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Autore: Deline    25/11/2015    2 recensioni
“Vuoto di ogni essenza perché possa catturare la vostra”
Recita una incisione sul retro di un antico specchio.
Una ammonizione che la giovane Nere ha voluto ignorare per sfuggire, anche solo per qualche giorno, alla noia della routine.
Così ha inizio il suo viaggio nella Chicago distopica di Divergent alla ricerca del tenebroso Intrepido che le ha rubato il cuore attraverso le pagine della saga scritta da Veronica Roth.
Una ragazza come tante e uno specchio magico che le permette di attraversare il confine tra realtà e fantasia e la trasporta, come solo un libro saprebbe fare, in un mondo nuovo, sognato e temuto allo stesso tempo.
Nere, una ragazza normale, distante anni luce dalle eroine dei libri, una di noi, insicura e fragile ma anche caparbia e fiera, che lotterà per la salvezza del suo amato e della dimensione alla quale ormai sente di appartenere.
*** *** *** *** *** *** *** *** *** ***
Il racconto si basa solo sui primi due libri e film della saga, Divergent e Insurgent.
Età e aspetto dei personaggi sono quelli dei film, per tutto il resto "salto" da libri a film, soprattutto per Divergent. Per quanto riguarda le parti di Insurgent resto fedele al libro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tori
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Nere…» sento la voce di Eric, sembra provenire da molto lontano.
«Nere svegliati…» ora la voce è più vicina e sento una mano massaggiarmi la schiena.
Apro gli occhi, mi fanno male, sono ancora mezza addormentata.
«mmm…ancora cinque minuti…» mormoro mentre infilo la mano sotto il cuscino.
«Nere, i tuoi cinque minuti durano mezzora» sbuffa Eric.
«no…solo cinque…cinque di numero…promesso» anche se so benissimo che non manterrò la promessa. Dopo una notte passata a darci piacere a vicenda voglio restare ancora un po’ nel letto a crogiolarmi in quei piacevoli ricordi.
«Piccola, se dobbiamo fare colazione insieme in mensa dovremmo almeno arrivare quando in mensa c’è ancora qualcuno»
Fare colazione insieme in mensa? Il solo pensiero mi fa svegliare in un attimo. Io e lui insieme davanti a tutti gli Intrepidi è una cosa che mi spaventa. L’ho sognato per tanto tempo ma la realtà è diversa, avremo gli occhi di tutti puntati addosso. Anche nella mia fantasia succedeva la stessa cosa ma vivevo tutto in maniera diversa, era piacevole, godevo del mio trionfo, adesso il solo pensiero mi fa chiudere lo stomaco. Nuova lezione per me: la realtà non è mai uguale alla fantasia.
Mi stiracchio e mi siedo. Eric è accanto a me, pettinato, rasato e già vestito.
Perché gli uomini sono così fortunati? Ci mettono un attimo a prepararsi e non devono fare molta fatica a differenza di noi donne che dobbiamo litigare con i capelli, con il fondotinta che non si stende come vorremmo, la matita che sbava e il mascara che immancabilmente ci finisce in un occhio rischiando di farci ripetere l’operazione trucco da capo.
«Insieme in mensa?» gli domando preoccupata.
«Sì, è ora di far sapere agli altri come stanno veramente le cose» mi da un bacio sulla fronte, mi prende in braccio e mi porta fino al bagno.
«Se non esci dalla doccia in dieci minuti vengo a tirarti fuori io» mi ordina sorridendo.
«Preparati a bagnarti allora» gli dico togliendomi la sua maglietta e rimanendo completamente nuda.
Lui alza gli occhi al cielo e sospira.
«No, non finirà come speri. Non metterci una vita come tuo solito» dice uscendo dal bagno.
Parla bene lui che se la cava con sapone e shampoo, io ho, prima di tutto da regolare la temperatura dell’acqua, poi il docciaschiuma, lo shampoo, il balsamo, la maschera ristrutturante, la crema corpo, la piega e il trucco. Sarà un miracolo se ci metterò meno di mezzora. Per fortuna l’abbigliamento degli Intrepidi è abbastanza monotono e quindi non avrò bisogno di un’altra mezzora per scegliere i vestiti e le scarpe.
Faccio tutto in tempo record anche perché sentirlo bussare alla porta ogni cinque minuti e chiedermi se ne avevo ancora per molto mi innervosiva quasi quanto il pensiero di camminare con lui mano nella mano mentre la gente ci viviseziona con lo sguardo.
