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Autore: izzie_sadaharu    29/11/2015    1 recensioni
Kagura parte per passare un mese sul pianeta Yato, ma qualcosa non va come previsto: perchè dopo tre mesi ancora non è tornata? E cosa c'entrano in questa fanfiction i pirati dello spazio Harusame? E soprattutto, cosa ci fa Mutsu su una nave pirata?
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kagura, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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«Sicchè sei stato catturato anche te, eh? HA! Che inutile che sei, sadico.»
Kagura e Sougo erano seduti a gambe incrociate sul pavimento, con i polsi legati strettamente da una corda, rinforzata dallo stesso tipo di acciaio anti-yato con il quale era stata costruita la gabbia. I loro toraci erano percorsi da migliaia di sottili fili dello stesso materiale, che li ancorava a un sistema di cavi fissati a terra.
«Sta' zitta, ragazzina. Non mi pare che tu sia in una posizione migliore.»
Lei digrignò i denti irritata. «Che palle. Prima bloccata con quel demente di mio fratello, adesso con te. La mia vita è uno schifo.»
Sougo sorrise. «Già. Ho un dejà-vu, tu no?» Cercò di sistemarsi meglio e di sedersi in una posizione più comoda, ma i cavi non glielo permettevano.
«La pianti di agitarti? Mi fanno male i polsi..» Sospirando, la ragazza si appoggiò alla spalla del samurai. «Sta' fermo, su. Ho voglia di dormire.»
Sougo sbuffò. «Dov'è finito il tuo istinto Yato e la tua sete di sangue? Come puoi dormire in una situazione del genere?»
«Non vedo che senso avrebbe agitarsi. Smettila di rompermi le palle, bastardo, e lasciami dormire. Prima o poi arriverà Gin-chan a tirarmi fuori da questa situazione.»
Okita non rispose. Si limitò a fissare la parete stancamente, come cercando di trarne una qualche ispirazione per uscire da lì. Quando sentì il respiro delle ragazza farsi più pesante, si irrigidì un po', tentando di stare immobile. Non voleva svegliarla: dopotutto, avere a che fare con una Yato addormentata era molto più facile, rispetto a quando era sveglia e piena di energia.

 

L'astronave procedeva spedita, solcando le nuvole soffici come zucchero e superando stormi di uccelli. La rotta andava alzandosi sempre di più, ma ai due Yorozuya sembrava che andasse lentissima.
«Oi, ladri di tasse! Non c'è un modo per andare più veloci?» Gin sembrava osservare dall'oblò il cielo limpido, ma Shinpachi lo conosceva da troppo tempo per non capire che in realtà non stava davvero prestando attenzione al panorama.
Hijikata sbuffò, soffiando fuori una ventata du fumo. «Abbiamo già raggiunto la massima velocità possibile.»
Sadaharu scodinzolò inquieto. Era accucciato in un angolo, come in attesa di un segnale per saltar su e agire in qualche modo, anche solo soffiare sul motore della nave per farla andare più veloce.
Shinpachi sospirò. La verità era che anche lui si sentiva inutile. La loro Kagura-chan era sparita da mesi, Dio solo sapeva se era ancora sana e salva, e l'unica cosa che era riuscito a fare era stato salire sulla nave con Gin-san e la Shinsengumi. Se solo si fosse accorto prima della stranezza della durata del viaggio...
Sentì una pacca sulla spalla, e si voltò stupito. Tsukuyo lo guardò con un sorriso. «Non è colpa tua, Shinpachi-kun. Non sentirti in colpa.»
«Tsukuyo-san....»
La donna aspirò una lunga boccata dalla sua pipa. «Kagura-chan sta bene, e presto la andremo a riprendere. Non ti preoccupare. Dopotutto è una Yato, decisamente non è debole o indifesa. Se poi ci aggiungiamo il fatto che molto probabilmente Okita-kun è con lei...»
Il ragazzo annuì. Non si sentiva sollevato né felice, ma il suo discorso in qualche modo era riuscito a dargli una scrollata. Non era il momento di piangersi addosso: bisognava agire.

