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Autore: BebaTaylor    20/11/2015    2 recensioni
"Lui mi ha messo le corna e mi ha piantato dicendomi che non mi amava più, che vedeva un'altra da sei mesi e che era meglio lasciarci.
E io avrei voluto piantargli il coltello in mezzo agli occhi.
E in più... il Nerd sta suonando la chitarra. Alle nove del mattino. Di domenica. Dio, lo ucciderei spaccandogli la chitarra in testa.
Lancio via i cuscini, mi alzo e vado verso la porta finestra, guardando quella di fronte, quella della stanza del Nerd. Faccio scorrere la porta finestra e percorro a grandi passi la breve distanza che ci separa.
«Vuoi smetterla?» sbraito battendo il pugno sul vetro, «Te la ficco nel cu-»
La porta finestra si apre.
«Sì?»
E questo è il Nerd brufoloso? Oh. Mio. Dio.
«Piantala di suonare.» dico, puntando lo sguardo sul suo viso, «Io vorrei deprimermi in pace e tu, con la tua musichetta allegra, me lo impedisci.»
«Tu devi essere Lindsay.» dice lui. «Io sono Ryan.»
«E chi se ne frega?» sbraito.
«Bel pigiama.»
Che cosa? Che cosa?"
***
"Io lo odio. Giuro che lo odio, 'sto cretino di Ryan.
Lui ride, «Che c'è?» domando.
«Oh,» dice, «Adesso mi odi, ma poi mi amerai, lo so.»"
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In a World Like this'
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Straight Through
My Heart

Quattordici part II
Love Like Stars
*** close your eyes and stay whit me ***



Melanie non si stanca mai di scrivere SMS?
Altri quindici messaggi.
“Ryan?”
“Perché non riesco a mandargli i DM?”
Perché ha smesso di seguirti, imbecille.
“Ma rispondimi, per favore!!!!!!!!!!!!”
“Rispondimi!!!!!!!!!!!! Mi sto preoccupando!!!!!!!!!!!! Ryan sta bene?”

“Ryan sta bene.” digito, “Non rompere le palle, per favore. Grazie.” invio.
Ma si può essere più stupidi di così? Probabilmente sì, visto che stiamo parlando di Melanie La Piaga Psicopatica.
“MA IL PROFILO DI RYAN È STATO HACKERATO! HA SMESSO DI SEGUIRMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!! DEVI AVVERTIRLO!!!!!!!!!!!!”
Rido, rido così tanto che mi ritrovo sdraiata sul letto, il cellulare accanto a me e mi tengo la pancia con le mani, e rido così tanto che a momenti mi manca il respiro.
«Linds?» dice Ryan entrando nella mia stanza, «Stai bene?»
Io mi limito a toccare il cellulare e cerco di dire “leggi” ma non ci riesco.
«Ma è pirla?» commenta Ryan sedendosi accanto a me, che evidentemente ha capito i miei farfugli, «Adesso se ne è accorta?»
Io smetto di ridere e mi asciugo le lacrime, «Deve essere proprio stupida.» ansimo, «Che fai?» chiedo vedendo Ryan che armeggia con il mio cellulare.
«Vedrai.» dice, con la mano destra porta il cellulare all'orecchio e si sdraia, alzandosi la maglia con l'altra mano, lasciando scoperta la pancia. Mi ci appoggio con la testa, sentendo un vociare provenire dal mio cellulare.
«No, sono Ryan.» esclama lui, «Perché sono al telefono di Lindsay?» continua, «Bhe... perché i suoi mi hanno invitato a cena.» dice e sbuffa.
Mi puntello sui gomiti e gli bacio la pancia, attorno all'ombelico, sentendo i muscoli che si contraggono sotto le mie labbra. Con la mano destra gli sfioro il ginocchio e salgo, senza smettere di baciarlo.
«Non mi hanno hackerato nulla.» sbuffa e la mia mano arriva alla parte alta della coscia mentre le mie labbra scendono, «Sono stato io.»
Sento le urla di Melanie e sposto un po' la mano, posandola proprio , e dalle labbra di Ryan esce un gemito strozzato.
«Sto bene.» gracchia e cerca di spostarmi, senza successo. Così gli slaccio i jeans e le mie dita accarezzano la stoffa nera dei boxer.
«Melanie... l'ho fatto perché mi hai rotto i coglioni.» dice e io lo bacio da sopra i boxer. «Cristo.» geme, «No, no... sto benissimo.» borbotta mentre io continuo, anche se lui cerca di fermarmi. Eh, no, mio caro Ryan. Mi sto divertendo un modo a torturarti così. «Ho sbattuto contro un mobile.» ansima. «Senti...» borbotta, «Oh, ma smettila, piaga che non sei altro.» sbotta, cercando di non gemere, «Oh, Dio.» soffia, «Fai così: non rompere le scatole, né a me né a Lindsay.» gracchia e chiude la chiamata, getta il telefono sul letto. «Ma che fai?» sbotta.
«Io?» replico mettendomi seduta, «Niente.» dico e mi alzo in piedi.
«E dova vai?» gracchia lui mettendosi seduto.
«Giù.»
«E mi lasci così?» strilla.
«Così come?» domando avvicinandomi alla porta.
«Così!» risponde lui, si alza in piedi, una mano che tiene i jeans, l'altra che indica l'inguine. «Linds!»
Io rido e chiudo a chiave la porta, torno da lui e lo spingo, facendolo sedere di nuovo. «È stata una cosa innocente.» mormoro e mi siedo a cavalcioni su di lui.
«Innocente?» replica Ryan, «Lindsay... sei terribile, lo sai?»
Sorrido, «Ma la colpa è tua.» dico.
«Mia? E perché?»
«Perché ti sei alzato la maglia.» rispondo e scrollo le spalle.
«E che ne sapevo io che ti sarebbe alzato l'ormone?» borbotta lui e mi stringe i fianchi.
Io guardo in basso, poi lo fisso negli occhi, «E non si è alzato solo quello...» dico.
Ryan respira profondamente e si sdraia, portandomi con sé, «Questa è colpa tua.» dice e, visto che sono a quattro zampe su di lui e mi tengo sollevata sui gomiti, lui è costretto ad alzare la testa per baciarmi il collo.
«Non è colpa mia se reagisci immediatamente.» mormoro e lui abbassa la zip della mia felpa, mi sfiora la canotta.
«Oh, Linds.» ridacchia mentre mi sfiora il seno. Pessima idea, proprio pessima. Non è stata una mossa intelligente non mettersi il reggiseno dopo essermi fatta la doccia. Ryan infila le mani sotto alla canotta e io mi piego per baciarlo.
«Non dirmi che vuoi fermarti?» soffia al mio orecchio.
«Sarei pazza se lo volessi.» rispondo e chiudo gli occhi.
Rettifica: non mettere il reggiseno è stata una buona, no, una buonissima idea.

