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Autore: DezoPenguin    29/11/2015    2 recensioni
Elementary My Dear Natsuki parte quinta. Natsuki si avvicina alla verità sulla morte di sua madre, ma lo sguardo della Corte d'Ossidiana è caduto anche su di lei. Mentre Shizuru accetta di investigare sulla morte di un nobile straniero, ha il suo inizio un gioco di inganni con in palio il destino di entrambe.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Reito Kanzaki, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementary My Dear Natsuki'
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3.

Da dietro i cespugli non saltarono fuori assassini della Corte d’Ossidiana per assalirmi, il che mi sollevò. Ma comunque mi sembrava improbabile che tentassero un’aggressione in pubblico a Mayfair, il quartiere in cui vivevano i ricchi e i nobili della città. Naturalmente, questo non aveva protetto il barone Maupertuis.

L’istante seguente mi si bloccò il cuore in gola. Quali prove avevo che il Barone fosse veramente morto? E se fosse stata solo una trappola, preparata usando il nome di Maupertuis come esca, per attirarmi come un agnello al macello? E se per loro Shizuru fosse stata solo una vittima in più?

Lei mi guardò, ovviamente notando la mia improvvisa tensione. Quando la porta si aprì, esalai un sospiro di sollievo quando vidi un agente in uniforme nell'atrio.

"Sua Grazia è ancora nella stanza da disegno, William?" chiese la signorina Gartner al valletto che ci aveva fatti entrare.

"Sì, signorina Gartner. Il dottor Arbuthnot è con lei."

"Eccellente; ho delle domande anche per lui," disse Shizuru.

"Vi chiedo perdono, signora," la interruppe l'agente, portandosi una mano all'elmetto per salutarci, "ma se siete la signorina Viola, l'ispettore ha chiesto che andiate da lui appena foste arrivate."

"Oh?"

"Che impertinenza!" sbuffò la governante.

"Molto bene, agente. Vi prego, portateci da lui." Si rivolse alla signorina Gartner. "Forse dovreste informare la baronessa Maupertuis che siamo qui e che vorremo parlare con lei e il suo amico dottore?"

La signorina Gartner esitò per un attimo, probabilmente perché voleva esprimere a Barrington la sua opinione su quell'ultimo affronto, ma accontentò Shizuru.

"Lo farò, signorina Viola," disse, annuendo.

"L'Ispettore è sulla scena del crimine," disse l'agente. "Vi accompagno."

Ci accompagnò attraverso la casa elegantemente ammobiliata fino ad un breve corridoio sul retro dell'edificio, al pianterreno. Notai una rampa di scale che saliva dal'altra estremità, e immaginai che portasse alle camere da letto al piano di sopra. Quel rapido accesso era conveniente per un uomo che amava lavorare fino a tardi. La porta dello studio si trovava a metà del corridoio; l'agente bussò due volte.

"Avanti," rispose una voce familiare.

Il poliziotto spalancò la porta.

"Vi ho portato la signorina Viola come avete chiesto, sir."

"Grazie, Perkins; puoi tornare al tuo posto."

Decisamente.

"Reito, questa è una sorpresa," disse allegramente Shizuru. "E il Sergente Tate," aggiunse gentilmente al secondo uomo nella stanza, che aveva capelli rossi spettinati, un viso allungato da cavallo incorniciato da basette, e un'espressione infastidita.

"La signorina Gartner ci aveva fatto credere che sarebbe stato l'ispettore Barrington a occuparsi del caso."

Il capo ispettore Reito Kanzaki ci sorrise, mostrando i bei denti bianchi e regolari. Kanzaki assomigliava all’uomo del destino predetto dalle indovine: alto, bruno e affascinante, con i capelli lievemente ondulati e un viso ben rasato. Indossava un immacolato completo grigio scuro, e la catena d'argento del suo orologio scintillava alla luce del sole che entrava dalla finestra.

"Il sovrintendente capo ha avuto la sensazione che forse un approccio investigativo diverso sarebbe stato opportuno, vista la delicatezza della situazione."

