppo forte. 
Razionalmente so che dovrei lasciarmi andare ma il panico mi assale, odio essere bloccato, rinchiuso, catturato.
Comincio a strattonare con più forza man mano che le mie braccia vengono racchiuse nel fluido viscoso. Quando ormai sto per perdere il controllo sento una voce nella mia mente “rilassati, sei al sicuro, lasciati attrarre dalla soglia, è l’ultimo passo prima di incontrare Morte”.
Il tono tranquillizzante di Isabelle fa breccia nella mia mente.
È la prima volta, da quando ci conosciamo, che lei mi parla attraverso il pensiero. 
Sapevo che le nostre anime erano legate ma non mi sono mai reso conto di quanto.
Cerco di calmare la respirazione, trattengo il mio corpo che vorrebbe allontanarsi dalla sostanza che lo sta inglobando.
È arrivato al mio torace, non posso fare a meno di reclinare il capo all’indietro.
Se inserirò la testa in quel liquido non respirerò più. 
Morirò.
Il pensiero fulminante saetta nel mio cervello.
Non voglio morire.
Respiro affannoso, perché ora, perché qui.
Anche il mio corpo si ribella.
Nuovamente un sussurro nella mia mente, nuovamente Isabelle che trasmette alla mia mente una dolce melodia.
Mi concentro su di essa, un ricordo che giunge da lontano, una poesia che recitavamo  quando la paura del nostro destino ci avviluppava nella sua oscurità.
La mia mente comincia a mormorare le parole, un unico suono sgorga dalle nostre menti.

 
I sìn coma la cjandela
ca fâs lûs finche and 'e cera
ma na volta consumada
a ven gnot prima di sera.

La sô flama trimulina
a da vita fin ca splent
ma e na vora delicada
po studasi dal moment.

Il clarôr ca fâs di sera
fin al scûr ca le plui font
nus compagna pa che strada
par no pierdisi pal mont.

Nô sin come la cjandela.
al puest da flama vin il cûr
e a chell'aníma di stopa
nô la vin, ma chê no mûr.*


Mi lascio cullare da quelle parole, la mia mente vaga tornando al passato.
Sento il mio corpo farsi leggero.
Sono libero.
Apro gli occhi di scatto!
Di fronte a noi un’altra porta istoriata dai riflessi d’oro e avario. Alla nostra destra e sinistra un lungo corridoio di candido marmo bianco. Degli archi a sesto acuto  sormontano il passaggio. Analizzo ogni elemento, sono tornato finalmente lucido, ma sento rivoli di sudore scorrere lungo il collo, bagnarmi giubba e la camicia. 
Respiro profondamente, volgo lo sguardo verso Isabelle.
Scruta la porta di fronte a noi, la sua pelle quasi diafana è tesa sui suoi zigomi. La mascella rigida.
Non scorgo i suoi occhi ma la mia anima li vede.
Sono vuoti come chi ormai ha perso ogni speranza. Sento una stretta al cuore.
Mi accosto a lei.
La mia mano sulla sua spalla, spero che il tepore di quel contatto le dia forza. 
Comprendo in un instante che è per quello che sarei dovuto essere addestrato, per essere la sua forza, non con il braccio, non con la mia maestria di spadaccino ma con la mia anima. 
Ma, forse, non sono in grado.
Lei si volta verso di me.
Ci guardiamo, non siamo pronti, lo sappiamo eppure nell’attimo stesso in cui siamo entrati abbiamo capito che non c’è fuga per noi, il destino che è stato scritto prima che noi nascessimo, per il quale abbiamo lottato per anni si è ormai compiuto.
Un ultimo sacrificio e Morte risorgerà.
Noi siamo Morte, questo è il nostro nome. 
Lascio cadere la mano.
Null’altro c’è ormai da dire.
Mi volto, percorro il corridoio, sopra la mia testa, sul soffitto, lo stemma della Gilda del Drago Rosso guida il mio cammino.
Isabella compirà il suo percorso, prenderà l’altro corridoio dove lo stemma della Confraternita dei templari apre la via.
Il corridoio non è lungo. Mi fermo di fronte una porta di semplice legno scuro.
So cosa troverò dall’altra parte.
Una stanza per purificarmi prima del rito.
Stringo la maniglia con la mano, le mie nocche si sbiancano per la forza che imprimo sul quel semplice metallo.  
Ho sempre saputo che non sarei mai potuto tornare indietro  eppure, solo ora, tutto mi sembra così assurdo.
Scrollo la testa e supero la soglia.

-----------------                          -----------------------------                      ----------------
*Traduzione: Siamo come la candela/ che fa luce finché c’è cera /ma una volta consumata / crea la notte prima di sera. / La sua fiamma tremolante /da vita finché splende / ma è molto delicata /può spegnersi in un momento. / Il chiarore che fa la sera /raggiunge anche il buio più profondo/ Ci accompagna per la strada/ per non perdersi nella mondo./ Noi siamo come una candela/ Al posto della fiamma abbiamo il cuore/ e quell’anima di stoppa/ non l’abbiamo, ma non moriamo.
Poesia in friulano di : Bruno Cargnelutti.  

N.d.A. il prossimo capitolo verrà pubblicato il 22 novembre.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Avenal Alec