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Autore: YomiCrazy    22/11/2015    3 recensioni
E se Harry Potter fosse stato una ragazza?
Cosa sarebbe accaduto?
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Harriet è una bambina con un'infanzia molto triste alle spalle.
Costretta ai continui soprusi dagli zii e del prepotente cugino, desidera una vita normale, come ogni bambina della sua età dovrebbe avere.
Ma qualcosa cambierà il giorno del suo undicesimo compleanno.
Qualcosa che non avrebbe mai immaginato potesse essere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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La prima partita di Quidditch era appena finita.
Malfoy a parte, tutta la casata dei Grifondoro si congratulava con lei, Harriet Potter.
La bambina non si era mai sentita amata così tanto e più passava il tempo, più capiva che Hogwarts era la sua casa. L’unico posto in cui sarebbe dovuta essere.
Ma adesso c’era qualcos’altro che doveva comprendere.
Piton ed il malocchio alla scopa.
Come da programma, lei, Ron ed Hermione, uscirono il giorno dopo per andare da Hagrid e gli raccontarono tutto. Il guardiacaccia ascoltò il racconto dei bambini, ma non se ne curò affatto. Per lui erano tutte sciocchezze e solo quando Harriet disse che Piton aveva affrontato il cane a tre teste ad Halloween, Hagrid si degnò di interessarsi.
“Chi vi ha parlato di Fuffy?”
Harriet ci mise qualche secondo a capire e Ron anche, solo Hermione intuì che quello fosse il nome del cane.
“Fuffy è mio! L’ho comprato da un’irlandese ad un pub lo scorso anno. L’ho prestato a Silente per sorvegliare la…”
Hagrid si bloccò.
Harriet lo guardò.
“Si?”
“Non dovevo dirlo.
Niente più domande, non mi fare più domande!”
Harriet tentò di spiegare ancora ad Hagrid che Piton voleva ciò che il cane sorvegliava ed il guardiacaccia rispose di nuovo a favore del professore. Solo in quel momento entrò in scena Hermione.
Harriet non era mai stata così contenta di sentire quella saccente parlare.
La riccia disse di come avesse letto tutti i libri e sapesse tutto sull’argomento dei malocchi.  Bisognava tenere il contatto visivo e lei era sicura che Piton non avesse sbattuto le palpebre.
Hagrid sospirò e guardò tutti quanti accigliato.
“Ascoltatemi tutti e tre. Ciò che il cane sorveglia è una questione privata fra Silente e Nicolas Flamel.”
Il guardiacaccia, però, si bloccò per una seconda volta.
Harriet ripeté il nome, ricordando di averlo già sentito e chiese ai due amici chi fosse. Nessuno seppe darle una risposta, ma lei ne era certa.
Nicolas Flamel lo aveva già sentito.
 