O, in altre parole, quando i piani alti si erano accorti di aver mandato un buffone idiota ad indagare sull'omicidio di un nobile titolato avevano immediatamente corretto il loro errore. Shizuru considerava Kanzaki uno dei migliori investigatori di Scotland Yard, e lui di certo era pieno di tatto ed eleganza.

"Non posso negare la saggezza di questo approccio," disse Shizuru.

"Suvvia, Barrington è un brav'uomo. Semplicemente dà il meglio quando si trova a contatto diretto con le classi criminali, conosce i loro trucchi e non si fa ingannare. Gli manca l'esperienza con l'alta società."

"Mentre voi siete un bell'ornamento per qualsiasi stanza da disegno, vero, Kanzaki?" intervenni io.

"Ma certo, Miss Kuga," rispose lui senza scomporsi.

A dire la verità, Kanzaki non mi piaceva. Non per un qualche motivo specifico, semplicemente mi sembrava una persona viscida. Il nostro primo incontro era stato per il caso Vamberry, durante il quale lui aveva chiamato Shizuru poi si era preso tutto il merito. Anche se Shizuru non aveva battuto ciglio, visto che era una consulente pagata e quelli erano i termini dell'accordo—e Kanzaki le aveva sempre pagato la parcella puntualmente e senza sindacare sul prezzo—quella sgradevole prima impressione mi aveva lasciato l'amaro in bocca.

Forse perché sotto molti aspetti, come il tatto, il fascino, l'abile utilizzo del senso dell'umorismo, la sottile arguzia, il sorriso che non rivelava nulla, Kanzaki era come una versione maschile di Shizuru. Era troppo strano per metterlo in parole.

Senz'altro non guadagnò punti di stima per quello disse subito dopo.

"In ogni caso, Shizuru, devo chiedervi di lasciar perdere questa faccenda."

Ne fummo entrambe sorprese.

"Reito?"

"Ma che diavolo?"

"Questo omicidio...è un affare delicato, dal punto di vista politico," disse. "Mi è stato detto con molta chiarezza quando sono stato convocato e mandato ad occuparmi di questo caso. Il barone Maupertuis era un uomo importante e aveva amici importanti, amici che userebbero la loro influenza per soffocare un scandalo, o anche solo il sentore di uno scandalo."

"Ara, e io sarei scandalosa?"

"Siete un agente indipendente," disse Kanzaki. "Significa che è molto difficile fare pressione su di voi o assicurarsi della vostra discrezione."

"Oh, per favore," sbottai, con uno sbuffo incredulo. "Sapete molto bene quanti segreti Shizuru conosce e non dice a nessuno. Come, per esempio, il fatto che ha risolto metà dei casi di alto profilo che vi hano reso così ben visto al sovrintendente? Custodisce i suoi segreti meglio di quanto un drago custodisca il suo bottino."

"Signorina Kuga—"

"Reito," lo interruppe Shizuru, "Non posso abbandonare questo caso. Sono stata assunta dalla baronessa per rappresentare i suoi interessi in questa faccenda, che di certo sono seri."

Fui d'accordo che non finire impiccata fosse un interesse davvero serio.

"Non ancora," ribattè Kanzaki.

"Oh?"

"Non avete ancora incontrato la vostra cliente."

"Per questo volevate essere sicuro che parlassi con voi prima che con la baronessa? Volevate avvertirmi prima che avessi l'opportunità di accettare ufficialmente il caso?"

Perfino Tate fu sorpreso da quella deduzione. Chiaramente non sapeva dei piccoli complotti di Kanzaki più di quanto io non fossi a conoscenza di quelli di Shizuru. Come avevo detto, era strano.

"Precisamente. Non potete disattendere un contratto che non è stato firmato."

"Ara, ara, ma di certo il fatto che sono venuta qui con la signorina Gartner va già oltre a quel punto. Di certo mi sento come se mi avessero già assunta. E vorreste che voltassi le spalle a una donna turbata, terrorizzata dal fatto che la sua padrona possa essere accusata di omicidio?"

"Non è più Barrington a indagare sul caso," ribattè l'ispettore. "Sapete che non mi farò sviare da risposte facili o che accuserò la vostra cliente senza prove certe."

"Ma non posso certo ritirarmi dal caso senza almeno vedere di persona quali siano le prove, e assicurarmi che la baronessa sia salva o giustamente accusata."