Esco dal bagno e vedo Eric seduto davanti al mio computer. Ho tolto la password quando ho visto che Nere non ci teneva niente di importante, però se qualcuno mi avesse mandato una mail sul mio doppio gioco potrei finire in guai seri.
Mi avvicino a lui e gli metto le mani sulle spalle. Lui sussulta.
Non è divertente quando lo fanno a te vero?
«Eric, cosa stai facendo?» gli chiedo cercando di non fargli capire che vederlo curiosare nel mio computer mi preoccupa più di quanto dovrebbe e che quindi ho qualcosa da nascondere.
«Niente» mi risponde tranquillo, come se farsi gli affari miei fosse qualcosa che gli spetta di diritto.
Il programma di posta è aperto sul desktop, c’è una mail di Martina che non ho ancora letto ma che è segnata come già letta. La apro, lei mi chiede com’è andata la notte di fuoco con Eric. So già cosa fare. Vado nella cartella della posta inviata e leggo la risposta che Eric le ha scritto: una particolareggiata descrizione di un film porno.
«Porco!» grido dandogli uno schiaffo sulla spalla. Lui scoppia a ridere.
«Dai non te la prendere, è solo uno scherzo» dice mentre mi mostra il suo smartphone. C’è una mail indirizzata a Martina dove dice che è stato lui a scrivere quella mail.
Fantastico, dopo Quattro anche Eric ha perso la sua serietà. Non ho un bell’effetto sulle persone.
 
     Camminiamo mano nella mano lungo uno dei corridoi secondari di accesso alla mensa, è quasi deserto, le poche persone che abbiamo incrociato sembravano andare troppo di fretta per notare che ci stavamo tenendo per mano.
Entriamo nella mensa. Stringo la mano di Eric e lo guardo. Sembra più nervoso di me. Non riesco a non preoccuparmi per lui, so che non è il tipo da passeggiate mano nella mano ed effusioni in pubblico, forse è ancora troppo presto per spingerlo a fare una cosa come questa. Cerco di lasciargli la mano ma lui la stringe nella sua e mi guarda come se il mio gesto fosse una sorta di tradimento. Gli sorrido e massaggio il dorso della sua mano con il pollice per rassicurarlo.
Ci incamminiamo verso il tavolo del buffet. All’inizio sembra che nessuno ci noti ma una volta arrivati al buffet vedo piombarci affosso i primi sguardi. Molti sono increduli, come se fossimo sorta di miraggio, molti altri ci osservano incuriositi come se fossimo due rari esemplari di qualche strano tipo animale. Guardo Eric, è teso come una corda di violino.
«Eric, forse non è il caso, non voglio costringerti se non sei…»
«E’ tutto a posto piccola» mi rassicura facendo scivolare la sua mano sui miei fianchi e stringendomi a se. Sento calare il silenzio. Mi volto verso i tavoli e tutti ci stanno guardando. Non lo tollero. Li guardo in modo duro e con insistenza come a voler dire loro “qualche problema?” e dopo un attimo tornano a parlare come se niente fosse ma continuano a lanciarci veloci occhiate.
Eric prende la colazione per tutti e due. Caffè, uova strapazzate e pane tostato per lui e caffè e due muffin al cioccolato per me. Non credo riuscirò mai a non trovare rivoltante quello che mangia a colazione.
Ci avviciniamo al tavolo di Tris e gli altri e di nuovo cala il silenzio, per fortuna solo a questo tavolo.
«Buongiorno ragazzi, ci ospitate?» chiedo indicando Eric con lo sguardo. Ho il terrore che nessuno risponda.
«Certo» risponde Tris facendoci spazio. Ero certa che sarebbe stata lei a rispondere.
Poco distante da noi vedo Quattro che sembra non voler staccare gli occhi da Tris, mi chiedo se quello che è accaduto durante l’esercitazione non abbia anticipato le cose tra loro due. Quando si accorge che lo sto fissando mi guarda come se lo avessi scoperto con le mani nel barattolo della marmellata, gli sorrido maliziosa mentre lancio un veloce sguardo a Tris. Lo vedo arrossire. Colpito. Quattro, non ti darò tregua.
Mi siedo e prendo il mio caffè. Guardo i muffin e poi Eric.
«Lo so, adesso non hai fame, te li ho presi per dopo» mi sorride e li avvolge nei tovaglioli.