--
 
Il natale era ormai giunto ad Hogwarts.
La neve che scendeva lenta e fredda si posava sulle punte del castello, come zucchero a velo e regalò ai bambini del primo anno una splendida vista ghiacciata.
I gemelli come al solito si divertivano a giocare e lanciare palle di neve agli altri ed Harriet non era mai stata tanto felice in vita sua a quel natale. Ron si lamentava continuamente dei punti che Fred e George facevano togliere a Grifondoro, ma alla piccola non importava poi così tanto.
Quei due Weasley stavano rendendo quelle giornate molto movimentate.
Durante il periodo natalizio, gli studenti potevano tornare a casa per le feste, ma Harriet decise di rimanere a scuola. Tornare dai Dursley non era per nulla un’opzione. Ron Ron ed Hermione la informarono che sarebbero tornati a casa ed Harriet annuì, pensando che avrebbe passato il natale da sola.
Più il tempo passava, più la scuola si svuotava. Il giorno della partenza della loro amica era arrivato ed Harriet aiutò la riccia nel fare i bagagli quella mattina, parlando di ciò che avrebbe dovuto fare durante il Natale.
“Lo so che ti chiedo tanto, Harriet, ma voglio che ti metti a cercare informazioni su Nicolas Flamel mentre sarò via.”
La determinazione della bambina mentre piegava le maglie la si poteva sentire a pelle ed Harriet annuì infilando nel baule di Hermione i suoi calzini.
“E dove cerco?”
“Nella biblioteca, è ovvio.”
“Ma abbiamo già cercato lì…”
“Non nella sezione proibita.”
Harriet si diede della stupida ed annuì ancora.
Hermione la ringraziò per l’aiuto e le disse che l’avrebbe raggiunta nella sala grande dove già Ron le aspettava.
Così Harriet uscì dalla sala comune e partì spedita per cercare l’amico.
Ma qualcuno la bloccò prima.
“Potter.”
Draco Malfoy era accanto all’entrata della sala e la stava aspettando con il suo baule accanto.
“Malfoy.”
Salutò lei, arrestando il passo accanto a lui.
“E così rimani a scuola, è Potter… Ma dopotutto, non potresti andare da nessuna parte.”
“Fatti gli affari tuoi Malfoy, la mia vita non deve interessarti.”
“Ma infatti non m’interessa. Ero venuto giusto per dirti Buone Vacanze.”
“Gentile da parte tua.”
“Non ci contare.”
Il sorriso beffardo che si allungò sul viso del biondo fece andare Harriet su tutte le furie. Scrollò le spalle andandosene, mentre Draco la guardava. Sospirò pesantemente al ricordo di quel bambino ma, una volta avvistato Ron, dimenticò tutto.
“Ciao.”
“Hey, ti va di giocare agli scacchi dei maghi?”
“Agli scacchi dei maghi?”
“Si, ora ti spiego.”
Il bambino insegnò ad Harriet a giocare, ma la bambina non faceva altro che perdere mentre i suoi pezzi le davano della stupida. Non ne era proprio capace.
Si staccarono dalla scacchiera solo quando Hermione attirò l’attenzione, indicando che quel gioco fosse una cosa da barbari.
“No, sono solo gli scacchi dei maghi. Hey, hai fatto i bagagli!”
“E perché tu no?”
“Cambio di programma, i miei genitori hanno deciso di andare in Romania a trovare mio fratello Charlie.”
“Bene, così potrai aiutare Harriet. Lei andrà in biblioteca a cercare informazioni su Nicolas Flamel.”
Harriet si sentì rilassata nel sentire quelle parole. Non avrebbe passato l’ennesimo natale da sola. Ma Ron non era della sua stessa idea.
“Ma abbiamo già cercato migliaia di volte!”
Harriet rise, ricordando di aver detto la medesima cosa. Si rallegrò nel non essere la sola.
“Non abbiamo cercato nella sezione proibita…
Buona natale!”
Quando Hermione girò i tacchi e se ne andò, le uniche parole di Ron furono abbiamo avuto una cattiva influenza su di lei!
Harriet annuì, ricordando come la riccia era sempre stata contraria a certe cose.
 
--
 
La mattina di Natale era giunta.
Harriet era rimasta da sola nella camera, perché oltre Hermione, anche le due gemelle erano partite.
Aveva così deciso di lasciare Edvige libera per la stanza, a patto che non facesse danni irreparabili.
Quella mattina Harriet venne svegliata dalle urla di Ron. Si alzò sul letto mezza stordita, sbadigliando e cercando gli occhiali sul comodino. Come al solito, i capelli erano un disastro e così decise di raggiungere la sala comune con un laccetto per farsi una treccia bassa.
Quando uscì dal dormitorio, il rosso gli diede il buon natale e lei sorrise, osservando poi il maglione rosso che il ragazzo portava. Aveva un grande R d’oro cucita al centro.
“Ma che ti sei messo?”
“Oh… L’ha fatto mia madre… Anche tu hai ricevuto qualcosa.”
“Ho ricevuto dei regali?”
Harriet non poteva crederci. Chi mai le avrebbe mandato qualcosa per natale? I Dursley non le davano neanche l’augurio, quei giorni…
“Si. Dai scendi!”
Harriet fermò la treccia con il codino e scese le scale a piedi nudi, con la canotta da notte che le svolazzava sulle gambe, raggiungendo così in poco tempo la sala comune.
Ron le indicò i pacchi e lei li guardò sorridente.
Ne prese uno bello morbido e lo scartò subito, scoprendolo poi un maglione. Ron la fissò mentre se lo rigirava fra le mani e poi sospirò.
“E’ da parte di mia madre.
E’ un maglione alla Weasley.
Ce lo fa tutti gli anni.”
Harriet si rigirò il maglione color smeraldo fra le mani, sentendosi scaldare il cuore. Nessuno le aveva mai regalato nulla e per lei era speciale.
“Che gentile.”
Ron alzò le spalle ed Harriet appoggiò il maglione sul bracciolo di una delle poltrone nella sala comune, prendendo poi un altro regalo.
Si mosse verso un divanetto e, dopo essersi seduta, aprì la lettera che sovrastava la carta da regalo.
 Tuo padre me lo diede prima di morire.
E’ ora che ti sia restituito.
Fanne buon uso.