Le sue risposte erano pronunciate in un tono dolce e placido, il suo sorriso non stava venendo meno, ma arrivavano anche rapidamente, un fuoco di sbarramento che ribatteva i tentativi di Kanzaki di dissuaderla, risposte date in tono rilassato che mi fecero capire come le discussioni diplomatiche potessero essere considerate scherma con le parole. Dal punto di vista di Kanzaki doveva sembrare un muro di acciaio verbale, perfetto e impenetrabile, perché lui fu il primo a cedere alla frustrazione e alle proprie emozioni. Lasciò cadere le spalle e il suo viso, che era passato da un sorriso gentile ad una solenne serietà, abbandonò ogni maschera.

"Per l’amor di Dio, Shizuru!" picchiò un pugno contro la propria coscia, in un improvviso, selvaggio scoppio di frustrazione. "Non vi sto parlando come un Ispettore Capo che protegge gli interessi politici dei suoi superiori. Questo è Reito Kanzaki che avverte Shizuru Viola, come amico. Ci sono trame pericolose qui, si dice che l’omicidio di quest’uomo potrebbe causare gravi rivolgimenti nelle stanze del potere. Non voglio che veniate trascinata via da questi rivolgimenti."

Per me, l'emozione di Kanzaki—la prima volta che vedevo una vera reazione venire da lui—fu meno importante del significato di quello che aveva detto. Non poteva essere una coincidenza, visto quello che sapevo del barone; la pressione politica che veniva esercitata veniva senz'altro dalla Corte d'Ossidiana. Non avevo dubbi che lui fosse un membro del Primo Distretto, un dirigente dell'ordine. E forse, questo omicidio avrebbe rappresentato un'opportunità per me, con il caos inevitabilmente creato da un grande sconvolgimento, forse avrei avuto la possibilità di farmi strada nella confusione e approfittare del fatto che la Corte stesse facendo ordine tra i suoi ranghi.

E forse, se Shizuru avesse continuato a lavorare sul caso, avrei avuto l'opportunità di capire dove agire.

Quello che non sapevo era come convincere Shizuru a farlo, che cosa avrebbe potuto spingerla ad andare avanti. Ma non ebbi bisogno di dire nulla.

"Ookini, Reito," gli disse con gentilezza. "Sul serio, grazie per la premura, ma non posso esaudire la vostra richiesta. Sono una consulente investigativa, e solo perché lavoro in privato e non faccio parte della forza ufficiale non significa che mi ritirerò da un caso perché potrebbe essere pericoloso. Ho affrontato pericoli sia fisici che politici in passato, come ben sapete, è la natura di quello che facciamo. Dopotutto, non vi vedo esitare nel vostro dovere di prendervi in carico questo caso. E comunque," aggiunse allegramente, sorridendogli, "se mi allontanassi da un caso perché mi spaventa, come potrei affrontare l'Ispettrice Armitage?"

Kanzaki cedette con, dovetti ammetterlo perfino io, una certa grazia, riuscì perfino a ridere stancamente.

"Sì, bè, non posso certo controbattere quest'ultimo argomento, vero? Va bene, Shizuru, solo…vi prego, cercate di essere prudente e di non pestare piedi che non dovreste pestare."

"Come ben sapete, sono una ballerina eccellente, Reito."

Quando evocai l’immagine mentale di Shizuru che ballava con Kanzaki mi venne da vomitare, così presi la parola per schiarirmi la testa.

"Nessuno di voi pensa che sia macabro discutere di questo mentre c’è un cadavere disteso laggiù?”

Dirlo fu un errore, comunque, perché parlare di cadaveri e omicidi costrinse le mie emozioni a rovesciarsi completamente. Un minuto prima avevo cercato di trovare un modo per convincere Shizuru a continuare le proprie indagini sulla morte del Barone Maupertuis, per aiutarmi a scoprire qualcosa in più sul Primo Distretto. Ora mi era stato ricordato quali avrebbero potuto essere le conseguenze di quelle indagini, e mi si strinse lo stomaco mentre mi rendevo conto di che genere di rischio Shizuru stesse correndo.

