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Autore: fantasya    19/11/2015    1 recensioni
Certo, Tate e Violet si erano detti addio. Ma l'eternità è infinita. E come possono due persone che si amano rimanere separate? Si erano detti addio, ma non per sempre. E chi lo sa quante cose possono cambiare durante l'eternità. (VioletxTate)
Genere: Horror, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Confusione
 
“Il dolore è una ferita che sanguina quando una mano la tocca, tranne quella dell'amore,
ed anche premuta da una carezza buona essa fa sangue,
quantunque non la strazi più la sofferenza.”

-Oscar Wilde
 
Non avevo la più pallida idea di ciò che stava accadendo tra me e Violet. A volte parlavamo, altre volte mi ignorava.
In presenza di sua madre, ovviamente, accadeva la seconda.. Ma non potevo biasimarla.
Ogni minuto che passava senza che ci parlassimo rendeva il peso di ciò che avevo fatto un po’ più pesante sul mio petto.
Un giorno la trovai seduta nella sua vecchia stanza, le gambe incrociate mentre si osservava il braccio. Rimasi sulla porta, sperando che non mi notasse.
Tuttavia, senza nemmeno alzare la testa, lei si rivolse a me:
- Avvicinati.. stavo pensando..-
Non le diedi tempo di finire, ero già al suo fianco ad osserva insieme a lei il braccio.
"Se vuoi davvero morire, taglia in verticale, le ferite non si richiuderanno."
Chiusi gli occhi, scacciando il ricordo di quella sgradevole frase che le avevo rivolto, in un sussurro, un consiglio macabro e stupido rivolto ad una persona come lei.
-Dicevo.. Stavo pensando, siamo morti. Eppure le cicatrici della nostra vita rimangono, non si decidono a svanire. Come un marchio sulla pelle, pronto a ricordarti in che schifo di situazione ti trovassi prima.. In che schifo di situazione ti trovi ora.- riprese a parlare lei.
Ci pensai un attimo, osservandola mentre si accarezzava la pallida pelle del braccio, costellata da minuscole cicatrici rosa, simbolo di debolezza o forza, chi lo sa.
Dunque mi decisi a parlare: -E’ come quello che è successo tra noi, vero? E’ rimasto come una cicatrice, fin troppo visibile.-
Lei mi sorrise triste aggiungendo: -E ogni volta che proviamo ad avvicinarci la ferita si spalanca e fa male, male da morire. Sanguina e brucia, corrode l’amore che ancora era rimasto.-
-Si risanerà mai questa ferita?- la mia domanda giunse spontanea, ormai la stessa da tempo.
-Abbiamo l’eternità davanti e nulla di certo… Ora, Nora non sopportava più il bambino e si è presa una pausa.
L’ha lasciato a Moira e io pensavo di passare a dare.. Non so, un’occhiata. Ti va di venire?-
L’ultima frase quasi era stata balbettata in un sussurro confuso, un groviglio di parole e sentimenti.
Mi limitai ad annuire, porgendole una mano ed aiutandola ad alzarsi.
Ci avviammo in silenzio, uno accanto all’altra, attraverso i corridoi fino alla stanza del bambino.
Quando varcammo la soglia Moira mi lanciò una sguardo, non saprei dire se di sorpresa o avvertimento, ed uscì in silenzio.
Violet si avvicinò al bambino, accogliendolo tra le braccia scoperte dalla maglia senza manica, colme di bracciali e lacci.
Posò una carezza sulla guancia del neonato, che zittì il suo pianto osservando il volto di Violet. 
Lei sorrise e mi fece cenno di avvicinarmi, notando che ero rimasto a debita distanza quasi con un timore reverenziale.
Mi avvicinai alla culla, affacciandomi verso il bambino, avvolto nelle coperte. Era un bambino appena nato, fermo a quell’età per l’eternità.
Non seppi se essere dispiaciuto per lui o geloso dell’innocenza che ancora lo pervadeva, al contrario di me.
Gli sorrisi, sperando che non scorgesse tutta l’oscurità che sapevo di avere dentro.
Sorprendendomi, il neonato sollevò una minuscola mano paffuta nella mia direzione, ridendo.
Una mano più grande ma sottile si posò sul mio braccio:  Violet mi sorrise esortandomi a non aver paura.
Allora mi sporsi ancora di più, allungando a mia volta la mano e lasciando che il bambino mi stringesse un dito.
Nessuno, vedendolo ridere e stringere il mio dito, lo avrebbe considerato morto.
La mano di Violet era ancora sul mio braccio mentre mi sussurrava emozionata: -Credo tu abbia fatto colpo.-
La tranquillità fu interrotta da un rumore brusco, come qualcuno che trattiene il fiato improvvisamente.
Sia io che Violet ci voltammo verso la porta spalancata, mentre mi liberavo delicatamente dalla stretta del bambino.
Sulla soglia della porta, gli occhi leggermente sgranati fissi su noi due, c’era Vivien.

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I’m Back!
E rieccomi con un nuovo capitolo, pronta a ricominciare.
Fatemi sapere cosa ne pensate e prometto, giuro, croce sul cuore, che il prossimo capitolo uscirà presto.
Con affetto,
Fantasya
  
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