Harriet alzò il viso e Ron alzò le spalle in segno di risposta. Decise così di aprire il pacco, poggiando il biglietto da una parte. Quando la carta fu stracciata, una specie di stoffa piena di disegni colorati scuri si fece largo fra le sue mani.
“Che cos’è?”
Harriet si alzò dalla poltrona, allungando la stoffa che le arrivò sino a terra.
“Una specie di… Mantello.”
“Beh… Vediamo come ti sta, mettilo.”
Harriet annuì ed indossò il vestiario. Prima di potersi accorgere di quel che era successo, sentì Ron urlare un Oh, cavolo!
Harriet non ne capì il perché ma quando abbassò lo sguardò, lo intuì.
“Il mio corpo è sparito!”
“Io so cos’è!
E’ il mantello dell’invisibilità!”
Harriet si stupì ancora di più e fece una piroetta su se stessa, guardando a terra.
“Sono invisibile?”
“E’ rarissimo!
Chissà chi te lo ha mandato.”
“Non lo dice.
Scrive solo… Fanne buon uso.”
I due bambini si misero a pensarci, ma prima che potessero dire qualcosa, Fred e George entrarono nella sala comune con un maglione di lana a testa di colore blu. Su di uno vi era una F e sull’altro un G. Entrambe le lettere erano di uno sgargiante colore giallo.
“Buon natale!”
“Guarda! Anche Harriet ha ricevuto un maglione!”
“Già ma il suo è più bello!”
“E non c’è la lettera sopra, questo perché mamma sa che tu sai come ti chiami!”
“Ma anche noi lo sappiamo come ci chiamiamo!”
“Gred e Forge!”
Harriet rise di gusto mentre i gemelli parlottavano fra di loro. Il fatto che uno finisse la frase dell’altro era sempre una cosa spettacolare.
Ma l’aria di giochi e scherzi finì con l’entrata in scena del muso di Percy.
“Cos’è tutto questo baccano?”
Harriet fissò il ragazzo, notando come anche lui avesse ricevuto il suo maglione.
“Guarda, P come prefetto!”
Cominciò uno dei gemelli, avvicinandosi al ragazzo.
“Infilatelo, su!”
Continuò l’altro, raggiungendo il gemello.
“Ma io … non … voglio…”
“Ah, no! Scordati di sederti al tavolo dei prefetti.”
Ricominciò uno dei gemelli, acchiappando Percy per un braccio.
“Il natale si passa in famiglia!”
Finì Fred, prendendo l’altro braccio del fratello.
Harriet fissò il trio lasciare la sala comune, sorridendo fra sé e sé a quella scena.
--
 
La notte era giunta. Per quanto lei e Ron avrebbero dovuto cercare informazioni su Nicolas Flamel, avevano passato tutto il tempo a giocare ed a pensare a stupidi scherzi da fare a Malfoy. Ma quella notte, immersa nel buio con Edvige, decise di provare quel mantello, da sola.
Così si alzò dal letto, prese il vestiario e dopo averlo messo, uscì dal dormitorio, diretta alla biblioteca della scuola.
Semmai qualcuno – Gazza – girasse per i corridoi, non l’avrebbe mai vista di certo.
La biblioteca di notte sembrava più spaventosa che di giorno.
Harriet camminò per il lungo corridoio, arrivando fino alla parte Proibita della grande sala. Cominciò a leggere i vari titoli sui libri e sembravano uno più sbagliato dell’altro.
Dove sei, ripeteva passando con la lanterna che si era portata dietro sulle copertine, Dove sei… Nicolas Flamel… Flamel…
Niente.
Non trovava niente.
Decise così di togliersi il mantello e posare la lanterna, per guardare meglio da vicino. Optò per un grande libro che sembrava vecchio di qualche anno e lo aprì curiosa. Ma quello, appena sfogliato, cominciò ad urlare ed Harriet spaventata lo mise a posto, sospirando.
Ma qualcos’altro la riportò sull’attenti.
Gazza era entrato nella biblioteca ed aveva sentito l’urlo.
Harriet spaventata acchiappò il mantello di corsa, ma dimenticatasi della lanterna, la fece cadere a terra, facendo altro rumore.
Quando arrivò alla porta che dava sui corridoi della scuola, la bambina intravide Gazza e svelta indossò il mantello, rendendosi invisibile a tutti.
Il bidello cominciò a camminare per la biblioteca, con gli occhi vispi attenti ad ogni movimento. Harriet si infilò fra due scaffali e quando Gazza passò avanti, uscì dalla porta, finalmente in salvo.
 