Come mi è venuto in mente di chiederle di continuare? pensai. Vero, non avevo aperto bocca, ma lo avrei fatto se lei non avesse sistemato la questione per me.

Suppongo che non ci fosse niente di meglio dell'attentare alla vita di una donna per far diventare i suoi sentimenti…complicati.

"Avete ragione, Natsuki, ed ora che io e Reito ci siamo scambiati le rispettive opinioni sulle presenti circostanze, credo sia il momento di dare al defunto Barone tutta l’attenzione che merita."

"Non avete intenzione di parlare alla Baronessa?"

"Più tardi, credo. Un’ispezione della scena del crimine mi darà un’idea più precisa delle domande che intendo farle."

Lo studio del barone Maupertuis era tappezzato in rosso ed era ovviamente stato arredato più per il suo uso personale che per intrattenere degli ospiti e tenervi delle riunioni. C'era un'unica poltrona, dietro una grande scrivania, e il resto della mobilia consisteva in alcuni scaffali pieni di libri, schedari, un tavolino accanto alla porta e una piccola credenza in cui si vedeva scintillare della cristalleria.

Tre lampade a gas davano luce sufficiente, il che era una buona cosa, visto che le due finestre della stanza davano ad est e che, in ogni caso, al morto piaceva lavorare fino a ore tarde, da quanto la signorina Gartner ci aveva detto. La scrivania mi sembrava ingombra, sopra c'era un set di penne, sigarette e scatole di sigari, un posacenere, un tagliacarte, qualche soprammobile e dei fermacarte. Oro e ottone erano le sfumature predominanti. Sembrava che nella stanza non fosse stato spostato o disturbato nulla; senz'altro non c'erano segni di lotta.

Il morto giaceva a faccia in giù sul pavimento, poco lontano dalla scrivania, vestito in un abito scuro dal taglio elegante. I suoi capelli dorati erano attraversati da ciocche color dell'argento, ma erano ancora folti, ed evidentemente li portava un po' lunghi per evidenziare questo fatto. La testa era girata da un lato, così potei vedere il suo viso, ma anche se era leggermente distorto perché premuto contro il tappeto, non aveva nulla dell'emozione congelata che si associa alla morte violenta. Il fatto che i suoi occhi erano chiusi aiutava; probabilmente era stato il dottore a farlo.

Una macchia scura nel mezzo della schiena segnava il punto in cui, mi dissi, era stata inferta la ferita fatale.

"Il dottore ha scoperto che è stato pugnalato?" chiese Shizuru.

Kanzaki annuì.

"Secondo gli appunti di Barrington, il dottor Arbuthnot ha trovato una singola pugnalata…vediamo…" tirò fuori dalla tasca un quadernetto rilegato in pelle e ne tolse dei fogli che sembravano essere stati strappati da un blocco per gli appunti più economico. Li sfogliò finchè non trovò quello che gli serviva.

"Qui, era 'Da una lama a doppio taglio larga circa tre quarti di pollice, che ha perforato il cuore. La morte dev'essere stata quasi istantanea.' Chiederemo al nostro specialista forense di verificare questa scoperta, naturalmente."

"E non c'è nessun segno dell'arma, che sarebbe stata una spada corta o, più probabilmente, una daga a doppio taglio?"

"Nessuno."

"Hm. Questo suggerisce che il il colpevole ha portato l'arma con sé o che la baronessa l'ha tolta quando ha trovato il corpo, il che avrebbe senso solo se fosse l'assassino o se avesse scoperto che l'arma avrebbe potuto coinvolgerla in qualche modo nel delitto. La macchia di sangue non è molto grande, però."

"Era una ferita molto piccola," sottolineai.

"Ma il corpo è stato trovato disteso supino, se vogliamo credere alla baronessa, altrimenti non sarebbe stato il dottore a scoprire che il barone era stato pugnalato."

"Il rapporto del dottor Arbuthnot diceva che ha trovato il corpo supino," disse Kanzaki, continuando a dimostrare la familiarità che aveva con il lavoro del proprio collega.

"E proprio qui, senza dubbio," Shizuru indicò una macchia rosso scuro sul tappeto scarlatto. "Davvero suggestivo."