 

Takasugi sorrise. La nave degli Harusame era stata avvistata da qualche minuto, ormai: in giornata l'avrebbero raggiunta.
«Smettila di ghignare, samurai. Mi inquieti.» La voce roca di Abuto lo riscosse. Lo Yato gli si parò davanti, visibilmente divertito. «Anche per me la prospettiva di un imminente battaglia è allettante ed eccitante, ma cerco di trattenermi dal sorridere come una ragazzina quando vede la scritta 'saldi'. »
Takasugi ridacchiò, continuando a fumare la sua pipa. «Da quando fai paragoni così terrestri, Yato?»
Con un sibilo, Abuto si strinse nelle spalle. «L'ho sempre detto io che i terrestri sono tra le razze migliori.»
«Comprese le ragazzine sovreccitate e irritanti?»
«Comprese le ragazzine sovreccitate e irritanti. Anche perchè, detto fra noi, non vedo differenze tra loro e quello stupido del mio capitano.»

 

«Wakey wakey bella addormentata!»
Una mano dalle dita sottili ma forti afferrarono tra le proteste di Sougo il collo di Kagura, che si svegliò per il dolore. Digrignò i denti e fissò i suoi occhi blu in quelli neri della donna davanti a lei.
«Brutta troia, lascia andare il mio collo.»
«Moderiamo i termini, eh, cara?» Cheryl si soffiò giocosamente via una ciocca ambrata di capelli dal viso perfetto. «Coraggio tesorino, sono venuta a portarti via da questo posto.» Le puntò una lama al collo, mentre degli scagnozzi la raggiungevano per liberarla dalle catene. Sougo tentò di liberarsi approfittando dell'occasione, ma Cheryl affondò di più la lama nel collo bianco della ragazzina.
«Sougo, tesoro. Se ti muovi, lei muore.»
Lui vide zampillare qualche goccia cremisi sul pugnale, e rinunciò a ogni tentativo di liberarsi. Per il momento.
«Troia, dove mi vuoi portare?» Kagura aveva ancora il collo stretto nella morsa delle dita d'acciaio di Cheryl, e sentiva benissimo il freddo del pugnale sulla pelle.
«Non credo che siano affari tuo, darling
Una volta che riuscirono a liberare Kagura dalle catene e a riannodarle attorno a Sougo, gli scagnozzi si allontarono sveltamente.
Cheryl sollevò la ragazzina sopra la sua testa, sempre tenedola per il collo come un'oca pronta per essere spennata.
La Yato tentava di scalciare per liberarsi, ma gli effetti della droga non erano ancora svaniti del tutto, e lei si sentiva le membra ancora un po' intorpidite. Non riuscì a impedire alla donna di fare un fischio, in seguito al quale una porta emerse dalla parete prima liscissima.
Uscirono dalla stanza, e si trovarono in un corridoio candido. Poi qualcuno diede un pugno sulla nuca alla ragazzina, e tutto divenne buio.

 

 

Erano passate quelle che sembravano ore, e Okita non aveva ancora ricevuto notizie sulla Yato. Quando comparve nuovamente la porta, e dietro di essa Cheryl, si irrigidì completamente, visibilmente sulle spine.
«Dov'è? Cosa le hai fatto?»
Cheryl si abbassò per avere gli occhi al suo stesso livello. Sorrise dolcemente, poi gli arruffò i capelli affettuosamente. «Non preoccuparti Sougo. È ancora qui sulla nave, in attesa che la vengano a prendere i vostri amici Tendoshuu.» Appoggiò il viso su una mano, con un'espressione di rassegnato affetto. «Sono così curiosi di sapere com'è fatto il fisico degli Yato... sono come dei bambini, che smontano e rimontano i loro giocattoli finchè non si rompono. Sono proprio senza speranze!»
Con profondo odio di Sougo, il sorriso non lasciò il viso della donna.

 

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

E rieccomi! Dopo quella che è stata un'attesa enorme, sono tornata a farmi viva * batte le mani felice *
TAN TAN TAAAN
Povera Kagura, è proprio in una brutta situazione!
* schiva i pomodori *
Eeeeh.
Eeeeeh.
Lo so.
Fa schifo questo capitolo..
La scuola come al solito mi sta prendendo ogni energia vitale. Date la colpa a lei se questo capitolo non vi è piaciuto! * piange *
No ma sul serio, fatemi sapere aspettative, insulti ecc nelle rec ;) Sono curiosa di vedere cosa ne pensate!
Come al solito vi ricordo che se volete info in tempo reale del mondo delle FANFIC targate Izzie Sadaharu, potente andare alla mia pagina Facebook (Izzie_Sadaharu EFP)
Bacioni minna!
Isa ~

PS il dejà vu di cui parla Sougo è quello di quando sono catturati insieme da quel Joui inutile (non ricordo episodio né saga, so solo che era una scena meravigliosa – c'era Sougo che faceva finta di farsi la cacca addosso, e Kagura sommergeva tutti di vomito. Adoro Gintama)

 

 

 

   
 
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