--
 
Erano quasi quattro mesi che passava in quella scuola, ma ancora non aveva imparato tutti i corridoi. Aveva camminato per un po’, ma non aveva ancora trovato la torre dei Grifondoro.
Era deciso.
Si era persa.
Aprì una porta a caso e quando entrò Mrs Purr, alzò gli occhi verso di lei, come se la vedesse. Cominciò ad andarle incontro miagolando e lei, spaventata, corse via, seguendo il corridoio. Ma ad una delle svolte, si fermò di scatto.
Piton stava spingendo Raptor contro il muro, come per minacciarlo.
La piccola guardò i due uomini da dietro il mantello ed indietreggiò giusto di qualche passo.
“Non ti conviene avermi come nemico, Raptor.”
La voce strascicata e senza emozioni di Piton la fece avanzare di qualche passo, portandola dalla parte opposta del corridoio. Quell’uomo faceva paura anche fuori dalle lezioni.
“N-Non so c-cosa vuoi dire…”
Ciò che invece colpì Harriet, fu la voce balbettante di Raptor. Quello lo era sempre e comunque.
“Lo sai perfettamente.”
Harriet guardò il duetto ma quando Piton si girò allungando una mano, lei capì che il suo respiro era comunque udibile sotto il mantello. Si tappò la bocca continuando ad indietreggiare e lasciando che Piton agguantasse l’aria. Passarono alcuni secondi, come se il professore stesse pensando e poi tornò ad agguantare Raptor, dicendogli che avrebbero fatto presto un’altra chiacchieratina.
Ciò che lasciò basita Harriet, fu la frase seguente.
“Quando avrai deciso a chi dare la tua lealtà.”
La bambina decise che avrebbe voluto sapere di più, ma un Gazza senza fiato interruppe il duetto.
“Professori, ho trovato questa lanterna nella sezione proibita.
E’ ancora calda.
Vuol dire che uno studente non è a letto.”
Piton e Raptor scivolarono via dal corridoio e Gazza li seguì, sempre correndo senza fiato.
Harriet sbuffò e si girò dalla parte opposta, seguendo il corridoio verso una grande porta che poi aprì per entrarci.
Se ciò che pensava fosse vero, avrebbe dovuto raggiungere la torre dei Grifondoro prima di loro o l’avrebbero beccata in flagrante.
Poi avrebbe dovuto dire tutto a Ron ed Hermione, di come Piton stava minacciando Raptor.
La stanza in cui era entrata sembrava una grande aula in disuso. Harriet si tolse il mantello e si avventurò in essa, osservandola.
Le grandi vetrate illuminavano la stanza, completamente impolverata e solo un oggetto era presente imponente al suo interno.
Uno specchio.
Era poggiato su due piedi di ottone ed il colore della pittura faceva credere che fosse vecchio di anni.
Ci si avvicinò incuriosita e solo da qualche centimetro lesse sopra la superfice specchiata una scritta strana.
Emarb eutel amosi vout linon ortsom.
Harriet non capì bene, ma quando abbassò gli occhi verso la superfice riflettente, vide qualcosa di strano.
Accanto a lei, da una parte un uomo dai corti capelli neri e dallo sguardo gentile e dall’altra una donna dai lunghi capelli rossi e dal viso amorevole.
 
 
 
 
 
Note: Eccovi l’ennesimo capitolo!
Ho aggiunto il pezzo sui gemelli perché era troppo bello per essere tagliato…
Ringrazio tutte le persone che seguono e che ogni volta, lasciano un commento!
  
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