Non capivo dove volesse andare a parare.

"Presumo che l'ora della morte cada a notte alta, altrimenti Barrington avrebbe arrestato la baronessa subito, vero?" continuò.

"Sì, verso l'una del mattino, ora più, ora meno. Se è stata lei, l'ha fatto l'altra notte."

"Dunque. Possiamo ricostruire il crimine, in qualche modo. Il barone è stato pugnalato alla schiena, poi è caduto in avanti, ed è rimasto in quella posizione per qualche momento. Poi l'assassino ha rimosso l'arma e ha girato il corpo sulla schiena. Per questo le macchie di sangue sono più piccole di quanto dovrebbero, perché ha sanguinato nella direzione opposta per un breve periodo dopo la morte."

"Sono d'accordo. Il che fa porre una domanda, perché il corpo è stato girato? Per arrivare a qualcosa che stava davanti?"

"Molto probabilmente," fu d'accordo Shizuru. "Natsuki, per favore aiutatemi a girarlo."

Girammo il cadavere sulla schiena e Shizuru cominciò a perquisirlo. Dopo aver trovato un fazzoletto ed un elaborato orologio da tasca con tre pendenti appesi alla catena, si fermò.

"Ara, questo sì che è interessante. Gli manca il fermacravatta."

"Fermacravatta?" chiesi. "Ma se manca, come fate a sapere che ne aveva uno?"

"Monsieur le Baron era un po’ un dandy, non siete d’accordo, Natsuki? Il taglio del suo abito, la sua pettinatura. Ha una fede di diamanti all’anulare sinistro ma anche un anello con zaffiro su quello destro. Inoltre, la catena del suo orologio è cesellata e sfoggia tre pendenti. Non riesco ad immaginare che un uomo che veste con questa ricercatezza possa andare in giro senza fermacravatta; e nemmeno mi sembra plausibile che abbia tolto quello ma non gli altri gioielli, o che non si sia cambiato l’abito da sera. E questi ragionamenti sono supportati da questi fili spezzati qui, dove avrebbe dovuto stare il fermacravatta." Indicò la cravatta. "Non saltano all’occhio, ma quando ho dedotto che avrebbe dovuto esserci un fermacravatta li ho cercati. Qualcuno, molto probabilmente l’assassino, ha strappato bruscamente il fermacravatta del barone e lo spillo, o parte di esso, ha rovinato i fili della stoffa mentre lui… o lei… lo tiravano fuori."

"Questo spiegherebbe perché l’assassino ha girato il corpo," dedusse Kanzaki. "Doveva prendere lo spillo e non poteva visto che il barone era caduto a faccia in giù."

"Ma perché prenderlo?" si domandò Tate. "Ovviamente non è stato un furto fatto per soldi," mise in parole quello che il resto di noi stava già pensando.

"Innazitutto, credo, dovremmo scoprire che cosa fosse. La baronessa e il valletto del barone potrebbero dirci cosa stava indossando e grazie a loro due probabilmente sapremo tutto il possibile, a parte qualunque segreto privato il barone stesse custodendo."

"Quindi andiamo a parlarle?" chiesi.

Shizuru scosse la testa.

"No; prima finiamo qui. Ovviamente il tappeto non reca tracce dell'assassimo, in particolare dopo che il dottor Arbuthnot ma anche l'ispettore Barrington e i suoi agenti sono stati qui. Sono interessata a questa faccenda della porta chiusa, comunque. La signorina Gartner mi ha detto che la baronessa ha trovato la porta chiusa a chiave e, visto che non ha ricevuto alcuna risposta dal marito, ha aperto la porta con una delle chiavi di riserva del barone."

"Corrisponde con gli appunti di Barrington."

"Quindi la chiave della stanza non era nella serratura, e non era nella tasca del barone. Dov'è finita?"

"Barrington dice che stava su quel tavolo accanto alla porta, quando è arrivato, la baronessa e il dottor Arbuthnot dicono di non averla spostata o toccata."

"Capisco." Shizuru si alzò e si avvicinò al tavolo. "Hm, tipica di questa fattura. Probabilmente sarebbe impossibile prendere le impronte da questa superficie, visto il disegno."

"Sono d'accordo."