***

«La cena è pronta!» esclama Brenda bussando alla porta. Lei sì che è intelligente, non come mio fratello che entra senza annunciarsi.
«Arriviamo.» dico, «Mi lavo le mani.»
Un paio di minuti dopo io e Ryan scendiamo le scale mentre il fattorino della steak house dall'altra parte del quartiere esce dalla porta. «Ma come siete vestiti bene.» borbotto fissando mia cognata che indossa un'elegante tubino nero, «Potevate dircelo, mi sento una stracciona.» dico. Per la cronaca, il reggiseno è ancora dentro il cassetto.
«Grazie.» mi sorride Brenda «Tieni.» aggiunge e mi passa Cameron.
Perché lo fa? E perché lei e mio fratello indossano i soprabiti? «Ma che succede?» chiedo. Giuro che non capisco.
«Brenda? Greg?» esclamo seguendoli. Stanno andando verso la porta.
«Andiamo al Moonlight.» esclama Greg e bacia la testa di Cam, «Il numero è sul frigo, se ci sono problemi chiama.»
«Dai da mangiare a Cam, lo fai giocare un po', gli fai il bagnetto e gli leggi una storia, così si addormenta.» aggiunge Brenda e i due escono.
«Ma vi siete dimenticati di Cam!» esclamo facendo un passo oltre la soglia, «Greg!» dico ad alta voce, «Gregory!» strillo ma lui è già in auto. Il cancello si apre e la macchina avanza.
«Si sono dimenticati del bambino!» dico girandomi verso Ryan.
«No, Linds.» fa lui, «Non se lo sono dimenticati.»
«Cosa?» squittisco e ritorno dentro mentre lui chiude la porta.
«Ci hanno fregato.» sospira Ryan, «Ci hanno incastrato.» dice, «Stasera ci tocca.»
«Cosa?» chiedo io, evidentemente sono stupida, perché non ho capito niente. O forse ho capito ma preferisco non pensarci.
«Dobbiamo fare i baby sitter.» esclama Ryan.
Inspiro, «Io... io...» pigolo.
Ryan ride, «Eddai, Linds,» dice «non sarà la prima volta che fai la baby-sitters!» aggiunge. Io mi limito a tacere, mentre Cam mi spettina, «Non hai mai fatto la baby-sitters?» esclama, «Linds!»
«Non ne ho mai avuto l'occasione!» squittisco, «Non è colpa mia.» sospiro.
Lo fa anche Ryan, «Dai, ce la caveremo.» dice e mi posa una mano sulla spalla dirigendomi verso la cucina, «Adesso mangiamo.»
Io mi limito ad annuire. Sistemo Cam nel seggiolone e lo lego mentre Ryan toglie la cena dai contenitori.
Taglio la bistecca di Cameron in pezzetti né troppo piccoli né troppo grossi, poso il piatto sul piano del seggiolone e do le posate al mio nipotino.
«Tieni.» dice Ryan porgendomi un bicchiere pieno di birra e io lo ringrazio, ne bevo un lungo sorso. Ho idea che questa sarà una lunga, lunghissima, serata.