Lo guardo incantata. Non è la prima cosa dolce che fa per me, mi ha viziata per tre giorni, però dentro di me non riesco a smettere di sospirare e fare cuoricini con la nebbia rosa insieme alla streghetta ingenua.
Il nostro tavolo pare rianimarsi. Al scherza con Tris sotto lo sguardo attento di Quattro e Christina e Will si punzecchiano. Mi rilasso, nessuno fa caso alla strana coppia seduta al loro tavolo. Come al solito mi sono preoccupata troppo, nessuno sembra badare molto a noi. Ci studiano e immagazzinano informazioni per poi dare il via ai gossip, ma niente di più. Andrà tutto bene, niente turberà Eric, faremo colazione e poi andremo a lavorare.
«Ma stanno insieme?» sento Christina chiedere sottovoce a Will.
Ho parlato troppo presto.
Eric la guarda. Christina si paralizza e lo guarda con gli occhi sbarrati.
Io non so che fare, resto paralizzata come lei.
«Sì, vuoi sapere altro Candida?» risponde Eric nascondendo in modo stupefacente il suo imbarazzo.
Christina scuote il capo e il silenzio cala di nuovo sul nostro tavolo.
«Nere, sei pronta a farci da balia per tutto il secondo modulo?» Tris salva per l’ennesima volta la situazione.
«Solo i primi giorni poi sono sicura che non avrete più bisogno di me. In ogni caso però dovrete sopportarmi» sorrido e strizzo l’occhio.
«Sarà un piacere» dice Will in tono galante.
Ci guardiamo e scoppiamo a ridere entrambi. Eric ci guarda con un appena percettibile aria divertita. Sembra finalmente rilassarsi anche se so che non è a suo agio al tavolo dei trasfazione e che ci è venuto solo perché sa che mi trovo bene con loro.
«Ragazzi, vi state godendo questi giorni di libertà?» chiedo loro anche se so che nella residenza non c’è molto da fare.
«Assolutamente sì! Ci voleva proprio un po’ di riposo dopo l’addestramento, insomma è stato parecchio pesante e…» Christina si interrompe quando si rende conto che Eric, il bastardo che l’ha appesa sopra lo strapiombo, è seduto non molto lontano da lei.
«Duro? Crudele? E’ vero, ma ora siete più forti» dice Eric.
Credo che questo sia il massimo che possa uscire dalla bocca di Eric in tema di gentilezza e complimenti. Mi chiedo se loro riusciranno a capirlo, infondo non conoscono Eric come lo conosco io. Non sanno quanto si sta sforzando di essere gentile e che questo probabilmente è il suo massimo.
«Mi è sembrato di sentire un complimento uscire dalla bocca di Eric, siamo vicini a un’apocalisse?» scherza Quattro avvicinandosi a noi.
«Quattro, non me lo trattare male» mi avvicino di più a Eric, lo abbraccio e aggiungo: «piani per sopravvivere un apocalisse ne abbiamo?»
Incredibilmente i ragazzi scoppiano a ridere e io tiro per l’ennesima volta un sospiro di sollievo, disastro scongiurato. Guardo Eric, sta sorridendo. Vorrei baciarlo ma è ancora troppo teso e così mi limito a restare a fissarlo incantata.
I ragazzi si alzano e ci salutano, è segno che è ora di andare, l’agonia di Eric sta per finire.
«Credo sia ora di andare anche per te piccola» mi sussurra.
«Perdonami Eric, non volevo farti pressioni e…»
«Non hai niente da farti perdonare. E’ solo una questione di abitudine, è una novità per me e mi sento ancora un po’ impacciato a fare il fidanzatino»
«No, te la stai cavando molto bene» dico appoggiando la testa sulla sua spalla. Lui mi sorride e mi bacia. Il silenzio inghiotte di nuovo la mensa. Eric smette di baciarmi e si alza in piedi, si guarda intorno e fulmina chiunque incroci il suo sguardo. La versione di Eric che mi spaventa sembra aver preso il sopravvento, mi preparo a sentirlo gridare qualcosa alla massa di Intrepidi troppo curiosi. Non lo fa, si volta verso di me e rivedo gli occhi limpidi che mi hanno fatta innamorare. Mi stringe a sé e mi bacia con passione. Sento di nuovo il corpo attraversato da brividi caldi come la sera che ci siamo incontrati per la prima volta al Pozzo.