"In ogni caso, questo limita le nostre possibilità. La porta non avrebbe potuto essere chiusa dall'esterno agendo attraverso il buco della serratura e girando la chiave con un attrezzo, visto che la chiave non era nella serratura o sul tappeto. La baronessa o qualcun altro che abbia facile accesso alla stanza del barone potrebbe averla chiusa dall'esterno con la chiave principale. E un duplicato potrebbe essere stato usato da un abitante della casa, o da un estraneo che è uscito da un'altra via."

"Un estraneo? Volete dire che pensate che qualcuno possa essersi preso il disturbo di entrare in casa, farsi strada nei corridoi senza essere visto, commettere un omicidio, chiudere la porta con una copia della chiave—ottenuta in qualche modo che ignoriamo—ripetere il cammino all'inverso e andarsene da dov'era venuto? E per quale motivo?"

Kanzaki, chiaramente, non credeva all'idea.

"Forse per farlo sembrare un lavoro interno?" dissi, poi aggiunsi in tono tagliente, "Visto che, come forse avete sentito, è questo che è successo nel caso Vanderbilt lo scorso autunno."

Però fu Shizuru a farmi notare la falla in quella teoria.

"Il problema di quest'idea è, perché un estraneo chiuderebbe a chiave la porta? Se fosse stata lasciata aperta, allora sarebbe statao più credibile che un residente della casa fosse colpevole, quindi il motivo non sembra che sia questo."

Almeno non era stato Kanzaki a dirlo, pensai. Non credo che avrei potuto sopportarlo se fosse stato lui a distruggere la mia teoria.

"L'altra opzione è che un estraneo abbia chiuso la porta, poi sia uscito con altri mezzi," disse Shizuru.

"Solo che le finestre erano chiuse con il gancio," le fece notare Kanzaki.

"Sì, ma non sbarrate. Sarebbe impossibile chiudere gli scuri dall'esterno, ma non necessariamente un gancio."

Raggiunse la finestra e fissò il gancio, pensosa. Poi sollevò un'imposta. Con cautela, spostò il gancio sul bordo dell'imposta, posizionandolo in modo deliberato.

"Natsuki, vorreste uscire da questa stanza usando la finestra e poi chiuderla dall'esterno?"

"Volete che strisci fuori dalla finestra?"

"Sì, per favore."

"Non possiamo farlo fare a Tate?"

"Credo che Shizuru possa avvalersi, per i suoi esperimenti, dell’aiuto della sua assistente, senza dover prendere in prestito il mio."

Non era una questione di acrobazie, era più che altro la posizione imbarazzante e poco dignitosa che sarei stata costretta ad assumere, che mi irritava. Con un sospiro rassegnato e le guance che senza dubbio erano in fiamme, perché la mia abitudine di portare i pantaloni mi mette in mostra i fianchi e il sedere in un modo che i conservatori troverebbero scioccante, mi chinai e strisciai fuori dalla finestra. Era come ballare il can-can per un pubblico di tre persone.

"Ora abbassate la finestra più dolcemente che potete, poi quando l'avrete chiusa colpite l'intelaiatura," disse Shizuru. Il suo tono di voce non tradiva nulla, ma potei vedere l'ombra di un sorriso nei suoi occhi. La mia reazione apparentemente l'aveva divertita, come spesso succedeva.

"Colpirla?"

"Sì. Colpitela e scrollatela un po'."

"Va bene."

Abbassai l'imposta, poi colpii con il palmo della mano l'intelaiatura di legno e un paio di pannelli. Si udì un click metallico quando uno dei miei colpi spostò il gancio dalla posizione in cui Shizuru l'aveva messo. Cercai di aprire la finestra, ma non si mosse. Tate si avvicinò, sollevò il gancio e aprì la finestra, sollevandola molto di più di quanto avesse fatto Shizuru, visto che non stava facendo giochetti per impedire al gancio di scivolare.

"E questo, credo, spiega l'arcano," disse Shizuru.

"Spiega una possibilità," Kanzaki non l'aveva seguita.

"Al contrario, credo sia una certezza, non a causa della finestra, ma della porta chiusa."

"La porta?"