«Fermalo!» grido e guardo Cam che corre per il salotto, agitando la mazza da golf in plastica arancione. Ryan si piazza sulla traiettoria del piccolo ma quello gli passa accanto, ridendo, e lui non riesce a fermarlo. Si sta dirigendo verso la vetrinetta e già me lo vedo che si schianta contro di essa, i vetri che lo graffiano, sangue ovunque...
«Cameron!» urlo, «Fermati! Adesso!» esclamo e lo rincorro ma lui mi colpisce con la mazza poco sopra il ginocchio, ride e scappa verso la porta d'ingresso. Perché è così iperattivo? 
Lo inseguo ma inciampo nei miei piedi e cado per terra, il tappeto attutisce la mia caduta e mentre mi rialzo vedo Ryan che riesce ad acchiappare Cam, lo disarma e lo prende in braccio. «Adesso stai tranquillo.» gli dice, «Tutto okay?» mi chiede.
«Sì.» sbuffo, «È una peste.»
Ryan ride, poi si blocca all'improvviso e sbianca, «Oh, Dio.» geme e mi passa il bambino, che ne approfitta per tirarmi i capelli e spingermi la mano in faccia.
«Che c'è?» chiedo, «Stai bene?»
«No.» ansima lui e poi lo vedo che porta le mani proprio lì, «Mi ha dato un calcio.» sussurra, «Mi ha preso in pieno.» geme.
Vorrei ridere ma non posso: Cameron mi sta tirando l'orecchio. «Povero.» dico, «Dopo ti faccio le coccole, se vuoi.»
Ryan mi fissa, le labbra piegate in una smorfia dolorosa, «Uhm... okay.» dice.
Io gli sorrido e gli bacio una guancia, «Portiamo Cam di sopra, gli facciamo il bagnetto e lo addormentiamo.»«Funzionerà?» chiede lui mentre saliamo le scale.
«Spero di sì.» dico, «Sono le dieci e mezzo, dovrebbe avere sonno.»
Una volta in bagno riempio la vaschetta che è dentro la vasca da bagno. Spoglio Cam, che continua ad agitarsi e cantare una canzoncina che non conosco. «Portalo fuori.» dico a Ryan porgendogli il pannolino.
Lui fa una faccia schifata, «Io?» dice.
«È solo pipì!» esclamo, «Lo butti nel bidone e basta.» rido. Ryan borbotta, afferra con due dita il pannolino ripiegato e se ne va, chiudendo la porta.
«Allora,» mi giro verso Cam, che se ne sta seduto sul tappeto «pronto per il bagnetto?»
«No!» strilla lui, io ignoro le sue proteste e lo ficco nella vaschetta.
«Non fare i capricci.» dico e gli passo la paperella di gomma. Lui l'afferra e inizia a giocare, così prendo una piccola caraffa e inizio a versargli l'acqua saponata sulla schiena. Insapono la spugna a forma di stella e inizio a lavargli la schiena, mentre lui gioca con la paperella.
Ryan torna e s'inginocchia accanto a me, «È tranquillo.» dice.
«Si sta rilassando.» sorrido.
«Faffa! Faffa!» trilla Cameron
«Eh?» faccio, «Cosa?»
«Faffa!» ripete lui, poi si sporge e indica Ryan, «Faffa mia!»
Guardo Ryan e lo vedo stringere la caraffa, «Vuole quella.» dico, «Credo.»
Ryan scrolla le spalle e gliela porge e il bambino ridacchia e inizia a buttare l'acqua fuori dalla vaschetta, ora capisco perché Brenda l'ha messa qui dentro!
«Adesso laviamo i capelli.» esclamo e prendo lo shampoo di Cameron, lo apro e ne verso qualche goccia sulla mano.
«No!» strilla lui. Un urlo bello forte, che rimbomba sulle pareti del bagno. «No!»
«Invece sì.» dico e sfrego le mani, «Laviamo i capelli.» dico e mi sporgo di più, gli poso le mani sulla testolina bagnata e inizio a massaggiare piano.
«No!» grida Cam e si agita, così dico a Ryan di tenerlo fermo. Riesco a insaponargli la testa e prendo la doccietta per sciacquarlo.
«No!» grida la piccola peste e lo vedo prendere la caraffa e poi succede in un attimo: faccio appena in tempo a gridargli di non farlo che mi ritrovo bagnata. Metà dell'acqua saponata mi è entrata in bocca, visto che stavo urlando. 
Mollo tutto e mi alzo, sputo nel lavandino mentre Ryan ride di gusto, mi sciacquo la bocca ripetendomi che Cam è solo un bambino, che è piccolo, che non capisce. Torno alla vasca e sbuffo perché Ryan ride e Cam rovescia l'acqua fuori dalla vaschetta canticchiando. «Adesso ci laviamo i capelli.» esclamo, prendo in mano la doccietta e regolo la temperatura dell'acqua.
Cam si agita, dice di no, urla, si agita, lancia la paperella, piange, «No, zia.» piagnucola e mi fissa con gli occhioni da cucciolo ma io non mi faccio incantare e riesco a sciacquargli la testa.
Lui continua a piangere, anche quando gli massaggio la schiena e i piedini, «Cattiva.» dice, «Zia cattiva.»
«Non sono cattiva.» esclamo, «Ti devi lavare i capelli.»
«Invece lo sei.» dice Ryan, «Poverino, guardalo...» mormora, «Io non l'avrei fatto, potevi benissimo non lavargli i capelli.» dice, «Cattiva, zia Linds.»
Io lo fisso e lo prenderei a schiaffi, giuro. Non m'importa se lo amo e se lui ama me, lo prenderei a schiaffi e basta. «Oh, taci.» borbotto e Ryan ride, poi si blocca quando una cascata d'acqua lo c'entra in pieno viso.
E io... io rido.
«Lindsay, non ridere!» squittisce Ryan, afferra un asciugamano e si tampona la faccia, «Teppista.» borbotta in direzione di Cam.
«Non devo ridere?» esclamo, «Tu prima hai riso!» squittisco, «Se puoi farlo tu lo faccio anche io!» dico, Ryan sbuffa ma non dice nulla, «Tienilo fermo, che lo sciacquo.»
«Così mi bagna ancora?» borbotta lui ma afferra i fianchi di Cam e lo alza in piedi. Il piccolo, ovviamente, inizia ad agitarsi e scalciare, gridando che non vuole e che siamo cattivi.
Dopo quella che mi pare un'eternità ho lavato via tutta la schiuma, così dico a Ryan di mettere il bambino sul tappeto. Cameron, ovviamente, cerca di scappare, poi si siede sul tappeto, mi fissa e scoppia a piangere.
«Non piangere, tesoro.» mormoro mentre gli metto l'accappatoio azzurro, «Su, non è niente.»
«Zia cattiva!» strilla lui, «Sei brutta.» mi dice e io mi blocco, offesa. Ecco, ci manca solo che mi metta a piangere anche io ma non lo faccio.
Lo prendo in braccio e dico a Ryan di prendere un pannolino pulito dalla confezione sopra il mobile e un asciugamano piccolo per i capelli e vado nella camera dove dormono mio fratello e mia cognata, scopro che Brenda a sistemato il pigiama sul letto del bambino.
Un pensiero in meno!
Poso Cam sul letto matrimoniale e mi giro per prendere il pigiamo, «No!» grida Ryan e mi volto, vedendo Cam che sgambetta verso la porta, che però è chiusa. Resta fermo lì davanti, imbambolato, senza smettere di piangere.
Ryan lo prende in braccio, gli accarezza la schiena e si siede sul letto, fa sdraiare il bambino e inizio a mettergli il pannolino. Dev'essere facile, dopotutto. Il davanti è quello con i disegnini, poi basta togliere la copertura dagli adesivi, chiuderlo bene senza stringere troppo ed è fatta!
... magari.
Cam scalcia come un puledro, cerca di rigirasi, lancia degli strilli che mi trapassano il cervello, si contorce tutto, continuando a sdraiarsi sulla pancia, poi torna prono, poi cerca di strisciare via... rendendo tutta l'operazione molto complicata. Ma mai quanto fagli indossare il pigiama! Mentre cerco di infilargli i pantaloni mi prendo un paio di calci sulle braccia.
Una volta sistemata la maglia faccio un respiro profondo, mi sembra di aver passato tre ore in palestra, ho la schiena tutta sudata e mi faccio schifo da sola.
Sollevo il bambino e lo prendo in braccio, gli tampono i capelli ma sono praticamente asciutti, cosi gli massaggio la schiena, fino a quando i singhiozzi non diventano radi.
Mi alzo in piedi e vado verso il mobile, dove ci sono alcuni libricini. «Allora... cosa vuoi sentire?» chiedo, «I tre porcellini?»
«No.» dice Cam e schiaffeggia il libro che ho in mano facendolo cadere.
«Okay.» sospiro, «Il pulcino...»
«No.»
Anche quel libro cade a terra, prendo l'ultimo ma Cam butta via anche quello.
Rimane solo una cosa da fare: camminare.