«E’ ora di andare piccola» mi sussurra dolcemente.
«Non lasciarmi però, le mie gambe pare non abbiano voglia di funzionare» gli confesso. Lui ride e io non riesco a trattenermi dal fare la stessa cosa.
Usciamo abbracciati dalla mensa mentre gli Intrepidi presenti non smettono di fissarci, affari loro, non ci riguarda quello che fanno.
Tris è davanti al mio studio, è il mio primo appuntamento della giornata ed è in perfetto orario.
Eric mi accompagna fino alla porta e ridendo mi chiede: «Ce la fai a camminare da sola o devo chiedere a Tris di sorreggerti?»
«Ma che capofazione spiritoso che abbiamo!» esclamo mentre Tris cerca di trattenere un sorriso.
«A dopo piccola» mi sussurra all’orecchio Eric prima di andare via.
Apro la porta e faccio segno a Tris di entrare. Questa è la nostra prima seduta e sono davvero curiosa di conoscerla più a fondo.
«Tris, la donna che sfidò Eric. Per me questo basterebbe per farti entrare immediatamente tra gli Intrepidi» le dico in tono scherzoso.
Lei sorride timidamente. E’ tesa, ha paura di me perché sa che sono abituata a esplorare la mente della gente e a tirare fuori i loro pensieri più nascosti.
«Rilassati, siamo qui solo per fare quattro chiacchiere a causa di quello che vi ha fatto passare il mio uomo» mi interrompo, rido e poi riprendo: «Non riesco a non inserirlo in ogni frase, è grave secondo te?»
«No, credo sia normale, lui ti piace» mi risponde Tris sorridendo.
Ok, sembra iniziare a sciogliersi, non devo avere fretta, piccoli passi e forse scoprirò qualcosa di interessante.
«Mi preoccupa quello che la gente dirà dopo questa mattina, mi preoccupo per lui, non per me»
«Non credo che Eric abbia paura di quello che dice la gente» risponde con un sorriso che per un attimo mi è sembrato quasi arrogante.
«Pensi che non abbia sentimenti?»
«E’ umano, li ha come tutti» mente, so benissimo che non la pensa in questo modo.
«Sincerità Tris, non devi temermi, non andrò certo a dirlo a lui»
«Ok, mi stupisce che ne abbia, di buoni intendo» finalmente un po’ di sincerità.
«Ha qualcosa che non ti piace vero, qualcosa che ti spaventa?» le chiedo ricordando i vari libri, dalla prima sensazione che le ha dato il suo sguardo al disgusto che ha provato a sentire il petto di Eric contro di lei. Sono l’unica che si sarebbe eccitata?
Tris annuisce.
«Riesci a spiegarmi cos’è?» le chiedo anche se lo so benissimo ma non mi vengo in mente domante intelligenti.
«Non lo so, forse è il modo in cui ci guarda, è freddo…ha qualcosa di strano, qualcosa che stona negli Intrepidi» risponde e io mi stupisco del fatto che possa aver già capito che lui in realtà non è un Intrepido.
«Il suo passato da Erudita, credo che non sia ancora riuscito a diventare Intrepido al cento per cento» forse questo è azzardato da dire, ma confidarle un segreto del genere dovrebbe farla aprire di più.
«Ha molto degli Eruditi e quasi niente degli Intrepidi»
«Te ne sei accora anche tu. Sei sveglia» no questo non va bene, sembra le stia quasi dicendo che è Divergente, cerco di rimediare: «gli Abneganti sono abituati a parlare poco e ascoltare molto e questo li rende buoni osservatori»
Sorride e vedo le sue spalle rilassarsi. Ottimo, pian piano sta iniziando a fidarsi di me, o almeno lo spero.
«Basta parlare del capofazione più sexy della storia, parliamo un po’ del più dolce, tenero, romantico ma spesso musone, ovvero Quattro. Come lo trovi? Come ti sembra come istruttore?» le chiedo anche se so che non è il caso, ma sono curiosa di sapere se il casino dell’esercitazione ha portato buoni risultati non solo per quanto mi riguarda.
«E’ molto bravo nel suo mestiere, a volte un po’ duro ma deve essere così. Sta facendo un buon lavoro secondo me» dice in tono serio ma io vedo nei suoi occhi che non sono l’unica a dover tenere a bada la fastidiosa nebbia rosa.
«Ok, gli metteremo una stellina sulla sua scheda di servizio. Come persona come lo trovi?» cerco di tenere a freno la malizia.