"Proprio così. Vedete, spiega l'unico ragionevole motivo per cui la porta è stata chiusa. Non c'è ragione di chiuderla per isolare il corpo; perché non ha ritardato la scoperta del cadavere. Trovare chiusa a chiave una porta che non dovrebbe esserlo ha provocato l'esatta reazione che uno si aspetterebbe: un colpo all'uscio e una domanda, seguita dalla preoccupazione per il silenzio del barone. Se ci fosse stata un'altra chiave, sarebbe stata usata quella per aprire, e così è stato. Altrimenti, la porta avrebbe potuto essere abbattuta da un paio di valletti robusti. E anche se chiudere la porta ha sembrato creare un 'mistero della stanza chiusa' limitando i sospetti agli abitanti della casa, loro non avrebbero avuto alcuna ragione per chiudere la porta una volta lasciata questa stanza. No, c'è un'unica spiegazione per la porta chiusa: è stata una precauzione presa dall'assassino per evitare di essere disturbato mentre era ancora nella stanza."

"Ah, quindi intendete—"

"Precisamente. L'assassino ha ucciso il barone, poi ha chiuso la porta a chiave. Se qualcuno avesse tentato di entrare, allora l'assassino avrebbe avuto il tempo di scappare dalla finestra prima che la porta venisse aperta o forzata. Visto che il criminale non ha mai usato la porta per entrare, non c'era motivo di riaprirla, quindi è rimasta chiusa a chiave fino al mattino seguente."

"Ma allora l'assassino come ha fatto a entrare?"

"Sempre attraverso la finestra."

"Non ne sono sicura, Shizuru," dissi. "Una finestra come questa è semplice da forzare per un ladro esperto, sia silenziosamente sia rompendo un vetro, ma sarebbe impossibile entrare furtivamente mentre c'è qualcuno nella stanza, e ucciderlo prima che possa chiamare aiuto."

La vidi di nuovo, quella luce negli occhi che cambiava il suo sorriso anche se le sue labbra non si muovevano.

"Va bene, cos'è che non sto prendendo in considerazione?"

"Solo il fatto che ieri era una calda notte di primavera, il che significa che il nostro assassino potrebbe avere trovato la finestra già aperta. Se il defunto barone era seduto alla scrivania, avrebbe dato la schiena all'altra finestra, quella che non abbiamo usato per il nostro esperimento. Per questo l'ho lasciata stare, potrebbero esserci delle prove che non volevo inquinare."

Si diresse verso di me e tese una mano, toccandomi il fianco. Quasi sussultai a quel contatto improvviso ed inaspettato, ma lei sollevò la mano guantata e vidi che tra le dita aveva una foglia e un rametto provenienti dai cespugli.

“Erano impigliati in un passante della vostra cintura. All’assassino può essere capitata la stessa cosa. Ma…un coltello da lancio o un affondo con una lama lunga come quelle dei bastoni che nascondono una spada, da una finestra aperta, e il barone sarebbe stato facilmente ucciso senza nemmeno emettere un grido di allarme."

Si strinse nelle spalle.

"Naturalmente stiamo entrando nel reame della speculazione. L'assassino potrebbe avere facilmente bussato alla finestra ed essere stato fatto entrare dal barone Maupertuis, con la scusa di doverlo incontrare in segreto, e che per questo non si era presentato alla porta principale. Poi, quando il barone gli ha voltato le spalle…a questo punto abbiamo solo ipotesi, quindi non c'è motivo di dar loro voce senza prove."

Kanzaki si accarezzò il mento con aria pensosa, mentre rifletteva sulle sue parole.

"Almeno, è ovvio che dovremo fare una perquisizione esterna. Barrington potrebbe averci pensato, o forse no, ma delle indagini all'esterno della casa non sono ancora state fatte. Trovare qualcosa confermerebbe la vostra teoria, non che abbia dei seri dubbi, a questo punto. Suppongo che vogliate dare un'occhiata ai cespugli di persona?"

"Alla fine lo farò, sì, ma credo di poter essere sicura che manterrete l'integrità della scena del crimine, Reito. Venite, Natsuki; credo che abbiamo fatto attendere la nostra cliente fin troppo a lungo."

  
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