Il terrazzo è di dodici metri per cinque, quindi ha un perimetro di quarantaquattro metri, dato che non camino attaccata al muro togliamo quattro metri.
Ho già fatto venticinque giri, quindi sono a un km di camminata. E Cam non dorme. Non dorme!
È tranquillo, questo sì, ma non è ancora fra le braccia di Morfeo. Se provo a metterlo giù piange, se lo lascio nel lettino e mi allontano strilla... fra un po' sono io quella che crolla dal sonno. Senza contare che mi fanno male le braccia e la schiena.
Dopo altri tre giri Cam inizia a chiudere gli occhi sempre più spesso, così lo porto nella camera di Greg, lo poso piano piano nel lettino e trattengo il respiro. Cam si muove, ma è solo per prendere il suo pupazzo, quello che gli ho regalato io a forma di coniglietto.
Fa un respiro profondo e... dorme.
Dorme!
Lo copro, accendo la radiolina, porto il ricevitore con me ed esco dalla stanza, chiudendomi la porta alle spalle.
Scendo in soggiorno e mi lascio cadere sul divano con un gemito.
«Dorme?» chiede Ryan e mi porge un bicchiere di latte caldo.
«Sì.» gemo, «Era ora.» sospiro e bevo un sorso di latte, «Grazie.»
Ryan mi bacia la testa, «Dai, ormai è fatta.» dice, «Adesso aspettiamo che tornano Greg e Brenda.»
«Gli urlerei dietro di tutto se non avessi paura di svegliare Cam.» esclamo e chiudo gli occhi. «Ho sonno.» borbotto, «E mi fa male la schiena.»
Ryan mi accarezza la schiena e mi dice che mi farà un massaggio quando saremo in camera.
Fortunatamente Greg e consorte arrivano dopo dieci minuti. «Vostro figlio è il diavolo.» dico, «Ha fatto i capricci, correva ovunque, cercava di scalare qualsiasi cosa, fargli il bagnetto e rivestirlo è stata una faticaccia e ho dovuto camminare su e giù per il terrazzo per quasi un'ora.» continuo, «Io la baby sitter non la faccio mai più!»
«Bhe, lo sapevi che oggi era un po' agitato.» dice Greg
«Un po'?» esclamo e mi trattengo dall'urlare, «Mia ha lavato, mi ha detto che sono brutta e cattiva, mi ha dato non so quante sberle e calci e ha dato una calcio nelle palle a Ryan.» racconto, «Questo non è essere un po' agitati, è essere posseduti!» sbotto.
«Sono stati giorni un po' frenetici.» dice Brenda, «È un po' scombussolato ma da domani sarà meglio.»
«Lo spero.» borbotto, «Andiamo?» dico a Ryan, lui annuisce, si alza e porta le tazze in cucina, «Il primo che mi sveglia prima delle dieci verrà preso a cazzotti.» esclamo e inizio a salire le scale.
Una volta in camera mi trascino in bagno, poi m'infilo una maglia di due taglie più grandi, punto la sveglia alle dieci e un quarto e mi ficco sotto le coperte.
Ryan arriva dopo qualche minuto, «Dormi?» mi chiede e mi bacia la fronte.
«Quasi.» mormoro e sbadiglio.
«Arrivo subito.» dice lui e lo sento entrare nel bagno. Sbadiglio ancora e credo che fra poco mi addormenterò come un sasso.

*-*-*

Chiudo la porta finestra della mia camera e attraverso il terrazzo. Non credo di essere mai stato così felice, soprattutto perché mi sono svegliato alle nove e non alle quattro come i giorni scorsi.
«Che fai?» chiedo entrando nella stanza di Linds.
«Cambio le lenzuola.» risponde e getta la palla di stoffa sul pavimento.
«Perché?» chiedo.
«Perché se Svetlana scopre che non ho cambiato le lenzuola dopo quello che è successo come minimo ci prende a sberle tutti e due.» risponde.
«Ah.» commento e mi accomodo sulla sedia, «Ma perché deve dormire qui?» chiedo, «Può starsene da me con Liam.»
Lindsay mi fissa,«Secondo te la mia migliore amica, dopo che le diremo che stiamo insieme, non vorrà sapere ogni cosa?» dice, «Illuso.» ride, «Questa notte dormi da solo.»
Che cosa?
«Eh?» mormoro, «Davvero?»
Lei ride e toglie anche il lenzuolo sotto e lo butta sopra l'altro, «Già.» dice e mi lancia un cuscino, «Togli la federa.» ordina, «Svetlana sarebbe capace di infilarsi nel letto in mezzo a noi.» ride.
Sospiro, non avevo pensato a questa possibilità, adesso mi chiedo se anche gli altri mi tartasseranno per farsi dire ogni cosa. Sospiro e getto la federa sul mucchio di lenzuola, «Uhm, hai ragione.» ammetto, «Non voglio trovarmi Svetlana in mezzo a noi, sarebbe... imbarazzante.»
Lindsay mi sorride e si avvicina a me, mi bacia la guancia, «Bravo ragazzo.» dice, «Porto giù questi.» aggiunge e prende in mano il fagotto.
Io rimango sulla sedia, dondolandomi da una parte all'altra. Sulla scrivania c'è il tablet che le hanno regalato Greg e Brenda, attaccati a una minuscola lavagna di sughero ci sono alcuni buoni regalo per un negozio di vestiti, sempre da parte di Brenda e Greg e uno di quei book-gift per tre giorni in una spa della zona. Ovviamente ci andrà da sola, per rilassarsi.
Inspiro profondamente. Come farò a dormire da solo dopo le notti passate con lei?
Chi cacchio dormirà? Lo so già che mi rigirerò nel letto per tutto il tempo che Svetlana resterà qui.
Lindsay ritorna, prende lenzuola e federe pulite e le posa sul comodino, «Aiutami.» dice, così mi alzo e facciamo il letto insieme; mentre sistemiamo i cuscini il cellulare di Lindsay squilla.
«È Svetlana.» dice e risponde, la conversazione dura poco. «Parte adesso.» dice posando il cellulare sul comodino, «Con tre ore di ritardo.» sospira, «È talmente impaziente che se non fosse partito l'aereo sarebbe andata alla Grand Central Station e sarebbe venuta qui in treno.»
Rido e mi siedo sul letto, «Liam è peggio.» dico, «Continua a chiedermi se sei già uscita per andare all'aeroporto.»
«Alzati da lì.» esclama, «Stropicci tutto!»
Mi alzo e mi siedo sulla sedia, «È solo un letto!» dico, «Non prendertela.» rido, «Vieni qui.» sorrido, lei sbuffa ma si avvicina ugualmente, la prendo e la faccio sedere sulle mie ginocchia, «Bhe... Svetlana arriverà fra qualche ora...» mormoro e la bacio sotto l'orecchio, «Potremmo...»
«Ryan!» squittisce, «C'è la mia famiglia in salotto.» dice ma non mi scansa, così continuo a baciarle il collo.
«Mi pare che non ti dispiaccia.» dico.
Lei sbuffa, «Non ho detto questo.» mormora e mi guarda, «Sei terribile, lo sai?»
«Anche tu.» sorrido e sto per baciarla quando bussano alla porta.
«Zia.» esclama una vocina.
«Vieni qui.» dice Lindsay, «Cam?» chiama e si alza
Cameron entra nella stanza con Brenda, il bambino sgambetta nella stanza, si avvicina a Lindsay, «Scusa.» dice e allunga un cioccolatino, lo guarda e lo dà in mano a Lindsay.
Lei sorride, si china e abbraccia il bambino, «Grazie.» dice e gli bacia le guance.
Il bambino sorride e torna da Brenda, poi si gira e corre da me, «Tieni.» mi dice e quasi mi lancia il cioccolatino.
«Cameron.» lo riprende Brenda.
«Scusa.» dice il piccolo e io gli scompiglio i capelli, lui ride, «Giochiamo?» chiede, «Giochiamo?»
«Okay.» rispondo, «Arrivo subito.»
Il bambino ride e corre fuori dalla stanza, Brenda chiude la porta e io e Lindsay rimaniamo di nuovo soli.
«Volevi fare cosa?» domanda lei scartando il cioccolatino.
Rido, «Meglio rimandare.» dico e mangio il cioccolatino, «Scendiamo, che Cam ci aspetta.»
«Aspetta te.» replica lei, «A me non ha chiesto nulla.» brontola, mangia il cioccolatino e incrocia le braccia al petto.
«Ah, povera la mia piccola Linds.» dico alzandomi in piedi e l'abbraccio, «Il tuo nipotino preferisce me a te.» la prendo in giro.
Lei si scansa, «E pensare che avrei voluto concederti una sveltina dopo pranzo...» dice.
«Ah.» faccio, «Scusa, scusa.» dico e le poso le mani sui fianchi, «Scusa.» ripeto e le bacio il viso.
«Uh, okay.» dice, «Non è colpa tua.»
Io sorrido e le bacio la fronte, «Ti amo.» dico, «Andiamo, prima che Cam inizi a strillare.»
Scendiamo in salotto e giochiamo con Cam e il trenino fino all'ora di pranzo, momento in cui Cam inizia a fare i capricci perché non vuole smettere di giocare, tranne poi iniziare a mangiare appena gli si mette il piatto con il salmone ai ferri sotto al naso.
Strano bambino. Ieri sera sembrava posseduto, oggi è tranquillissimo, non poteva essere così anche ieri sera?
E, soprattutto, poteva evitarmi di darmi quel calcio che mi ha fatto vedere le stelle?
Se ci ripenso mi fa ancora male.