E’ imbarazzata, spero di non essermi giocata tutto il lavoro fatto fino ad ora solo per la mia stupida curiosità.
«E’ difficile, non lascia trasparire molto le sue emozioni, credo tenga molto alla sua privacy, almeno con noi iniziati» sembra quasi voler sottolineare come con me ride e scherza senza problemi.
«Anche con noi è lo stesso, un misterioso bel tenebroso» le sorrido maliziosa.
Tris arrossisce.
«Tu non sei immune al suo fascino a quanto vedo dalle tue guance» strizzo l’occhio.
Maledetta stupida nebbia rosa, anche quando non c’è fa casini.
«Io, se fossi in te, lo terrei presente una volta diventata Intrepida. Non l’ho mai visto preoccuparsi così tanto per qualcuno prima della seconda notte dell’esercitazione»
«Come…» dice un filo di voce, come se stesse parlando a se stessa e non a me.
«Ci sono stati parecchi feriti quella sera ed erano anche conciati peggio di te, eppure si è preoccupato di trovare un posto sicuro solo a te»
Lei arrossisce di nuovo. E’ strano vederla arrossire, non cedo l’abbia mai fatto nel libro, a parte con Quattro ovviamente.
«Prenotata per Quattro, finalmente lo vedremo con una ragazza» esclamo e poi penso che forse non dovevo dire neanche questo.
«Non uscivate insieme?» mi chiede con sguardo sornione o qualcosa che ci assomiglia vagamente.
«No. L’unica volta che abbiamo avuto un appuntamento è stato solo per punzecchiare Eric, è durato solo una decina di minuti ed è finito con me innamorata di Eric» rido ripensando a quella sera.
«Scherzi a parte, senti il bisogno di parlare di come ti sei sentita durante l’addestramento?» le domando tornando più seria possibile.
Scuote il capo e io inizio a pensare che se avessi un po’ del siero dei Candidi sarebbe più facile fare questo lavoro.
«Curiosità sul secondo modulo? Curiosità in generale?» sono disperata, ma perché non ho rifatto il test di ammissione a psicologia?
«Sì…» dice con un filo di voce. Sembra preoccupata. Le sorrido in modo più rassicurante e materno che posso.
«Ero curiosa di sapere chi ha accesso ai risultati dei test» sembra far appello a tutto il suo coraggio per fare quella domanda.
Bella domanda, non ne ho la minima idea. Jeanine sapeva il suo risultato, i test sono fatti dagli Eruditi ma non credo abbiano tutti accesso a quelle informazioni…o forse no, magari sono pubbliche. No, Quattro avrebbe controllato quando ha iniziato ad avere qualche sospetto su Tris.
«Non lo so esattamente. I capifazione, magari qualche Erudita importante come Jeanine per esempio. Io ho accesso….sei curiosa di sapere il risultato di qualche tuo amico?» le chiedo maliziosa.
Lei mi guarda spaventata. Abnegante, è quello il suo risultato ed ora è consapevole del fatto che io conosco il suo risultato. Devo uscirne in qualche modo o rischio di giocarmela.
«Per quanto affidabile, un test non riuscirà mai a scoprire tutto di noi, soprattutto un test standard. Io sono convinta che andrebbe personalizzato»
Mi siedo sul divano accanto a lei e le prendo la mano.
«Anche se il tuo risultato è stato Abnegante non vuol dire che tu non sia in grado di essere un’Intrepida. Ti suonerà strano ma Abneganti ed Intrepidi hanno in comune il prendersi cura degli altri, lo fanno solo in modo diverso. Rischiare la vita per proteggere una persona che neanche si conosce richiede una buona dose di altruismo» le sorrido, mi avvicino di più a lei e aggiungo: «Non è tutto bianco e nero, le differenze tra fazioni non sono così marcate come ci hanno insegnato a pensare»
Il big ben segna la fine della seduta. Accidenti, proprio adesso che stavo arrivando a qualcosa di interessante.
«La tua ora di noiose chiacchiere è finita, torna a divertirti» le dico mentre ci alziamo insieme.
Accompagno Tris alla porta e dopo mi metto a scrivere velocemente qualche appunto sulla seduta. Non ho informazioni utili per Max o Jeanine o per chi diavolo leggerà queste schede e quindi dovrò giocare sulla timidezza e sul fatto che gli Abneganti parlano poco.
   
 
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