«Vai?» chiedo.
Lindsay mi fissa come se fossi scemo, «Ovviamente.» risponde, «L'aereo di Svetlana atterra fra mezz'ora,» dice «ora che arrivo, trovo posteggio...» sospira e controlla la borsa, «Ci vediamo dopo.» mormora e mi bacia la guancia, «Fai il bravo.» aggiunge.
Io sbuffo e l'abbraccio, «Io sono bravo.» dico e la bacio di nuovo.
Lei ride di nuovo, «Lo so.» dice, «Adesso vado.»
Si allontana di un passo, le afferro il polso destro, la faccio girare, la stringo a me e la bacio. «Adesso puoi andare.» esclamo.
Lindsay ride e mi spinge via, «Ci vediamo fra poco.» dice ed esce dalla camera, io la seguo fino alla macchina, la guardo uscire dal cancello ed entro in casa mia. Ancora un po' e mi scordo com'è fatta.

«No, Liam, non sono ancora arrivate.» esclamo e mi sdraio sul letto.
«Ma stanno bene?» chiede lui, «Dove saranno?»
Sospiro. Dio, Liam certe volte è veramente un rompicoglioni, come una di quelle nonne che continuano a rimpinzarti di cibo anche se sei già pieno . «Stanno bene.»
«E allora perché non sono ancora tornate?» strilla lui.
«Liam! Non preoccuparti.» dico, «Ci sarà stato casino al ritiro bagagli, poi Svetlana sarà dovuta andare al cesso, e poi lei e Lindsay si saranno fermate a bere un caffè e si saranno aggiornate sulla gente che conoscono entrambe a New York...»
«E allora perché non sono ancora tornate?» grida.
«Non urlare.» esclamo, «Si saranno fermate di nuovo.» butto lì, «Dai, Liam... sono ragazze, non si vedono da settimane... sentono il bisogno di spettegolare.»
Lui sospira, «Io mi preoccupo e voglio vederla!» dice, «Mi manca.» aggiunge e inizia a dire che non vede l'ora di vederla, di stare con lei... le stesse cose che mi ha detto cinque minuti fa. E anche mezz'ora fa. E anche ieri. E una settimana fa. Due giorni dopo che siamo tornati da New York. «Ryan? Ryan! Ma mi ascolti?»
«No.» ammetto, «Tanto dici sempre le stesse cose.» rido e sento un'auto avvicinarsi, così mi alzo ed esco in terrazzo. La macchina di Lindsay è ferma, in attesa che si aprano i battenti del cancello.
«Tu non sei romantico.» sbotta Liam e vorrei ridere, dirgli che si sbaglia di grosso... ma taccio.
«Okay, come vuoi.» dico, «Sono arrivate.» lo informo, «Adesso dico alla tua dolce metà di chiamarti, così la smetti di essere un rompicoglioni.» aggiungo, «A stasera!» dico e chiudo la chiamata, infilo il cellulare in tasca e mi precipito di sotto e per poco non rotolo giù dalle scale, così rallento, faccio un respiro profondo e apro la porta d'ingresso.
«Ciao.» esclamo e abbraccio Svetlana, «Tutto bene?»
Lei mi lancia un'occhiataccia, «Sono rimasta tre ore in aeroporto.» dice, «Stupido aereo in ritardo per della stupida neve.» borbotta.
Vorrei ridere ma non lo faccio, «Chiama Liam, è in ansia.» dico, «Gli manchi tanto, sai?»
Lei mi fissa e sorride, «Adesso lo chiamo subito.» dice, «Il mio ciccino...» squittisce.
«Vuoi aiutarmi?» strilla Lindsay.
Io la fisso e le sorrido ma lei sbuffa e tira fuori dal bagagliaio una grossa valigia, troppo pesante per lei. «Okay.» dico, «Bastava che chiedessi.» esclamo e lei sbuffa, così prendo la valigia e la trascino verso la porta finestra, da dove è entrata Svetlana.
«Ryan!»
«Sì?» mi giro e vedo Lindsay alle prese con il bagaglio a mano e un'altra valigia. Sospiro e mi chiedo quanta roba si è portata Svetlana. Prendo una delle due valigie e proseguo verso il salotto, dove trovo Greg che mi aiuta a portarle di sopra.
«Quanta roba si è portata?» ansimo mentre spingo la valigia nella stanza di Lindsay.
«Quella che serve.» dice Svetlana e io quasi urlo dallo spavento, «E comunque ci sono anche i vostri regali.» aggiunge, apre la valigia di media grandezza e tira fuori un grosso sacchetto avvolto in un plaid. «Allora... questo è per te.» mi dice e mi porge un pacchetto.
Lo scarto e trovo un portafoglio, una cintura e una custodia per l'Iphone, tutte coordinate fra di loro. «Grazie.» dico, poi lei porge a Lindsay un altro pacco.
«Una borsa!» trilla Linds e io vorrei baciarla ma non posso. Stupido idiota che non sono altro, perché ho deciso di aspettare stasera per dirlo agli altri?
«È la terza che ricevi.» borbotto.
«Questa è una pochette.» replica lei, «Se non capisci la differenza non è colpa mia.»
Svetlana ride, «Questa te la sei cercata.» dice, prende un altro pacco e me lo porge.
«Cosa?» dico.
«È per il compleanno di Lindsay.» risponde Svetlana e mi guarda come se fossi stupido.
«Compleanno?» dico e sì, mi sento stupido.
Svetlana sbuffa, «Se lo lascio qui Lindsay è capace di aprirlo, guardarlo, richiudere il pacchetto e fare finta di nulla.»
«Non è vero!» replica l'interessata.
Svetlana la fissa e sgrana gli occhi, «Dicevo,» riprende a parlare e mi guarda «nascondilo da te.»
«Ah, va bene.» dico, prendo il sacchetto del regalo che mi ha fatto e vado verso la porta finestra.
«Aspetta che vengo con te.» dice Svetlana.
Una volta nella mia stanza nascondo il regalo nell'armadio e sistemo la cintura, il portafoglio e la custodia in un cassetto.
«Tu non sai quand'è il compleanno di Lindsay.»
Chiudo la porta della cabina armadio, «Ma no!» rido, «Io so quand'è il compleanno di Lindsay!»
Svetlana posa le mani sui fianchi, «Bugiardo.» dice e ride. «È il quattro gennaio.»
«Lo sapevo!» dico. No. Non lo sapevo. Quanto sono idiota da uno a dieci? Undici.
Ritorniamo nella stanza di Lindsay e io mi sento sempre più idiota. Come posso non sapere il giorno in cui è nata la ragazza che amo?
Cosa diavolo le regalo? 

*-*-*

«Tu sei strana.»
«Ma non è vero.» ribatto, «Sto solo cercando di mettermi gli orecchini.» dico, «Credo che si stiano chiudendo i buchi,» borbotto e infilo l'orecchino destro — un semplice cerchietto d'argento — che entra senza troppi problemi, devo spingere un pochino ma non è praticamente nulla, come una puntura di spillo. 
«Non mi freghi.» dice, «Tu stai covando qualcosa.»
La guardo, «Tu ti sogni le cose!» rido, «Non sto covando qualcosa!»
Svetlana non dice nulla e si mette il rossetto, «Non mi freghi, cocca.»
Io non replico e mi preparo per infilare l'orecchino sinistro, «Ahi.» mi lamento, «Questo si sta chiudendo sul serio.» pigolo, «No, forse non li metto.»
«Dammi.» esclama Svetlana e mi prende l'orecchino dalle mani, «Girati.» ordina e io eseguo.
«Fai piano.» le dico.
«Okay.» esclama lei, mi scosta i capelli dall'orecchio.
Chiudo gli occhi e respiro profondamente, Svetlana conta piano all'indietro, partendo da cinque, «Cazzo!» sbraito, «Ti pare piano?» sbotto, «Che male...» ansimo, «E poi quello era il due! Dovevi farlo allo zero!»
«Se facevo piano era peggio.» ride lei, «Via il dente, via il dolore.»
«Sarà, ma adesso ho il lobo tutto rosso.» mi lamento guardandomi allo specchio.
«Tanto a Ryan piaci ugualmente.»
«Ma piantala.» esclamo e afferro il lucidalabbra alla fragola, «Tu ti inventi le cose.» dico e spero di essere risultata convincente.
Sembra di sì, perché lei non replica. Finiamo di preparaci, salutiamo mio fratello e mia cognata — Cam è troppo impegnato a giocare con il trenino — e usciamo di casa.
«Siete quasi in ritardo.» esclama Ryan, «Sono le sette meno due.» dice.
«Non siamo in ritardo se mancano due minuti alle sette.» sbotto ed entro in auto.
«Non sbattere la portiera!» strilla lui e io rido. Adoro farlo incazzare.
In pochi minuti siamo davanti alla casa di Liam, lui entra in auto e non ci degna di mezza parola, si butta direttamente su Svetlana.
«Ciao, Liam.» ride Ryan, «È piacere vederti.»
Liam si stacca da Svetlana, «Oh, ma piantala.» dice, «Lo sai che mi mancava!»
«Ovvio che lo so.» dice Ryan, «Mi hai triturato i coglioni tutto il pomeriggio con questa storia!»
«Oh, il mio ciccino!» squittisce Svetlana e lo bacia.
Io rido e guardo davanti a me, anche se ho voglia di prendere la mano di Ryan e stringerla forte ma non posso. E tutto per la sua stupida idea di dirlo stasera. Ma si rende conto della fatica che ho fatto nel non dire nulla a Svetlana?
Avrei voluto gridarglielo appena l'ho vista in aeroporto, ma non ho potuto. Che idiota.
Arriviamo al Soleil, salutiamo gli altri, entriamo e ci accomodiamo nella saletta, poco dopo arriva il nostro aperitivo.
«Finalmente Liam smetterà di rompere i coglioni per qualche giorno.» dice Aaron.
«Perché?» chiede Ryan, che è seduto accanto a me e io mi devo trattenere dal baciarlo e prenderlo a schiaffi. È così che si sente una persona a dieta davanti a un'enorme e buonissima torta al cioccolato? «Liam ha rotto i coglioni anche a te?» chiede Ryan.
«Sì.» risponde Aaron, «E Svetlana qui, e Svetlana lì, e mi manca e la voglio vedere e mi manca...» sbotta, «Me lo ripeteva tre volte al giorno.»
«Anche a me.» esclama Chris.
«Idem.» dice Jake, «Però adesso è tranquillo e felice, quindi... festeggiamo!» strilla e un qualcosa mi suggerisce che ha iniziato a festeggiare a casa.
Le cose proseguono tranquillamente, almeno fino alla fine del primo — spaghetti allo scoglio —, quando Chris dice quella cosa, dice:«Ma che avete voi due?» chiede e indica me e Ryan, «Siete troppo strani...» aggiunge e beve un sorso di birra.
«Chi, noi?» dico io, «Ma niente.» rido.
«Avete fatto sesso!» esclama Aaron, «Oh, mio Dio... state insieme!»
Io bevo un sorso di birra e non rispondo.
«Brutta vacca, non mi hai detto niente!» strilla Svetlana, «Sono la tua migliore amica!»
«Era ora.» dice Liam.
«Anche Ryan non romperà più i coglioni.» esclama Chris.
«Eh?» dice Jake, «Cosa... oh, cazzo!» sbotta, «Era anche ora, eh.»
«Lo hanno capito.» mormora Ryan fissandomi, «Volevamo dirvelo, giuro.» dice, «Questa sera.»
«E da quando?» chiede Chris, «Da quando avete fatto pace e iniziato a scopare come due persone normali?»
«Dalla sera del ventidue.» borbotto e prendo un altro sorso di birra.
«Dal venti... cazzo, ormai è una settimana e non mi hai detto nulla?» grida Svetlana e credo che abbia rotto il muro del suono, «Ma sono la tua migliore amica.» dice, «Avresti dovuto dirmelo subito!»
Deglutisco, «Subito no, perché la mattina dopo è arrivato Greg e ci ha visti...» pigolo.
«Vi ha visto mentre scopavate?» ride Jake.
«No.» risponde Ryan, «Stavamo dormendo.» dice.
«E ma se dormivate non è divertente.» ride Chris.
Io gli lancio un'occhiataccia, «È stato traumatico!» strillo, «Il mio nipotino mi ha visto nuda, ha ripetuto tette tutto il giorno e Greg era sconvolto più di me. Non è stato per nulla divertente! E se eravamo svegli era pure peggio.»
«Sì, ma a parte questo... perché non me l'hai detto?» chiede Svetlana.
«È colpa sua!» dico e indico Ryan, «Io avrei voluto dirtelo, ma lui non voleva, ha insistito per dirlo questa sera!»
Svetlana fissa Ryan, «Ah, sì?» dice, «Non si fanno queste cose!» esclama, «Dopo mi racconti tutto.» mi dice e si sporge sul tavolo, «Proprio tutto.»
«E quando?» chiede Liam, «Mentre siamo in macchina?» ride.
«No, quando torniamo a casa.» risponde Svetlana, «Prima di dormire.»  
«Credevo che saresti venuta da me!» esclama Liam.
«Dillo al tuo amico,» replica Svetlana «è colpa sua.»
«Grazie Ryan.» borbotta Liam, «È colpa tua.» dice.
Ryan sbuffa e alza gli occhi al cielo, «Eddai, dopo che mi hai ripetuto all'infinito di dirlo a Linds adesso rompi le palle?»
«Rompo le palle perché volevo passare la notte con Svetlana, non da solo!» sbotta Liam.
«Oh, ciccino.» cinguetta lei e lo abbraccia, iniziando a sbaciucchiargli le guance.
«Proseguiamo?» dice Jake, «Ho fame.» esclama, ignorando Liam e Svetlana che si baciano. Per fortuna siamo solo noi...
Vado a dire a uno dei camerieri se ci può portare il secondo — abbiamo ordinato al take away e abbiamo messo i cibi in caldo — e ritorno nella saletta. «Adesso portano il resto.» dico e mi siedo.
«Che piaga.» borbotta Liam guardando il cellulare, «Melanie continua a chiedermi perché Ryan ha smesso di seguirla.» sbuffa.
«Ma è stupida?» sbotta l'interessato, «Glielo ho detto ieri!» dice, «Dio, che piaga.» borbotta.
«Si è arrabbiata perché Chris l'ha bloccata.» dico e prendo da bere, «In due giorni mi ha scritto quasi duecento messaggi, fra SMS e Twitter.» sospiro, «È stupida.» dico.
«E non mi ha fatto gli auguri!» si lamenta Jake, «Me li hanno fatti gente che non sentivo dalle medie e lei no.»
«Perché gli interessa Ryan.» ride Chris e guarda Aaron che rimane in silenzio.
«Rompe le palle anche a me, eh.» dice l'altro dopo qualche secondo, «Mi tartassa in continuazione per sapere la inviterò ai concerti.» dice. «Non lo ha ancora capito che è una promozione.»
Eh già. Non sarà un tour con concerti, ma della semplice promozione. E non inizierà a Marzo, ma a metà gennaio, subito dopo l'uscita del secondo singolo.
La porta si apre e Chad porta dentro un carrellino con il nostro fritto misto e grigliata di pesce; togli i piatti sporchi, ce ne dà di puliti e mette le pirofile con il cibo al centro del tavolo. 
«Ma un bacio?» chiede Chris.
«A me pare che se ne siano dati anche troppi.» dice Aaron.
«Ma non parlo di Liam e Svetlana.» replica Chris, «Dico Ryan e Lindsay!» esclama.
«Cosa?» faccio, «Eh?» dico e, prima che possa impedirlo, Ryan mi sta baciando sulle labbra.
«Contenti?» chiede lui, «Andiamo avanti?» borbotta.
«Ora sì.» ride Chris, 
Io rimango impietrita, mando giù un sorso di birra e inizio a mangiare. E Ryan... ride, quel cretino.
«Uh, sei arrossita.» dice, «Sei adorabile.»
«Idiota.» borbotto e prendo un paio di gamberoni.
«Sono sempre i soliti.» ride Chris.
«Sono così carini!» squittisce Svetlana, «Dopo mi devi dire ogni singolo dettaglio.» ordina.
«Lei non ti dirà tutto quanto!» esclama Ryan.
«Invece lo farà.» ribatte Svetlana, «Siamo migliori amiche, è logico che ci diciamo tutto.» dice.
«Tutto?» sbotta Liam, «Lei hai detto tutto anche tu?» domanda, gli occhi spalancati, «Oh, Cielo.» sospira.
«Molte cose non le ho volute sapere.» lo rassicuro.
«Meno male.» sospira lui.
«Cos'è, temi che Svetlana racconti qualche tua figuraccia?» ride Ryan.
«Potrei chiederti la stessa cosa.» ribatte Liam.
«Oh, la finite?» sbotta Jake, «È il mio compleanno!» ci ricorda e manda giù un lungo sorso di birra.
Così cambiamo argomento, parando dell'evento del trentuno. Io non so se sono pronta a gestire tutte quelle ragazze che urlano e strillano. E dovrò contenere la gelosia. 
Sarà dura.

Il momento di aprire i regali è giunto e Jake li scarta velocemente, strappando la carta.
«Sei peggio di mio nipote.» rido, «Però lui è piccolo.»
Jake mi ignora e apre il regalo di Svetlana, lo guarda e fissa la mia amica, «Un salvadanaio?» dice, «A forma di batteria?» domanda, «Figo!» esulta e passa a quello che abbiamo fatto io e Ryan. «Ma cosa vi fa pensare che sia fissato con la batteria?» domanda.
«Forse perché ti preoccupi sempre se qualcuno si avvicina alla tua?» domanda Aaron, «Inizi a strillare se qualcuno ne sfiora una parte.»
«Perché è mia!» ribatte Jake, «Comunque,» guarda me e Ryan «grazie, è bellissima.»
«Almeno ti sveglierai in tempo.» ride Chris e si blocca quando entra Clara, una delle nuove cameriere, che spinge un carrello con sopra la torta e lo spumante. La fissa a bocca aperta e per poco non scivola dal divano.
Clara ci saluta e se ne va, lasciando Chris in adorazione.
«Ci sei?» gli chiede Aaron e gli sventola una mano davanti alla faccia, «Credo che lo abbiamo perso.» ci dice, «Sì è rotto!» ride.
«Chi è?» chiede Chris riprendendosi, «Come si chiama?» mi chiede.
«È Clara.» rispondo, «Credo che abbia ventun'anni ed è nuova.» dico.
Chris annuisce, «Ed è single?» chiede.
Scrollo le spalle e fisso Jake che stappa lo spumante, «Ah, non ne ho idea.» rispondo, «Chiediglielo.» dico e rido quando lui arrossisce.
«Uh, Chris è innamorato, Chris è innamorato!» ride Ryan, «Manchi solo tu, Jake.» dice.
L'altro scrolla le spalle, «Se devo avere l'espressione da pesce lesso di Chris... preferisco di no.» dice e inizia a versare lo spumante nei calici.
Beviamo, mangiamo la torta, ridiamo e scherziamo, senza pensare al concerto di fine anno o a Melanie.

***

Ryan si ferma davanti alla porta del garage. «Ci vediamo domani.» dice, «E non dirle tutto.» continua.
«Okay.» sospiro, «Anche se sarà difficile.» mormoro e mi sporgo verso di lui, mi blocco sentendomi osservata. Fisso Svetlana che si è sporta verso di noi e ci osserva con curiosità. «Non devi mandare la buona notte a Liam?» le chiedo e lei annuisce mentre Ryan borbotta che lo ha salutato cinque minuti prima, «E allora scendi.» dico.
Svetlana ride, «Come siete timide.» dice, saluta Ryan e scende dall'auto.
«Te l'avevo detto.» borbotto guardando Ryan.
Lei sorride e si slaccia la cintura di sicurezza, «Basta che non spiattelli ogni cosa.» mormora e mi bacia sulle labbra, «Se diventa troppo curiosa svii il discorso su lei e Liam.»
«Potrei provarci.» dico godendomi le sue carezze sulla schiena, «Ma non assicuro nulla.» mormoro. Ci baciamo ancora e per poco non salto in aria quando Svetlana bussa al finestrino.
«Devo andare al cesso.» esclama, così saluto Ryan e scendo dall'auto, fisso Ryan che entra nella dependance e mi avvio verso l'ingresso.
«Allora... dimmi ogni singola cosa.» dice Svetlana, anche se mi sembra più un ordine, e infila la maglia del pigiama.
Sospiro, sbuffo e mi siedo a gambe incrociate sul letto, «Non ti dirò tutto.» dico.
«Ma se lo hai sempre fatto!» replica lei sistemandosi accanto a me. 
«Ma non è vero.» dico.
«E dai, dimmi almeno com'è successo!» dice lei e ci fissa, le labbra spinte in fuori e l'espressione da cucciolo.
Inspiro e le racconto tutto. Bhe... quasi tutto. Certi dettagli, tipo quello che ho quasi fatto ieri mentre Ryan era al telefono con Melanie, non glieli dico.
E se scopro che Ryan li racconta a uno degli altri giuro che lo prendo a schiaffi.
«Oh, ma che cosa bellissima.» sospira Svetlana, «Come in un film romantico.» mormora, «Pentita di non averlo fatto prima?» chiede.
Ci penso un attimo prima di rispondere, «Un po'.» dico. «Ma chi lo sa,» aggiungo e spengo la luce «magari era destino che le cose andassero così.» sospiro e mi sdraio, tiro su la coperta e il lenzuolo.
«L'importate è che tu e lui stiate insieme.» sbadiglia lei, «Buona notte.»
«Buona notte.» borbotto e sbadiglio.
Nonostante abbia cambiato le lenzuola e le federe sento ancora il profumo di Ryan. Apro piano gli occhi per assicurarmi che non sia entrato di soppiatto ma lui non c'è.
Sto diventando pazza?
O forse sono solo innamorata.



Scusate il ritardo ma sono rimasta bloccata su una frase che non sapevo come scrivere -.-
Comunque, Grazie a tutti quelli che recensiscono, mettono la storia in una delle liste e tutti quelli che leggono la mia storia.
Non so quando riuscirò ad aggiornare perché non so se riesco a ricaricare il celullare -.- In ogni caso date un occhio al mio profilo twitter se sparisco per qualche giorno vuol dire che non sono più connessa con il mondo xD
Scusate, non riesco a rispondere alle recensioni -.-
Grazie ancora!

   
 
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